INTERVISTA:
Domanda 1
Recentemente, come ha scritto Javier Echeverria, lei ha parlato di Telepoli, descrivendo
una nuova idea di città. Uno dei concetti legati alla tecnologia delle telecomunicazioni
è quello di città virtuale. Qual è il suo concetto di città virtuale?
Risposta
Io lavoro con un concetto che chiamo telecittà, cioè una città fisica con istituzioni
per le telecomunicazioni oltre a una tecnologia specifica. L'idea è quella di creare una
porta o un punto di entrata della cibercittà; credo che sarebbe opportuno sviluppare la
telecittà prima di precipitarci tutti su Internet, che è priva di regole ed è un mondo
di realtà virtuale che disorienta. La telecittà è analoga alla città fisica in cui
tutti viviamo ed ha quartieri e spazi fisici in cui ci troviamo bene. Credo che sia questo
che dobbiamo ricordare. Non viviamo in un mondo virtuale, ma in un mondo fisico, ed è di
lì che dobbiamo partire quando intraprendiamo questo viaggio più grande nel ciberspazio.
Domanda 2
Potrebbe parlarci del suo progetto di telelavoro?
Risposta
Posso citarle due progetti. Come ho detto, ho svolto, progettato e realizzato quello che
credo sia il progetto con spazi di infrastruttura per il telelavoro più grande del mondo,
Telework Facilities Exchange, che ha coinvolto 148 città, 4 contee della California del
Sud. Abbiamo considerato tutti gli edifici pubblici come potenziali posti di telelavoro;
un gruppo di dipendenti pubblici ha fatto riferimento all'edificio pubblico più vicino
invece di spostarsi per la regione incrociando l'uno il tragitto dell'altro. Il risultato
è stato stupefacente, abbiamo ottenuto una struttura a costo zero, in cui i dipendenti
statali hanno potuto svolgere il telelavoro presso edifici pubblici. Altrimenti, una
stazione di telelavoro costa dai 20 ai 50 dollari al giorno. Hanno collaborato al progetto
148 amministrazioni che hanno condiviso le strutture per consentire ai dipendenti di
lavorare vicino casa. Questo è il primo progetto. Il secondo è il Blue line Televillage:
è l'inizio di una rete che dovrebbe arrivare a 300 o 400 centri di comunicazione che
forniscono un'ampia gamma di servizi statali, possibilità di utilizzare computer, lezioni
a distanza, conferenze in video e tutta una serie di servizi che riflettono le necessità
della comunità all'intorno. Sarebbe interessante ottenere una rete completa in modo che
la nostra vita possa cominciare ad incentrarsi più sulla nostra comunità e meno sul
pendolarismo.
Domanda 3
La diffusione del telelavoro implica qualche rischio sociale o culturale?
Risposta
Alle conferenze si sente spesso esprimere preoccupazione per la frammentazione della
società e l'isolamento del singolo lavoratore. Credo che promuovendo un processo di
pianificazione più ampio, molte organizzazioni o funzionari pubblici manifesterebbero la
volontà di prendere in considerazione il telelavoro, il quale è solo una delle quattro
famiglie di applicazioni di rete possibili. La modifica organizzativa, la modifica
aziendale, quella che chiamo azienda mobile o organizzazione mobile, è solo uno dei
cinque elementi strutturali della telecittà. Credo che il processo di pianificazione
debba considerare tutti e cinque gli elementi della telecittà e tutte e quattro le
famiglie di applicazione della rete all'interno dell'azienda. Se ci si muove in questo
senso, come risultato la vita ritorna alla dimensione del quartiere e della comunità e
non si hanno né l'isolamento, né la frammentazione.
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