Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Oliver Selfridge

Milano - SMAU, 22/09/95

"Dalla cibernetica alle reti neuronali"

SOMMARIO:

  • Selfridge dà una definizione delle reti neurali (1),
  • con cui è possibile costruire macchine che funzionino similmente al cervello umano (2),
  • che pur eseguendo delle funzioni di livello molto basso, hanno la capacità di apprendere (3).
  • Rispetto ai bambini che apprendono, le reti neurali non dispongono di un senso dello scopo(4),
  • ma ottengono le funzioni desiderate attraverso ripetute iterazioni con l'ambiente, pur non comprendendolo(5).
  • Le reti neurali si avvicinano molto di più all'oggetto di ricerca della cibernetica, iniziata da Norbert Wiener, di quanto lo facciano i computer convenzionali (6).
  • La ricerca sulle reti neurali iniziò nel 1943 (7).
  • Nel 1958 Selfridge scrisse Pandemonium, in cui viene ripreso il modello di John Milton relativo ad un collettivo di demoni utilizzato per comprendere l'ambiente circostante(8).
  • Da questo modello deriva la necessità di sviluppare sistemi di reti neurali(9).
  • La ricerca dovrà in futuro svilupparsi in direzione di macchine che apprendono e si adattino da sole (10).
  • Selfridge definisce la differenza tra intelligenza e capacità (11).
  • La paura verso queste macchine che apprendono da sole è dovuta alla diffidenza verso le novità e verrà superata con il tempo (12).
  • Oggi le reti neurali sono 20 milioni di volte più veloci di vent'anni fa (13).
  • Le reti neurali di oggi contengono un milione di volte meno neuroni di un cervello umano e, pur essendo più veloci, esse sono molto inferiori nella capacità di apprendere (14).
  • Le reti neurali vengono attualmente utilizzate nel controllo o nell'analisi di output (15).
  • Lo sviluppo di reti neurali in forma di hardware è molto promettente (16),
  • La ricerca in questo campo viene svolta essenzialmente dalle università, perché non sono ancora prevedibili applicazioni commerciali a breve termine (17).
  • Le macchine che apprendono da sole saranno composte da sistemi di computer convenzionali con alcune parte realizzate con reti neurali (18),
  • per cui sarà necessario sviluppare strutture di organizzazioni (19),
  • concetto di agenti separati con propri intenti descritto da Marvin Minsky nel suo libro La società della mente (20).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Cosa sono le reti neurali?

Risposta
Una rete neuronale è un modello hardware o software del funzionamento dei sensi, come la vista o l'udito, o del cervello. Tale modello è un tentativo di imitare il loro funzionamento.

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Domanda 2
E' possibile costruire macchine, computer e altre apparecchiature con le reti neurali?

Risposta
Sì, è possibile. Noi immaginiamo che le reti neurali funzionino in maniera simile al nostro pensiero e al nostro cervello e vogliamo scoprire come funzionano i cervelli e le menti nella realtà, per poter costruire delle macchine che eseguano alcune delle loro funzioni in maniera simile.

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Domanda 3
Ma queste macchine non sono programmabili. Apprenderanno da sole?

Risposta
Noi speriamo che sia così. Le macchine neurali apprendono molto da sole, attraverso le proprie esperienze, ma non tanto quanto gli esseri umani. Esse sono ancora molto semplici. Il tipo di funzioni che queste possono eseguire attualmente sono di basso livello. Esse migliorano con l'avanzamento della scienza e con il lavoro e l'esperienza accumulati da ingegneri e ricercatori, come quelli presenti qui allo SMAU. Ma sono ancora molto lontane dagli esseri umani reali.

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Domanda 4
E' possibile confrontare le capacità delle reti neurali con quelle degli animali o dei bambini? Con bambini di quale età?

Risposta
Non è tanto una questione di età. Le reti neurali nelle macchine ripetono i loro tentativi senza fine, mentre un bambino intelligente dopo un po' si annoia e smette di tentare; le nostre macchine non sono ancora capaci di annoiarsi. Questo è un segno di quanto siano veramente elementari. Vi sono quindi degli incarichi che possono svolgere per noi, e possono memorizzare la maniera corretta di eseguire un incarico molto facile. Ma esse non hanno, per ora, un proprio senso dello scopo di ciò che stanno facendo, oltre a quello programmato delle persone che le hanno progettate.

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Domanda 5
Poiché queste macchine non dispongono di un proprio senso dello scopo del loro lavoro, esse devono capire attraverso l'ambiente che le circonda. Come possono farlo?

Risposta
Questo è un aspetto molto interessante. Non si tratta tanto di macchine che capiscano l'ambiente, ma piuttosto che lavorano con l'ambiente per riuscire ad eseguire una certa funzione e per ottenere l'effetto desiderato; però non riescono realmente a comprendere cosa sia l'ambiente o come funzioni. Le reti neurali di oggi, quindi, non creano un modello dell'ambiente, come facciamo io e lei; esse in effetti giocano con ciò che possono fare, finché non ottengono il funzionamento desiderato.

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Domanda 6
Può confrontare lo scopo della cibernetica, lo scopo dell'informatica e quello delle reti neurali?

Risposta
Lo scopo delle reti neurali è molto più vicino alla cibernetica di quanto lo siano i computer di oggi. I computer sono quasi tutti programmati, contengono cioè le istruzioni di quello che devono esattamente fare. Le reti neurali non dispongono di precise istruzioni di quello che devono fare. Lo studio della cibernetica, iniziato dal professor Norbert Wiener all'istituto tecnico del Massachusetts (MIT), che è stato il mio relatore, si occupa del modo con cui una macchina raggiunge un certo scopo. La parola cibernetica è derivata da una parola greca, che significa "timoniere di una nave": colui che manovra il timone per portare la nave dove lui desidera andare. Il timoniere cerca la meta e la rotta che lo portano dove lui vuole. Le reti neurali, ad un livello molto basso, spostano le loro connessioni e modificano i loro collegamenti, in modo che la macchina funzioni secondo la volontà per cui è stata programmata. I programmi nei computer, invece, vengono scritti in modo di funzionare secondo la volontà del loro progettista. Mentre le macchine nei computer non possono "volere", le reti neurali cominciano a volere, a occuparsi di qualcosa e a possedere uno scopo.

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Domanda 7
Quando iniziò la ricerca nell'ambito delle reti neurali?

Risposta
L'inizio fu dato da una pubblicazione molto brillante, scritta 52 anni fa, nel 1943, da due amici miei, un filosofo e neurofisiologo, il dottor Warren McCulloch e Walter Pitts. Walter Pitts ad un certo punto fu mio compagno di camera, e quando scrisse questa pubblicazione con Warren McCulloch aveva solo 20 anni. Pubblicato a Chicago nel 1943, il documento dimostrava che, teoricamente, una rete neurale molto semplice avrebbe potuto fare tutto ciò che un computer poteva fare. Un'altra pubblicazione, degli stessi due autori, approfondiva tre anni più tardi la teoria di questo concetto.

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Domanda 8
E nel '58 lei scrisse "Pandemonium". Cosa significa "'Pandemonium" e qual è il concetto dietro questo termine?

Risposta
Pandemonium era una parola utilizzata la prima volta da John Milton in un testo inglese molto lungo, chiamato "Paradise Lost". Pandemonium viene dal greco pan, che significa tutto, e demonium, che significa demoni. L'idea di Pandemonium era che nel riconoscimento di qualcosa, per esempio nel riconoscimento di un volto, di una lettera o di una pagina, noi disponiamo di un piccolo demonio per ogni caratteristica, per ogni parte dell'immagine. I demoni, quando vedono un'immagine, gridano: "Quello sono io! Quello sono io!" Un demonio superiore ascolta questi altri demoni e decide chi grida più forte. Se si sta leggendo un carattere in una parola e il demonio superiore sente il demonio della lettera A gridare più forte, allora dice: "Ecco, questa è una lettera A". L'idea è di disporre di diverse reti neurali che rappresentano i demoni; ciò che essi gridano, cioè il loro output, corrisponde alla quantità di se stessi che essi riconoscono.

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Domanda 9
Dunque, alla fine, si tratta di un sistema di reti neurali?

Risposta
Sì, col tempo le reti neurali dovranno essere composte da parti che sono a loro volta reti neurali, che però dovranno continuare a lavorare insieme. Il sistema intero allora non avrà più scopi e intenti semplici, ma complessi, come quelli degli esseri umani. In questo senso la rete neurale è qualcosa di molto diverso dalla rete di computer di cui parliamo qui allo SMAU. Qui si tratta di un fenomeno sociale: nella nostra società i computer non vogliono tutti la stessa cosa. Essi vogliono comunicare tra di loro, ma non perché vi sia un singolo scopo comune, vogliono comunicare perché ognuno di loro vuole fare qualcosa di diverso. Nelle reti neurali, in quelle buone, tutti gli elementi contribuiscono allo stesso scopo in maniera cooperativa.

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Domanda 10
Ed ora in quale direzione si svolge la sua ricerca?

Risposta
Penso che attualmente nell'informatica non venga data sufficiente attenzione all'esigenza che le macchine apprendano e si modifichino da sole. Devo ancora essere programmate dai brillanti progettisti che vediamo qui intorno a noi, persone molto intelligenti che molto abilmente ottengono passo per passo dal computer ciò che hanno specificato. Io voglio che le macchine apprendano un poco, e che tentino di migliorarsi da sole. Non voglio che siano intelligenti, devono solo tentare un poco di migliorarsi. E se riusciamo a scoprire come le macchine possano migliorarsi, senza che qualcuno indichi loro esattamente cosa fare, allora abbiamo iniziato a scoprire come ottenere delle macchine che non devono essere programmate nel modo in cui le programmiamo oggi. E col tempo penso che questo sia necessario. Non possiamo continuare ad essere dipendenti dalla programmazione per lo sviluppo dei software molto complicati di cui avremo bisogno.

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Domanda 11
Lei ha detto che queste macchine non saranno intelligenti, ma che dovranno essere capaci di cambiare, di modificare se stesse. Tutti questi studi però vengono chiamati Intelligenza artificiale, che non sembra la definizione corretta. Qual è la differenza tra intelligenza e abilità?

Risposta
Sono d'accordo. La differenza tra intelligenza e abilità è la seguente. Un neonato non dispone di molta abilità. Non è capace di scrivere una poesia o di leggere un libro o di fare l'amore o... di cambiarsi gli abiti! Ma il fatto che un neonato apprenda e si adatti è l'inizio dell'intelligenza. Deve imparare ed adattarsi molto. Deve imparare molto per iniziare, per formare dentro di sé gli strumenti che gli permetteranno di apprendere ancora di più. Una delle cose più difficili con cui inizia un bambino piccolo è imparare a parlare. Impara a parlare, perché vuole fare le cosa che fanno sua madre e suo padre. Probabilmente c'è una necessità congenita di parlare, ma mentre apprende a parlare, sviluppa le capacità richieste per eseguire i passi successivi. Non solo sviluppa le necessità, ma anche gli scopi e le strategie necessarie per continuare. Il neonato non viene programmato, gli vengono date le esperienze necessarie e si programma da solo. Noi non vogliamo necessariamente che le macchine facciano esattamente questo, ma una parte di ciò sarebbe di grande aiuto. Per fare un esempio, supponiamo che io disponga di un programma di intelligenza artificiale che legge la mia posta elettronica, e che ne estragga le parti importanti che devono subito essere viste da me. Leggendo le parole e sapendo che alcune parole sono importanti per me, come per esempio denaro oppure il nome di una persona particolare, oppure quello di mio figlio, dovrebbe filtrare i messaggi, estrarre quelli che contengono queste parole e passarmeli subito per la lettura. Ora, col passare del tempo, le cose che mi interessano cambiano, ma non voglio riprogrammare il computer per modificare il suo funzionamento, voglio che comprenda da solo. Magari io dico: questo messaggio non è importante. E la macchina dovrebbe modificare il filtro utilizzato per selezionare i messaggi e soddisfare le mie esigenze. Non voglio essere io a dover riprogrammare il computer.

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Domanda 12
Questo sarebbe meraviglioso, perché cambierebbe il rapporto tra l'uomo e la macchina. Ma non pensa che la gente abbia paura delle macchine che apprendono da sole?

Risposta
La maggior parte delle persone non comprende comunque niente di macchine o di programmazione. Le gente avrà paura delle macchine. La paura ha probabilmente più a che fare con la non familiarità che con dei pericoli reali. Vede, quando furono introdotti i primi Bancomat, in cui si infila una carta magnetica bancaria per tirare fuori del denaro, in America passò molto tempo prima che venissero utilizzati, perché non ci erano familiari, la gente aveva paura di essi. Oggi noi tutti utilizziamo i Bancomat, essendo più pratici, più veloci e aperti il fine settimana, e perché ci sono diventati familiari. Quando macchine neurali lavoreranno per noi e ci diventeranno familiari, finiremo per fidarci di loro.

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Domanda 13
Qual è, fino ad oggi, l'applicazione più straordinaria realizzata con reti neurali?

Risposta
Non ne sono sicuro, perché ciò che può essere straordinario per lei, può non esserlo per me. Ciò che è straordinario è il progresso effettuato dalla ricerca, che non è veloce, ma che sta migliorando la comprensione dei processi e dei controlli richiesti. Le reti neurali di oggi sono 20 milioni di volte più veloci di vent'anni fa. Questa è la cosa straordinaria.

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Domanda 14
Per fare un confronto con la biologia: quanti neuroni possono essere contenuti oggi in una rete neurale, e quanti collegamenti?

Risposta
L'ordine di grandezza di cui si parla oggi è di migliaia o di milioni. Nel cervello umano si tratta di miliardi o migliaia di miliardi. Ora, i neuroni di cui io dispongo nella mia testa non lavorano molto velocemente, essi operano con una frequenza di cento al secondo o di mille al secondo. Nelle macchine delle reti neurali essi lavorano a frequenze di milioni al secondo, ma non è questo che fa la differenza, bensì la dimensione della testa e la quantità di allenamento. La mia testa esiste da molto tempo ed ha lavorato per tutto questo tempo. Non sappiamo come realizzare questo tipo di complessità e questo tipo di apprendimento per le reti neurali. Non sappiamo ancora come allenarle. Anche se sapessimo come costruirle, non sapremmo bene come farle apprendere. Attualmente stiamo ancora programmando molto, indicando alla rete esattamente cosa deve fare, molto di più quanto succede nella realtà con gli animali o con gli esseri umani. Non si tratta tanto della dimensione della testa. Ci sono dei cervelli molto grandi che non sono molto intelligenti. Per esempio, il cervello di una mucca è un bel pezzo di carne, ma una mucca non è molto intelligente.

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Domanda 15
Oggi le reti neurali sono molto specializzate. Quali sono le loro tipiche applicazioni?

Risposta
E' difficile a dirsi. Si tratta di particolari tipi di controllo, come il controllo di un output oppure l'analisi di un input proveniente da un sensore artificiale, per esempio una retina artificiale, che funziona come un occhio. In questo caso si desidera sapere dall'occhio artificiale se un determinato macchinario è collegato correttamente. La rete neurale viene utilizzata per esaminare l'immagine ed imparare a identificare le caratteristiche corrispondenti ad un corretto collegamento.

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Domanda 16
Cosa pensa del hardware, del microcircuito neurale, per esempio, o della ricerca nel campo di computer neurali?

Risposta
Non penso che i computer neurali sostituiranno i computer convenzionali. Ma penso che la possibilità di ottenere reti neurali in forma di hardware sia molto promettente. Dipende dal lavoro di ingegneria e di ricerca ancora necessari per capire il tipo di organizzazione e di ricerca delle mete da realizzare in futuro, e dalla flessibilità nella ricerca di questo scopo di cui non disponiamo ancora.

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Domanda 17
Attualmente sono più le università che l'industria ad investire nello sviluppo di reti neurali. Cosa ne pensa?

Risposta
Penso che ciò sia vero. Penso che sia un peccato che in America tutte le aziende vogliono applicazioni che funzionino oggi e che producano guadagni oggi. Siamo molto lontani dal momento in cui si potranno fare molti soldi con le reti neurali. E' necessario che le aziende effettuino ricerca prima di far soldi. Oggi l'enfasi è troppo sull'immediatezza, per esempio: entrare nelle reti neurali in ottobre e ottenere dei guadagni già in dicembre. Questo non avverrà. Siamo distanti di anni dal giorno in cui sapremo come utilizzare queste reti correttamente. Io non so come utilizzarle correttamente, sono solo sicuro che ci saranno degli utilizzi corretti e redditizi, ma non presto.

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Domanda 18
Guardando nel futuro, nelle prossime decadi, pensa che si arriverà a un sistema ibrido uomo - macchina?

Risposta
Le macchine non lavorano senza persone, quindi in un certo senso abbiamo già dei sistemi ibridi. Un moderno aereo è un sistema di controllo ibrido, con funzioni di controllo eseguite sia dall'uomo che dal pilota automatico. Il sistema più veloce per ottenere nel futuro delle macchine che sappiano adattarsi ed apprendere, è di realizzare un ibrido composto di un computer convenzionale con il suo programma e alcune parti del sistema di reti neurali, che si adattano modificandosi piano piano. Si supponga, per esempio, una macchina che sappia leggere testi scritti a mano. Le reti neurali verranno utilizzate per apprendere a leggere le diverse calligrafie, la sua, la mia, mediante l'adattamento dell'analisi dei tratti di penna. E regoleranno l'analisi per rendere il testo comprensibile in risposta all'interpretazione del programma. Penso quindi che il futuro comincerà quando metteremo insieme reti neurali con computer convenzionali. Noi ingegneri dovremo scoprire come farli comunicare correttamente, e come si controlleranno a vicenda. In questo modo si realizzerà un sistema non solo flessibile e rispondente ai nostri requisiti, ma anche capace di apprendere ciò che vogliamo, e il modo migliore raggiungere tale scopo.

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Domanda 19
Qual è la sua visione del futuro e degli altri importanti traguardi da raggiungere?

Risposta
Ci sono dei traguardi scientifici da raggiungere. Lei ha appena parlato di uno dei veri problemi, che non è soltanto mettere assieme questi sistemi ibridi, ma di creare dei livelli di controllo. Se facciamo un confronto con un esercito che combatte una guerra, troviamo all'ultimo livello il soldato che porta il fucile e spara. Al livello più alto, il generale si preoccupa di quali paesi invadere, se trattare con i politici, se arrendersi, eccetera. E tra di loro ogni livello ha delle funzioni diverse, controlla i battaglioni o plotoni, eccetera. Il problema da risolvere è come creare i livelli di controllo. Ad ogni livello si verificano apprendimento e cambiamenti, interpretazione e modifiche. Molto raramente il generale di un esercito specifica di sparare con il fucile e lo comunica al soldato. Egli invece dice ai suoi aiutanti, ai colonnelli, di fare una certa cosa, oppure di tentare di fare una certa cosa. E i colonnelli dicono ai maggiori: cerca di fare questo e cerca di fare quello. E' così che funziona. Ma noi non sappiamo come mettere insieme simili strutture nelle macchine, e questo è il compito della ricerca che ci aspetta. Quando cominceremo a giocare con i sistemi ibridi, che lei ha menzionato, dovremo imparare a metterli insieme in strutture di organizzazioni. E non si tratterà di piccole strutture, se vogliamo ottenere l'intelligenza simile agli esseri umani. Credo che dovranno essere delle strutture di grande dimensione.

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Domanda 20
All'istituto tecnico del Massachusetts lei collabora con il professor Marvin Minsky. Il libro di Minsky "La società della mente" descrive questo concetto...?

Risposta
Sì, il concetto di agenti separati con i loro propri intenti, ma che cooperano collettivamente. Minsky è un gigante in questo campo. Lui ed io eravamo molto interessati a questo aspetto e aiutammo ad iniziare la ricerca oltre 40 anni fa.

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