Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Lucio Russo

Roma, 11/05/98

"Contro una scuola del consumo"

SOMMARIO:

  • La tendenza attuale dell'insegnamento è quella di eliminare i concetti astratti creando una scuola che insegna soltanto a consumare prodotti tecnologici senza fornire nessuna idea dei principi scientifici alla base della tecnologia (1).
  • La scuola dovrebbe usare le nuove tecnologie per creare strumenti didattici e per fornire conoscenze che permettano agli studenti di essere anche produttori e non solo consumatori del sapere tecnologico (2).
  • Il pregio maggiore del progetto di riforma scolastica Berlinguer consiste nell'innalzamento dell'età dell'obbligo. I principi ispiratori fondamentali della riforma sono quelli dell'alleggerimento dei contenuti nella scuola mentre invece occorre potenziare l'insegnamento scientifico in Italia (3).
  • L'attuale metodo scientifico possiede un'implicita tendenza funzionale alla creazione di consumatori (4).
  • Nella scuola del futuro le tecnologie dovrebbero essere utilizzate sia per l'apprendimento delle varie materie, sia per fornire delle conoscenze sulle tecnologie stesse (5).
  • Uno dei rischi della riforma Berlinguer è quello di riservare lo studio delle lingue classiche a dei settori di studio particolari destinati a formare esclusivamente i futuri studiosi di antichità (6).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Qual è la tesi principale del suo libro "Segmenti e bastoncini" e perché questo titolo?

Risposta
La tesi principale è quella che si va verso una espulsione dei concetti astratti dell'insegnamento. Il titolo si riferisce al fatto che la scienza è nata creando dei modelli astratti degli oggetti concreti. Ad esempio si può creare un modello astratto dei bastoncini introducendo il concetto di segmento e dimostrando teoremi di geometria sui segmenti. Ora la tendenza è quella di espellere il concetto astratto dalla scuola eliminando, in particolare, il metodo dimostrativo della matematica, come è abbastanza chiaro, anche se implicito, nei documenti della Commissione dei Quaranta Saggi, ed eliminando una serie di altri strumenti concettuali. Noi viviamo in un mondo estremamente complesso, a contatto con una tecnologia molto raffinata che è basata su concetti scientifici elaborati nel corso di secoli. Quali informazioni dobbiamo trasmettere nella scuola su questo mondo tecnologico? Dobbiamo insegnare anche i principi scientifici alla base della tecnologia o dobbiamo insegnare solo ad usare la tecnologia? La tesi fondamentale del mio libro é che la tendenza vincente all'interno della Commissione dei Saggi e delle intenzioni del ministro sia di fatto, anche se probabilmente in modo inconsapevole, quella di formare una scuola in cui si insegni soltanto a consumare prodotti tecnologici senza fornire nessuna idea dei principi scientifici e della razionalità scientifica che è alla base della possibilità stessa di costruire la tecnologia; cioè una scuola, come scrivo nel mio libro, di avviamento al consumo.

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Domanda 2
Come pensa che potrebbero essere gestite altrimenti, in una scuola del futuro, le nuove tecnologie?

Risposta
La scuola dovrebbe usare le nuove tecnologie in due modi. In primo luogo come strumenti didattici, e questo è evidente, ed è chiaro che può essere molto utile e molto importante usare le nuove tecnologie nella didattica, anche se non bisogna invertire il rapporto tra strumento e fine, come invece è dichiarato esplicitamente da Maragliano. Il problema è se bisogna usare, ad esempio, la multimedialità per trasmettere i contenuti scientifici, oppure se la scuola deve essere una palestra all'uso di prodotti multimediali con il fine di allargare semplicemente il mercato; è chiaro che, in questo secondo caso, non è più importante il controllo sulla qualità del prodotto, visto che l'unico fine è quello di abituare il ragazzo ad usare dei prodotti che dovrà continuare a comprare da adulto. L'altro tipo di rapporto auspicabile tra la scuola e le nuove tecnologie è quello di fornire gli strumenti concettuali di base che permettano, almeno potenzialmente e almeno ad una parte degli studenti, di essere anche produttori e non solo consumatori di questa tecnologia. A me a colpito un articolo scritto dal giornalista Franco Carlini sul Manifesto, in opposizione al mio libretto, in cui afferma che Russo, da vero matematico alla vecchia maniera, apprezza del computer solo ciò che è computeristico, ovvero i modelli di simulazione della sua logica stringente, mentre disprezza quanto gli appare sfumato o fuzzy. Quello che probabilmente Carlini non ha capito è che quello che appare fuzzy, sfumato o visivo è l'impressione che ha l'utente, mentre ciò che è computeristico, cioè la logica stringente, è ciò che è necessario per costruire il computer e anche per costruire il software che piace tanto ai riformatori della scuola. Quindi il problema è se nella scuola bisognerà imparare solo ad usare il computer, oppure anche a programmarlo e possibilmente anche a costruirlo. Un altro esempio che fa lo stesso Carlini è dei beduini che montano antenne televisive sulle loro tende. A lui sembra un grande progresso il fatto che i beduini, rimanendo nomadi, passino la sera, all'interno delle tende, a guardare i programmi televisivi. Io credo ci siano due scelte possibili da parte di una società beduina: o di rimanere una società beduina, ignorando la televisione, oppure di imparare a costruire televisori e a fare programmi televisivi. Una civiltà puramente passiva, di consumatori puri, mi fa paura; questo è il punto, non vorrei che la riforma della scuola andasse in questa direzione.

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Domanda 3
Quali sono, dal suo punto di vista, i pregi e i difetti della riforma Berlinguer?

Risposta
Credo che il pregio maggiore del progetto, di quello che per ora si sa del progetto di riforma Berlinguer, consista probabilmente nell'innalzamento dell'età dell'obbligo, e i difetti sono connessi al modo in cui si pensa di realizzare questo innalzamento. Spostando quello che è oggi il biennio della scuola secondaria superiore nella fascia della scuola dell'obbligo, una serie di contenuti dell'insegnamento verranno presumibilmente aboliti. Non si insegneranno più le lingue classiche in quanto si afferma che la civiltà classica deve essere nota indipendentemente dalla lingua. Non si insegnerà, temo fortemente, il metodo dimostrativo in geometria e non si insegnerà più la storia della letteratura italiana; ci sarà un impoverimento dei contenuti culturali e questo mi sembra il difetto maggiore. Tentando di allargare il discorso bisognerebbe analizzarne separatamente i diversi contenuti. L'idea, i principi ispiratori fondamentali, della Commissione dei Saggi nominata da Berlinguer, sono quelli dell'alleggerimento dei contenuti, ma l'importante è capire quali contenuti vengano alleggeriti e in che direzione. Quindi forse, anche per le mie competenze specifiche, è bene cominciare a fare un discorso sull'insegnamento scientifico, perché credo che sia abbastanza diffusa l'idea che occorra potenziare l'insegnamento scientifico in Italia. Recentemente, per esempio, è stato dato molto spazio nei quotidiani ad un'inchiesta il cui risultato era che gli studenti italiani sono tra i peggiori in matematica. Si è scoperto che circa il 30% degli studenti italiani contro, se ricordo bene, il 15% dei danesi, non è in grado di risolvere semplici problemi del tipo: "se in una partita di lampadine ce n'è una certa percentuale che non funziona, su cento lampadine di quella partita quante posso aspettarmi che non funzionino?" Ebbene il 30% degli studenti italiani non sa rispondere a questa domanda mentre solo il 15% dei danesi è incapace di rispondere. Quello che non è stato sottolineato in questi interventi sui quotidiani è che questo tipo di problemi si chiamano tradizionalmente in Italia "i problemi del 3 semplice" e costituiscono parte del programma della quarta elementare. Quindi alla fine della scuola secondaria superiore esiste una discreta percentuale di studenti, il 30% diciamo, che non ha ancora assimilato il programma della quarta elementare. È certamente un problema grave, ma non può implicare, secondo me, che l'unico, o il quasi esclusivo scopo della scuola, sia di trasmettere, al massimo numero di persone, il programma della quarta elementare. Se è questo il fine della scuola, allora si può ripetere per dodici anni la quarta elementare e poi finire il percorso scolastico. Allargando la scuola dell'obbligo temo che la tendenza è proprio quella di continuare a reiterare, nel tempo, gli stessi tipi di insegnamenti elementari. Bisogna dire che la situazione della scuola italiana è estremamente variegata, quindi dipende da quali insegnanti si trovano e in quale scuola si va. Comunque finora, nel biennio della scuola elementare superiore, i ragazzi, almeno una parte dei ragazzi, la parte più fortunata, impara ancora a dimostrare dei teoremi, cioè apprende cos'è un postulato, cos'è un teorema, cos'è una dimostrazione e queste sono conoscenze di estrema importanza. Molte persone adulte ritengono di non aver imparato nulla di importante di geometria perché non ricordano nessuno dei teoremi che hanno imparato a scuola e non si rendono conto di quanto sia importante che hanno memoria del significato della parola teorema, cioè sanno cosa significa una dimostrazione, sanno che cos'è il rigore, perché alcuni elementi metodologici sono sopravvissuti nella loro memoria. L'idea della riforma scolastica è quella di trasformare l'insegnamento eliminando, o diminuendo drasticamente, insegnamenti considerati antiquati come quello della geometria e introducendone altri. Tra i contenuti matematici da introdurre di cui si parla maggiormente c'è il calcolo delle probabilità Io insegno il calcolo delle probabilità, quindi conosco bene molti motivi per cui è importante parlare di calcolo delle probabilità nelle scuole secondarie. Quello che sfugge è che nella prevista sostituzione l'idea è quella di sostituire i teoremi di geometria con il calcolo delle probabilità. Nessuno pensa di introdurre teoremi di calcolo delle probabilità, e quindi esiste un'apparenza in cui si sostituisce il nuovo al vecchio, e questo riguarda i contenuti. Dal punto di vista metodologico, invece, si sostituisce l'antico con il più antico ancora, cioè si sostituisce il metodo dimostrativo, che risale all'antichità greca classica, con un tipo di matematica pratica, empirica che risale all'Egitto faraonico, e questo viene presentato come nuovo; non a caso c'erano i richiami al paleolitico, ai graffiti di Lascaux nella polemica di Carlini a favore di Berlinguer. Sono molto preoccupato dell'abbassamento della qualità del metodo scientifico. Un discorso analogo, e per certi aspetti ancora peggiore, va fatto sulla fisica. C'è una rincorsa ad inserire, nei programmi della scuola secondaria, e questo almeno dagli anni ottanta in Italia, argomenti di fisica moderna come, per esempio, la meccanica quantistica. Nei manuali di fisica che hanno usato i miei figli, ad esempio, si parla di quark, buchi neri, big bang ma quello che non viene assolutamente trasmesso è il metodo scientifico. Un ragazzo che si iscrive all'università, in genere non sa giustificare il perché è stata introdotta l'ipotesi atomica, cioè non sa quali fatti vengono spiegati dall'ipotesi atomica, non sa qual è la fenomenologia corrispondente, il perché del modello, e perché il modello funziona; sa invece benissimo che l'atomo è costruito da un nucleo di elettroni, che il nucleo è formato da neutroni e protoni, sa che esistono i quark. Tutte queste conoscenze sono trasmesse in modo acritico e mnemonico, e questa conoscenza, di tipo acritico e mnemonico, sostituisce quel po' di metodo scientifico, molto poco per quanto riguarda la fisica, che una volta era insegnato nelle scuole.

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Domanda 4
Ma come è possibile che questo metodo scientifico sia funzionale alla creazione di consumatori?

Risposta
Esiste una implicita tendenza a formare dei consumatori. Nel caso della fisica si tratta di consumatori di fantascienza, di videogiochi. Esiste un libro, recente, che si intitola La fisica di Star Trek in cui lo scopo dell'insegnamento della fisica è quello di riuscire a seguire le ipotesi scientifiche presenti nella serie dei telefilm di Star Trek. Questa tendenza è presente nel linguaggio di certi videogiochi in cui si parla di buchi neri, oppure nella pubblicità degli aspirapolveri. C'è, ad esempio, una pubblicità degli aspirapolveri basata sul concetto di buco nero. Quello che non è chiaro è che la scienza è nata e si è sviluppata elaborando modelli teorici di fatti concreti. Allora non ha senso introdurre un termine scientifico, che è all'interno di un modello, se non si sa quel modello di quali fatti concreti è il modello. Faccio un esempio banale: è inutile insegnare ai bambini della scuola elementare che la terra gira intorno al sole se non si spiega quali fatti vengono spiegati da questa ipotesi che non possono essere spiegati da una teoria geocentrica. In realtà che la terra giri intorno al sole è un'ipotesi che permette di spiegare in modo semplice le retrogradazioni planetarie, ma io temo che la maggioranza dei miei colleghi non sappiano più cosa siano le retrogradazioni planetarie, il che significa che questo insegnamento rimane un insegnamento vuoto. È rimasto il guscio vuoto della conoscenza. Non si sa più qual è il significato, il valore, dell'eliocentrismo e si parla invece di buchi neri, che servono per spiegare la fenomenologia di un evento che è inaccessibile allo studente della scuola secondaria; e quindi si dicono, in realtà, cose prive di senso. La mia tesi fondamentale è quella dell'organizzazione, io credo inconsapevole, di una scuola orientata al consumo. Io credo che ci siano problemi reali di difficile soluzione e non penso che ci sia la cattiva volontà di alcune persone. Per questo il problema è di difficile soluzione. Il problema reale è che le modifiche del sistema di produzione degli ultimi dieci anni hanno creato una struttura estremamente fragile, una piramide estremamente aguzza per cui c'è una massa di popolazione interessata al consumo di oggetti di tecnologia raffinata, che sono prodotti consumati sulla base di competenze di una percentuale minima della popolazione. Ormai senza computer non si può vivere. Anche le persone che non usano il computer a casa propria, comunque usufruiscono indirettamente dell'uso dell'elaborazione automatica quando vanno in banca, quando fanno qualsiasi servizio. Tuttavia le conoscenze necessarie per costruire un computer non solo non sono fornite dalla scuola secondaria né sono fornite all'università, ma non sono presenti neppure nella grande maggioranza delle aziende costruttrici di computer. Quando l'Olivetti faceva ancora computer, nessuno all'Olivetti sapeva come costruire una CPU, le CPU venivano semplicemente comprate, e questo è vero per la grande maggioranza delle aziende produttrici. Le vere competenze necessarie per gli elementi essenziali della nuova tecnologia sono racchiuse nelle teste di alcune decine di persone che stanno in alcuni posti privilegiati in Giappone e negli Stati Uniti. Cosa deve essere insegnato al resto della popolazione, alla massa? L'interesse dell'industria verso la scuola, non è più tanto quello di una scuola che possa dare delle competenze per i futuri dipendenti dell'industria stessa, perché tanto di persone competenti ce n'è bisogno di un numero talmente piccolo, che in qualche modo si spera di trovarle comunque. La scuola è coinvolta soltanto come strumento per fornire nuovi consumatori; d'altra parte c'è la difficoltà oggettiva, il fatto che capire realmente le nuove tecnologie è molto difficile, quindi perché lo studente dovrebbe sforzarsi di capire cose difficili se questo non gli da un vantaggio, un'attività lavorativa? Questo comporta una forte pressione ad abbassare il livello dell'insegnamento, che non è controbilanciata, in modo adeguato, da una richiesta di competenza da parte del sistema produttivo. Io ritengo che questo sia il problema reale a cui ci troviamo di fronte, ed è un problema molto serio.

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Domanda 5
Lei come pensa che dovrebbero essere gestite, in una scuola del futuro, le nuove tecnologie?

Risposta
Il punto essenziale è, da una parte, usare le tecnologie in modo strumentale, per dei fini che siano esterni alle tecnologie stesse, quindi per l'apprendimento della matematica, della fisica, della storia, di tutti i contenuti che si ritiene essenziale trasmettere e, dall'altra, fornire delle conoscenze sulle tecnologie stesse. L'importante è che queste conoscenze non possono essere, almeno nella scuola secondaria, così dettagliate da contenere una descrizione del reale funzionamento degli apparecchi che i ragazzi stessi possono usare, ma questo non implica che non bisogna dare alcuna conoscenza, perché in questo modo si diffonde un atteggiamento magico verso la tecnologia. Se io prendo l'aereo posso ignorare le conoscenze di ingegneria aeronautica necessarie per progettare un aereo ma, possibilmente, non devo pensare di entrare nella pancia di un grande uccello d'acciaio Bisogna cioè conoscere gli elementi essenziali di razionalità scientifica, di razionalità tecnologica, che fanno capire come l'aereo sia un prodotto possibile dell'attività razionale umana. Quello che è importante non è inseguire l'ultima moda tecnologica ma insegnare dei principi di base; ad esempio, far capire come sia possibile lo sviluppo dei laboratori automatici, anche se poi non si spiega come è fatto l'ultimo modello di computer; insegnare dei linguaggi di programmazione semplici perché fa capire, in linea di principio, come sia possibile lo studio dei programmi, anche per chi poi non farà professionalmente il programmatore e non è in grado di controllare la grafica come può fare un professionista. Non inseguire quindi l'ultima moda della tecnologia ma insegnare i principi di base Per esempio, negli esperimenti di fisica io credo che sia essenziale non usare sempre e solo strumenti basati su una tecnologia estremamente raffinata perché impediscono poi al ragazzo di capire effettivamente cosa accade e gli sottraggono anche la possibilità di fare veramente delle misure. Mio figlio studia fisica all'Università La Sapienza di Roma ed alcune delle esperienze di laboratorio che fa consistono nel misurare, ad esempio, l'accelerazione di caduta di un grave; l'accelerazione di caduta viene misurata automaticamente con dei sottodìadi che scattano automaticamente via via che il grave scende a certi livelli e i dati vengono inviati direttamente ad un computer collegato ad un cronometro che ne calcola il tempo. Mentre il computer riceve i dati e li elabora quello che deve fare lo sperimentatore, cioè lo studente del corso di laboratorio, è semplicemente premere un bottone e ricevere un tabulato in cui i dati sono stati già ridotti ad un grafico e sono stati anche elaborati statisticamente. Io credo che da un esperimento del genere s'impari veramente molto poco. Per imparare di più bisogna usare una tecnologia superata. Secondo me, una possibile soluzione è quella di non usare semplicemente la tecnologia di cinquant'anni fa ma elaborare, a scopi didattici, una tecnologia i cui principi di funzionamento siano più trasparenti, eventualmente usando anche, ovviamente, i metodi raffinati della tecnologia attuale. Finalizzandoli però a fini didattici, se questo è il fine che si vuole realizzare. Non usare semplicemente l'ultimo apparecchio più efficiente anche nella scuola come nell'università, per promuovere un uso critico e possibilmente razionale della tecnologia.

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Domanda 6
In questa scuola che si sta prefigurando quale spazio può avere la cultura classica?

Risposta
Il rischio maggiore è quello di riservare, come è scritto nel documento dei Quaranta Saggi, la conoscenza in particolare delle lingue classiche, cioè del latino e del greco, a delle sezioni di studio particolari, una specie di riserva indiana destinata a formare i futuri studiosi di antichità. Quindi c'è l'idea che sia giusto insegnare il latino e il greco soltanto alle persone che vogliono fare gli studiosi di antichità di professione, tutti gli altri avranno della cultura classica soltanto conoscenze vaghe che si possono ottenere guardando filmati, prodotti multimediali, imparando dove si trovano i monumenti. Io credo che esista un legame profondo, di cui le persone in genere non sono consapevoli, tra la rottura del rapporto con la cultura classica, che già è andato molto avanti per esempio negli Stati Uniti d'America, e le tendenze irrazionaliste all'interno della scienza. Quando si parla di cultura classica si pensa alle Orazioni di Cicerone, si pensa forse ai lirici greci ma non si pensa, quasi mai, ad Euclide o ad Archimede. Uno dei prodotti essenziali della cultura classica è stata l'elaborazione del metodo scientifico. Attraverso una serie di canali, spesso inconsapevoli, esiste un legame tra lo studio della cultura classica ed il metodo scientifico stesso. Uno di questi canali, naturalmente, è stato finora lo studio della geometria euclidea nelle scuole, ma non è stato l'unico. Ad esempio anche lo studio dell'analisi logica, che si faceva tradizionalmente nelle scuole, era un tipo di insegnamento che risaliva direttamente ad elaborazioni di epoca ellenistica e che ha svolto di fatto una funzione nell'educazione al pensiero razionale. Invece se non serve più per tradurre dal latino e dal greco, l'analisi logica viene perduta e viene perduta contemporaneamente la geometria euclidea. Allora non è un caso che poi anche il tipo di insegnamento scientifico evolva nella direzione in cui dicevamo prima, cioè nella direzione di spiegare la terminologia usata nei telefilm di Star Trek. Sarebbe importante mantenere invece un legame con la cultura classica però modificando radicalmente il baricentro dell'interesse. Sarebbe molto interessante, per esempio, leggere nelle scuole qualche opera di Archimede; sarebbe un'introduzione al metodo scientifico molto più seria del contenuto della maggioranza dei libri di fisica oggi in commercio.

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