INTERVISTA:
Domanda 1
Che problemi intravede dietro la digitalizzazione della comunicazione?
Risposta
Più che vederla la soffro. Nel senso che non sono in grado di dare ovviamente un quadro
tecnico di questi processi, ma penso che tutti possiamo immaginare che molto a breve ogni
forma di comunicazione si ridurrà al digitale. Il vero motivo di interesse probabilmente
è vedere quali sono le ricadute giuridiche di un fenomeno di questo genere. Io credo che
questa brutta parola della "digitalizzazione" porti con sé una rivoluzione
epocale del mondo dellinformazione di cui possiamo immaginare alcuni sviluppi molto
importanti. Innanzi tutto un dato sicuro è che avremo una possibilità fino a qui
assolutamente sconosciuta di veicolare una massa enorme di messaggi, quindi di
comunicazione; in altre parole di qui a breve avremo rimosso una delle caratteristiche
fino qui cardinali, davvero salienti, determinanti il modo di essere le comunicazioni ed i
problemi giuridici che ruotano intorno al mondo delle comunicazioni di massa. E sotto
questo profilo evidentemente andiamo incontro ad un dislocamento totale dei problemi così
come li abbiamo conosciuti fino ad oggi. Cerco di spiegarmi. Da che mondo è mondo sul
piano delle telecomunicazioni abbiamo tutto sommato distinto tra comunicazione
interpersonale e comunicazione collettiva. Comunicazione collettiva vuole dire in realtà
messaggio che è tanto più efficace quanto più riesce ad espandersi. Tecnologicamente la
forma della comunicazione collettiva si è evoluta nel tempo ed è divenuta
progressivamente più incisiva. Dal banditore siamo passati alle grida, dalle grida alla
comunicazione di massa. Quando la comunicazione di massa ha raggiunto letere si è
reso evidente il pericolo che si creassero dei monopoli. In parte almeno questo problema
è stato governato secondo processi quasi naturali fino a che il tipico mezzo di
comunicazione di massa è stato il giornale. Fino a che è stato un discorso affidato alla
possibilità di sviluppo di una concorrenza di idee, ebbene il problema si è avvertito ma
ha avuto delle ricadute governabili, è stato più un problema di rapporto del singolo con
lintrusione dei giornalisti. Quando siamo passati invece alla comunicazione via
etere la riflessione giuridica è cambiata per adattarsi alle specificità tecniche del
nuovo mezzo. Letere è una risorsa limitata. Lutilizzazione delle frequenze è
limitata. I microfoni e le telecamere sono pochi dunque avere il controllo del microfono o
della telecamera vuole dire in realtà avere una forte capacità di controllo su
unaudience. In Italia il dibattito sul governo delletere è stato a lungo
condizionato dal riconoscimento della fisica scarsity over the air, in altri
termini non cera posto per tutti. Occorreva trovare un modo per fare sì che le
opinioni minoritarie, anche quelle dissenzienti trovassero un posto al sole in questo
consesso piuttosto limitato. Questo per lungo tempo è stato il dato condizionante che ha
spinto le discipline giuridiche ad introdurre elementi di regolamentazione che puntassero
a una pari rappresentatività, una sorta di par-condicio. La possibilità di utilizzare
cavo a larga banda e quindi una diffusione larga di canali porrà problemi completamente
diversi nel panorama delle telecomunicazioni. La sentenza della Corte costituzionale del
Luglio del 1976, la numero 202, ha incrinato il monopolio, ha "liberalizzato"
letere ed ha aperto alla radiotelediffusione su scala locale, in realtà ha aperto
un lungo periodo di anarchia, di far west delletere. In seguito i
fenomeni sono maturati al punto che è stato necessario riequilibrare la situazione
attraverso una legge restrittiva, la legge Mammì del 1990. Ma tutto questo itinerario è
stato condizionato dalla consapevolezza che letere era appunto una risorsa scarsa.
Governare letere uno spicchio di etere, magari una fetta importante, era espressione
di potere. Ancora, nel 1994 nellultima fondamentale sentenza resa a riguardo dalla
Corte costituzionale si parlava di posizioni dominanti; "posizione dominante" è
termine gergale, derivato dalla disciplina anti-trust, che qui viene in qualche modo
adattato, in termini di situazione duopolistica. Il termine avulso dal contesto perde
lidentità e quel "posizione dominante" ci mette quasi in difficoltà,
perché si dà una posizione dominante per mercato non se ne possono avere due. Più che
entrare nel merito di questa annotazione direi che quella sentenza è testimonianza della
precisa percezione che il sistema radio televisivo rappresentava unarena in cui si
giocava una fondamentale partita di controllo del potere, in ultima analisi, politico.
Ora, questo lungo cappello mi è servito per arrivare a lanciare quella che potrebbe
essere la prima novità, quella di impatto più devastante nel senso buono della parola,
che potrebbe seguire appunto alla rivoluzione digitale nelle comunicazioni e cioè fatto
che venendo meno la scarsità, venendo meno quindi la limitatezza delle frequenze come
necessaria restrizione delle possibilità di accesso al sistema, noi ci ritroveremo di
fronte ad un quadro completamente diverso.
Domanda 2
Quindi parlando della comunicazione in generale, siamo passati dai giornali che, per la
distribuzione, non avevano un problema di scarsità di produzione, avevano semmai altri
problemi di distribuzione, alle telecomunicazioni via etere che hanno dovuto confrontarsi
con un problema di scarsità di mezzo, di mezzo di comunicazione. Adesso siamo arrivati
alla televisione via cavo da una parte ed alle comunicazioni digitalizzate
dallaltra, che poi tendono a convergere. Quindi in questo quadro, quali sono le
novità che si affacciano anche alla luce del fatto che non cè più questa
scarsità di mezzo di trasmissione?
Risposta
Avremo satellite, cavo a larga banda, centinaia di canali. Questo proprio per ridurre il
discorso ai minimi termini. La rivoluzione digitale ci porterà ad avere una
disponibilità largamente superiore rispetto alle possibilità concrete, fino a fare
immaginare che vi siano più microfoni di quanti possano essere gli aspiranti ad
occuparli. Sicché cambierà letteralmente il nostro modo di rapportarci ai mezzi di
comunicazione di massa. Il guru della comunicazione Nicholas Negroponte, per quanto mi
risulta sperimenta il daily me , che sarebbe una sorta di tavoletta
informatica che consente di comporre il giornale, da unofferta largamente
specializzata ma certo ricca di materiale informativo. Software più o meno complessi
selezionano le cose che mi interessano. In questo modo avrò il daily me , il
Corriere, il Corriere di Pardolesi supponiamo! Perché sarà di volta in volta, come dire,
parametrato a quelle che sono le mie esigenze. Dobbiamo abituarci allidea che i
mezzi tradizionali di comunicazione non saranno più massificati ma lo saranno
semplicemente nella misura in cui il protagonista della comunicazione saprà attrarre in
senso propositivo, e quindi assolutamente positivo, unaudience non più passiva ma
attiva. La televisione generalista è presumibilmente dietro le nostre spalle. Lo dimostra
la pay television pensata in funzione delle esigenze di un consumatore che
non guarda più indiscriminatamente lofferta televisiva, ma sceglie. Più si abitua
a scegliere più evidentemente si allontana dalla comunicazione televisiva in senso
classico, dalla televisione generalista. Soltanto i grandi eventi saranno trasmessi nelle
televisioni generaliste. Negli Stati Uniti si va verso la definizione di quali eventi
sportivi dovranno necessariamente essere trasmessi on the air e che per questo
non potranno essere criptati o affidati comunque al cavo e quindi alla pay television.
E un processo che richiederà ancora qualche tempo. Si stenta ancora ad affermare
una Tv specializzata che sia economicamente in grado di chiudere i conti positivamente, ma
la direzione è comunque quella. Per un attimo abbandonandoci ad una futurologia un
pochino più onirica, dovremmo immaginare che il corrispondente del daily me
di Negroponte è il channel Pardolesi, la televisione come Internet-televisione in cui
ognuno è propositivo, capace di entrare, di lanciare un messaggio e di raccogliere
esattamente quanto sa e può raccogliere. Il che, evidentemente ci porterebbe a una
situazione tipo quella di Hyde Park a Londra, dove ognuno può salire sul proprio
sgabello, trasformandolo in un occasionale pulpito per le proprie prediche. Il fatto che
parli al vento, nel vuoto o riesca a raccogliere per la sua capacità di attrarre un
pubblico degli spettatori, è del tutto ininfluente. Limportante è alzarsi e
parlare. O siamo capaci di attrarre pubblico, di fare unaudience e allora avremo
successo oppure parleremo nel vuoto, ma non saremo esclusi semplicemente perché non
abbiamo la possibilità di accedere. Noi giuristi abbiamo per lungo tempo teorizzato il
diritto di accesso perché questa era la versione in qualche modo italiana della dottrina
americana. Garantire trasmissione di accesso in modo da procedimentalizzare la presenza di
voci alternative, di voci minoritarie eccetera, magari con scarso successo, ma intanto i
principi erano salvi. In qualche maniera evidentemente qui si misurava anche la poca
preparazione di chi non utilizzava professionalmente questi meccanismi e si trovava per di
più a veicolare discorsi difficili. Bene, questo cambierà. Chi vuole sarà protagonista
e professionista di se stesso in un futuro neppure troppo lontano e certamente non staremo
più a questionare su come possiamo ragionevolmente dividerci laudience a colpi di
auditel e via dicendo.
Domanda 3
Quindi cambiano completamente tutte le categorie usate fino ad adesso, specie per quanto
riguarda le trasmissioni, le videotrasmissioni ma in realtà non si ritorna neanche ad una
situazione paragonabile a quella dei giornali che era unaltra ancora, si va ad una
situazione completamente nuova in cui anche è facilissimo entrare nella produzione di
informazione.
Risposta
In effetti la situazione cambia radicalmente rispetto a quanto eravamo abituati a
registrare. Cambia in maniera, direi ancora più intensa, rispetto allequilibrio che
era tipico del mondo della carta stampata. In qualche modo possiamo prefigurare che lo
sviluppo delle telecomunicazioni vada ad ispirarsi al modello dellallegra anarchia
di Internet. Introdurre la nozione a tutti nota di Internet, come rete delle reti, ci
aiuta a catturare il secondo momento di importante ricaduta giuridica della rivoluzione
digitale. Nel nuovo contesto diventa quanto mai evidente la difficoltà di difendere la
proprietà intellettuale che è affidata, da lungo tempo da secoli oramai, alla logica ed
agli strumenti del diritto di autore oltre a tanti, quello del copyright, con tentativi
appunto di consolidare questo approccio in una maniera comprensiva e che oggi
evidentemente sconta enormi difficoltà. Sconta enormi difficoltà perché la rivoluzione
digitale, in fondo, apporta lultimo e direi decisivo tocco ad una rivoluzione che si
è già consumata largamente in passato. Cioè da sempre il problema è stato quello della
competizione tra il produttore e colui che copia, fino a che le tecnologie di produzione
sono state vincenti rispetto alle tecnologie di riproduzione il discorso è rimasto in
equilibrio; perché il diritto dautore riusciva in qualche modo a garantire che,
quanto meno per lintervallo di tempo in cui la leadership temporale, assicurata
dalla tecnica di produzione, ecco per lo meno per questo lasso di tempo si aveva una
possibilità concreta di sfruttamento, ebbene, il discorso funzionava. Progressivamente
però, le tecniche di copiatura si sono venute affinando e sono divenute largamente
competitive e a basso costo fino a rendere assolutamente sbilanciata la gara. Non esiste
oggi una possibilità di produzione che assicuri una leadership temporale, sufficiente a
garantire al produttore dellopera intellettuale, la possibilità di ottenere un
ritorno per gli investimenti fatti, per i rischi assunti, per gli apporti. Non funziona
più sotto questo profilo il tipo di bilanciamento insita nella logica del diritto di
autore ossia la riserva monopolistica in capo allautore, perché lautore sia
incentivato a creare lopera dellingegno e via dicendo, proprio perché le
tecniche di riproduzione sono oramai diventate assolutamente istantanee ed a costi
bassissimi. Copiare inoltre avviene secondo una logica decentrata che permette a chiunque
in qualsiasi momento, di fotocopiare, di riprodurre il supporto magnetico a costi
contenutissimi ed in condizioni di assoluta libertà. Il che praticamente ci pone di
fronte a problemi che la tecnologia digitale estremizza. Oggi si cattura tutto attraverso
il digitale che consente la riproduzione a costi irrisori. In questo processo è implicito
un grande progresso ma al tempo stesso la difficoltà di difendere le posizioni che erano
proprie del diritto dautore, nei suoi termini tradizionali. Sotto questo profilo
Internet diventa il banco di prova, perché Internet è nata come rete sostanzialmente
anarchica, legata cioè alliniziativa dei fruitori dispersi, in una situazione
appunto di allegra anarchia. Nel momento in cui cominciamo a porci il problema di quale
sia la sorte del diritto di autore in Internet ci misuriamo con una serie di difficoltà.
La prima è psicologica. Internet, da sempre caratterizzata da una allegra anarchia, trova
enorme difficoltà a convertirsi allidea di un accesso non più incondizionato, non
più libero. Evidentemente il meccanismo che tutela il diritto dautore è quello che
richiede una password o un pagamento. Credo che inevitabilmente passeremo ad una nuova
fase di quella che è stata da sempre la competizione fra tecniche di produzione e
tecniche di riproduzione. E stupido immaginare che il problema possa essere risolto
a colpi di codice penale di normativa repressiva. Appropriarsi di una videata, già questo
potrebbe rappresentare tecnicamente una violazione del diritto di autore se la linea di
difesa fosse quella del diritto di autore. Nel momento in cui richiamo sul mio terminale
limmagine introduttiva di un database sono già alle prese con un problema di
riproduzione non autorizzata. Bene, se fosse questa la linea di difesa ci troveremo di
fronte ad un problema sostanzialmente ingestibile. Credo che il diritto di autore possa
essere convertito alle tecnologie di Internet. Ma credo anche che il problema
essenzialmente rimane quello di una competizione tra tecniche di produzione e tecniche di
riproduzione. Appare evidente che la soluzione al problema, se cè, è tecnica
ancora prima che giuridica e cioè una reinvenzione delle tecniche di produzione che
rendano la riproduzione più onerosa, comunque più lenta, comunque meno semplice,
immediata, diffusa di quanto sia oggi. Il che porta verso la criptografia.
Domanda 4
Pensa che la criptografia sia un sistema efficace?
Risposta
La criptografia promette di assicurare quello che appare oggi difficilmente tutelabile e
cioè una opacità delle comunicazioni in Internet, una garanzia della veridicità dei
messaggi. Oggi esistono algoritmi criptografici a quaranta cifre, che mi sembrano
spaventosi, e che pure vengono giudicati insicuri sicché praticamente si è già passati
a criptografie a cinquantasei cifre. Dato che il passaggio da un livello a un altro
implica una progressione geometrica questo significa che per decifrare un messaggio
crittografato con tecniche del genere occorrono vari super computer in azione per diverse
settimane. Ci si arriva ma occorre molto tempo e questo rende praticamente la segretezza
della comunicazione, oltre che la sua autenticità, assolutamente inattaccabile. Il punto
fondamentale a questo riguardo è che il diritto di autore, cioè la possibilità per il
titolare dei diritti di proprietà intellettuale di ottenere una reale remunerazione per
gli investimenti e per le realizzazioni ottenute, si deve affidare in futuro alla
criptografia che può assicurare alle tecniche di produzione di nuovo un vantaggio
rispetto alle tecniche di riproduzione.
Domanda 5
Con il digitale si riescono ad ottenere copie assolutamente identiche alloriginale
che per di più rimangono intatte nel tempo. La natura della comunicazione via Internet è
globale. Partendo da queste due premesse come fare ad imporre vincoli giuridici a questo
nuovo sistema di comunicazione?
Risposta
Sul primo punto mi sembra assolutamente necessario sottolineare che la
rivoluzione digitale è un importante progresso tecnico. Nel contempo, e qui andiamo al
secondo aspetto, arriviamo veramente ad un villaggio globale inteso non più come metafora
ma come realtà. Noi giuristi per primi e forse nella maniera più radicale di altri
esperti, verifichiamo la difficoltà di conversione del nostro sapere alla dimensione
della digitalizzazione. Il giurista è da sempre stato il giurista municipale ed ha sempre
visto con estrema difficoltà il fenomeno del travalicamento delle frontiere, dove il
proprio diritto, la propria expertise si vanificavano allimprovviso, perché si
cambiava diritto al cambiare della carrozza. Insomma, grosso modo oggi la globalizzazione
significa evidentemente che il problema diventa un problema giuridico globale. Se noi
continuiamo a reclinare su tecniche legate allo specifico, al contesto locale
evidentemente non saremo attrezzati neppure per affrontare il problema. Dovremmo cercare
di trarre profitto dagli errori fatti dagli altri e comunque dallesperienza più
avanzata degli Stati Uniti.
Domanda 6
Ci si può inquadrare il problema della privacy rispetto alla comunicazione digitale?
Risposta
Abbiamo una grande novità che è la legge 675 del 96. Alla fine dellanno
scorso, in sostanza è profondamente cambiato il quadro di riferimento. Andiamo per ordine
perché il quadro è abbastanza complesso. La legge introduce una disciplina di protezione
dei dati personali. E una legislazione complessa, proiettata a viva forza nel nostro
sistema dalla necessità di adeguarci alla convenzione di Strasburgo del 1981. Infatti se
non ci fossimo dotati di una disciplina equivalente a quella degli altri stati firmatari
della convenzione che appunto assicurasse tutela dei dati personali non potevamo accedere
allaccordo di Shengen. Sicché adottando una direttiva comunitaria dopo un lungo e
travagliato dibattito sul punto, ci siamo dotati di una legge sulla privacy informatica.
La novità principale è che la legge esprime la preoccupazione rispetto al fatto che
linformatica pone nuove e diverse occasioni di pericolo. In altre parole, da sempre
lasciamo tracce del nostro vivere. La differenza è che la tracce di un tempo erano
normalmente tracce affidate alla memoria volatile dei nostri interlocutori, dei nostri
occasionali compagni di viaggio, oppure tracce scritte. Le une e le altre in qualche modo
direttamente o indirettamente potevano confluire negli archivi. Il punto è che le
schedature di un tempo erano meno pericolose per il fatto di essere appunto corpose,
complicate, manuali schedature. La differenza oggi è che le nostre tracce sono
prevalentemente informatiche, sono tracce affidate a supporti magnetici che sono in grado
di rimbalzare il proprio capitale informativo in tempi reali. Il che vuole dire che un
comando nella nostra tastiera ci permette oggi di realizzare quel lavoro che era difficile
ed estenuante nellarchivio cartaceo di un tempo. La velocità acquisita con la
tecnica e il contenimento dei costi fa sì che la schedatura non sia più un privilegio
del potere ma si ha oramai una tecnica a disposizione di chiunque disponga di queste
macchine oggi accessibili a molte tasche. Un database di oggi con lhardware di cui
disponiamo corrisponde veramente a macchine che solo quattro lustri fa occupavano un
appartamento. Il che vuole dire che la prospettiva del grande fratello Orwelliano, non
soltanto si è molto avvicinata ma in qualche modo si è moltiplicata. Il grande fratello
è diventato una pluralità di grandi occhiuti fratelli che scrutinano la nostra
intimità. Larchiviazione di dati, quindi la possibilità di creare profili,
ologrammi oserei dire della nostra personalità è oramai a disposizione di molti
soggetti. E questo è il senso dellintervento legislativo, complesso, importante. E
credo che sia un senso difficilmente discutibile perché tutti quanti evidentemente in
qualche modo siamo gelosi di alcune nostre prerogative, soprattutto avvertiamo qualche
resistenza, fondata resistenza a questa sorta di mercimonio ideale del nostro modo di
essere. Ora il problema, se ce ne è uno, è che abbiamo in questo modo introdotto una
nuova nozione che chiamiamo privacy, magari, e questo forse ci crea più problemi di
quanti contribuisca a risolverne. Perché la privacy informatica, che è legata appunto
dalla nuova occasione di pericolo creata dalle nuove tecnologie, è qualche cosa di
diverso da privacy cui invece siamo abituati come concetto storico, da giuristi in
particolare.
La privacy tradizionale è un valore diverso, è un valore Vittoriano, un valore da
vizi privati e pubbliche virtù. Fa parte cioè di una mentalità sociale, ricevuta in un
certo momento storico, che esprime questo valore cioè il Right to be let
alone, il diritto di essere lasciati in pace nellintimità della propria sfera
domestica. Questa espressione è stata per lungo tempo il nostro modo di intendere la
privacy. Non ha avuto una fortuna uniforme, non ha avuto magnifiche sorti progressive
neppure negli Stati Uniti, luogo elettivo del riserbo Vittoriano. Molti stati per esempio
lo stato di New York non hanno mai accettato lidea di privacy in quanto appunto
valore idiosincratico. Vi è stato un lunghissimo, e quasi alla fine, ridondante dibattito
giuridico fra fautori dellintroduzione di un diritto della riservatezza e il
Right to privacy e quelli che invece negavano la cittadinanza, diciamo, nel
nostro sistema giuridico. Alla fine ha provveduto la Cassazione con la celebre sentenza
del 1975: era stata infranto il diritto alla riservatezza della principessa Soraya che
limpertinenza di foto reporter aveva immortalato in momenti di effusione con il suo
compagno di allora. Quindi in Italia la "riservatezza" è entrata al seguito di
Soraya. Dopo che la cassazione ha finalmente immesso nel nostro sistema il diritto alla
riservatezza, lequivalente delloriginale Right to privacy, questo
diritto non è che abbia fatto molta strada. Se noi cerchiamo i momenti di applicazione
giudiziale di questo diritto alla privacy, ne scopriamo pochissimi. In una società
dellapparire piuttosto che del rinchiudersi nellintimità, in una società in
cui o si è davanti alla telecamera o non si è appare ovvio che vi era poco spazio
perché il Diritto alla privacy si radicasse in questa forma, entrasse nella nostra
coscienza. A differenza di quanto è avvenuto in Francia, in qualche modo, non fosse altro
perché il legislatore francese ha provveduto a dare una imprimatur attraverso
la novellazione del codice civile, lintroduzione di una norma che codifica e quindi
in qualche modo introduce nel Dna del sistema francese il diritto alla vie
privée", e quindi alla tutela della vita privata. Io direi che a dispetto della sua
consacrazione giudiziale, quel tipo di privacy non è mai decollata e non poteva
presumibilmente decollare, eppure la nuova legge, la 675 allarticolo 1 evoca la
riservatezza come valore, così come evoca il diritto alla identità personale. Anche
questultima è unaltra creazione pretoria frutto cioè delle elaborazioni
giurisprudenziali che tutela in qualche modo limmagine che di sé si proietta sul
pubblico, perché di me non si dicano non corrispondenti al vero. Supponiamo che io sia
presidente di un circolo di vegetariani, e che di me si dica che sono divoratore di
bistecche, non ci sarà niente di male in assoluto ad affermare che io mangio carne ma per
me, nella ristretta cerchia dei soggetti che considerano mangiare carne qualche cosa di
inaccettabile, la notizia sarà particolarmente negativa. Ebbene questo è il diritto di
identità personale, anchesso coniato recentemente e di fortuna abbastanza incerta.
Se così è la legge finisce con il riportarsi al valore della riservatezza da un lato e
dellidentità della persona dallaltro, che o devono essere rivisitati e
questo diventa forse il vero grande problema, o devono essere considerati punti di
riferimento quasi secondari rispetto ai diritti fondamentali come quello della dignità
della persona evocata da quello stesso articolo 1 della legge. Sotto questo profilo
arriviamo ad un primo punto: la legge ha una sicura caratura, per altro impone agli
interpreti di andare ad assumere come punto di riferimento valori quali la riservatezza,
lidentità personale che difficilmente nella loro versione tradizionale riescono a
farsi interpreti dellesigenza al post fondamento della legge. Ma tutto sommato
questo è compito che ci troviamo ad affrontare. La legge ha un sicuro obiettivo, poi si
carica di molte valenze che la rendono in qualche modo difficile.
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