INTERVISTA:
Domanda 1
Debora Papetti, quale funzione ha il computer nelle attuali tecniche di restauro?
Risposta
Il computer viene utilizzato in più modi. Anzitutto, per l'elaborazione dei dati in
alcune tecniche di diagnostica. Si tratta di tecniche di indagine di tipo non distruttivo,
in quanto utilizzano la banda luminosa multispettrale, e quindi raggi infrarossi, raggi
ultravioletti, e così via. Il computer, mediante un sensore, converte i segnali
elettrici, li digitalizza e li rielabora, permettendo ai fisici, ai chimici e ai
restauratori di poter indagare e conoscere il manufatto, non utilizzando prelievi o quanto
meno restringendo il più possibile il campo di queste indagini che invece sono
distruttive. Inoltre, il computer permette di estendere in senso spaziale e temporale
indagini scientifiche prima solo puntuali. Attualmente, esistono centraline computerizzate
con più sensori - rilevatori di temperatura, rilevatori di umidità relativa, rilevatori
di vento, pluviometri, solarimetri, e così via - che consentono di incamerare e di
elaborare nel tempo tutta una serie di dati specifici contemporaneamente. Infine, con il
computer, nei video o nei CD ROM si possono utilizzare dei procedimenti di documentazione
grafica che prima erano affidati prevalentemente ai disegnatori e agli architetti.
Domanda 2
Nel lavoro del restauratore c'è anche una componente creativa, ad esempio nello scegliere
quale tecnica di restauro usare. Il computer potrebbe sostituire il restauratore nelle
scelte da compiere?
Risposta
No, penso proprio di no. Perché la scelta dell'intervento da compiere non è un semplice
fatto teorico né è semplicemente legata a metodi di indagine scientifica. E' connessa in
maniera strettissima all'esperienza dell'uomo, al suo incamerare una serie di dati da
tirare fuori per via analogica di fronte ai singoli casi.
Domanda 3
La tomba di Nefertari o la Grotta di Lascaux sono alcuni esempi di opere restaurate e
riprodotte in realtà virtuale, per essere visibili anche dal grande pubblico, cui è
vietato l'accesso all'originale. Cosa ne pensa? Crede che tale pratica vada allargata o si
corre il rischio di snaturare la fruizione dell'opera d'arte?
Risposta
No, ritengo che possa essere una buona cosa, soprattutto perché permette l'approccio ad
opere d'arte che sono note solamente attraverso libri. Però è necessario tenere sempre
presente che poi il rapporto diretto è tutt'altra cosa.
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