Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Luigi Paganetto

Roma, 30/06/99

"La rivoluzione del commercio elettronico"

SOMMARIO:

  • Gli Stati Uniti hanno avuto una crescita molto sostenuta grazie alle tecnologie informatiche, l'Europa sta crescendo meno ma l'utilizzo di queste tecnologie potrebbe aiutarla a svilupparsi a livelli statunitensi (1).
  •  Il commercio elettronico porterà un cambiamento forte nel modo di essere del mercato e dell'economia(2).
  • Le piccole imprese hanno bisogno di assistenza tecnica non di incentivi per entrare nel commercio elettronico. (3).
  • Il tema importantissimo è quello della formazione, per creare le nuove professionalità. (4).
  • Si stanno creando molte cooperative di giovani che lavorano in questo ambito. (5).
  • Una nuova distribuzione tra tempo di lavoro e tempo libero è un tema che emerge quando si parla di nuove tecnologie. (6).
  • L'industria del software può dare grandi possibilità occupazionali in Italia e in Europa. (7).
  • E' possibile uno sviluppo dell'occupazione grazie alle nuove tecnologie a causa di due parametri. Uno il grosso capitale umano in particolare del Mezzogiorno, due l'esigenza di rendere più efficienti i servizi del terziario. (8).
  • Un tema di grande importanza è il cambiamento psicologico per il lavoratore dovuto alla nuova economia.(9)
  • La formazione tenderà a diventare una formazione continua proprio perché è necessario riaggiustare continuamente le proprie professionalità a quelle che sono le domande che vengono dal mercato che sta modificando le sue attese, questo creerà una serie di problemi.(10)
  • E' importante una incentivazione nel campo della ricerca e dello sviluppo.(11)
  • Alcune iniziative possono essere avviate immediatamente, per esempio la formazione on the Job che può vedere una interazione tra pubblico e privato.(12)

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INTERVISTA:

Domanda 1
Nel Forum della Società per l'Informazione quali sono state le realtà più interessanti che sono emerse nell'ambito del gruppo sull'occupazione, industria e tecnologia da lei presieduto?

Risposta
Intanto è emersa una situazione di differenza tra Europa e Stati Uniti su cui c'è larga convergenza di opinioni. Gli Stati Uniti hanno conosciuto una crescita molto sostenuta e, secondo il presidente della Federal Reserve, questo è legato largamente all'impiego delle tecnologie informatiche che avrebbero fatto crescere la capacità di offerta dell'economia americana senza che questo producesse inflazione come in passato avveniva. Quindi, sembrerebbe di capire che l'Europa potrebbe percorrere un sentiero virtuoso laddove imboccasse la stessa strada. Non è necessariamente così perché ovviamente sono diverse le condizioni, le caratteristiche dell'economia europea e di quella americana, e in particolare di quella italiana rispetto all'Europa. Certamente l'Europa sta crescendo poco e l'uso delle tecnologie informatiche, che è pervasivo nel sistema economico, può risultare di grande importanza. Ci sono aree peculiari dove la tecnologia informatica può avere influenza, in particolare quella del commercio elettronico.

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Domanda 2
I dati che conosciamo evidenziano una crescita quasi esponenziale del commercio elettronico. Circa l'80% dell'e-commerce è relativo al mondo aziendale mentre c'è una relativa riduzione del commercio al singolo compratore finale. È una tendenza che proseguirà?

Risposta
Sembra esserci una conferma di queste tendenze, anche perché l'OCSE ha fatto una previsione di aumento relativamente elevato del fatturato da commercio elettronico, dai 30 miliardi di dollari attuali ai 1000 miliardi che sono supposti realizzarsi nel 2002-2003. Quello che mi pare però importante è mettere in evidenza un aspetto che è il cambiamento che si introduce nel funzionamento dell'economia attraverso il commercio elettronico. E' stato detto con una certa enfasi che Internet e commercio elettronico stanno all'economia come Ford è stato all'automobile. Credo che questa valutazione spetterà a chi avrà modo di verificare gli effetti, ma ho l'impressione che certamente avremo un cambiamento forte nel modo di essere del mercato, dell'economia, del modo di collegarsi tra acquirenti e venditori, tra produttori e compratori, perché ci sarà sempre più interazione tra chi domanda un bene, chi lo produce e, soprattutto, dei tempi che si modificano per effetto di questo rapporto. Nel rapporto tra compratori e produttori ci sarà chi può rapidamente riaggiustare la sua attività produttiva, cioè le imprese, e chi potrà rapidamente cambiare i suoi gusti in relazione ai cambiamenti che si introducono nei processi di produzione. Dunque, in questo senso, la concorrenza si fa più accentuata, anche imprese stabilmente presenti sul mercato sono costrette a rivedere le loro forme di difesa perché gli stessi monopolisti, le stesse grandi imprese hanno da temere da questo importante cambiamento. Le piccole e medie hanno un'opportunità aperta; naturalmente non è facile per loro entrare sul commercio elettronico, ma certamente questa sarà la sfida del futuro.

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Domanda 3
Quali sono i punti chiave per spiegare ad una ipotetica platea di piccole e medie aziende italiane quali sono i vantaggi del commercio elettronico?

Risposta
Francamente sentirei prima quello che hanno loro da dire e sono sicuro che avrebbero da dire molte cose. In particolare avrebbero da osservare che si trovano in difficoltà nell'utilizzare la strumentazione che è necessaria per il commercio elettronico, perché va ricordato che quando si parla di commercio elettronico c'è da mettere insieme un sistema di regole che presiedono al rapporto tra acquirente e venditore. Ci vuole la legittimità della firma elettronica, una quantità di attenzioni dedicate anche agli aspetti fiscali del problema. Quindi le piccole imprese hanno bisogno di assistenza tecnica, questa è la sostanza, non di incentivi. Il tema del convegno e del workshop è stato proprio quello di guardare ai problemi della introduzione delle 'Information technology' non sotto la forma di incentivi o sostegni, ma di guardarla sotto forma di incentivi alla regolamentazione del mercato, cioè attività che aumentino il potere del mercato di creare le condizioni idonee perché si arrivi a realizzare delle forme di introduzione rapida delle tecnologie informatiche.

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Domanda 4
Avete individuato all'interno del Forum delle soluzioni per risolvere i problemi della introduzione delle 'Information technology'?

Risposta
Credo che sia importante quello che faranno le autorità che sono preposte alla regolamentazione dei mercati. Sarà importante quello che succederà rispetto alla regolamentazione delle grandi imprese perché questo avrà influenza anche sulle piccole e medie imprese, sarà importante vedere come il sistema della imprenditoria privata reagirà rispetto a questi cambiamenti che sono in corso. Io credo che il tema fondamentale è quello di realizzare insieme a questo un processo di formazione e di training che sia compatibile coi cambiamenti che stanno intervenendo, ad esempio, nel commercio elettronico, perché se cambia la struttura del mercato cambia anche la funzione degli operatori, non ci sono più intermediari tradizionali, ce ne sono di nuovi. Bisogna avere nuove figure professionali, occorre formarle. Da qui il tema della formazione e dell'occupazione, che è di grandissimo rilievo per il settore.

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Domanda 5
Esiste in Italia una corretta sensibilità nei confronti delle nuove tecnologie, si sta realmente creando occupazione?

Risposta
Non è facile dare una risposta perché dovremmo disporre di informazioni maggiori di quelle che abbiamo. Dai dati di cui disponiamo ci accorgiamo che in alcune aree del paese si sono costituite cooperative di giovani che stanno utilizzando al meglio le opportunità che sono date da queste tecnologie. Bisogna però fare interagire un numero di soggetti necessario per attivare il processo di sviluppo tecnologico. È chiaro che se c'è un gruppo di giovani o di meno giovani i quali vogliono realizzare un'iniziativa a livello locale, occorre che siano pronte e disponibili non solo le tecnologie, ma le professionalità che sono spesso trasversali, e anche le istituzioni locali e le rappresentanze, in qualche caso, delle autorità locali, ma anche centrali, che possono favorire questo processo. È necessaria l'interazione tra molti soggetti con una forte insistenza sulla capacità da parte di chi opera in questo settore di attivare una iniziativa che dia segnali certi di durata e di persistenza. Perché altrimenti, se questo non avviene, con azioni episodiche non si realizza granché.

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Domanda 6
Si parla spesso di flessibilità per la vecchia economia, ma quasi nessuno ne parla per la nuova economia. Perché c'è questo gap proprio di sensibilità?

Risposta
Non c'è un'attenzione accentuatamente rilevante rispetto a questi fenomeni che sono importanti e decisivi per la nostra economia. Una nuova distribuzione tra tempo di lavoro e tempo libero è un tema che emerge forte quando si parla di nuove tecnologie. Non è necessariamente vero che il sistema si adatti facilmente a questi cambiamenti. La tendenza a permanere in visioni più rigide del modo di organizzare il lavoro, del modo di porre in relazione l'attività produttiva con quella del tempo libero è qualcosa che è difficile da cambiare. Come tutto ciò che occorre modificare ci vuole tempo, però io credo che il tema è proprio quello della modifica che interviene tra una organizzazione 'fordista' o 'post-fordista' del lavoro e una nuova organizzazione che richiede modelli diversi, professionalità diverse, che tardano ad affermarsi, ma che saranno, nel momento in cui si realizzeranno, estremamente pervasive del sistema.

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Domanda 7
Se da una parte le nuove tecnologie, almeno in Italia, stanno creando dei posti di lavoro, dall'altra ne stanno facendo perdere degli altri a qualcuno?

Risposta
La risposta è articolata, perché dobbiamo distinguere tra il settore che produce beni e quello che produce servizi, servizi audiovisivi e servizi informatici. Credo che i servizi siano area in cui crescono le opportunità di lavoro, basti pensare alla telefonia mobile, ma ci sono tanti altri esempi, meno conosciuti ma senz'altro importanti, mentre invece nel settore della produzione dei beni manufatti questo fenomeno è diverso ed è quello della riduzione dell'attività di produzione. Anche perché è chiaro che qui c'è una distinzione ormai netta tra la produzione di hardware e la produzione di software, e di servizi in generale, e, da questo punto di vista, l'Europa e l'Italia hanno una struttura dei costi che è talmente svantaggiosa per chi voglia produrre attività o voglia produrre beni che hanno un contenuto di lavoro elevato, che queste attività si spostano in altre parti del mondo. La conseguenza è che noi abbiamo un'opportunità in fondo che nasce da due elementi: il primo è che noi ci troviamo a confrontarci con una situazione in cui non abbiamo fatto grossi investimenti in hardware, quindi le nostre attività produttive non si sono realizzate. Per una volta, il fatto di non avere investito o di non avere una grande attività nella produzione di, ad esempio, computer non si rivela necessariamente come una sfortuna, ma si può rivelare come un'opportunità se sappiamo utilizzare questa area di attività nel settore del software e della industria dei contenuti. Quindi il software diviene non solo un bene trasferibile ma la conoscenza necessaria alla produzione. Credo che la possibilità di intervenire in questi settori sia di grande interesse per il nostro paese e, in generale, per l'Europa.

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Domanda 8
Creare dei posti di lavoro attraverso le nuove tecnologie può essere anche fonte di conflitto sociale o può essere una fonte di risoluzione di conflitti sociali?

Risposta
Il conflitto tra le parti sociali si potrà risolvere se sarà abbastanza rapido l'avviarsi di un processo virtuoso di crescita dell'occupazione. In Italia possiamo contare sulla presenza di un'ampia fascia di potenziali soggetti capaci di utilizzare le nuove tecnologie, perché nel Mezzogiorno c'è un capitale umano inutilizzato che può essere invece valorizzato in questa maniera.Abbiamo ioltre l'esigenza di rendere più efficienti i servizi e il terziario, nonché la pubblica amministrazione, e questa è un'area in cui siamo in ritardo ancora adesso dall'Europa. Se ci sarà, come mi auguro, un impegno del governo e della amministrazione in questa direzione e se il terziario si adatterà, come è necessario che faccia e come in alcuni settori sta già avvenendo, basti pensare ai servizi bancari e al turismo, credo che questo possa rappresentare una spinta molto forte considerando che il terziario rappresenta una settore rilevante per la nostra economia. Bisogna aggiungere che la piccola-media impresa in fondo non ha fino ad ora utilizzato in misura sufficiente le possibilità di mettersi in Rete e prendere i vantaggi che possono nascere da un collegamento e da un network.

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Domanda 9
In un paese nel quale per decenni la cosa che ha contato di più, almeno per dei larghi settori di popolazione, è stato il posto fisso è facile convertirsi a un'epoca nella quale il posto fisso forse non esisterà più e soprattutto il lavoratore italiano, psicologicamente, è pronto alla nuova economia?

Risposta
Questo è un tema di grandissima importanza. Credo che la velocità del cambiamento richieda una velocità di adeguamento dei comportamenti che non è facile realizzare. Quindi ho l'impressione che questo problema non possa essere superato se non attraverso molta attenzione dedicata a questa evoluzione. Perché è vero che il cambiamento tra tempo libero e tempo dedicato al lavoro, che siamo abituati a mettere in conto, tende a cambiare drammaticamente.

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Domanda 10
Cambierà anche il tempo della formazione, diventerà formazione permanente non più forse legata solo a un periodo preciso della propria vita?

Risposta
La formazione tende a diventare una formazione continua proprio perché è necessario riaggiustare continuamente le proprie professionalità a quelle che sono le domande che vengono dal mercato che sta modificando le sue attese. Questo può produrre delle difficoltà tra coloro che sono chiamati a reagire a questi cambiamenti. E non solo in un paese come il nostro, ma in generale nell'Europa, dove la tradizione dell'attività legata al posto di lavoro è molto più forte che non negli Stati Uniti, questo è difficile da realizzare. Si potrebbe anche immaginare forme di frustrazione e difficoltà che nascono da questa situazione Ricordo un'affermazione di un economista che si chiama Hirsch, il quale ha parlato dei cosiddetti "beni posizionali" per sottolineare come in una società di massa, in cui i consumi diventano consumi diffusi, diventa poi impossibile realizzare quei consumi che tanti hanno agognato di fare, per cui tutti vogliono avere la casa al mare ma poi, siccome ce l'hanno tutti, diventa difficile goderne. Tutti vogliono andare la domenica a fare la gita fuori ma poi rimangono per lunghi chilometri intrappolati nel traffico del rientro: questo riduce il loro benessere e chi ne guadagna? Chi ha l'elicottero, per usare una parabola estrema. Naturalmente, se il tempo libero e il tempo dedicato al lavoro diventano meno rigidi, questi effetti esterni diventano meno rilevanti. Quindi è vero che ci sarà una difficoltà di adattamento ma ci saranno dei benefici indotti che poco alla volta si produrranno, che determineranno vantaggi rispetto ai costi dell'adattamento. Mi auguro, ma non è facile fare previsioni, che ci sia un equilibrio tra i costi e i benefici, per usare un'espressione da economista, ma che non è solo da economista perché qui stiamo parlando di benefici e di costi che non sono strettamente monetizzabili.

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Domanda 11
A proposito, visto che lei parla di costi e di benefici, l'investimento del sistema italiano, su una trasformazione in questa direzione, sarà costoso? E soprattutto, come sarà ripartito, dal suo punto di vista di docente, fra il settore pubblico e il settore privato?

Risposta
Dobbiamo muoverci con la convinzione che è necessario evitare i sostegni e le incentivazioni che per tanti anni hanno dominato il modo di essere dell'intervento pubblico nell'economia italiana. Bisogna fare in modo che si affermi un contesto di mercato in cui, attraverso l'attività di regolamentazione e deregolamentazione, si producano quegli effetti virtuosi di cui parlavo prima. Naturalmente, per questo discorso non sempre vale il ragionamento che non serva nessun incentivo. Per esempio serve una forma di incentivazione della ricerca e sviluppo nel settore delle telecomunicazioni perché è una ricerca ad elevato rischio, nel senso che io investo oggi ma devo realizzare rapidamente un ritorno, un guadagno, altrimenti io perdo il capitale che impiego. Perciò i privati finiscono per essere riluttanti a investire in iniziative che sono ad elevato rischio. Occorre qualcuno, e in questo caso l'Unione Europea è di questo avviso, che provveda con una incentivazione della ricerca. In questo caso direi che c'è bisogno di intervenire, naturalmente facendo attenzione a privilegiare le domande, le iniziative, che hanno un chiaro successo o una chiara prospettiva di successo sul mercato. Deve trattarsi di iniziative commercialmente valide in cui la interazione necessaria tra industria privata, ricerca, università, si realizzi in modo virtuoso, in particolare facendo in modo che ci sia una domanda da parte del sistema produttivo e del sistema pubblico, che veda una partnership dei privati in modo tale che tutti e due, privato e pubblico, rispondano dell'investimento che si fa, altrimenti rischiamo il ripetersi di fenomeni che abbiamo già conosciuto.

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Domanda 12
Cosa è venuto fuori di immediatamente applicabile dalla sessione di lavoro del Forum dedicata alle nuove tecnologie?

Risposta
Ci sono alcune cose che possono essere avviate. Intanto i processi di formazione possono essere svolti come formazione continua 'on the job', cioè sul posto di lavoro, e questo deve avvenire attraverso forme di partnership pubblico-privato. Lo Stato può mettere a disposizione delle risorse, però devono esserci anche le risorse dei privati che congiuntamente concorrono a determinare il risultato, questo perché le parti siano entrambi consapevoli che lo sforzo è comune. Per altro verso, c'è una materia importante, che è quella relativa alla regolamentazione del commercio elettronico, che si risolve in azioni che sono attuabili mediante la legislazione o la regolamentazione e anche questo è materia che, d'intesa con il Ministero dell'Industria, si sta portando avanti. E, infine, ci sono le questioni che riguardano il modo di determinare la crescita del settore dell'industria dei contenuti e del software che può realizzarsi attraverso forme, anche qui, di partnership pubblico-privato. Faccio un esempio: gli educational, che sono questione assai importante perché in tutto il mondo sono crescenti le domande di conoscenza sia attraverso l'insegnamento a distanza che attraverso l'istruzione programmata, possono anch'esse diventare oggetto di un'attività in cui il pubblico e il privato si mettono assieme per realizzare un risultato che sia di beneficio per tutti.

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