INTERVISTA:
Domanda 1
Nel Forum della Società per l'Informazione quali sono state le
realtà più interessanti che sono emerse nell'ambito del gruppo
sull'occupazione, industria e tecnologia da lei presieduto?
Risposta
Intanto è emersa una situazione di differenza tra Europa e Stati
Uniti su cui c'è larga convergenza di opinioni. Gli Stati Uniti hanno
conosciuto una crescita molto sostenuta e, secondo il presidente della
Federal Reserve, questo è legato largamente all'impiego delle
tecnologie informatiche che avrebbero fatto crescere la capacità di
offerta dell'economia americana senza che questo producesse inflazione
come in passato avveniva. Quindi, sembrerebbe di capire che l'Europa
potrebbe percorrere un sentiero virtuoso laddove imboccasse la stessa
strada. Non è necessariamente così perché ovviamente sono diverse
le condizioni, le caratteristiche dell'economia europea e di quella
americana, e in particolare di quella italiana rispetto all'Europa.
Certamente l'Europa sta crescendo poco e l'uso delle tecnologie
informatiche, che è pervasivo nel sistema economico, può risultare
di grande importanza. Ci sono aree peculiari dove la tecnologia
informatica può avere influenza, in particolare quella del commercio
elettronico.
Domanda 2
I dati che conosciamo evidenziano una crescita quasi esponenziale del
commercio elettronico. Circa l'80% dell'e-commerce è relativo al mondo
aziendale mentre c'è una relativa riduzione del commercio al singolo
compratore finale. È una tendenza che proseguirà?
Risposta
Sembra esserci una conferma di queste tendenze, anche perché l'OCSE ha
fatto una previsione di aumento relativamente elevato del fatturato da
commercio elettronico, dai 30 miliardi di dollari attuali ai 1000
miliardi che sono supposti realizzarsi nel 2002-2003. Quello che mi pare
però importante è mettere in evidenza un aspetto che è il cambiamento
che si introduce nel funzionamento dell'economia attraverso il commercio
elettronico. E' stato detto con una certa enfasi che Internet e
commercio elettronico stanno all'economia come Ford è stato
all'automobile. Credo che questa valutazione spetterà a chi avrà modo
di verificare gli effetti, ma ho l'impressione che certamente avremo un
cambiamento forte nel modo di essere del mercato, dell'economia, del
modo di collegarsi tra acquirenti e venditori, tra produttori e
compratori, perché ci sarà sempre più interazione tra chi domanda un
bene, chi lo produce e, soprattutto, dei tempi che si modificano per
effetto di questo rapporto. Nel rapporto tra compratori e produttori ci
sarà chi può rapidamente riaggiustare la sua attività produttiva,
cioè le imprese, e chi potrà rapidamente cambiare i suoi gusti in
relazione ai cambiamenti che si introducono nei processi di produzione.
Dunque, in questo senso, la concorrenza si fa più accentuata, anche
imprese stabilmente presenti sul mercato sono costrette a rivedere le
loro forme di difesa perché gli stessi monopolisti, le stesse grandi
imprese hanno da temere da questo importante cambiamento. Le piccole e
medie hanno un'opportunità aperta; naturalmente non è facile per loro
entrare sul commercio elettronico, ma certamente questa sarà la sfida
del futuro.
Domanda 3
Quali sono i punti chiave per spiegare ad una ipotetica platea di
piccole e medie aziende italiane quali sono i vantaggi del commercio
elettronico?
Risposta
Francamente sentirei prima quello che hanno loro da dire e sono sicuro
che avrebbero da dire molte cose. In particolare avrebbero da osservare
che si trovano in difficoltà nell'utilizzare la strumentazione che è
necessaria per il commercio elettronico, perché va ricordato che quando
si parla di commercio elettronico c'è da mettere insieme un sistema di
regole che presiedono al rapporto tra acquirente e venditore. Ci vuole
la legittimità della firma elettronica, una quantità di attenzioni
dedicate anche agli aspetti fiscali del problema. Quindi le piccole
imprese hanno bisogno di assistenza tecnica, questa è la sostanza, non
di incentivi. Il tema del convegno e del workshop è stato proprio
quello di guardare ai problemi della introduzione delle 'Information
technology' non sotto la forma di incentivi o sostegni, ma di guardarla
sotto forma di incentivi alla regolamentazione del mercato, cioè
attività che aumentino il potere del mercato di creare le condizioni
idonee perché si arrivi a realizzare delle forme di introduzione rapida
delle tecnologie informatiche.
Domanda 4
Avete individuato all'interno del Forum delle soluzioni per risolvere i
problemi della introduzione delle 'Information technology'?
Risposta
Credo che sia importante quello che faranno le autorità che sono
preposte alla regolamentazione dei mercati. Sarà importante quello
che succederà rispetto alla regolamentazione delle grandi imprese
perché questo avrà influenza anche sulle piccole e medie imprese,
sarà importante vedere come il sistema della imprenditoria privata
reagirà rispetto a questi cambiamenti che sono in corso. Io credo che
il tema fondamentale è quello di realizzare insieme a questo un
processo di formazione e di training che sia compatibile coi
cambiamenti che stanno intervenendo, ad esempio, nel commercio
elettronico, perché se cambia la struttura del mercato cambia anche
la funzione degli operatori, non ci sono più intermediari
tradizionali, ce ne sono di nuovi. Bisogna avere nuove figure
professionali, occorre formarle. Da qui il tema della formazione e
dell'occupazione, che è di grandissimo rilievo per il settore.
Domanda 5
Esiste in Italia una corretta sensibilità nei confronti delle nuove
tecnologie, si sta realmente creando occupazione?
Risposta
Non è facile dare una risposta perché dovremmo disporre di
informazioni maggiori di quelle che abbiamo. Dai dati di cui
disponiamo ci accorgiamo che in alcune aree del paese si sono
costituite cooperative di giovani che stanno utilizzando al meglio le
opportunità che sono date da queste tecnologie. Bisogna però fare
interagire un numero di soggetti necessario per attivare il processo
di sviluppo tecnologico. È chiaro che se c'è un gruppo di giovani o
di meno giovani i quali vogliono realizzare un'iniziativa a livello
locale, occorre che siano pronte e disponibili non solo le tecnologie,
ma le professionalità che sono spesso trasversali, e anche le
istituzioni locali e le rappresentanze, in qualche caso, delle
autorità locali, ma anche centrali, che possono favorire questo
processo. È necessaria l'interazione tra molti soggetti con una forte
insistenza sulla capacità da parte di chi opera in questo settore di
attivare una iniziativa che dia segnali certi di durata e di
persistenza. Perché altrimenti, se questo non avviene, con azioni
episodiche non si realizza granché.
Domanda 6
Si parla spesso di flessibilità per la vecchia economia, ma quasi
nessuno ne parla per la nuova economia. Perché c'è questo gap proprio
di sensibilità?
Risposta
Non c'è un'attenzione accentuatamente rilevante rispetto a questi
fenomeni che sono importanti e decisivi per la nostra economia. Una
nuova distribuzione tra tempo di lavoro e tempo libero è un tema che
emerge forte quando si parla di nuove tecnologie. Non è
necessariamente vero che il sistema si adatti facilmente a questi
cambiamenti. La tendenza a permanere in visioni più rigide del modo
di organizzare il lavoro, del modo di porre in relazione l'attività
produttiva con quella del tempo libero è qualcosa che è difficile da
cambiare. Come tutto ciò che occorre modificare ci vuole tempo, però
io credo che il tema è proprio quello della modifica che interviene
tra una organizzazione 'fordista' o 'post-fordista' del lavoro e una
nuova organizzazione che richiede modelli diversi, professionalità
diverse, che tardano ad affermarsi, ma che saranno, nel momento in cui
si realizzeranno, estremamente pervasive del sistema.
Domanda 7
Se da una parte le nuove tecnologie, almeno in Italia, stanno creando
dei posti di lavoro, dall'altra ne stanno facendo perdere degli altri
a qualcuno?
Risposta
La risposta è articolata, perché dobbiamo distinguere tra il settore
che produce beni e quello che produce servizi, servizi audiovisivi e
servizi informatici. Credo che i servizi siano area in cui crescono le
opportunità di lavoro, basti pensare alla telefonia mobile, ma ci sono
tanti altri esempi, meno conosciuti ma senz'altro importanti, mentre
invece nel settore della produzione dei beni manufatti questo fenomeno
è diverso ed è quello della riduzione dell'attività di produzione.
Anche perché è chiaro che qui c'è una distinzione ormai netta tra la
produzione di hardware e la produzione di software, e di servizi in
generale, e, da questo punto di vista, l'Europa e l'Italia hanno una
struttura dei costi che è talmente svantaggiosa per chi voglia produrre
attività o voglia produrre beni che hanno un contenuto di lavoro
elevato, che queste attività si spostano in altre parti del mondo. La
conseguenza è che noi abbiamo un'opportunità in fondo che nasce da due
elementi: il primo è che noi ci troviamo a confrontarci con una
situazione in cui non abbiamo fatto grossi investimenti in hardware,
quindi le nostre attività produttive non si sono realizzate. Per una
volta, il fatto di non avere investito o di non avere una grande
attività nella produzione di, ad esempio, computer non si rivela
necessariamente come una sfortuna, ma si può rivelare come
un'opportunità se sappiamo utilizzare questa area di attività nel
settore del software e della industria dei contenuti. Quindi il software
diviene non solo un bene trasferibile ma la conoscenza necessaria alla
produzione. Credo che la possibilità di intervenire in questi settori
sia di grande interesse per il nostro paese e, in generale, per
l'Europa.
Domanda 8
Creare dei posti di lavoro attraverso le nuove tecnologie può essere
anche fonte di conflitto sociale o può essere una fonte di risoluzione
di conflitti sociali?
Risposta
Il conflitto tra le parti sociali si potrà risolvere se sarà
abbastanza rapido l'avviarsi di un processo virtuoso di crescita
dell'occupazione. In Italia possiamo contare sulla presenza di
un'ampia fascia di potenziali soggetti capaci di utilizzare le nuove
tecnologie, perché nel Mezzogiorno c'è un capitale umano
inutilizzato che può essere invece valorizzato in questa
maniera.Abbiamo ioltre l'esigenza di rendere più efficienti i servizi
e il terziario, nonché la pubblica amministrazione, e questa è
un'area in cui siamo in ritardo ancora adesso dall'Europa. Se ci
sarà, come mi auguro, un impegno del governo e della amministrazione
in questa direzione e se il terziario si adatterà, come è necessario
che faccia e come in alcuni settori sta già avvenendo, basti pensare
ai servizi bancari e al turismo, credo che questo possa rappresentare
una spinta molto forte considerando che il terziario rappresenta una
settore rilevante per la nostra economia. Bisogna aggiungere che la
piccola-media impresa in fondo non ha fino ad ora utilizzato in misura
sufficiente le possibilità di mettersi in Rete e prendere i vantaggi
che possono nascere da un collegamento e da un network.
Domanda 9
In un paese nel quale per decenni la cosa che ha contato di più, almeno
per dei larghi settori di popolazione, è stato il posto fisso è facile
convertirsi a un'epoca nella quale il posto fisso forse non esisterà
più e soprattutto il lavoratore italiano, psicologicamente, è pronto
alla nuova economia?
Risposta
Questo è un tema di grandissima importanza. Credo che la velocità
del cambiamento richieda una velocità di adeguamento dei
comportamenti che non è facile realizzare. Quindi ho l'impressione
che questo problema non possa essere superato se non attraverso molta
attenzione dedicata a questa evoluzione. Perché è vero che il
cambiamento tra tempo libero e tempo dedicato al lavoro, che siamo
abituati a mettere in conto, tende a cambiare drammaticamente.
Domanda 10
Cambierà anche il tempo della formazione, diventerà formazione
permanente non più forse legata solo a un periodo preciso della propria
vita?
Risposta
La formazione tende a diventare una formazione continua proprio
perché è necessario riaggiustare continuamente le proprie
professionalità a quelle che sono le domande che vengono dal mercato
che sta modificando le sue attese. Questo può produrre delle
difficoltà tra coloro che sono chiamati a reagire a questi
cambiamenti. E non solo in un paese come il nostro, ma in generale
nell'Europa, dove la tradizione dell'attività legata al posto di
lavoro è molto più forte che non negli Stati Uniti, questo è
difficile da realizzare. Si potrebbe anche immaginare forme di
frustrazione e difficoltà che nascono da questa situazione Ricordo
un'affermazione di un economista che si chiama Hirsch, il quale ha
parlato dei cosiddetti "beni posizionali" per sottolineare
come in una società di massa, in cui i consumi diventano consumi
diffusi, diventa poi impossibile realizzare quei consumi che tanti
hanno agognato di fare, per cui tutti vogliono avere la casa al mare
ma poi, siccome ce l'hanno tutti, diventa difficile goderne. Tutti
vogliono andare la domenica a fare la gita fuori ma poi rimangono per
lunghi chilometri intrappolati nel traffico del rientro: questo riduce
il loro benessere e chi ne guadagna? Chi ha l'elicottero, per usare
una parabola estrema. Naturalmente, se il tempo libero e il tempo
dedicato al lavoro diventano meno rigidi, questi effetti esterni
diventano meno rilevanti. Quindi è vero che ci sarà una difficoltà
di adattamento ma ci saranno dei benefici indotti che poco alla volta
si produrranno, che determineranno vantaggi rispetto ai costi
dell'adattamento. Mi auguro, ma non è facile fare previsioni, che ci
sia un equilibrio tra i costi e i benefici, per usare un'espressione
da economista, ma che non è solo da economista perché qui stiamo
parlando di benefici e di costi che non sono strettamente
monetizzabili.
Domanda 11
A proposito, visto che lei parla di costi e di benefici, l'investimento
del sistema italiano, su una trasformazione in questa direzione, sarà
costoso? E soprattutto, come sarà ripartito, dal suo punto di vista di
docente, fra il settore pubblico e il settore privato?
Risposta
Dobbiamo muoverci con la convinzione che è necessario evitare i
sostegni e le incentivazioni che per tanti anni hanno dominato il modo
di essere dell'intervento pubblico nell'economia italiana. Bisogna
fare in modo che si affermi un contesto di mercato in cui, attraverso
l'attività di regolamentazione e deregolamentazione, si producano
quegli effetti virtuosi di cui parlavo prima. Naturalmente, per questo
discorso non sempre vale il ragionamento che non serva nessun
incentivo. Per esempio serve una forma di incentivazione della ricerca
e sviluppo nel settore delle telecomunicazioni perché è una ricerca
ad elevato rischio, nel senso che io investo oggi ma devo realizzare
rapidamente un ritorno, un guadagno, altrimenti io perdo il capitale
che impiego. Perciò i privati finiscono per essere riluttanti a
investire in iniziative che sono ad elevato rischio. Occorre qualcuno,
e in questo caso l'Unione Europea è di questo avviso, che provveda
con una incentivazione della ricerca. In questo caso direi che c'è
bisogno di intervenire, naturalmente facendo attenzione a privilegiare
le domande, le iniziative, che hanno un chiaro successo o una chiara
prospettiva di successo sul mercato. Deve trattarsi di iniziative
commercialmente valide in cui la interazione necessaria tra industria
privata, ricerca, università, si realizzi in modo virtuoso, in
particolare facendo in modo che ci sia una domanda da parte del
sistema produttivo e del sistema pubblico, che veda una partnership
dei privati in modo tale che tutti e due, privato e pubblico,
rispondano dell'investimento che si fa, altrimenti rischiamo il
ripetersi di fenomeni che abbiamo già conosciuto.
Domanda 12
Cosa è venuto fuori di immediatamente applicabile dalla sessione di
lavoro del Forum dedicata alle nuove tecnologie?
Risposta
Ci sono alcune cose che possono essere avviate. Intanto i processi di
formazione possono essere svolti come formazione continua 'on the job',
cioè sul posto di lavoro, e questo deve avvenire attraverso forme di
partnership pubblico-privato. Lo Stato può mettere a disposizione
delle risorse, però devono esserci anche le risorse dei privati che
congiuntamente concorrono a determinare il risultato, questo perché
le parti siano entrambi consapevoli che lo sforzo è comune. Per altro
verso, c'è una materia importante, che è quella relativa alla
regolamentazione del commercio elettronico, che si risolve in azioni
che sono attuabili mediante la legislazione o la regolamentazione e
anche questo è materia che, d'intesa con il Ministero dell'Industria,
si sta portando avanti. E, infine, ci sono le questioni che riguardano
il modo di determinare la crescita del settore dell'industria dei
contenuti e del software che può realizzarsi attraverso forme, anche
qui, di partnership pubblico-privato. Faccio un esempio: gli
educational, che sono questione assai importante perché in tutto il
mondo sono crescenti le domande di conoscenza sia attraverso
l'insegnamento a distanza che attraverso l'istruzione programmata,
possono anch'esse diventare oggetto di un'attività in cui il pubblico
e il privato si mettono assieme per realizzare un risultato che sia di
beneficio per tutti.
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