INTERVISTA:
Domanda 1
Lei lavora sulla chirurgia e sullibridazione del corpo. Ci può illustrare in quale
direzione sta andando suo lavoro più recente?
Risposta
Io lavoro tanto con il reale che con il virtuale. La dimensione virtuale è una componente
nuova del mio lavoro nella quale mi lancio in una specie di giro del mondo attraverso i
canoni di bellezza di altre civiltà e di altre epoche. A questo proposito ho cominciato
la mia ricerca con i popoli precolombiani che avevano una concezione della bellezza molto
diversa dalla nostra e che in un certo modo ci lascia perplessi in relazione a quelli che
sono i nostri attuali criteri. Ad esempio lo strabismo era un importante criterio di
bellezza e perciò ai neonati fin dalla nascita venivano applicate sugli occhi palle di
terra o di cera per far sì che imparassero a storcere lo sguardo. Allo stesso modo
esistevano altri criteri estetici su cui ho lavorato, come ad esempio per lopera La
zappa che sta sul balcone, nella quale si vede raffigurato il naso del re Pacal. Si
tratta di un naso assolutamente immenso, che parte dal centro della fronte, e che in
realtà era un naso posticcio che veniva impiegato da alcuni popoli precolombiani nelle
cerimonie per darsi unaria più imponente, più bella, più interessante. Ho
intrapreso questa ricerca per il mercato precolombiano perché ho realizzato molte
esposizioni nellAmerica Centrale. Ma in seguito lavorerò anche con lAfrica,
lAsia e lEgitto, dove si praticava persino la deformazione del cranio. Ma la
stessa cosa accadeva in Francia. In un paesino, per esempio, era in uso la deformazione
del cranio che veniva fatta non con barre di legno, ma con tessuti legati stretti sul capo
del neonato per tre anni. Ho rimescolato dunque i miei canoni di bellezza. Normalmente
vengo considerata unartista che rappresenta i criteri estetici standard della nostra
società, benché i due bernoccoli che mi sono fatta impiantare artificialmente sulla
fronte diano vita al contrario a una specie di lotta furibonda con i nostri attuali canoni
estetici e parlino di un nuovo corpo, del corpo mutante.
Inoltre con unelaborazione grafica digitale, realizzata al computer, ho mescolato
la mia immagine con sculture precolombiane che rappresentano il canone estetico dello lo
strabismo caratteristico di quelle civiltà. Perciò si vedono al contempo i miei due
bernoccoli e lo strabismo. In questa ibridazione tra culture consiste sostanzialmente la
nuova direzione che sono in procinto di intraprendere nel mio lavoro.
Domanda 2
Quale significato assumono i cosiddetti reliquiari nel suo lavoro?
Risposta
Molti sono reliquiari che compongo nella sala operatoria. Uno, per esempio, racchiude
allinterno la mia carne. Ho realizzato una serie di reliquiari, uno per operazione.
Ognuno ha una forma assolutamente diversa, alcuni sono di piccole dimensioni, altri sono
giganteschi. In uno molto piccolo cè scritto che il corpo non è che un costume, un
sacco. Si tratta di una frase tratta da un testo sanscrito. Ce ne sono altri ancora su cui
ho scritto "questo è il mio corpo, questo è il mio cervello elettronico". In
pratica io recupero tutto ciò che esce dal mio corpo. Per me è divertente pensare a una
donna che vende il suo corpo prima ancora di morire. Questo commercio in effetti sarebbe
vietato perché non si possono vendere i propri organi. Grazie alla mediazione di questi
reliquiari invece io in effetti vendo il mio corpo e la mia carne.
Domanda 3
Perché nella sua ricerca artistica si occupa soprattutto della tecnologia e del corpo?
Risposta
Credo che in questo periodo si assista a unavanzata delle nuove tecnologie. Questo
è un fatto estremamente importante dal momento che le nuove tecnologie pongono alcune
questioni in riguardo allo statuto del corpo nella nostra società. Presto si arriverà
alla manipolazione genetica, perché nulla fermerà la clonazione, e senza dubbio in un
brevissimo lasso di tempo si produrranno cloni umani. Non appena si parla di nuove
tecnologie immediatamente ci si rende conto che lessere umano e il corpo sono parte
integrante di questo processo. E per questo che il corpo sta tornando
prepotentemente alla ribalta sulla scena artistica. Per quel che mi riguarda, in tutto
ciò che faccio da quando ho iniziato il mio lavoro di artista ho sempre ripensato al
corpo, in particolare a quello femminile, e comunque, in generale, al corpo e alla sua
funzione allinterno della società di oggi. E ho sempre lavorato in vario modo con
il mio corpo e la mia immagine. Ad esempio, per venti anni ho lavorato
sulliconografia religiosa giudaico-cristiana attraverso il mio corpo. Mi chiamavano
Santa Orlan.
Domanda 4
In un opera del 1977 lei iniziava il suo percorso sulla trasformazione del corpo e della
sua immagine. Come illustrerebbe adesso quale era la sua idea iniziale e come poi si è
sviluppata?
Risposta
Nel 1977 realizzai a Carrara una scultura basata sulla figura della Madonna. Le mie opere
elaborano lidea di "e", cioè di congiunzione, in conrapposizione
all"o", alla disgiunzione che in verità scaturisce dalla nostra cultura
cristiana e ci impone di scegliere tra il bene "o" il male, le nuove tecnologie
"o" la scultura in marmo di Carrara, Internet "o" la pittura. Nella
disgiunzione cè sempre qualche cosa da demonizzare per sceglierne unaltra. Io
invece, in tutta la mia opera, lavoro con un "e", attraverso la congiunzione,
nel senso che mi rivolgo tanto alle sculture in marmo di Carrara, quanto a Internet. E
anche alle trasmissioni via satellite delle mie operazioni chirurgiche, ad esempio, che si
svolgono in tutto il mondo o in diversi musei contemporaneamente, nelle quali rispondo in
diretta alle domande del pubblico durante le operazioni, oppure mentre creo le sculture
con la mia carne o le mie dita e il mio sangue o mentre realizzo fotografie digitali. In
tutti questi casi cè sempre un "e": la pittura "e" la scultura,
la pittura "e" le nuove tecnologie, il pubblico "e" il privato,
linteriore "e" lesteriore, il bene "e" il male, e così il
bello "e" il brutto, nello stesso tempo.
Domanda 5
Qual è quindi il significato della chirurgia nella sua opera e perché usa la chirurgia
in maniera così ironica? Secondo lei quelli che sono i canoni tradizionali di bellezza
devono essere trasformati?
Risposta
In realtà non sono contraria alla chirurgia estetica ma sono contraria alluso che
se ne fa. Cè oggi una standardizzazione completa, che si tratti di uomini o di
donne. Quel che cerco di mostrare è che la bellezza può assumere sembianze che non sono
considerate canonicamente belle. Se lei descrive da lontano la mia figura, e dice "è
una donna con due bernoccoli sulle tempie", qualcuno penserà "ma è un
mostro!" Ma quando poi mi vede le cose vanno diversamente. Daltronde, cosa
abbastanza divertente, oggi molti giovani stilisti hanno compreso quel che voglio dire.
Coloro che hanno sempre lavorato a una certa immagine della donna, dellamore,
insomma a una determinata estetica femminile che raffigura la donna perfetta, giovane,
magra e bella, cominciano a ricredersi. Per esempio, cè un artista molto
interessante che si chiama W.&L.T., che è stilista, e che mi fa continui omaggi
attraverso le sue modelle a cui fa mettere, con prodotti cosmetici e protesi in lattice,
gli stessi bitorzoli che ho io sulla fronte. Insieme abbiamo realizzato un catalogo, nel
quale mi si raffigura effettivamente con lo stesso mio naso ma in lattice, e con i miei
veri bernoccoli, mentre intorno a me ci sono modelle con bernoccoli di lattice. Questo
fenomeno è tuttavia un po strano per me e mi è difficile accettare lidea che
dun tratto la moda si impadronisca del mio lavoro che in verità va contro le mode e
non si prefigge minimamente di lanciare una nuova moda. Attraverso la mia arte vorrei dire
al mio pubblico: "Provate a fare quel che vi piace del vostro corpo nel modo che più
vi aggrada, cercando di liberarvi di tutti i diktat che vi vengono imposti, sia dalla
pubblicità che dalla moda, dai giornali, dal cinema, dai film." Io dico "fate
il contrario di ciò che vi viene imposto", il mio è un invito a
"deformattarsi".
Domanda 6
Lei pensa che il corpo sia un nuovo medium, un nuovo mezzo di comunicazione?
Risposta
Io ho sempre lavorato sul mio corpo come se fosse una materia da plasmare come io
desideravo. Questo processo è estremamente difficile perché cè sempre una tale
pressione sul corpo femminile che mal si sopporta il fatto che le donne siano libere nel
rapporto con il proprio corpo e ne facciano ciò che vogliono. Perciò io considero
veramente il mio corpo come espressione della mia libertà. In realtà, quel che mi
interessa non è il risultato finale, mi interessa che il mio corpo sia diventato un luogo
di dibattito pubblico. Del resto non faccio mai unesibizione che non sia collegata a
una conferenza programmata in quello stesso momento poiché è assolutamente
indispensabile dar vita a una riflessione con il pubblico proprio nellatto della
performance.
Domanda 7
Le sue esibizioni destano molto scalpore. Alcuni spettatori rimangono spiazzati nel vedere
riproposta in chiave spettacolare un'operazione che solitamente si svolge in una sala
operatoria e che viene collegata al dolore.
Risposta
È estremamente importante per me, in quanto donna, sottolineare che il rapporto primario
che ho con il mio chirurgo non è di dolore. Infatti, il famoso detto "tu partorirai
nel dolore", rivolto alle donne, per me è assolutamente ridicolo visto che ormai
disponiamo di tutti i rimedi della farmacopea per non dover partorire nel dolore. Proprio
come avviene con la morte. Se abbiamo una malattia crudele che ci conduce alla morte
possiamo prendere la morfina, ma questo procedimento appare strano, non è stato ancora
assorbito negli usi e costumi. Almeno non in Francia, non so in Italia. La sofferenza è
ancora circondata da un alone di prestigio e persino al momento della morte siamo
obbligati a soffrire. Laspetto forse più attuale nel mio lavoro, pertanto, è
proprio il fatto che in esso non vi è traccia di dolore, e che io non considero la
sofferenza come fonte di purificazione o di redenzione. Per questo lavoro il corpo in una
maniera del tutto diversa e senza la paura costante che il cielo ci cada sulla testa se si
mette mano al corpo. Ai nostri giorni esistono magazzini di organi e un gran numero di
persone si sono rifatte il naso senza alcun problema psicologico né fisico. Io penso che
oggi non siamo ancora pronti per le trasformazioni sociali che ci attendono. In relazione
allo statuto del corpo si crede sempre che se interveniamo su di esso ci toccherà qualche
disgrazia e perciò non interveniamo su di esso. Ma in realtà siamo perfettamente in
grado di plasmarlo.
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