INTERVISTA:
Domanda 1
Si parla di multimediale, si parla di Internet. Come reagisce l'uomo, dal punto di vista
comportamentale e mentale, a questo bombardamento di stimoli sempre più veloci?
Risposta
Da un lato va tenuto conto della reazione usuale alla novità delle tecnologie: dalla
rivoluzione industriale in poi, ogni nuova tecnologia ha suscitato ansia, timori e delle
posizioni interrogative sulla novità introdotta; dall'altro, invece queste sono
tecnologie che, in qualche misura, interagiscono interamente con i nostri sensi e con la
nostra sfera cognitiva, modificandoci. Ci modificano in quanto i messaggi che ci arrivano
sono diversi da quelli naturali, in quanto sono spesso allusivi, sono rapidi, sono dotati
quasi sempre di una carica emotiva; sono messaggi visivi, ma anche musicali, ed alcune di
queste immagini stanno cambiando la struttura della nostra memoria, nel senso che tendiamo
più a pensare per immagini che in altri modi.
Domanda 2
Questo può avere delle ricadute, ad esempio, sulla nostra capacità di concentrarci o di
seguire ragionamenti astratti?
Risposta
Sì, soprattutto per i più giovani, per i bambini che oggi iniziano ad essere esposti a
questi media e che ne fanno un uso massiccio, soprattutto negli Stati Uniti. Ma penso che
l'uso di Internet stia per entrare anche nel nostro Paese. Questo senza dubbio ci ha
abituato a dei modi di pensare più rapidi e per allusioni. D'altronde un po' è successo
anche con il cinema: oggi vedere un film degli anni Cinquanta o Sessanta, al di là
dell'interesse dello spettatore, può diventare una sorta di impegno, dal momento che
ormai siamo abituati a volare su alcuni passaggi, a comprendere le cose per allusioni, per
citazioni, e così via. Questo aspetto a tempi rapidi, con costanti e rapide allusioni a
qualcosa che già sappiamo rappresenta un po' la drammatica del video-messaggio.
Domanda 3
Questo può portare a un vero e proprio cambiamento negli sviluppi cognitivi, nei modi di
ragionare, di elaborare pensiero, di interagire fra di noi?
Risposta
Senza dubbio è uno dei modi per pensare, per ricordare. Il punto di base è la memoria
legata alle immagini, anziché ad altri tipi di codici. E' uno dei modi perché,
naturalmente, pensare ed agire soltanto per immagini è insufficiente; bisogna rielaborare
un tipo di informazione e in qualche modo inserirlo in una mappa concettuale. Se la mappa
concettuale resta limitata all'immagine, naturalmente si tratta di un apprendimento e di
un'esperienza abbastanza povera; se invece viene introitata in rapporto ad altri
significati, allora può essere un modo anche per trasmettere dei messaggi in modi rapidi.
Quindi, alcuni aspetti di questo tipo di comunicazione vanno valutati in termini positivi.
Anche l'alludere immediatamente, il mandare dei messaggi brevi, che i bambini percepiscono
con tempi rapidissimi, può avere dei lati positivi. Ma se non c'è rielaborazione,
soprattutto se non si coglie il significato di alcune di queste esperienze, allora ci
muoviamo in un'area più superficiale e forse anche più a rischio per la nostra
comprensione del mondo reale.
Domanda 4
Che tipo di interazione ci può essere fra queste capacità mnemoniche, soprattutto in
termini allusivi, e la nostra capacità linguistica?
Risposta
In realtà sono forme di esperienze diverse: la memoria per immagine e la memoria
linguistica sono, in parte, due cose separate, anche perché le immagini hanno un potere
di contaminazione forte, nel senso che possono più facilmente inquinare delle memorie e
le rielaborazioni personali. Questo è uno degli elementi che viene spesso sottolineato
oggi. La massiccia esposizione ad un immaginario così forte, come quello televisivo e
cinematografico, finisce per assottigliare i confini che esistono fra le nostre esperienze
e quelle a cui abbiamo assistito. E soprattutto nell'infanzia, ma anche man mano che uno
procede con gli anni, la linea di separazione tra ciò che ci è veramente successo e ciò
che invece abbiamo introitato attraverso questo fiume di immagini, può diventare più
scarsa. Quando invece pensiamo ad un vero e proprio apprendimento strutturato, come quello
che si verifica negli anni della prima e della seconda infanzia, bisogna cercare di dare
una sorta di chiave di lettura di queste immagini, ossia di fare capire che molto spesso
alcune testimonianze, alcune realtà storiche, alcune verità sono esplorazioni sulla
verità storica o sulle testimonianze, altrimenti il rischio è quello di creare una
mescolanza di vero e falso. Per l'adulto questo ha un fascino: per esempio per il regista
che gira "J.F.K." mescolando la presunta verità storica con la sua
interpretazione, il fascino dell'opera d'arte, della creazione, è notevole. Invece,
l'inesperto esposto a un messaggio di questo tipo, senza una guida, senza un aiuto, avrà
maggiore difficoltà nel trovare un significato nella storia, nel mondo. Citavo
"J.F.K." perché è indicativo del tipo di problemi che potremmo incontrare in
futuro, ossia come fare a orientarci da soli in un mondo pieno di immagini, testimonianze,
ipotesi, falsificazioni volute o scherzose.
Domanda 5
Su Internet esistono ormai una serie di comunità e di interazioni, di scambi fra le
persone: che tipo di effetti potrebbe avere sui nostri modi di comprendere la realtà
questo continuo intersecarsi di reale e virtuale?
Risposta
Effetti positivi, indubbiamente, perché si verifica un notevole scambio di informazioni.
Spesso noi cerchiamo o pensiamo di opporre l'intelligenza umana a quella artificiale;
invece il modo più giusto di considerare questi fenomeni è che l'intelligenza singola
man mano si sta trasformando in una sorta di intelligenza collettiva. Non voglio essere
futuribile, ma come in passato la realtà è stata affrontata dalle persone nel loro
insieme, generando un patrimonio collettivo di intelligenze, così anche l'aggiunta di
nuove "quote" di intelligenza, quelle artificiali, non fa altro che aumentare
una sorta di monte, cui attingere. Questo è l'aspetto positivo. L'aspetto forse più
problematico è quello che ci troviamo isolati di fronte ad un mondo virtuale. Abbiamo una
comunità di partecipanti a questa rete, in cui spesso è difficile quasi l'essenza reale
dell'altro partecipante. Chi ci risponde è una persona vera oppure un computer che finge
di essere una persona perché i computer sanno cogliere ormai il contesto di una
discussione, anche se forniscono delle risposte vaghe, nel senso che alla fine chi pone le
domande rimane nel dubbio di aver interloquito realmente con una persona. Questi aspetti
in futuro potrebbero accentuarsi, soprattutto nel momento in cui chi risponde non usa
soltanto la tastiera del computer, ma potrebbe anche creare un viso virtuale anche se
artificioso. Ormai i bambini si sono abituati a queste realtà virtuali: sanno che
esistono dei super-eroi che fanno parte dei fumetti, che non sono delle persone in carne
ed ossa; sono delle personoidi, delle persone che in qualche misura ci rassomigliano e con
cui si può dialogare. Quindi lo stupore che può colpire gli adulti, derivante dal
rapporto con questo tipo di realtà falsificata, ma simile alla realtà esistente, forse
colpisce di meno il bambino che man mano viene esposto a questo tipo di situazione. Questo
rappresenta un'innovazione in termini di sviluppo dei rapporti tra le persone.
Domanda 6
La possibilità di interagire con esseri reali o virtuali, potrebbe portare a delle
condizioni di stress psicologico, per cui non si sa come comportarsi nei confronti di una
entità che non si sa identificare?
Risposta
La fantascienza ha prefigurato mondi popolati da creature diverse, per esempio "2001.
Odissea nello spazio", dove c'erano gli uomini-scimmia, gli automi, e così via. Già
oggi dobbiamo adeguarci ad alcuni dei problemi che ci pongono le macchine e spesso le
trattiamo come persone. Penso che qui le macchine rassomiglieranno a noi, nel senso che
potranno parlare, in quanto avranno dei sintetizzatori locali, potranno rispondere in modo
intelligente ad alcune delle nostre domande, potranno addirittura manifestare delle
emozioni, perché un viso simulato, ricostruito attraverso una serie di
"ghettizzazioni", come si dice, può avere anche delle espressioni facciali:
sorriderci, guardarci in cagnesco, manifestare odio, e così via. A quel punto saremo
trascinati in una sorta di gioco, in cui però, a volte, il tipo di messaggio potrebbe
prendere il sopravvento sulla nostra reale comprensione della realtà. Possiamo iniziare
rendendoci conto che si tratta di una simulazione e poi, alla fine, se veniamo coinvolti,
la simulazione potrebbe cessare di essere tale. In altre parole la nostra emozione, le
nostre risposte pulsionali, potrebbero prendere il sopravvento sulla nostra capacità
cognitiva con il rischio che alla fine la simulazione diventa la realtà.
Domanda 7
Un'ultima domanda sulla bilancia tra aspetto emotivo ed aspetto cognitivo. Ci sarà sempre
possibile guidare cognitivamente le emozioni o, in effetti, tutta questa rapidità, questa
velocità, che le nuove tecnologie ci stanno imponendo, potrebbe accantonare la cognizione
per sviluppare esclusivamente il piano emotivo?
Risposta
Questo non lo credo: eventualmente il problema sarà leggere dentro di noi. In futuro
dovremo avere il tempo per renderci conto di cosa ci sta succedendo, forse addirittura di
alcune nostre risposte che non appartengono ad una realtà più stereotipata, lineare,
logica. L'uomo avrà sempre le sue emozioni, che sono frutto di una lunga storia
evolutiva, e sono mescolate con la nostra interpretazione del mondo. Ciò nonostante
vivere in una realtà in cui viene soprattutto sottolineata questa dimensione
logico-cognitiva potrebbe minimizzare il ruolo e il significato delle nostre emozioni e
spingerci a dover compiere degli sforzi per comprenderci in quegli aspetti che fanno meno
parte di un mondo il cui significato è soprattutto la logica, l'analisi. In questa misura
lo sviluppo delle intelligenze artificiali può in qualche modo ristrutturare il
significato della persona umana, portandoci ad assimilare l'uomo alla macchina. E' un
pericolo lontano, ma da tener presente. Va sempre sottolineata la distinzione che esiste
tra l'uomo, con la sua cognizione le sue emozioni, i suoi istinti, i suoi limiti anche, e
la macchina che, pur simile all'uomo, pur simulatrice di alcuni aspetti emotivi, in
realtà agisce soltanto attraverso delle vie che sono logico-computazionali e razionali.
|
|