INTERVISTA:
Domanda 1
Cosa vuol dire intanto "essere digitali"?
Risposta
E' semplicemente un modo di vivere. Non ha nulla di scientifico, di tecnico o di teorico.
Fa parte della realtà, ed è qualcosa che i bambini del mondo intero capiscono
perfettamente; soltanto gli adulti non ne sanno nulla.
Domanda 2
Allora, cosa possiamo dire agli adulti? Di cosa si tratta?
Risposta
Prima di tutto dobbiamo dire loro di imparare dai bambini, il che per molti è un
cambiamento. A mio avviso, è come la differenza che esiste tra i bit e gli atomi, si
passa da un mondo materiale, fatto di cose palpabili, consistenti, a un mondo senza
confini, globale per definizione. I bit, questi piccolissimi uno e zero - privi di colore
e di forma - viaggiano alla velocità della luce. Si tratta di un mondo interessantissimo,
nuovo, temuto da molti, perché comporta un cambiamento di enorme portata.
Domanda 3
Sarà un fattore di unione o di discriminazione tra le persone? Il futuro del bit
avvicinerà la gente oppure introdurrà una discriminazione tra chi sarà
"digitale" e chi non lo sarà o non intenderà diventarlo?
Risposta
E' fuor di dubbio che prima o poi avrà un effetto di armonizzazione e di unione.
Tuttavia, fino a quel momento sussisterà una differenza generazionale. La differenza tra
i ricchi e i poveri di conoscenze informatiche non corrisponderà alla normale differenza
economica alla quale siamo abituati, come tra i ricchi e i poveri di denaro. Ci saranno i
giovani al corrente, e gli anziani che non lo saranno, convinti di non averne bisogno
perché ne hanno fatto a meno tutta una vita e, quindi, perché mai dover iniziare. Ma
hanno torto, e ci vorranno circa 4 o 5 anni per appianare la differenza. Una volta
appianata, ne sopraggiungerà un'altra, quella economica, che riguarderà i paesi in via
di sviluppo o i poveri nei paesi avanzati. Ci vorranno altri 4 anni, ma poi si supererà,
perché le telecomunicazioni e i computer costeranno sempre di meno.
Domanda 4
Nel frattempo, una persona di una certa età cosa dovrebbe fare?
Risposta
Avere un bambino. Parlo sul serio. Ogni giorno ricevo circa dieci messaggi di posta
elettronica da dei nonni. Negli Stati Uniti, gli anziani, dai 55 anni in su, rappresentano
il gruppo che con più rapidità si collega alla linea. Mi dicono, ad esempio, di avere
una nipote, di avere acquistato un computer portatile e di essersi collegati con America
On-line, cosa che ha cambiato loro la vita e le relazioni con i nipoti. E' un fenomeno
interessantissimo.
Domanda 5
Il visionario che c'è in lei, che cosa ha visto 10, 20 o 30 anni fa? Perché ha fondato
il Media Laboratory? Quale è stata la sua intuizione?
Risposta
Ho fondato il Media Lab come una contro-cultura all'informatica, con due princìpi
particolari: prima di tutto, sono interessato al modo in cui le persone comunicano con le
macchine. Se lei fosse una macchina ed io una persona, come potrei interagire con lei, e
come potrei rendere la macchina più simile a me? Questo è il primo principio. Il secondo
riguardava il modo in cui il contenuto dell'informazione, - che si trattasse di notizie o
di musica, di una produzione video animata o di un racconto - può influenzare la
tecnologia e il canale di comunicazione. Questi erano i due spunti nell'agosto del 1978,
quando ho avuto l'idea di fondare il Media Laboratory.
Domanda 6
Qual è la sua visione di un mondo nuovo?
Risposta
Visione non è una parola che usiamo volentieri, perché non siamo teorici. Non scriviamo
relazioni. L'aver scritto un libro, infatti, mi crea un certo imbarazzo, perché un libro
è un mezzo di comunicazione fuori moda e non è proprio il mezzo di espressione più
abituale del futuro. Ma noi costruiamo cose, e al MEDIALAB ci piace dire che il modo
migliore per prevedere il futuro è inventarlo. E così ci sono oggi circa 300 persone che
stanno costruendo e provando cose, senza scrivere relazioni o teoria, ma soltanto
costruendo.
Domanda 7
Quali sono le invenzioni più importanti di MEDIALAB che fanno o che faranno presto
notizia?
Risposta
In generale ritengo che la multimedialità derivi dal MEDIALAB e dai gruppi che lo hanno
preceduto. Potrei farle tanti esempi specifici, ma penso che il risultato migliore sia
l'attenzione da parte della gente. Quando abbiamo avviato il MEDIALABORATORY, la gente
pensava che fosse uno scherzo, i giornali ci davano dei ciarlatani, dicevano che non c'era
contenuto, che era solo apparenza, vacuità come a Hollywood. Ma in realtà l'attività è
talmente profonda da valere 3 miliardi di dollari, e sono convinto, ed è opinione
diffusa, che Internet rappresenti un cambiamento forse ancora più radicale
dell'invenzione della stampa.
Domanda 8
Passiamo a Internet, allora. Ritiene che rimarrà così com'è ora, una sorta di organismo
dinamico con radici proprie, capace di autosvilupparsi, oppure, in futuro, sarà - come
posso dire - burocratizzato? Diventerà oneroso per i singoli o per le aziende essere in
linea?
Risposta
Lavoro su Internet da 25 anni. Non dimentichiamo da dove deriva. E' stato il ministero
della Difesa, nel 1969, a lanciare l'idea di costruire Internet. La base di Internet,
quale sistema di comunicazione protetto da errori, ha dato origine a una struttura
totalmente decentrata. In un primo tempo, nel 1970 e 1971, persone come me furono
autorizzate ad usarlo per ragioni personali e per ragioni tecniche. Eravamo un piccolo
gruppo. Ma poi è cresciuto, ed è stato diffuso nei paesi della NATO, è diventato sempre
più grande, si è sviluppato con la stessa struttura decentrata che aveva all'inizio.
Quindi è un organismo dinamico con radici proprie per definizione. Un governo non può
nemmeno entrarvici e pretendere di volerlo controllare. Se si decidesse di arrestarlo, non
sarebbe nemmeno possibile. Come lo si potrebbe arrestare, alzando un tombino e tagliando i
fili ? E' un fenomeno totalmente decentrato, è inarrestabile e ha radici proprie per
definizione.
Domanda 9
Mi pare che abbia scritto o affermato che la rivoluzione che è in corso attualmente vada
oltre la politica, i politici, e la capacità delle persone di controllare gli
avvenimenti. E' il corso della natura che segue la sua strada. E' davvero così?
L'impossibilità di controllarlo implica anche l'eventualità di non dominare il lato
nascosto della rivoluzione digitale?
Risposta
Non deve dimenticare che l'assenza di un controllo centrale non vuole dire caos e
anarchia. Molti sono convinti che l'unica forma di ordine derivi da un ente centrale. Ma
non è così. Un esempio che usiamo spesso al MEDIALAB è quello delle anatre. Quando le
anatre volano verso sud, formano quella bella "V", e la prima anatra non è il
capo dello stormo. Io non sono cacciatore, ma se si spara all'anatra frontale, essa viene
sostituita da un'altra anatra, anatra che non è così avanzata da vice presidente dello
stormo a presidente, in quanto le anatre si comportano autonomamente, e insieme creano
l'ordine. Internet funziona proprio allo stesso modo. Non c'è nessun'anatra presidente o
vice presidente. La politica quindi è abbastanza irrilevante, perché la politica
appartiene sempre a uno stato-nazione, e a questo livello non c'è spazio per lei. Essa
non svolge un ruolo importante. Può, ad esempio, rallentare il bit, o accellerarlo, ma il
governo, fondamentalmente, non ha altro ruolo se non quello di togliersi di mezzo.
Domanda 10
Come cambierà la politica nell'era della post-informazione, delle telecomunicazioni?
Risposta
Se vuole chiamare così quel genere di gestione, essa farà due cose, diventerà sia più
globale che più locale. Fenomeno questo che interesserà anche i media, le aziende e
altri settori. In un certo senso, la dimensione dello stato nazione è sbagliata: non è
né globale, né locale. Si svilupperanno i due estremi: la globalizzazione e alcune forme
nuove di localismo.
Domanda 11
Negli anni '80 si parlava tanto di "villaggio globale". Ebbene, la rivoluzione
digitale condurrà al "villaggio globale", oppure avrà altri risvolti?
Risposta
Il "villaggio globale" è una bella espressione. Non sono sicuro che Marshall
McLuhan le attribuisse il significato che poi ha assunto. Penso comunque che descriva bene
ciò che si sta già verificando. Se considera i 50 milioni di utenti che impiegano
Internet abitualmente, deve tenere presente che più della metà non sono negli Stati
Uniti. Non si tratta quindi di un fenomeno americano. Talvolta gli europei considerano
Internet come una nuova forma di imperialismo americano, come le telenovelas o i film che
vengono esportati. Diamine, il Web, la ragnatela mondiale, è stato inventato a pochi
chilometri da Milano. E' un fenomeno europeo, che mostra come le persone collaborino
realmente senza preoccuparsi delle frontiere e dei confini geografici. I bit non si
fermano alle dogane; voglio dire: tirano dritto. Il Web è stato inventato a Ginevra, al
CERN, proprio in una zona di frontiera.
Domanda 12
E' abbastanza lontano, saranno solo alcuni chilometri, ma comunque è già Svizzera.
Prendiamo la televisione, qui abbiamo uno spot televisivo via satellite, se osserviamo il
mondo, in linea di massima, scopriamo che i formati sono gli stessi per tutti, sono
replicati ovunque. Ebbene, Internet, e in senso lato l'espansione delle reti informatiche
a livello mondiale, renderanno il mondo più omogeneo, più uguale a se stesso, oppure
manterranno quelle naturali differenze che è bene che esistano?
Risposta
Non dimentichiamo la differenza tra Internet e la televisione, perché sussiste una
fondamentale differenza. La televisione è come i giornali, la radio, i libri. Esiste una
fonte, e a partire da essa, che provenga da un satellite, che viaggi via cavo o che sia
trasmessa per via terrestre, viene effettuata l'erogazione attraverso un sistema
gerarchico. Vi è un'anatra presidente, e se si vuole interrompere un dato programma
televisivo, si rimuove l'anatra presidente, e si smette con la trasmissione. Per Internet
non è così, qualunque punto può essere sia trasmittente che ricevente. Ecco perché
contribuisce a accrescere le differenze, e non a fornire una singola visione del mondo
sempre più uniforme. Le differenze, che, in ogni caso, costituiscono la parte più
interessante della vita, invece di essere soffocate, possono emergere. Ai tempi della
televisione analogica e di altre tecniche, dovevamo seguire alcune norme che generavano
l'uniformità. Ora non è più così.
Domanda 13
Mi pare che tra i progetti di MEDIALAB ci sia anche quello di dare spazio a reti
televisive o trasmissioni. Avremo quindi la possibilità di avere un milione di reti o
comunque molte più reti di quante non ce ne siano già oggi? Cosa potranno ancora
trasmettere? Chi pagherà la produzione di tutte queste reti televisive?
Risposta
Il problema delle reti non è tanto averne dieci, cento o mille. La questione va intesa in
un modo diverso. Sì, avremo davvero una rete. Ognuno di noi avrà una rete, ma sarà la
rete che vogliamo. Ebbene, nella rete che lei vuole ci sarà una gran varietà di
materiale. Se, per esempio, si tratta di un evento sportivo, mi aspetto che le reti
professioniste, quali la RAI, registrino e trasmettano l'evento, ma se per caso, fossi
interessato alla ricetta del couscous, allora ci potrebbe essere una casalinga in Marocco,
con un file server, che conosce davvero le migliori ricette per fare il couscous. Il
valore della produzione dal punto di vista cinematografico può non essere eccellente, ma
si tratterà della giusta informazione in quel momento. Deve pensare che accanto alla
televisione si avrà quel genere di comunicazione con una produzione di elevato valore.
Domanda 14
Non si avrà bisogno allora di una specie di guida, come l'elenco telefonico, una rubrica,
per trovare, tra le milioni di fonti, quella di cui abbiamo bisogno ? Qualcuno non dovrà
aiutarci nella ricerca?
Risposta
Sì. Ma non sarà un elenco telefonico o una guida ai programmi tv con 10.000 pagine alla
settimana. In futuro avremo quelli che noi chiamiamo "agenti". Si tratta di
programmi informatici che vivono nella rete nel vero senso della parola e che cercano le
cose per noi. Immagini di dover visitare una città mai vista prima, e di inviare in
avanscoperta tre o quattro dei suoi migliori amici. Lo stesso accadrà con Internet. Lei
avrà allora una tv personalizzata, con musica e riviste scelte apposta per lei dagli
agenti, senza necessariamente dover consultare un elenco telefonico o una guida ai
programmi.
Domanda 15
I bambini si avvicinano facilmente ai nuovi media in quanto sono molto ricettivi. Allo
stesso tempo, molti genitori potrebbero temere che i loro figli o nipotini invece di
giocare con i giocattoli, con la terra o con elementi fisici, trascorrano tantissimo tempo
davanti allo schermo. Sarà proprio così?
Risposta
E' un fenomeno interessante. Se un bambino oggi passa la metà del tempo a leggere un
libro, i genitori gli dicono "bravo". Ma, chiaramente, anche passare ore e ore a
leggere senza uscire a giocare con gli altri bambini è un male. La differenza che abbiamo
riscontrato è che i bambini che trascorrono molto tempo con Internet sono molto, ma molto
più socievoli. Internet non è come Nintendo dove si sta lì, seduti, imbambolati davanti
al video, è un fenomeno socializzante. E' stato provato che aumenta e non riduce la
socializzazione.
Domanda 16
Comunque, nei contatti personali le parole vengono accompagnate dai gesti,
dall'espressione, dal tono di voce, mentre in Internet tutto è ridotto a mere parole.
Come può una macchina trasmettere i sentimenti?
Risposta
Per il momento ci sono solo parole, ma in molti casi le sole parole e l'anonimato di
Internet inducono i bambini a fare cose che non avrebbero mai fatto. Mi spiego. Possono
farsi coraggio e dire o domandare cose che non oserebbero mai fare ad alta voce. In molti
casi, Internet, con l'anonimato, garantisce la libertà. E' stato riscontrato che i
bambini autistici, che hanno difficoltà nel comunicare, non sono intimoriti dalla rete,
quindi, imparano a comunicare prima con Internet e poi con le gente. E' un'esercitazione
alla comunicazione che migliora e non riduce la socievolezza di un individuo.
Domanda 17
Le grandi società multinazionali ne approfitteranno? La Time-Warner, la Bertelsmann, le
grandi società che si occupano di ciò di cui stiamo parlando, in futuro domineranno il
mondo?
Risposta
No. Le grandi società non controlleranno il mondo. Esse saranno in Internet e avranno uno
scopo valido, ma la cosa interessante di Internet è di trasformare all'istante le piccole
imprese in aziende multinazionali con un mercato mondiale, anche se contano solo due o tre
addetti. Questo prima non era possibile. Prima il termine "multinazionale" si
riferiva sempre a una grande azienda, ora può anche trattarsi di una piccola impresa. Del
resto, se sono collegato a Internet e intendo avere informazioni su una data società ho
molti modi per farlo e ottenerle gratis, ma, preferisco pagare il Financial Times, il Dow
Jones o qualcun altro, perché più affidabili, in quanto società con un marchio, e
pagare per la qualità dell'informazione. Quindi coesisteranno entrambi. Ci saranno la
Bertelsmann e la Time-Warners e la Dow-Jones, ma le nuove arrivate, che faranno
concorrenza ad un'azienda come la RAI, saranno le piccole aziende locali o individuali o
forse i singoli individui sparsi in tutto il mondo o in tre o quattro fusi orari che
collaborano e forniscono informazioni, ma in un canale molto ristretto.
Domanda 18
Come vede il futuro della televisione, per esempio in una zona quale l'Europa? Un
dibattito molto acceso è in corso, forse ne è al corrente. Tra qualche giorno avremo
alcuni referendum in cui dovremo votare se Berlusconi - che ha tre reti private contro le
tre reti pubbliche della RAI - potrà tenere le sue reti o se dovrà cederne alcune, o se
sarà una questione di antitrust. Ebbene, come vede il problema dell'antitrust e della
televisione?
Risposta
Vede, non penso che la televisione sia un mezzo di comunicazione diverso dagli altri. Per
me tutti i mezzi di comunicazione sono come i bit, e se si ha una banda di frequenza, come
la Rai o come Berlusconi, il problema, nel caso di trasmissione per via terrestre, sta
nella assegnazione della banda di frequenza. Ma quando si useranno le fibre, il problema
della banda di frequenza non sussisterà più. Il problema per ora riguarda la banda di
frequenza, ma non è importante, perché a lungo termine sarà solo una questione di bit.
Quando si trasmette in televisione, si trasmettono tanti bit. Per trasmettere infatti
quello che vediamo qui a destra, ci vorrebbero circa 5 milioni di bit al secondo - una
quantità infinita - spinti nell'etere. Si può decidere, all'improvviso, di non
trasmettere più un programma televisivo ma un quotidiano. Un intero quotidiano contiene
solo circa 20/25 milioni di bit, dipende dalle immagini, ma in linea di massima ci sono
pochissime immagini, come per esempio nel Wall Street Journal. Non sono molti bit, e
corrispondono a solo pochi secondi di trasmissione. Se si considerano i bit, e non la
televisione o la radio, la cosa da cambiare non è tanto l'assegnazione delle frequenze,
quanto la leggi sulla proprietà editoriale. Dobbiamo abolire le leggi sulla proprietà
editoriale, vale a dire bisogna impedire che si possa possedere una testata se si possiede
una televisione e viceversa. In Italia l'abolizione risale a molto tempo fa, ma non nel
resto del mondo. Nel resto del mondo la proprietà editoriale, a mio avviso, è una
questione fondamentale.
Domanda 19
Quale sarà il ruolo dell'antitrust in tutto questo?
Risposta
L'antitrust è un problema di centralismo. Quando si ha un modello accentratore del mondo,
si hanno subito problemi di antitrust, è come avere una torta e voler garantire che venga
divisa equamente. In un mondo decentrato, gli stessi problemi di antitrust non si
presentano, non sussistono. Per ora, purtroppo, non è possibile deregolamentare subito,
perché bisogna riparare i danni esistenti, e non solo creare un libero mercato. Ma alla
fine il libero mercato prevarrà, e non ci saranno e non dovranno esserci più controlli
regolatori.
Domanda 20
Torniamo a Internet. Internet sta leggermente cambiando le abitudini della gente. Alcune
persone non escono più e la differenza tra la domenica e il lunedì e tra la notte e il
giorno è sempre meno evidente. In futuro la nozione di tempo non esisterà più?
Risposta
Che Internet crei persone asociali, senza amici, che non escono mai, è una fantasia
ridicola. E' vero proprio il contrario. Oggi si è prigionieri della settimana lavorativa,
del giorno e della notte, del sabato e della domenica. Per me la domenica non è diversa
dal lunedì e il giorno dalla notte. Sono indipendente dallo spazio e dal tempo. Trovo che
questa non sia una forma di oppressione, ma piuttosto di libertà. Per alcuni mestieri -
se si fanno gli hamburger o si è neurochirurgo - si deve stare con gli hamburger o con il
paziente. Non si può navigare in Internet perché non si sanno trasformare gli hamburger
in bit e i bit in hamburger - un giorno si potrà anche... - ma nella vita di tutti i
giorni è ridicolo pensare che vivremo sotto una campana e che saremo sempre seduti
davanti al computer. Primo, perché non si è soli, si hanno 50 milioni di persone con cui
parlare, e, secondo, il non seguire programmi, orari di lavoro, non essere tutti allo
stesso posto, è una forma di libertà. In Italia ci sono aziende che lavorano con
Internet, ma che pretendono che i dipendenti si rechino tutti i giorni sul posto di
lavoro, e non gradiscono che lavorino a casa. E' un modo di pensare superato. Non è
digitale.
Domanda 21
Ritorniamo alla prima domanda. Il mondo diventerà digitale, ma non ci sarà un lato
oscuro in tutto ciò ? Mi spiego. Siamo umani, e gli umani sono uomini. Non ci trova nulla
di negativo in tutto ciò, eventuali risvolti negativi?
Risposta
Il lato oscuro, i risvolti negativi già emersi di Internet riguardano, a mio avviso, la
sicurezza e la privacy. E' una questione da considerare e sulla quale è necessario
lavorare. La sicurezza e la privacy si esplicano in tre modi: in primo luogo, quando
comunico con lei, lei vuole accertarsi che si tratti proprio di me. In secondo luogo, se
le invio un messaggio, non gradirebbe che qualcuno lo ascoltasse. In terzo luogo, quando
lo copia sul suo disco rigido, vorrebbe assicurarsi che nessuno possa avervi accesso e
portarglielo via. Questi tre aspetti sono tutti importantissimi. Garantirne uno ed
escludere gli altri due non avrebbe molto senso. Sono necessari tutti e tre, altrimenti si
rischia quello che io definirei un lato oscurissimo, si rischia di essere ascoltati, e che
sia senza gravi conseguenze come un'informazione di marketing, o che sia spionaggio
politico, un Grande Fratello, entrambi non sono giusti, e l'unica soluzione è la
protezione della sfera privata e la sicurezza.
Domanda 22
Ho sentito dire che non abbiamo bisogno di fibre ottiche, ma di creatività. E' vero, o
cosa intendeva dire?
Risposta
Non ho mai detto che non abbiamo bisogno di fibre ottiche ma solo di creatività. Ho detto
che il problema non è la banda di frequenza, ma il non avere idee nuove e immaginazione a
sufficienza. Avremo senza dubbio le fibre in casa. E' necessario. Ma questo non è un
problema. Il problema è come usare la creatività. Ora sappiamo come portare le fibre in
casa; abbiamo risolto un problema tecnico. Ma non abbiamo spunti su come rendere Internet
interessante, navigabile. Come andiamo in giro? E' un posto molto rumoroso. Come creare
gli agenti; come creare un quotidiano personalizzato? E' una lunga serie di domande, per
le quali non abbiamo risposte, ma il problema non è la banda di frequenza, è la
fantasia.
Domanda 23
Trovo Internet così lento.
Risposta
Internet è lento, perché cresce in fretta. A livello mondiale cresce del 10% ogni mese,
e in alcuni paesi del 10% alla settimana. Nessun sistema è capace di crescere così in
fretta senza essere lento e senza presentare problemi di crescita. Ma quando pensa alla
storia, che cosa è mai cresciuto del 10% in un mese o in una settimana ? Una città ? No.
Nulla. Il tasso di crescita è fenomenale. Internet può essere molto lento, ma tutto
dipende dalla macchina nella quale si naviga, infatti è calibrato piuttosto bene.
Generalmente, è lento quando si usa ad esempio dagli Stati Uniti e ci si collega con
l'Italia, la banda tra l'Italia e gli Stati Uniti è molto stretta. La lentezza non
dipende né dall'Italia, né dagli Stati Uniti. Queste cose si calibrano a ritmi diversi.
Non cambiano tutte nell'ordine giusto al momento giusto.
Domanda 24
Internet, la sua idea di un mondo digitale, non è troppo americana? Ho vissuto in
America, quindi conosco abbastanza bene il modo di vivere e di vedere il resto del mondo
degli americani. Essi pensano che il mondo intero sia come l'America. Non è così, le
differenze sono molto profonde. A dire il vero, direi che l'America è un altro mondo
rispetto all'Africa, all'America Latina, anche all'Europa. La sua idea, per quanto
affascinante e forse alla fine anche vera, non richiederà molto tempo? Come sarà
possibile avere le fibre in tutti i continenti, quando ancora in Italia c'è una gran
confusione, e non c'è neppure il cavo?
Risposta
La questione a mio avviso non è l'America. Ed è ora di mettere da parte questa idea. Ho
scritto un articolo per una rivista elettronica intitolato "Perché l'Europa è così
poco cablata ?" Ricevo tanta posta elettronica da ragazzi che mi dicono che non è
vero che non sono "cablati" e ricevo tanta posta elettronica da gente più
anziana, che invece danno ragione a lei. Quindi in Europa oggi esiste una netta divisione
generazionale. Ciò non mette in pericolo i valori culturali o la comunità locale.
Dobbiamo riconoscere che i giovani non se ne preoccupano, che sono intrinsecamente
mondiali, che sono intrinsecamente digitali. Passo tre o quattro mesi all'anno in Europa.
Sono andato a scuola in Europa. I miei genitori erano europei. Mio figlio abita in Italia.
Sono stato in quasi tutti i paesi del mondo. Quando mettiamo in funzione i computer in
Africa, in Senegal, o sulle montagne del Pakistan vicino all'Himalaya - ne ho messi in
funzione in Sud America e in paesi del mondo dove nessuno andrebbe perché sono
controllati dai "signori della droga" - ho visto ragazzini da cinque a otto anni
districarsi benissimo. Non è un fenomeno borghese, provinciale americano. Ho visto i
ragazzini del Senegal, del Pakistan, della Columbia davanti a un computer come davanti a
un pianoforte. Non penso quindi che sia un fenomeno americano.
Domanda 25
Quindi, praticamente, abbiamo bisogno di adulti con bambini e di bambini che li chiedano
in regalo agli adulti. Abbiamo proprio bisogno di tutto ciò?
Risposta
La domanda vale per qualunque cosa. Persino per l'aria pura. Penso che, come l'aria pura,
lo si voglia. E' proprio come l'aria. Certo, non è paragonabile all'automobile, che ci ha
permesso di andare più in fretta. E' un pochino più etereo, all'inizio sarà in un certo
senso ai margini, si svilupperà solo in certe nicchie, in diversi paesi, ma alla fine,
tra 10 o 20 anni, non dico 100 anni, ci si renderà conto che non sarà molto diverso
dall'aria. Lo si noterà solo quando mancherà.
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