INTERVISTA:
Domanda1
Cominciamo da "Quinto Elemento". Come è nata lidea del film e in che modo
avete lavorato per realizzarlo?
Risposta
Luc Besson aveva scritto una prima sceneggiatura intitolata "Zaltman bleros".
Era allincirca il Natale del 1991 quando mi contattò a Parigi. Besson conosceva
bene i miei album di fumetti: come disegnatore di cartoon ho infatti prodotto una serie di
fantascienza incentrata su Valérian, lagente spazio-temporale, che è piuttosto
nota in Francia e in Italia, e di cui sono usciti già due numeri, e altri ancora
seguiranno. Come dicevo, Besson mi contattò e mi disse: "Sto preparando un grande
film di fantascienza. Ho limpressione che gli americani abbiano copiato un po
troppo dai tuoi album in certi film; io invece intendo assumerti e pagarti per farti
lavorare per me." Era una cosa davvero eccezionale. Ovviamente conoscevo i film di
Luc Besson, anche se non li avevo visti tutti, ma mi piaceva come persona e apprezzavo il
suo talento, e perciò risposi che ero molto interessato allidea.
Domanda 2
Per la realizzazione del film ha collaborato anche con architetti oppure ha lavorato da
solo? La sua immagine fantastica di questa città è nata nel confronto con altre persone
che, nella realtà, costruiscono davvero le città?
Risposta
Assolutamente no. Per la maggior parte i miei disegni iniziali si basavano sulla lettura
della sceneggiatura di Besson, quindi sulle mie idee, sul mio sentimento, sul modo in cui
immaginavo la realizzazione della scena, e poi facevo vedere questi disegni a Luc. Eravamo
dieci disegnatori a occuparci dei costumi, o delle armi, dei veicoli, dei dettagli; io mi
occupavo dei grandi ambienti, è quello che mi è sempre piaciuto di più, ed è per
questo che Besson mi aveva assunto. Così ho immaginato una New York davvero gigantesca,
perché questo era scritto3 nella sceneggiatura, ma in che modo doveva esserlo non era
chiaro. Io ho pensato che poteva essere interessante mostrare una certa New York attuale e
a me ben nota, mantenerla così comè per farla riconoscere, e poi, nel costruire
nuovi edifici, scavare a grandi profondità, sventrare interi palazzi, arrivare a
profondità incredibili per impiantare sottosuoli, parcheggi, e altri elementi del genere,
e in tal modo si potevano ingrandire gli edifici. Poi, di sopra, si aggiungeva il doppio
dei piani, per realizzare uffici giganteschi, come ad esempio, nel film, quello di Zorg.
Si trattava insomma di idee di questo tipo che io suggerivo a Besson, il quale le
accettava dicendo: "E formidabile, la prendo." Quando feci il grande
disegno dellaeroporto di New York, mi ha detto: "Questa immagine tu la vedrai
sullo schermo", e in effetti la si vede perfettamente, corrisponde esattamente al mio
disegno. Altre volte Besson diceva: "No, non è così che vorrei, non lo sento
così," perché non ci chiedeva di disegnare quel che voleva lui, ma faceva una
specie di mercato, e diceva: "Questo? questo sì, mi piace, lo prendo; questo no, non
mi piace; questaltro sì, va bene." Sicché sceglieva le immagini in funzione
della messa in scena, del film che aveva in mente, e devo dire che molte delle immagini
che gli ho proposto sono state mantenute nel film.
Domanda 3
In generale, alcuni scrittori visionari e in generale molta fantascienza hanno anticipato
levoluzione della società. Lei come immagina la città del futuro? In altre parole,
le cose che lei disegna sono come le immagina nel futuro?
Risposta
Credo che un disegnatore di fantascienza, almeno per quanto mi riguarda, si diverta a
sognare un futuro, un mondo possibile, e non si curi di sapere se la realtà che verrà
sarà così o no. Voglio dire che quando disegno delle automobili volanti non mi preoccupo
di sapere come verranno costruite. Nelle mie immagini questo rende bene, e nei film ancora
di più: si preme un pulsante e la macchina vola, ma come si fa a costruirla non mi
interessa minimamente. Per esempio, io ammiro molto i vecchi illustratori italiani e
francesi degli anni fra il 1880 e il 1900, che producevano immagini, anchesse di
fantascienza, relative a unepoca in cui tutti avevano piccole biciclette che
volavano liberamente nello spazio, ed erano vestiti alla foggia del tempo, gli ufficiali
con grandi baffoni, sciabola, elmo e armatura, e le dame in guêpière e abiti col
falpalà. Erano disegni magnifici, e immaginavano che così sarebbe stato nel 1950.
Cè un album meraviglioso di questo tipo. Ebbene, gli autori non si preoccupavano
della realtà, ma proponevano immagini bizzarre, fantasiose, e similmente penso che il
disegnatore di fantascienza prenda visione della realtà attuale, ne estrapoli certi
aspetti e la superi. Ma il futuro sarà veramente così? Non ne so nulla.
Domanda 4
Tutto quel che lei ha immaginato può essere interpretato come una metafora delle reti
informatiche?
Risposta
Io non sono certamente uno specialista di informatica, non possiedo neppure un computer, e
al momento di fare disegni e illustrazioni non mi soffermo troppo sulle autostrade
dellinformazione e le nuove tecnologie. In fondo, sono convinto che ciò che conti
per un disegnatore, lo ripeto, sia presentare in un modo divertente, o meglio, fuori
dallordinario, qualcosa che non sarebbe in alcun modo presentabile, perché non
cè niente di più stucchevole che disegnare un computer, o uno schermo nudo e
crudo, così comè, e con una tastiera che non è nemmeno una macchina da scrivere
di quelle di una volta. Ci sono cose più divertenti da disegnare, e se un semplice
computer è insulso, allora io vi aggiungo tubi enormi, cavi dappertutto, e altri dettagli
complicatissimi. Questa è però una concezione del futuro o della modernità un po
ridicola, nel senso che nella fantascienza si ricorre a particolari che il lettore o lo
spettatore recepisce come elementi assai diversi da ciò che esiste nella realtà. Per
questo si aggiungono cavi, pulsanti, luci, e trucchi del genere per indicare questa
differenza. Se si adottassero i vari particolari come sarebbe veramente logico che
fossero, sempre più semplici, piatti, ridotti, si avrebbero dei tipi di computer
super-computer, che forse fra cinquantanni saranno grandi così, il che è curioso.
Ma disegnarli così non rende, e allora non cè bisogno di trucchi tanto complicati:
almeno i miei personaggi possono andare a passeggio dentro al computer.
Domanda 5
Come entra, oggi, la virtualità nella vita delluomo?
Risposta
Oggi è la virtualità che si cerca di creare nellimmagine, e, di nuovo, nella
fantasia. Forse per la prima volta luomo può davvero dar vita a immagini che
consentono di muoversi allinterno della fantasia del loro autore, e questo è molto
interessante. Allo stesso tempo questo è sempre legato al sogno della macchina, perché
è la macchina ad avere infinite possibilità, e i creatori, da parte loro, la utilizzano
meglio che possono, e da ciò derivano formidabili invenzioni oppure, al contrario,
immagini terribilmente stucchevoli, noiose o con esiti mal riusciti, perché chi sta
dietro a quella macchina evidentemente non è un autore valido. Ciò di cui si ha bisogno,
perciò, è un bravo autore che sappia come far funzionare la macchina, o almeno che
faccia lavorare e collabori con persone in grado di sfruttare al meglio le macchine.
Domanda 6
Questo vuol dire che per luso delle nuove tecnologie è indispensabile conservare
sempre una grande creatività, perché esse di per sé non offrono alcuna possibilità in
più?
Risposta
Il computer è piuttosto stupido, non è vero? Se non gli si dice cosa fare non è capace
di far nulla. Il computer fa ciò che gli si chiede, e perciò se ancora una volta
cè un autore pieno di idee, impartirà i comandi al computer, e se non sa far nulla
creerà dei trucchi insulsi, come la pioggia. Io credo che ciò che conta anzitutto, ancor
prima di saper usare la macchina, è far funzionare quellaltra macchina, il
cervello, che è decisamente più importante.
Domanda 7
Dunque, secondo la sua opinione come sarà luomo del futuro, in una città come lei
lha immaginata?
Risposta
Attenzione: la città del futuro che ho disegnato per Luc Besson è la "sua"
città futura, quella della sua storia. Daltra parte, gli album di Valérian, che
produco assieme al mio amico sceneggiatore Pierre Christin da trentanni, presentano
le "nostre" città del futuro, e qui di solito si passa oltre i confini della
terra, si approda ad altri pianeti, ad altre civiltà. Cè dunque una grande
differenza, perché nel film "Quinto Elemento" cera la sceneggiatura di
Luc Besson, che immaginava una New York del ventitreesimo secolo, e quindi esisteva già
una base ben precisa su cui lavorare, ossia New York, e bisognava fare in modo di
ritrovare lo spirito di New York nel ventitreesimo secolo. Ma quando disegno Valérian che
si muove allinterno di una specie di ONU, cioè di Nazioni Unite dello spazio, su
una sorta di satellite assolutamente gigantesco ancora in costruzione, ancora una volta è
curioso osservare come la realtà insegua e raggiunga la fantascienza, perché la famosa
stazione che adesso si comincia a costruire nei cieli sarà un trucco che comincia
esattamente come una storia da me raccontata venticinque anni fa, in cui si parlava di un
primo satellite che cominciava a orbitare nello spazio, e delle diverse civiltà
extraterrestri che vi si insediavano formando blocchi le une accanto alle altre. Sicché
tutto è possibile. Ma ora, parlando della terra, nelle mie storie inserisco un mucchio di
popolazioni straniere, di extraterrestri, il cui comportamento a volte corrisponde a
quello umano, a volte lo riflette come in uno specchio deformante.
Domanda 8
Molti architetti si sono dedicati a immaginare città del futuro. Lei forse conosce
William J. Mitchell, un americano che ha parlato di città dei bit, e ha scritto un libro
su questa città del futuro. Ci sono molte altre persone che hanno immaginato città
dominate dalle reti informatiche, dove non ci sarà un centro e una periferia, ma tutto si
troverà al centro. Lei cosa ne pensa? Non è questa anche la sua idea? Quale uomo
abiterà queste città, secondo lei, e cosa farà?
Risposta
La differenza fra lidea di quellarchitetto, che non conosco, e le storie che
racconto o i disegni che realizzo è che ciò che mi interessa di più sono sempre i
personaggi. Nel fumetto il mondo esterno è molto importante, ma ciò che conta è in ogni
caso quel che accade ai personaggi, e al cinema è lo stesso. In fondo, se per due ore si
vedesse il protagonista che guida il suo taxi e avanza a zig-zag per le strade, in capo a
un quarto dora ci verrebbe il latte alle ginocchia. Invece, ci interessa sapere se
si innamorerà della ragazza, e cosa succederà dopo. Sono sempre le storie damore
che rappresentano in fondo linteresse principale nel cinema, e così penso che
quando si narrano storie, sia con i fumetti che con i film, ciò che conta è anzitutto la
vicenda dei personaggi, mentre la scena non è che una specie di cornice, importante sì,
ma non essenziale. Un film o una striscia di fumetti incentrati esclusivamente sui
problemi dellarchitettura possono forse somigliare a un saggio molto interessante
scritto da un architetto, ma non fanno certo un romanzo avvincente, e se non succede nulla
ai personaggi per i fumetti è una vera catastrofe.
Domanda 9
Per un europeo come lei, che in gioventù ha lavorato anche negli Stati Uniti, cosa ha
rappresentato quella esperienza in relazione allattività di disegnatore?
Risposta
Devo correggere quel che lei ha detto: non ho lavorato negli Stati Uniti, ma ho certamente
cercato di ricreare gli Stati Uniti ovunque, per due anni ho viaggiato dallest
allovest, e così sono arrivato agli Stati Uniti in unepoca in cui,
allinizio degli anni Sessanta, erano assai meno presenti nella vita europea di
quanto lo siano oggi, i Mc Donalds allangolo del palazzo o la televisione che
trasmette tutti i feuilleton americani fino alla saturazione. Ma a quellepoca
esisteva ancora il mondo così diverso della vecchia Europa, che si stava risollevando
dalla guerra, e per un piccolo francese gli Stati Uniti nel 1960 erano una scoperta
strabiliante. Allora era così, ma io continuo nei miei viaggi, e ogni volta che ritorno,
non solo negli Stati Uniti ma in tutti i paesi, sia che me ne vada a passeggio a Roma, sia
a Firenze, tutto ciò che mi interessa, dai frammenti delle antiche architetture alle
grandi costruzioni moderne, da un ponte sospeso a San Francisco alle rovine di un tempio
romano, tutto questo mi rapisce, e nella mia testa ne faccio altrettante piccole
fotografie: un giorno questo riemergerà nelle mie storie di fantascienza, o forse no.
Ciò che conta, credo, è la curiosità, che per altri disegnatori potrà consistere nello
sfogliare libri: bisogna arricchirsi in tutti i modi possibili, poiché il disegnatore di
fantascienza deve concretizzare un gran numero di elementi, e a tal fine dispone di un suo
universo interiore, ovviamente, che a sua volta si nutre della sua cultura generale. Per
me larchitettura è stata effettivamente importante, quando per la prima volta ho
visto i palazzi di vetro di Manhattan è stata unesperienza straordinaria. Ma oggi,
ormai, a Parigi e ovunque, si trovano quasi le stesse cose, sicché lAmerica non è
più tanto diversa quanto lo era nel periodo in cui imparai a conoscerla.
Domanda 10
Quale sarà il suo prossimo progetto?
Risposta
Per il momento George Lucas o Mr Spielberg non mi hanno ancora telefonato perché lavori
al loro prossimo film, perciò pazienza! Intendo preparare un nuovo album di fumetti con
Pierre Christin, il mio sceneggiatore, e sarà il diciottesimo o diciannovesimo albo di
Valérian, ancora una volta molto diverso dai precedenti, perché cè questo di
straordinario negli albi di fumetti, che la fantascienza, libro dopo libro, può
raccontare storie totalmente differenti ambientate su altri pianeti, in altre epoche,
prima, dopo, con la terra o senza, ed è un vero piacere, un lusso straordinario nel corso
di decine danni poter raccontare delle storie a volte con gli stessi personaggi, e
ogni volta rinnovarsi completamente. E un lavoro appassionante, e ora ho appena
avviato un nuovo album, che impiegherò un paio danni a terminare, e poi vedremo
cosa succederà.
Domanda 11
Secondo lei, come sarà la città del futuro, a prescindere dai disegni e dalla
fantascienza?
Risposta
La città del futuro? Vivendo a Parigi, so per esperienza che se continuerà ad aumentare
il numero di automobili in circolazione per le strade, fintanto che non voleranno la
situazione sarà spaventosa. Perciò sono in favore di città dove luomo, il
terrestre, non importa di dove o di quale paese, sarà un po più ragionevole, e si
preoccuperà di avere meno automobili, meno inquinamento, di vivere più
intelligentemente, e soprattutto di arrivare, in un mondo tanto popoloso, a comprendere le
altre civiltà e a non rinchiudersi in se stesso, e vivere intelligentemente. E forse il
lavoro al computer e la comunicazione diretta senza il bisogno di spostarsi, di prendere
lautomobile per andare a consegnare il proprio lavoro, visto che si può inviare
tutto tramite computer, porterà davvero un reale cambiamento nel modo di vivere. Forse
fra centanni ci si muoverà di meno, se non per puro piacere. Ma io non ci sarò a
vedere tutto questo, se non sbaglio!
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