INTERVISTA:
Domanda 1
Grazie di essere venuto. Vorrei affrontare con Lei il problema dell'accesso alle Banche
Dati. Si tratta di un fenomeno che spaventa, poiché ci sono milioni di dati a cui è
possibile accedere, per esempio, da parte dei poteri centrali dello Stato.
Risposta
Credo che, in realtà, i dati esistano in Internet come esistono anche nel mondo fuori
dalla rete. E' anche abbastanza singolare che ci si preoccupi molto delle informazioni e
dei dati che circolano all'interno della rete, quando, poi, in realtà, ci rendiamo conto
che, per buona parte, questi dati sono gli stessi che circolano anche al di fuori della
rete. La facilità di accesso è importante, ma non deve far dimenticare che molto spesso
ci troviamo ad affrontare dei falsi problemi. Il problema della pornografia su Internet,
ad esempio: si vuole istituire un controllo sulla rete affinché non vengano diffuse
immagini pornografiche, perché non vengano diffuse immagini di violenza, perché non
vengano diffuse istigazioni al compimento di atti teroristici, e via dicendo. Ma dobbiamo
anche renderci conto che, se una persona, oggi, vuole trasmettere con lettera delle
immagini pornografiche, o vuole acquistarle in un'edicola, o vuole trasmettere
informazioni di carattere riservato a chiunque, può farlo. Credo, dunque, che sia
necessario verificare se davvero il problema stia nel contenuto delle informazioni, o se
invece si voglia istituire un controllo generale sul funzionamento di qualcosa che è nato
spontaneamente, e che non ha regole, che non ha padroni e che funziona. Ed è bello
proprio perché non ha regole e non ha padroni.
Domanda 2
Sta avendo luogo un esteso dibattito sul problema della natura confidenziale o
privilegiata dell'informazione. Nella giurisprudenza americana, la Corte Suprema non ha
ancora, esattamente, definito che cos'è il confidenziale. A Suo avviso, la facilità di
accesso ad Internet, può costituire un'implicita rinuncia allo status privilegiato di
informazione?
Risposta
Credo che esistano due questioni in merito a questo problema. La prima questione riguarda
le comunicazioni che possono avvenire da privato a privato, attraverso la rete. L'esempio
tipico è l' E-Mail, uno strumento che ormai viene utilizzato da tutti, perché consente,
a costo zero ed in tempo reale, di trasmettere informazioni anche molto complesse ad un
numero pressoché illimitato di persone. Queste informazioni non posseggono carattere
riservato nel momento in cui vengono diffuse in rete, perché non vi è ancora la
possibilità di utilizzare degli strumenti che garantiscano sufficiente sicurezza riguardo
alla riservatezza di queste informazioni. Allora, da una parte, si chiede la possibilità
di utilizzare degli strumenti di decrittazione o di crittografia che consentano di
mascherare il contenuto dei dati e di rendere sicure le trasmissioni di questi dati da un
utente ad un altro utente. La possibilità di trasmettere queste informazioni avrebbe dei
risvolti straordinari anche dal punto di vista commerciale, perché uno degli ostacoli
allo sviluppo di attività commerciali su Internet deriva proprio dall'insicurezza delle
transazioni. Chi vuole effettuare un pagamento con moneta elettronica e digita il numero
della sua carta di credito, è esposto al rischio che questo numero possa essere
intercettato da qualcuno, e, di conseguenza vi è una certa riluttanza ad eseguire il
pagamento in questo modo. I sistemi di pagamento avvengono attraverso l'attribuzione di un
codice; occorre prima effettuare dei pagamenti o comunque delle modalità in forma
normale, scritta. Questo procedimento genera, ovviamente, un rallentamento ed un ostacolo
allo svilupparsi di comunicazioni più ampie, e anche allo sviluppo del mercato che la
rete offre. La ragione per la quale non si vuole che vi sia possibilità di trasmettere
informazioni criptate, nasce, appunto, dalla preoccupazione che attraverso i codici
crittografici possano essere trasmesse delle informazioni che siano contrarie alla legge.
Come se trasmetterle attraverso la lettera non fosse consentito. Alla prima parte della
Sua domanda credo si possa rispondere che è soltanto attraverso la concezione delle
comunicazioni tra un soggetto ed un altro come comunicazioni private, con tutti i diritti
di tutela della privacy esistenti per la corrispondenza, che si può affrontare
correttamente il problema. Quindi: sì all'uso di strumenti di crittografia, e no
all'illusione di poter controllare l'intera rete. Per quanto riguarda l'accesso ai Data
Base su Internet, si tratta di un problema più complesso e che riguarda anche il modo
attraverso il quale le informazioni sono diffuse. Se ho ben inteso la Sua domanda, Lei mi
diceva: una volta che sono state diffuse gratuitamente delle informazioni, può lamentare
qualcosa chi ha diffuso queste informazioni su Internet? Ecco: la legge gli consente di
farlo. Soprattutto la direttiva che è stata introdotta in sede comunitaria che riguarda
la tutela dei Data Base, dà la protezione assoluta a tutte le informazioni,
indipendentemente dal fatto che vengano diffuse gratuitamente o dietro corrispettivo.
Nella prassi, però, non è così. In fondo, se si applicassero rigorosamente le regole
della direttiva, chiunque utilizzasse Internet commetterebbe una violazione della legge. E
questo è un paradosso!
Domanda 3
Come è elaborato, nella normativa vigente, il problema dell'autorizzazione?
Risposta
Su questo argomento, ci sono due mondi a confronto, uno dei quali è il mondo americano,
il sistema statunitense. Le Banche Dati sono protette, nel sistema statunitense, soltanto
quando il contenuto delle informazioni è diffuso e protetto dal diritto d'autore. Se si
diffondono delle immagini che son coperte da copyright, è evidente che quest'ultimo
protegge la diffusione di queste immagini. Il problema è che le Banche di Dati
raccolgono, normalmente, degli elementi solamente fattuali: degli elenchi, delle cifre; ma
non sono opere che siano proteggibili in quanto opere dell'ingegno; non vi è uno sforzo
creativo nell'elenco dei nomi degli abbonati al telefono o nelle prestazioni dei giocatori
di baseball o in qualunque altro dato di questo genere. Sono dati che riguardano fatti.
Questi dati non sono protetti di per sé. La tutela del copyright riguarda la selezione,
l'assemblaggio e il modo in cui vengono diffuse queste informazioni. Nel sistema
comunitario, invece, si è voluta attribuire una tutela più ampia: non si protegge
soltanto l'assemblaggio, la selezione che presenta dei caratteri di creatività, ma si
protegge la Banca Dati in sé, in quanto frutto del lavoro, della fatica, "del sudore
della fronte" - una teoria che negli Stati Uniti è stata espressamente superata e
negata dalla Corte Suprema -, perché si vuole tutelare il lavoro di chi ha compilato la
Banca di Dati. Se partiamo da questo presupposto, qualunque utilizzazione di una Banca di
Dati viene considerata una violazione di questo diritto "sui generis", che è in
capo al compilatore della Banca Dati, indipendentemente dal fatto che vi sia
un'autorizzazione. Nel sistema, invece, statunitense l'autorizzazione tacita da parte di
chi diffonde gratuitamente delle informazioni in rete, viene considerata come esimente per
qualsiasi uso. Poi, vi sono delle eccezioni al divieto, che riguardano l'uso per
finalità, "educational" o "no profit", che sono, anche queste, più
ampie nel sistema statunitense che nel sistema europeo. Ci si potrebbe porre una domanda:
la direttiva sulla Banca Dati è stata emanata pochi mesi fa ed è un modello molto
restrittivo. Il sistema statunitense è un sistema più liberista. Negli Stati Uniti
l'industria dell'informazione ha avuto un boom straordinario, probabilmente anche perché
queste regole non impedivano, non costringevano, il mercato. Gli operatori che si
affacciano sul mercato europeo, si trovano a dover lottare con un sistema nel quale ogni
utilizzazione potrebbe essere in contrasto con la legge. L'esperienza ci dirà se la
scelta della Commissione sia stata una scelta intelligente.
Domanda 4
L' "Electronic Communication Privacy Act", che, in seguito alla sentenza
della Corte Suprema da Lei citata, regola la materia dell'autorizzazione, è del 1986.
Dieci anni di sperimentazione del metodo liberista sul mercato americano ha prodotto
effetti indubbiamente espansivi del mercato stesso. Staremo a vedere se l'interpretazione
maggiormente restrittiva della Comunità Europea faciliterà o meno lo sviluppo della
comunicazione. L'utente delle reti informatiche diventa anche un trasmettitore di
messaggio, non solo un fruitore.
Risposta
Questa è la grande rivoluzione, non soltanto giuridica o tecnologica, ma anche
filosofica, della rete. Qualcuno ha parlato, a questo riguardo, di "prosumer",
che è una crasi tra il "producer" e il "consumer". In effetti, questo
è veramente ciò che consente la rete. Se noi cerchiamo delle informazioni sulla rete, ci
rendiamo conto che queste informazioni non provengono da organi ufficiali. La bellezza
della rete è che qualunque appassionato di Quentin Tarantino metterà in rete delle
informazioni sul suo regista preferito. Saranno informazioni ricercate con la pignoleria,
con la capacità di andare a fondo, di trovare le cose anche più indiscrete, più
singolari, più marginali, che soltanto un vero appassionato possiede e che mette in
comunicazione con tutto il mondo, che diffonde da per tutto, soddisfacendo quel desiderio
di essere autore e di venir pubblicato che qualunque autore possiede. In fondo, se noi
pensiamo a quanti autori esistono al mondo e quante barriere hanno incontrato per
diffondere le loro opere perché l'industria editoriale non consentiva loro di
pubblicarle, oggi, la rete, consente a chiunque sia autore, di pubblicare le proprie
opere, di raggiungere immediatamente milioni di consumatori. Una preoccupazione sorge in
questo momento: che chi gestisce l'informazione, le società che introducono informazione,
non finiscano col trasformare la rete da strumento bidirezionale in strumento
unidirezionale. Quando si sente parlare di cablaggio a larga banda che avviene in una sola
direzione, con cavi in fibra ottica a larga banda, i quali consentono la trasmissione di
grande massa di informazioni, quindi anche di filmati, nel vero multimediale - non di quel
multimediale un po' tendente allo straordinario ma che provoca qualche delusione -,
presuppone che ci siano delle reti a larga banda. Quando, invece, si legge che viene
operato un cablaggio con reti a larga banda in una direzione e con il solito doppino di
rame della comunicazione telefonica nell'altra direzione, allora, vediamo che la
concezione che si ha dell'informazione è quella di un consumatore stupido: d'un utente
che non può diffondere informazione, ma al quale è offerta soltanto la possibilità di
scegliere tra il pacchetto che gli è stato preparato, l'informazione che gli è stata
propinata. E' come dargli un telecomando elettronico, niente di più. Aumenta la scelta,
aumenta la varietà, ma si può solo recepire l'informazione. Perché la rete funzioni e
perché la rete mantenga la sua forza rivoluzionaria, anche dal punto di vista filosofico,
è necessario che sia assicurata la possibilità che questa diffusione di informazioni in
ambedue le direzioni continui ad esserci e si sviluppi.
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