Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

John Lasseter

Roma, 07/02/99

"I grandi film di animazione? Opera del genio, non dei bit"

SOMMARIO:

  • Toy Story e A Bug’s Life sono stati interamente pensati per essere realizzati al computer (1).
  • A Bug’s Life contiene un messaggio sulla crescita individuale e sulla unicità di ogni vita sul pianeta terra (2).
  • Secondo Lasseter le scene di paura interessano i bambini e sono educative nella misura in cui il protagonista principale, quello in cui i bambini si identificano, la esorcizza e la supera (3).
  • A Bug’s Life è stato realizzato tre anni dopo Toy Story. Tre anni fondamentali in cui la tecnica è avanzata a tal punto da consentire la realizzazione dei paesaggi naturali di A Bug’s Life, molto più difficili da creare che quelli presenti in Toy Story (4).
  • L'intervistato racconta come è nata la sua passione per il cinema di animazione e la sua esperienza di lavoro con la Disney (5) (6).
  • Lasseter ritrova tre elementi ricorrenti nei suoi film: l'amore per i grandi personaggi, l'animazione di oggetti inanimati e il fatto di presentare al pubblico qualcosa di molto familiare ma in un modo completamente nuovo (7).
  • Secondo l'intervistato ciò che rende eterno un film sono la storia e i personaggi non le tecniche utilizzate (8).

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INTERVISTA:

Domanda 1
A Bug’s Life è un vero film, non un semplice esercizio tecnico. Crede che avrebbe potuto realizzare lo stesso film, con gli stessi contenuti, anche con altre tecniche?

Risposta
Tutte le nostre storie, Toy Story e A Bug’s Life, potevano essere realizzate solo con l’animazione digitale. Come artista, questo strumento mi affascina. Ci lavoro fin dal 1981. E ho notato che il mio gusto per quanto riguarda le storie e anche gli stili artistici si è evoluto verso opere che sono adatte all’animazione digitale. Quindi la scelta dei giocattoli per Toy Story e degli insetti si presta benissimo a questo strumento. E la mia speranza è che quando il film sarà finito la gente dirà: "Se questo film avesse avuto attori reali, non sarebbe stata la stessa cosa; se fosse stato un cartone animato, non sarebbe stata la stessa cosa, se fosse stato un film con dei pupazzi, non sarebbe stata la stessa cosa". Queste storie sono nate per questo strumento, per l’animazione grafica al computer.

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Domanda 2
Quali sono le storie che vuole raccontare ad un pubblico di bambini e adolescenti, ma anche di adulti?

Risposta
Nei miei film, mi piace raccontare storie che abbiano un contenuto. Non mi piace martellare le persone con un messaggio. Ma questa è una storia sulla crescita individuale, di personaggi che scoprono chi sono e si ritrovano soddisfatti, felici di essere quello che sono. In A Bug’s Life nessuno dei personaggi è perfetto. Ognuno ha dei difetti. Ma nel corso del film non è che eliminino questi difetti, li accettano semplicemente. Io penso che questo sia un messaggio molto importante da trasmettere ai bambini. Ognuno è un essere unico. Ognuno è grande. Nessuno è meglio degli altri. È quello che uno fa di sé stesso che è importante. È quello che uno fa della propria vita e come influisce sulla vita degli altri. Penso che questa sia una cosa importantissima.

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Domanda 3
Dietro Bug’s life ci sono grandi tematiche, per esempio quella della paura. Il tema della paura è spesso affrontato in diversi suoi film: raccontarla è un modo di esorcizzarla?

Risposta
In entrambi i nostri film, Toy Story e Bug's Life, ma soprattutto in A Bug’s Life, ci sono momenti paurosi. Perché io penso che ai bambini piacciano le cose che li spaventano fino a un certo punto, e credo fermamente che sia importante mostrare ai bambini come superare le loro paure. E in A Bug’s Life le cavallette fanno molta paura e una in particolare mette molta, molta paura. E in qualche modo abbiamo cinematograficamente appaiato il personaggio più spaventoso del film con la Principessa Dot, il personaggio con cui i bambini si identificheranno di più. Nel film si incontrano tre volte. La prima volta lei è la vittima e viene portata sempre più vicino a questo personaggio che la spaventa più di tutti. La seconda volta se ne allontana e in qualche modo, ne ha paura ma riesce a controllarsi. La terza volta rimane lì di fronte a lei, non ne ha più paura; anzi le dà un pugno sul naso. E quello che è bello in questa scena è che i bambini ci si possono identificare, vedendo che c’è qualcosa che spaventa la Principessa e lei diventa coraggiosissima e supera la paura. Io penso che sia molto bello riscattare i bambini dalle cose che li spaventano e far loro superare le paure.

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Domanda 4
Qual è il punto forte di A Bug’s life, in particolare rispetto a Toy Story?

Risposta
La differenza principale tra Toy Story e A Bug’s Life è che la trama di A Bug’s Life è la classica storia del film epico del buono contro il cattivo. È una storia più classica. Toy Story era un film sull’amicizia. Non c’era tanto la presenza del cattivo, era piuttosto la storia di due personaggi che non vanno d’accordo e che sono costretti a stare insieme, e alla fine questo rapporto cambia la vita ad entrambi. A Bug’s Life parla di questo personaggio che vuole fare del bene e alla fine riesce a cambiare il mondo intorno a lui in maniera meravigliosa e a sconfiggere i cattivi. Dal punto di vista tecnico la differenza è fenomenale. È enorme. Sono passati tre anni da quando è uscito Toy Story e in questi tre anni il progresso della tecnologia informatica è stato immenso. Ma in tutti i nostri film lo sviluppo della tecnologia è indotto dalla storia. E la storia di A Bug’s Life si svolge nel mondo della natura. Un ambiente naturale è molto più difficile da realizzare di un ambiente creato dall’uomo, quindi abbiamo dovuto fornire il supporto tecnologico e il software e perfino l’hardware per poter realizzare A Bug’s Life. Sarebbe stato assolutamente impossibile creare A Bug’s Life tre anni fa quando abbiamo fatto Toy Story. Assolutamente impossibile. E abbiamo dovuto veramente inventare nuovi strumenti tecnologici per realizzarlo. Penso che il pubblico si sia accorto di questa differenza. A me piace mettere il pubblico nella posizione di consapevolezza che quello che si vede sullo schermo non è reale. Che si tratta di un’animazione. Di un mondo di fantasia. Il pubblico lo sa. Ma sembra tutto talmente vero! So che non è vero, ma sembra così vero. Penso che questo faccia parte del valore di intrattenimento che possiamo offrire al pubblico usando questo mezzo nel modo in cui lo usiamo noi alla Pixar.

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Domanda 5
Come è nata la sua passione per il cinema di animazione?

Risposta
Penso che la passione per il mestiere di animatore, per fare questo genere di film, mi sia venuta da bambino. Mi sedevo sempre davanti alla televisione a guardare i cartoni animati. Me ne stavo a un metro dalla televisione a mangiare corn flakes. Questa era la mia vita. E poi scoprii che c’erano persone che di mestiere disegnavano i cartoni animati, così decisi che da grande volevo fare questo mestiere. E la mia benedizione fu che mia madre era insegnante di disegno. Ha insegnato disegno in un liceo per 38 anni. E ha sempre pensato che essere artisti fosse un mestiere nobile. Di questi tempi in tutto il mondo le scuole hanno meno soldi rispetto al passato e la prima cosa che scompare dai programmi è ciò che riguarda l’arte. Per me il pensiero creativo in un essere umano, che sia un artista, un uomo d’affari, un avvocato, un politico, un grande calciatore, è la facoltà di pensare in maniera diversa da tutti gli altri. Questo rende le persone straordinarie, le rende capaci di fare cose che non sono state mai fatte. E per me questo è entrare nel mondo dell’animazione, é questa forma di creatività che mi spinge a fare le cose. E' il fare delle cose che nessuno ha mai fatto. Penso sia questo uno dei motivi per cui inizialmente mi sono entusiasmato all’animazione grafica col computer. Era una cosa nuova. Basta vedere quello che si può fare ora e che prima era impossibile. E la mia mente si è messa a galoppare pensando a tutte le possibilità, ho anche imparato che con la creatività bisogna fidarsi dei propri istinti, delle proprie sensazioni.

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Domanda 6
Lei è passato alla Disney, ne è uscito, e ora ci torna con questo grande film. Cosa scopre di nuovo, oggi, alla Disney?

Risposta
Mi piace moltissimo lavorare alla Disney. Penso che sia bellissimo. Ho lavorato a stretto contatto con due brillanti capi servizio della divisione animazione della Disney. Due geni. Quello che hanno di creativo, per me, è il fatto di avere lo sguardo sempre fresco. Uno lavora così tanto a una cosa e ci arriva così vicino. E loro sono quelli da cui io vado, i miei colleghi, e loro guardano il mio lavoro e mi dicono come posso fare a migliorarlo, e per questo ho veramente una grandissima ammirazione per loro. Adoro lavorare alla Disney. Fa così parte di me perché il genere di storie che hanno sempre raccontato è proprio il genere di storie che mi piace raccontare: quelle storie che sono sia per i bambini che per gli adulti, in cui c’è molto cuore e sono divertenti. E ora la compagnia è così piena di energia, così capace di stimolarci a portare le cose a livelli sempre più elevati, sempre nuovi. Lavorare a un film d’animazione che porta il nome di Disney sopra, voglio dire, non si potrebbe chiedere niente di meglio.

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Domanda 7
Quali elementi dei suoi corti ritornano nei lungometraggi?

Risposta
Se ci sono temi simili, è probabilmente perché il mio subconscio continua a venire fuori. In primo luogo, mi piacciono i grandi personaggi. All’interno di un film, che si tratti di un filmino breve o di un film per il cinema, mi piace che ci sia una crescita del protagonista, perché penso che sia per questo aspetto che il pubblico possa provare qualcosa per il personaggio: quando vede un’evoluzione del personaggio. Mi piace fare personaggi attraenti che piacciano al pubblico fin dall’inizio, e mi piacciono anche gli oggetti inanimati. Questo è un tema ricorrente. Dare vita e personalità a oggetti fatti dall’uomo è una cosa che mi piace moltissimo. Ma nel caso bellissimo di A Bug’s Life è il mondo degli insetti che cattura il pubblico. Un’altra cosa che mi piace moltissimo è presentare al pubblico qualcosa di molto familiare in un modo che a loro appare completamente nuovo. Trovo che sia fantastico.

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Domanda 8
Cosa prevede per il suo futuro, quali nuovi lavori?

Risposta
Il prossimo film a cui stiamo lavorando è Toy Story II. È entusiasmante per me come regista tornare indietro e fare una nuova storia con vecchi personaggi. E' stato infatti un lavoro lungo e duro realizzarli. Quando finisce un film, non sono più delle creazioni, sono come degli amici. Ed è buffo tornare a trovare i nostri amici in Toy Story II. Ed è entusiasmante lavorare con questa nuova tecnica della computer grafica, perché i computer sono i nostri strumenti. I computer non creano le animazioni digitali. Sono le persone che le creano gli artisti, gli animatori, i registi che, usando il computer, fanno questi film. Quello che c’è di entusiasmante riguardo a questa tecnica è che siamo appena agli inizi. Sappiamo tutti quanto avanzi velocemente il progresso nella tecnologia informatica. Ogni anno, ogni 2, ogni 3 anni, escono nuovi computer. Più potenti, economici, con più memoria. Questi sono i nostri strumenti. Quindi: come sarà il futuro? Beh, il mondo delle immagini sarà molto più complesso. Saremo in grado di fare cose che ora non riusciamo a fare. Non posso prevedere come sarà perché, sono le storie che mi spingono a creare, e aspettare l’ispirazione per storie nuove per me è una cosa entusiasmante. Ma so che in futuro saremo in grado di creare immagini che vanno al di là della nostra immaginazione, proprio come con Toy Story, quando è uscito era una cosa che nessuno aveva mai visto prima. A Bug’s Life: non si era mai visto niente di simile. Fra dieci anni guarderemo indietro a Toy Story e A Bug’s Life e le immagini ci sembreranno così semplici confronto a quello che si farà allora. Ma ci si divertirà ancora con la storia e i personaggi esattamente come quando si guarda un film di Buster Keaton o di Charlie Chaplin. Biancaneve e i sette nani ha 60 anni. Sembra vecchio, ma i miei figli guardano Biancaneve affascinati. Spero che i nostri film siano come questi. Sono la storia e i personaggi a rendere eterno un film.

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