Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Jaron Lanier

Bruxelles, 8 marzo 1998

"Senza interazione vivremmo nell'assurdità. La realtà virtuale come strumento di condivisione di nuovi mondi"

SOMMARIO:

  • Poiché la realtà virtuale necessita un elemento di invenzione, è necessario creare una cultura della realtà virtuale; e tale processo di creazione ha probabilmente bisogno di tempo per poter essere sviluppato in tutte le sue potenzialità. In questa prospettiva sarà necessario sviluppare un'interfaccia di qualità tale da poter realizzare realtà virtuali complesse (1);
  • l'interfaccia ha il compito di presentare l'informazione in modo chiaro in tutta la sua complessità, dovrà essere in grado, in futuro, di farci comprendere la complessità di un mondo che non conosciamo (2).
  • Questo mondo nuovo è la realtà virtuale, e per essere tale ha bisogno di interazione fra persone. Il sogno è una dimensione assolutamente soggettiva e irripetibile, mentre la realtà virtuale, lungi dall'imitare il sogno, è un mezzo che permette alle persone di socializzare: è una esperienza sia fisica (perché condivisa dalle persone), sia fluida come l'immaginazione (3).
  • VPL Research è la società di realtà virtuale che Lanier ha creato all'età di vent'anni, successivamente acquistata dalla SUN Computer (4).
  • In un sistema di realtà virtuale si vuole creare una tecnologia che imiti gli aspetti biologici e cognitivi dell'essere umano, e per ogni organo sensorio dell'esser umano ci potrebbe essere un congegno corrispondente nella realtà virtuale. Ma il corpo umano è molto complesso, e non ha bisogno di tali supporti poiché il cervello umano è dotato di immaginazione (5).
  • Tutto ciò che possiede un significato profondo viene espresso nel linguaggio dei sensi, e la realtà virtuale permette di esplorare sensazioni che non sono mai state percepite prima (6).
  • Il problema dei disabili è molto sentito nel mondo della realtà virtuale, e in termini di applicazioni gli approcci sono diversi a seconda del tipo di handicap con cui ci si confronta (7).
  • E' estremamente interessante costruire computer che siano espressivi, e se si vogliono realizzare macchine espressive si deve guardare alla storia degli strumenti musicali; uno strumento musicale sfrutta un serbatoio di intelligenza a cui, di solito, l'essere umano non ha accesso (8).
  • Lanier sostiene di voler realizzare congegni complessi come gli strumenti musicali per creare mondi virtuali seri (9).
  • Lanier descrive in che modo lavora per un concerto: l'interesse è sempre quello di scoprire la facoltà di improvvisazione di un computer (10),
  • e l'interazione coincide con l'idea di significato (11).
  • Lanier spiega che quando sostiene che il computer non esiste intende dire che esso non è una struttura autonoma, e che 'vive' nella misura in cui è l'uomo ad attribuirgli delle qualità (12).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Per iniziare, vorrei chiederLe quale pensa che sarà il futuro della realtà virtuale?

Risposta
Per molti versi la realtà virtuale è appena nata, ed è una tecnologia con cui la gente deve inventare il contenuto di un mondo virtuale per essere in grado di esprimersi o creare strumenti utili. Per questa ragione è fondamentalmente diversa da molti altri media del passato. Per esempio, con i film si può puntare una telecamera sul mondo reale e tutt'a un tratto avere un certo contenuto. Con la realtà virtuale, viceversa, è necessario un elemento di invenzione. E ciò significa che ci vorrà molto tempo per sviluppare gli strumenti della realtà virtuale, non è qualcosa che può succedere all'improvviso. Il vero problema del futuro della realtà virtuale non è il progresso della tecnologia perché questo avverrà in un modo abbastanza prevedibile; il vero problema è creare una cultura della realtà virtuale. Potrebbe volerci molto tempo, per via di questo processo di creazione. Ora stiamo cominciando a sviluppare nuove tecnologie che hanno la capacità di afferrare, per così dire, il mondo tridimensionale e metterlo automaticamente nella realtà virtuale, in maniera analoga a una telecamera. Cominceremo prima o poi a vedere gli stessi fenomeni di realizzazione di soggetti immediati e realtà virtuale. Anche in questo modo il nucleo della realtà virtuale non è il contenuto immediato ma questo tipo di contenuti inventati, creati, a cui la gente deve arrivare a partire dalla propria immaginazione. Per poter realizzare ciò dobbiamo sviluppare nuovi strumenti che finora non siamo stati in grado di immaginare. Proprio ora, per creare un mondo virtuale ci si deve sedere al computer - in genere un vecchio tipo di computer convenzionale, con una tastiera e uno schermo- e si deve progettare il mondo virtuale pezzo per pezzo; elaboriamo una superficie, le diamo un motivo e un colore, realizziamo qualcosa che si muova... ci sono così tanti dettagli a cui pensare che, effettivamente, si sono fatte pochissime creazioni di realtà virtuale di buona qualità. C'è semplicemente troppo lavoro da fare. Quindi, forse, la cosa più decisiva per il futuro della realtà virtuale sarà la qualità degli strumenti, e quella di possedere buoni strumenti è veramente una questione aperta. Personalmente credo che in futuro avremo strumenti che non somiglieranno alle interfacce utenti dei programmi informatici convenzionali a cui siamo abituati, ma avremo una qualità molto diversa. Quello che spero è di riuscire a realizzare qualcosa di simile a uno strumento musicale, un tipo di interfaccia su cui si possa improvvisare per creare dei soggetti rapidamente. Ma questo è un sogno molto, molto difficile da realizzare.

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Domanda 2
Questa interfaccia potrà essere facile da usare?

Risposta
La questione di quanto siano buone le interfacce utenti o di quanto siano facili da usare è probabilmente una delle questioni più importanti, in generale, per il futuro dell'umanità. Sappiamo già che possiamo produrre sempre più tecnologia, e producendo più tecnologia produciamo maggior complessità. Nei sistemi informatici attuali, il fattore che limita la possibilità di utilizzazione di un sistema informatico di solito non è la potenza del computer in sé, ma piuttosto la complessità del computer o della rete di computer; la complessità va oltre le capacità di gestione che ha il cervello umano. I programmi sono molto complessi e diventa molto difficile modificarli. Un ottimo esempio di questo è il problema del 2000: questa questione veramente irrisoria, di come rappresentare gli anni nei computer, ha prodotto così tante spese e così tanti problemi semplicemente perché per noi è difficile capire cose complesse come i programmi per computer, o i network, o qualsiasi altra tecnologia complessa che abbiamo ritenuto necessaria. Ad un certo punto raggiungeremo il limite della complessità che riusciamo ad affrontare, ma per trovare questo limite dobbiamo presentare l'informazione sulla complessità nella maniera più chiara possibile, e questo è il compito dell'interfaccia. In futuro, quindi, guarderemo i nostri computer in maniera del tutto diversa; dovremo avere un modo per osservare cosa succede nei nostri computer che renda comprensibile questa complessità. Penso che quello che vedremo sarà radicalmente diverso da tutto quello che abbiamo visto finora. Se si pensa alla mente umana, dobbiamo ricordare che la mente umana si è evoluta nella natura, si è evoluta per svolgere determinati compiti. Siamo molto bravi a muoverci nello spazio fisico perché siamo abituati a farlo. Abbiamo un tipo di memoria che è molto associata agli ambienti fisici. Ci sono altri aspetti dell'esperienza che sono molto importanti per la comprensione e la memoria, come l'odore, che può evocare ricordi molto bene. Ma quello dello spazio fisico è un aspetto che dominiamo molto bene, per il quale ci siamo evoluti naturalmente, ed è capace di rappresentare la complessità, cosa che non può fare l'odore, per esempio. Ho l'impressione che, in futuro, quando guarderemo la rappresentazione di un programma di computer o di una rete o un grosso database o una cosa del genere, quello che vedremo sarà qualcosa di simile a una città in cui possiamo abitare; è qualcosa che sarà un'esperienza totale nella realtà virtuale. In questo momento può sembrare un'idea ai limiti dell'immaginazione, può sembrare qualcosa che ha più a che vedere con lo svago che con l'economia o la scienza, ma è quello per cui la mente umana è adatta e, quindi, credo che sia sensato dire che questo è esattamente quello che vivremo in futuro.

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Domanda 3
Una riflessione sui problemi e le prospettive dell'interazione negli spazi virtuali...

Risposta
In base alla mia esperienza, la realtà virtuale non ha senso se è usata da una sola persona. Se dev'essere usata da una persona sola, allora è molto più piacevole sognare a occhi aperti, o sognare semplicemente. È veramente assurdo passare per le complicazioni della realtà virtuale, perché per quanti progressi faccia la tecnologia della realtà virtuale, non si raggiungerà mai la bellezza dei sogni, anche semplicemente in termini di qualità. D'altra parte, se si pensa alla realtà virtuale come a un mezzo che esiste tra le persone, allora diventa veramente interessante. Uno dei modi per spiegare questo processo è considerare la psicologia dei bambini. Credo che quando i bambini sono molto piccoli non distinguono la fantasia dalla realtà, e uno degli effetti di questa confusione è che ogni volta che immaginano qualcosa, essa sembra vera, e c'è una gratificazione enorme per l'immaginazione. Ciò dà ai bambini quella qualità meravigliosa che è l'immaginazione, che è una grande fonte di ispirazione. Li rende anche padroni, in un certo senso, perché diventano il centro del loro stesso universo, e questa doppia qualità di immaginazione e ego si trova spesso anche negli artisti. Comunque, arriva un momento, nella vita di ogni bambino, in cui viene a conoscenza di un'informazione tremenda, ossia che di tutti i mondi possibili che il bambino può immaginare ce n'è uno solo in cui può vivere e in cui non è solo: il mondo nel quale la loro mamma è vera, il cibo è vero. E questo mondo è il mondo fisico. Di tutti i mondi possibili, è, per l'appunto, l'unico in cui il bambino è un esserino rosa, indifeso, che si sporca e si vergogna; ed è umiliante per un bambino, è una scoperta terribile e inaccettabile. È una tremenda sfortuna. Ora, quando i bambini sentono parlare della realtà virtuale, quello che pensano è, credo: "Aspetta un po', ecco una via d'uscita".

Da una parte, la realtà virtuale viene condivisa dalla gente proprio come il mondo fisico, esistono intermediari esattamente come nel mondo fisico, come qualcosa di oggettivo. D'altra parte, la realtà virtuale è fluida come l'immaginazione ed è l'unica realtà che abbia queste due caratteristiche allo stesso tempo. Ora, se si comprende questa interessante combinazione di caratteristiche, penso che si comprenda anche in che modo, in futuro, la gente userà collettivamente la realtà virtuale per socializzare. Lo scopo della realtà virtuale sarà di far sì che le persone condividano il senso dell'immaginazione, il senso della loro esperienza interiore che non si può esprimere totalmente a parole, non si può esprimere totalmente con le immagini, che deve essere compresa come un'esperienza completamente condivisa. Questa è una cosa che non era mai esistita; e quello che spero è che darà alle persone una nuova sensibilità, in cui certi aspetti della creatività dell'infanzia verranno portati avanti nell'età adulta.

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Domanda 4
Può parlarci del progetto VPL della SUN?

Risposta
Quando ero più giovane, quando avevo vent'anni, facevo ricerche sulla realtà virtuale e per caso, senza volere, ho messo su la prima società di realtà virtuale; si chiamò VPL Research. Abbiamo creato i primi guanti e venduto i primi apparecchi da mettere sulla testa, che chiamavamo 'eyephones'; i guanti si chiamavano 'data gloves'. Abbiamo creato tutti questi altri apparecchi e ne abbiamo venduti molti in tutto il mondo. Siamo stati il punto di partenza per centinaia di laboratori che costruiscono realtà virtuale, gli abbiamo fornito i primi strumenti. Era un'esperienza tremendamente redditizia, e folle; io avevo circa vent'anni. Tutti gli altri si divertivano, io lavoravo e realizzavo questo. Poi ho avuto problemi con dei francesi che avevano investito nella mia società. Per farla breve, ho deciso di lasciare tutto perché gli investitori francesi erano pazzi. E poi le cose si sono complicate e ci sono state diverse azioni legali quando io non c'ero. Circa sei mesi dopo, la SUN Computer ha comprato la mia vecchia società, e penso che sia molto interessante combinare il mio vecchio lavoro sulla realtà virtuale con quello che sta facendo la SUN con Java. Penso che da questa fusione ne verrà fuori una nuova!

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Domanda 5
Cosa pensa delle periferiche virtuali, come i guanti e i vestiti, per viaggiare all'interno della realtà virtuale?

Risposta
In una sistema di realtà virtuale quello che si vuole fare è creare tecnologia che sia uno specchio esatto degli aspetti biologici, fisiologici e cognitivi dell'essere umano. Un modo per immaginare questo è pensare a degli alieni che atterrano e visitano un ufficio di notte e osservano gli strumenti che usiamo e cercano di usarli per scoprire come siamo fatti. Probabilmente penserebbero che ogni persona ha un grande occhio rotondo che si appiccica allo schermo e centinaia di piccole cose a forma di matita che colpiscono la tastiera. Nessuna delle caratteristiche del computer ci dice qualcosa sulle caratteristiche fondamentali dell'essere umano. D'altra parte, con il sistema della realtà virtuale, se loro guardassero a un sistema di realtà virtuale, saprebbero dettagliatamente parecchie cose su come è fatto un essere umano, come siamo formati, come percepiamo il mondo. Per ogni organo sensorio e motore dell'essere umano ci potrebbe essere un congegno corrispondente nella realtà virtuale. Questo non è del tutto possibile perché il corpo umano è piuttosto complesso; siamo in grado di farcela anche solo con una soluzione parziale, e questo perché il cervello umano adora l'illusione della realtà. Mi spiego: io suppongo che qui ci sia un mondo reale ma, come scienziato, so anche che non si può conoscere perfettamente questo mondo reale e, soprattutto, è vero che gli organi sensoriali umani non lo percepiscono completamente. Ciascuno dei nostri occhi ha un grande punto cieco, da cui non si può vedere assolutamente niente, e non si è mai consapevoli di questo punto cieco, perché il cervello immagina e riempie il buco. Questo è solo uno dei moltissimi esempi di come il cervello lavori duro per far sembrare che la sua percezione funzioni meglio di quanto non faccia in realtà. E, quindi, quello che dobbiamo fare è dare al cervello abbastanza informazioni con i nostri diversi apparecchi, come i guanti e gli occhiali, in modo che il cervello creda nel mondo virtuale; a patto che si raggiunga questo standard, il cervello poi fa il resto del lavoro per noi e possiamo cavarcela con apparecchi che non sono perfetti.

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Domanda 6
Pensa che in futuro avremo la possibilità di vedere della periferiche guidate dal nostro cervello?

Risposta
Questa è una domanda interessante ed è una cosa a cui hanno pensato in molti, me compreso.

È possibile interfacciare direttamente la realtà virtuale col cervello, invece che attraverso questi apparecchi come i guanti e gli occhiali? La prima cosa da capire è che la comprensione del cervello è influenzata dai media a cui siamo abituati. Quindi pensiamo al cervello come a un computer, agli occhi come a una telecamera e all'orecchio come a un microfono. Ma il paragone, in realtà, non è giusto perché è impossibile spegnere gli organi umani. Quello che succede è che, quando si nasce, il cervello non è ancora completamente formato, ed è attraverso l'esperienza dell'occhio che il cervello si forma. Questo significa che l'occhio non è solo un apparecchio inserito nel cervello ma piuttosto che l'occhio crea il linguaggio visuale del cervello. Ciò significa che se si volesse evitare l'occhio e collegarsi direttamente col cervello per poter comunicare visivamente, si dovrebbe comunque creare un occhio simulato, perché l'occhio fornisce il linguaggio naturale delle immagini.

In certi momenti questo sarebbe importante, come creare un occhio artificiale per qualcuno che è cieco; si sta già facendo a uno stadio molto iniziale. Nel caso del suono ci si accorge che la cosa non è così facile. Il suono, dal momento che è un'esperienza molto più lineare, in realtà esiste nella corteccia cerebrale in una forma molto semplice, mentre la vista no, quindi dovrebbe essere più facile aggirare l'orecchio che l'occhio. Ma anche così, la questione è "Perché farlo?", che ci si guadagna a evitare un organo sensoriale? E io non ho mai trovato un motivo impellente per aggirare gli organi sensoriali.

Allo stesso tempo, una cosa molto interessante a cui pensare è: quali esperienze fondamentali potrebbe avere la mente che non possano essere semplicemente fornite dal corpo?

Posso fare un po' di esempi molto semplici, a questo proposito. Ci sono dei nervi periferici residuali che in origine arrivavano a delle parti come la nostra coda, che non esiste più per via del processo di evoluzione. Probabilmente, se stimoliamo questi nervi, sentiremo qualcosa. E, in effetti, questo è stato fatto a volte, e darebbe una nuova fonte di sensazioni fisiche. Io so come creare certe illusioni visive. Per esempio, c'è un'illusione che si può creare con un cicalino in tutte e due le mani che crea una fonte di sensazione fisica che sta fuori dal corpo, esattamente fra le due mani. Tutto questo mondo che esplora sensazioni che non sono mai state percepite da nessuno prima, ma che comunque esistono come potenziali nella mente, è affascinante. È affascinante immaginare una nuova sensazione. Crea un dilemma filosofico interessantissimo, in realtà, ma mi lasci dire che questo per me è ancora tutto materiale su cui lavorare. Tutto ciò che ha un vero significato verrà sempre espresso nel linguaggio dei sensi perché il nostro strumento tradizionale è quello; non credo proprio che esista un motivo impellente per aggirarli.

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Domanda 7
E' possibile analizzare il rapporto tra la realtà virtuale e i disabili?

Risposta
La comunità di scienziati e ingegneri che si interessa di problemi dei disabili si è sempre sovrapposta alla comunità delle persone interessate alla realtà virtuale. E la ragione di tale sovrapposizione è che dobbiamo studiare cose simili; dobbiamo studiare approfonditamente come una persona interagisce col mondo, e, quindi, in molti casi, gli apparecchi che inventiamo possono essere usati da entrambi i gruppi. E in effetti c'è un grande spirito di collaborazione tra le due comunità di ricerca, con parecchie conferenze in comune.

E' un argomento difficile da riassumere, perché in termini di applicazioni ci sono così tanti tipi di handicap e per ognuno ci sono approcci di tipo diverso; si hanno centinaia di casi, invece che un singolo grande caso. Certamente, questo è un campo estremamente importante ed è uno dei più gratificanti per chi ci lavora.

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Domanda 8
Pensa che sarà possibile usare il nuovo sistema digitale per studiare la musica del passato, come la musica dell'antico Egitto?

Risposta
Il mondo della musica dà una grande lezione alla realtà virtuale, e specialmente attraverso gli stessi strumenti musicali. Quello che mi interessa fare è costruire computer e usare macchine che non siano solo potenti ma espressive. Se si vogliono vedere macchine espressive, si deve guardare alla storia degli strumenti musicali. Gli strumenti musicali ci trasmettono l'espressività ereditata dal passato.

Non solo, ma va detto che molte volte, nella storia dell'uomo, e forse la maggior parte delle volte, la tecnologia più avanzata si è trovata negli strumenti musicali, non nelle armi o in qualsiasi altro strumento. Un esempio è l'organo a canne, che per molti anni è stato l'oggetto tecnologicamente più avanzato in Europa, o la fusione delle campane che ha preceduto la creazione dei cannoni. Quando guardo uno strumento musicale vedo congegni che si adattano perfettamente al corpo umano, che permettono alla gente di fare musica così velocemente che la loro mente cosciente non riesce a tener dietro alla logica che la loro mente inconscia riesce ad esprimere. Questo è veramente impressionante. Quando qualcuno suona il piano è capace di inventare per l'armonia una logica molto complessa che la mente cosciente non riesce a seguire. Questo significa che il piano sfrutta un immenso serbatoio di intelligenza a cui di solito non abbiamo accesso. Questo è esattamente quel tipo di espressività che, a mio avviso, dovrebbero essere in grado di sfruttare i sistemi informatici, e in particolare la realtà virtuale. E così trovo molta della mia ispirazione negli strumenti musicali.

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Domanda 9
Lei ha detto che i computer devono seguire la tecnologia che viene usata per gli strumenti musicali. La domanda è: cercherà di creare nuovi mondi e nuovi strumenti per questi mondi?

Risposta
Alla fine, vorrei avere congegni che fossero come strumenti musicali per creare mondi virtuali seri e con uno scopo pratico e ogni sorta di mondo virtuale. Ma per il momento, come primo passo, cerco di fare strumenti musicali nella realtà virtuale tanto per imparare come si fa. Quindi ho fatto molti esperimenti usando la realtà virtuale come uno strumento musicale e anche usando strumenti musicali reali per controllare la realtà virtuale; trovo interessante fare questi esperimenti sia per me come creativo sia per il pubblico che li apprezza; è qualcosa che, per ora, ha un significato artistico. Allo stesso tempo, però, questi esperimenti fanno parte di una ricerca molto seria per scoprire nuove forme d'espressione, nuovi strumenti d'espressione. E non credo che la risposta si troverà presto: si tratterà di un lavoro molto lungo e importante.

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Domanda 10
Durante i Suoi concerti usa anche immagini virtuali?

Risposta
Sì. Questa volta ho presentato una band che si chiama 'Chromatophoria', e il nome deriva da quello di piccole seppie del Sud del Pacifico che riescono a produrre sulla loro pelle delle immagini in movimento; questa è esattamente la facoltà che voglio dare alle persone: quella di far sì che i loro pensieri si trasformino in immagini in movimento in maniera istantanea, invece che usando dei trucchi. Con questo gruppo facciamo esperimenti sull'improvvisazione di mondi virtuali. A volte uso strumenti convenzionali come un flauto per dominare gli eventi in un mondo virtuale. Una volta ho usato un flauto per ritagliare forme nel mondo virtuale, un modo molto poco convenzionale di usare un flauto. Altre volte manipolo il mondo virtuale per creare suoni. Lavoriamo anche con la danza e il mondo virtuale.

Mi interessa molto scoprire la facoltà di improvvisazione del computer. Finora conosciamo la facoltà compositiva del computer e dobbiamo scoprire questo modo di usarla per l'improvvisazione, ed è quello che stiamo facendo.

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Domanda 11
Quindi l'interazione è molto importante nel vostro lavoro...

Risposta
L'interazione coincide quasi con l'idea di significato, è ciò che la gente fa per rendere reale la propria vita. Senza interazione vivremmo nell'assurdità.

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Domanda 12
Lei ha scritto su Internet che i computer non esistono. Perché?

Risposta
Si tratta di un argomento complesso e difficile perché riguarda idee filosofiche; fondamentalmente ho criticato certi modi di usare il computer. Io, fondamentalmente, credo che i computer non esistano e l'informazione non esista. Si può dire dei computer che non esistono esattamente come si può dire di un libro che non esiste, realmente in maniera indipendente dalle persone. Se non c'è nessuno lì per capire il linguaggio di un libro, se non c'è nessuno lì per capire come va usato un libro, allora quello è, in realtà, un altro oggetto. Il contenuto di informazione di un libro è una cosa che esiste soltanto se esiste una cultura e una persona che può interpretarlo. Per i computer è esattamente la stessa cosa. Tutti i bit dei computer di per sé non significano niente. Se tutti gli uomini dovessero morire all'improvviso, tutta l'informazione su Internet, per esempio, non esisterebbe più perché non ci sarebbe nessuna possibilità di interpretarla. Quindi, a volte, commettiamo l'errore di pensare che i computer ci sono realmente e che hanno una loro integrità e che hanno un loro significato di per sé. Ma non è così. Tutto il significato che hanno gli viene attribuito da noi.

Io credo che questa sia una considerazione molto importante perché cambia il nostro modo di vedere i computer, e penso che possa chiarire il modo in cui si può usare il computer.

Ci sono molte persone che credono al tentativo di rendere i computer intelligenti. Vorrebbero creare quello che si chiama un 'agente intelligente' che possa imparare a conoscerci e avere fondamentalmente gli stessi gusti nostri, cosicché non dovremmo fare niente per avere qualcosa che ci piaccia. Così direbbero: "Beh, questo è il genere di musica che piace a questa persona, questo è il tipo di persona che questa persona vorrebbe sposare", e così via. Il problema è che appena si rende il computer autonomo, appena lo si tratta come lo si tratterebbe se fosse una persona, a quel punto avrebbe i diritti umani che hanno tutti, e che, quindi, andrebbero rispettati. Appena si rispetta lo strumento, non lo si può più migliorare. Non si potrà più dire: "Questo computer non ha una buona interfaccia utenti", perché la gente ha il diritto di essere un po' strana, la gente ha il diritto di essere strampalata. Ma ancora più pericoloso è, credo, che le persone si fingano stupide per far sembrare i computer intelligenti. Io credo che questo processo possa avvenire in maniera inconscia, e ciò rende tutto particolarmente pericoloso. Per fare un solo esempio: negli Stati Uniti tutti noi dobbiamo lottare per avere delle garanzie bancarie che servono per poter chiedere un prestito. Ma le garanzie bancarie vengono stabilite dai programmi di computer e questi programmi sono molto stupidi. Tutti noi, dunque, cambiamo regolarmente il nostro comportamento per fare cose come chiedere un prestito, che ne abbiamo bisogno o no. Ci comportiamo in maniera fondamentalmente stupida per poter assecondare questo programma e allo stesso tempo si verificano più fallimenti che mai, anche se l'economia va forte; ciò significa che il programma non funziona molto bene! E, ciononostante, tutti rispettano questo programma e lo trattano come se fosse intelligente. Questo è un esempio di come i computer vengono trattati erroneamente, e ciò avviene perché li rispettiamo troppo. Il computer va considerato come il telefono, è un canale tra le persone, e questo discorso vale anche per la realtà virtuale. Appena si considera il computer come qualcosa di vivo, come qualcosa che ha un significato di per sé, si cominciano a costruire cattivi computer.

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