INTERVISTA:
Domanda 1
Può iniziare con la sua opinione sull'estetica digitale.
Risposta
L'estetica digitale è basata sul semplice fatto che con la cultura digitale, la
testualità digitale, le immagini digitali, si verifica uno spostamento dalla scrittura -
basata su segni e superfici fisiche- ai codici. Ci muoviamo dal materiale all'immateriale.
La maggior parte della nostra estetica è fondata su fattori associati alla tecnologia di
stampa, che pongono l'enfasi sulla creatività unica di un artista, e sul fatto che
l'artista è un alienato, una figura isolata per la maggior parte del tempo. Quando,
viceversa, si lavora su un medium digitale, diventa chiaro, come ribadiscono i
poststrutturalisti e gli strutturalisti già da molto tempo, che, in realtà, tutta la
scrittura, tutta la pittura, tutta la creazione della musica è essenzialmente
un'attività cyborg: un'attività collaborativa con tutta la gente che non ha mai scritto
nella forma artistica, nel genere con cui si lavora. E' anche una collaborazione con una
macchina, con un "techne".
Poiché l'estetica digitale dipende da una questione di codici, succede che i confini
tra i diversi generi e forme sfumano, in modo che le nuove arti finiscono per combinare
parola e immagine molto di più di quanto sia stato possibile sin dal Medioevo. Nello
stesso tempo, i confini tra finzione e storia, tra questioni private e cultura pop,
cominciano a cambiare, e così nascono nuovi generi.
Domanda 2
Professor Landow, Lei è stato uno dei più importanti studiosi di ipertesto. Ci può dare
una definizione di ipertesto?
Risposta
Un ipertesto è un testo composto di spezzoni individuali, o lessie, uniti da
collegamenti elettronici. Le relazioni, che nelle forme di testo precedenti rimanevano
puramente mentali, hanno ora un proprio modo di essere formulate. L'esperienza della
lettura di un ipertesto è simile a quella della lettura di un libro scientifico o
scolastico: si inizia a leggere, si arriva ad un numero di postilla, si interrompe per
vedere cosa dice tale postilla. Può anche essere necessario verificare prendendo un altro
libro da uno scaffale, e poi si torna indietro e si continua a leggere. Ma si procede
leggendo ed abbandonando il testo, cosicché ogni testo viene letto in linee multiple. Non
si tratta di un semplice testo lineare, ma di un testo multi-lineare.
Domanda 3
L'ipertesto cambia la relazione tra l'autore e il lettore o la gente che contempla una
forma d'arte. Quali sono le caratteristiche di questa nuova forma di interazione?
Risposta
La caratteristica della nuova forma di interazione sta nella possibilità di scelta del
lettore. Quando si legge una storia o quando si leggono delle informazioni, si può
scegliere di deviare e andare da una parte o da un'altra. Nel sommario di un libro si
avrebbe l'indicazione dall'autore che ci esistono tre ragioni di considerare qualcosa: si
va all'elemento uno, all'elemento due, all'elemento tre. In un ipertesto, l'autore può
suggerire che ci sono queste tre possibilità e dipenderà dal lettore se seguire
qualsivoglia direzione, ammesso che lo voglia. Inoltre, in un ipertesto voluminoso, si
collegano testi di diversi autori. Come ha fatto notare un mio amico alla "Apple
Computer", se si vuole scrivere per il World Wide Web, è necessario rinunciare a un
po' del proprio controllo. Se è possibile unire con un collegamento il proprio testo con
quello di un altro, chiunque può collegarsi con il proprio. Questo è quello che esprime
Derrida con il confine aperto del testo: che è ormai impossibile parlare dell'esistenza
di in interno coerente, separato dall'esterno. Nel mondo della stampa di libri le sue
affermazioni non hanno alcun senso. Nell'ipertesto sono semplicemente l'ordine naturale
delle cose.
Domanda 4
Quali sono le conseguenze di questa nuova forma di testualità e di creazione letteraria?
Pensa che ci possa essere qualcosa come una narrativa ipertestuale?
Risposta
Non è completamente chiaro quale effetto avrà l'ipertesto sulla narrativa. Alcune
persone, come Robert Coover, hanno suggerito che l'ipertesto è forse più adatto alla
lirica (poesia), alle opere che funzionano con l'associazione, piuttosto che alla
narrativa di progressione lineare. Altri dicono che le scelte date al lettore consentono
all'autore di sviluppare narrative multiple, che possono, in qualche modo, interrogarsi a
vicenda o essere costruite l'una sull'altra e diventare più ricche. Un'altra possibilità
ancora è data dall'idea di narrativa prevalentemente associata al Giappone, una
narrativa, cioè, che non si sviluppa verso un unico punto culminante fisso, ma in cui
sono presenti molteplici punti di soddisfazione, che può essere iniziata e terminata in
qualsiasi punto. Tutte queste possibilità esistono. Ma certamente dovremo decidere come
iniziare un testo che la gente può cominciare in qualsiasi punto; ed è ancora più
importante sapere quando il testo è finito. Certamente, nel mondo della stampa su carta
ci sono state alcune opere, come l'opera di Tennyson "in Memorium", un poema
sperimentale del Diciannovesimo Secolo molto lungo, che contiene molteplici conclusioni e
molteplici punti da cui si può iniziare a leggere; la gente lo legge e lo attraversa in
molti modi diversi: come opera di devozione, come opera letteraria. E' possibile che
questo tipo di testo aperto diventi un modello, in contrapposizione ai testi più chiusi.
Questo è forse un nuovo significato o una riconsiderazione del testo aperto di Umberto
Eco.
Domanda 5
Pensa che la diffusione di Internet possa far nascere qualche nuova forma di espressione
artistica? Non mi riferisco solo alla ipertestualità di Internet o del Web, ma anche
all'esperimento di scrittura collaborativa o dell'ambiente MUD. Si tratta di qualcosa come
un ambiente narrativo non controllato da un autore, ma dal lettore, che è un personaggio
della storia. Possiamo considerare questo tipo di esperimento una nuova forma di
espressione estetica?
Risposta
E' chiaro che stiamo sperimentando nuove forme di testualità. L'aspetto interessante è
che molte di queste opere mescolano narrativa e giochi, ciò che un uomo di nome Innes
chiama "mondi di racconti". Penso che, sì, stiamo assistendo alla creazione di
nuove forme di narrativa, nuove forme di espressione di una comunità. Dovremo attendere e
vedere se queste nuove forme risulteranno serie o importanti, o se esse si svilupperanno
in direzioni completamente nuove. Ma sembra quasi certo che svilupperemo o inventeremo,
nel seguire queste nuove forme di narrativa, nuove forme di espressione estetica, basate
sulla presenza virtuale di diverse persone in quello stesso spazio immateriale, virtuale o
simulato che è Internet.
Domanda 6
Lei ha scritto, in diverse occasioni, che la testualità digitale è legata alle teorie
postmoderne. Ci può spiegare la relazione che intercorre tra postmodernismo e testualità
digitale?
Risposta
A me sembra che ci sia una chiara relazione tra il poststrutturalismo, il postmodernismo e
la testualità digitale. Ma non pare chiaro se i collegamenti siano dovuti al fatto che
questi fenomeni si presentino semplicemente allo stesso tempo, oppure se -e trovo questa
seconda possibilità più attraente- sia il poststrutturalismo che la testualità digitale
nascono come critica dei libri, dei libri stampati. Ambedue sono risposte a ciò che manca
al tipo di pensiero che nasce dalla lettura e dalla scrittura del libro stampato. Quando,
per esempio, sentiamo Bachtin esortare alla multivocalità, alla elaborazione di testi che
abbiano più di una voce gerarchica, nella stampa tale proposta sembra corrispondere al
caos; ma, in effetti, descrive quello che succede in una biblioteca, o quello che succede
nel mondo di Internet, oppure anche in un grande CD ROM. Quando Derrida dice che non si
può distinguere tra un interno e un esterno, e che la decostruzione è un modo di
demolire false opposizioni, quando si ritrova questo su Internet, ha un senso perfetto. Ci
si rende conto che i testi si fondono l'uno nell'altro e che sono collegati l'uno con
l'altro in diversi modi. Analogamente, quando Barthes e Foucault parlano della necessità
di una riconsiderazione della nostra idea dell'autore, non vuol dire che gli autori, quali
esseri umani, sono improvvisamente morti; vuol dire che la nostra vecchia nozione, basata
sulla stampa, dello scrittore creativo isolato, deve cambiare nello stesso modo in cui
cambia il mondo digitale, come il mondo della cinematografia e delle orchestre sinfoniche.
La maggior parte della creatività è un'impresa di gruppo, e la materia non viene creata
ex novo, dal nulla, ma si crea lavorando in collaborazione con una tecnologia di
informazione e una intera memoria comune dei lavori passati. Dopo tutto, la maggior parte
dei sonetti, sia quelli di Petrarca, sia quelli di Dante, sono scritti sulle donne a cui
vengono indirizzati. La maggior parte dei romanzi hanno in mente i grandi scrittori
precedenti. Sicuramente Milton e Dante scrivevano tanto di Omero quanto delle proprie
idee. Ma noi abbiamo avuto la tendenza a dimenticare questo tipo di relazioni, ponendo,
nel mondo della stampa, l'enfasi sui diritti d'autore e sulla proprietà privata, quando,
in realtà, tutto quello che facciamo quando siamo creativi è manipolare le cose in un
modo nuovo e più meraviglioso, senza necessariamente crearlo. Fino al mondo della stampa,
fino al Romanticismo, era inteso che l'unica persona, l'unica entità che poteva creare,
era Dio. Il resto di noi combina solamente. Il poststrutturalismo sembra essere tornato
sulle posizioni del Rinascimento.
Domanda 7
Lei ha dedicato molta attenzione all'influenza che le nuove tecnologie avranno sugli studi
delle discipline classiche. Quale sarà la novità più importante in questo settore?
Risposta
Ce ne sono tre o quattro che mi vengono i mente, che vanno dall'istruzione più
conservativa alla più improbabile e difficile da immaginare. Dalla parte più
conservativa sembra ci sia una nuova nozione di edizioni scolastiche. Nel mondo scolastico
la gente più interessata all'ipertesto sono gli editori all'antica, che creano testi di
autori medioevali, rinascimentali e moderni. Sono quelli che hanno deciso che l'ipertesto
è una cosa meravigliosa. Contemporaneamente, esiste una possibilità di realizzare dei
testi che gente di diversi livelli, di capacità intellettiva e conoscenza, può
utilizzare. Poiché è la scelta del lettore che guida attraverso il testo, è come avere
un laboratorio o una biblioteca in cui i testi sono scritti per principianti, gente
moderatamente esperta, e studiosi. Questa è quindi una possibilità reale: persone
diverse che possono leggere il testo ed istruirsi maggiormente. Forse, l'aspetto più
entusiasmante ed estremo dell'effetto che la testualità digitale in generale, e
l'ipertesto in particolare, produce sulle discipline classiche, é l'idea che sta
prendendo piede una nuova forma di scrittura. Quello che le discipline classiche devono
fare non è solo fornire un aiuto nella scrittura, ma, in questo stadio molto precoce,
esse, che sono essenzialmente tutte storiche, devono prestare molta attenzione a
registrare questo movimento iniziale, questi precoci movimenti insicuri verso una nuova
forma di testualità. Quello che mi preoccupa è che una grande quantità di lavoro
pionieristico verrà perduto perché la gente che è più adatta a fare questo, gli
storici della cultura, sono così spaventati dalla tecnologia digitale e la vedono così
aliena, che perderanno una grande opportunità di annotare nella storia del pensiero umano
un cambiamento dei principali paradigmi culturali e di informazione. Mi piacerebbe molto
vedere i nostri storici coscienti che la storia si sta svolgendo mentre scrivono, e non
che essi le voltino le spalle.
Domanda 8
Pensa che l'analisi computazionale di un testo letterario conservi la propria
specificità? Possiamo pensare alla poetica computazionale?
Risposta
Certamente, considerando, andando indietro, il gruppo francese "Oulipo", sembra
chiaro che la gente sia stata interessata, prima dell'informatica, all'idea di forme
letterarie combinatorie, e per questo computazionali. Alcuni dei primi scrittori di
ipertesti sono affascinati dall'idea di avere trame multiple con piccole variazioni. Uno
dei miei studenti ha deciso di creare una forma letteraria che chiama
"infantissima", un'estensione della sestina e di altre forme che noi conosciamo
dal Rinascimento. L'idea è che si possa, come fa Raymond Queneau in stampa, collegare
materiali in tal modo da creare poesia e prosa; ciò crea molti problemi ai critici,
perché i critici e gli studiosi hanno sempre proclamato di possedere una supremazia sul
testo. Ma cosa succede ad un testo che ha tante combinazioni che ci vorrebbe una vita
intera per leggerle? Come si può pretendere di averne la padronanza? Una possibilità è
che i critici dovranno essere come i critici teatrali: si criticherà solo un'esperienza
di un lavoro, che in realtà potrebbe avere diverse incarnazioni.
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