INTERVISTA:
Domanda 1
Cosè la "futurologia del sé"? E come si colloca fra
lindividualismo sempre più dominante, la tendenza verso le comunità virtuali e il
fenomeno della globalizzazione?
Risposta
Lo studio del futuro del sé si interessa a come definiamo il soggetto, o le nozioni
attraverso le quali lo immaginiamo, chi siamo, come ci comportiamo, le qualità che ci
attribuiamo, e dunque la prospettiva dellessere uomo, parte di una comunità, o come
definiamo la nostra personalità individuale. Quel sé, sullesistenza del quale non
esiste neppure un accordo, ha in effetti un ruolo di agente causale molto importante nel
modo in cui le istituzioni e la tecnologia si sviluppano e nelle modalità in cui la
società prende forma. Le nostre aspettative e nozioni su chi siamo determinano
lintera sfera dellumano, dallistruzione al controllo del crimine, dal
modo in cui si gestisce la politica alluso che facciamo della tecnologia. Dato il
ruolo decisivo dellidentità individuale nellincarnare i valori sociali, è
logico che ci sia lurgenza di chiedersi se essa stia cambiando e in che direzione;
se stia cambiando sotto linfluenza delle tecnologie, e quali saranno le conseguenze
di questi cambiamenti. Penso che ci sia la necessità, al fine di sviluppare una
futurologia del sé, di creare un lessico e una metodologia per gestire una nozione così
astratta. Nella sua astrattezza la definizione del sé ha degli impatti di grande
concretezza sulle istituzioni, sulle scelte tecnologiche. Ma dobbiamo definire, oltre che
un lessico e delle metodologie, anche delle aree nelle quali mettere in gioco questo nesso
causale.
Il concetto di sé cambia nel tempo. Volendo analizzare lestrema visione di
questo cambiamento, come è rappresentato in numerosi film, in una società totalmente
tecnologica limmagine del soggetto è di stampo robotico, coerentemente
allambiente che lo ospita. Ma anche senza andare così lontano, le nostre nozioni
sullo statuto dellessere uomo sono cambiate nel corso dei secoli e continuano a
cambiare, in particolare con le grandi trasformazioni attuali nelle nostre società e
nelle nostre tecnologie. Una futurologia del sé si interroga su come questi cambiamenti
orientano la direzione verso la quale ci muoviamo, quanto la direzione stessa influenzi il
modo in cui ci pensiamo come esseri umani, e se ci siano rapporti di influenza reciproca.
Riguardo al rapporto fra futurologia del sé, individualismo e orientamento verso le
comunità virtuali, credo che la futurologia del sé si interessi proprio di tali
questioni. Una futurologia del sé cerca di produrre scenari e prospettive che aiutino a
comprendere il significato del fatto che la gente si crei identità alternative in
Internet, che un uomo daffari di mezza età si travesta da donna e abbia
conversazioni a sfondo sessuale con altre persone sparse nel mondo. Si chiede se siano
importanti le connessioni stabilite su Internet, oppure il fatto che quellindividuo
operi determinate scelte.
Domanda 2
Nel suo lavoro lei fa riferimento a "identità codificate" e al "sé
sottile". Qual è il ruolo di queste nozioni nella futurologia del sé?
Risposta
La nozione di identità in codice è uno scenario che mi piace utilizzare sia perché lo
ritengo interessante sia perché illustra una delle possibilità di sviluppo per la
futurologia del sé. Si tratta di una nozione abbastanza astratta che cercherò qui di
sintetizzare dicendo che è basata sullidea che le tecnologie, di pari passo al loro
imporsi in una data società, diventano il modello attraverso il quale pensiamo
lidentità e i processi sociali. Ad esempio, il computer è spesso utilizzato come
modello per rappresentare la mente. La tecnologia ha dunque il potere di influenzare,
determinare e dar forma alla realtà, perché la tecnologia è una estensione di chi
siamo, dei nostri sensi, delle nostre mani. Questi elementi tecnologici esprimono pertanto
la nostra identità, e li usiamo come metafore, come punti di riferimento naturali, nel
modo stesso in cui noi siamo delle estensioni della nostra tecnologia. Ci danno forma,
determinano il ritmo delle nostre esistenze, pensiamo secondo le linee che essi ci
indicano. Pertanto, allinterno dello scenario di identità codificate prendo in
esame due principali tecnologie. La prima è la biogenetica, che è centrale perché il
codice genetico determina in larga misura ciò che siamo come esseri umani e come
individui. La seconda è emblematizzata dalla smart card, una tesserina a codice
elettronico, registrato su nastro magnetico, che ci consente una serie di operazioni. La
utilizziamo per telefonare, per prelevare al bancomat, quando attraversiamo un casello
stradale in grado di dirci qual è stato il nostro itinerario e qual è il suo costo,
addebitandocelo. Le smart card diventano sempre più complesse, con la capacità non solo
di gestire una grande quantità dinformazione relativa a molteplici funzioni, come
linformazione medica e bancaria, ma presto anche di immagazzinarne di nuova. Andando
dal medico, ad esempio, sarà possibile accedere alla nostra storia clinica, ma anche
aggiornarla con gli esiti dellultima visita
Ora, lambiente in cui esiste la smart card è un ambiente elettronico, è un
"ciberambiente", lambiente del commercio elettronico, quello che ci
consente di confrontarci con il mercato. Il mercato è analogamente una fonte di
identità: al momento negli Stati Uniti tutti fanno parte di diversi database di
marketing. Qualsiasi cosa si faccia viene registrata e venduta allinterno di una
lista, e consente di creare un profilo di chi sei. Se acquisti molto cioccolato attraverso
la carta di credito, il tuo nome finisce in mano ai produttori di cioccolato. Si è
codificati attraverso il codice di avviamento postale, attraverso il proprio stile di vita
e così via. Questa identità codificata è un bene commerciale, viene acquistato e
venduto, e sempre più utilizzeremo le smart card e ci confronteremo con questo mondo.
Allinterno di entrambe le tecnologie, biotecnologie e panorama del mercato
elettronico, la nostra identità esisterà sia metaforicamente sia nella realtà sia in
quanto codice. Pertanto, credo che al diffondersi di queste tecnologie nella società, che
avverrà per la loro utilità, lidentità verrà sempre più concettualizzata in un
nuovo paradigma quale prodotto di un codice.
Un esempio ci viene dalla politica, dove ogni campagna elettorale negli Stati Uniti
viene condotta con lausilio di addetti ai sondaggi che informano il candidato su
cosa dire e attraverso quali strategie comunicative. La realtà viene così configurata
dal potere del codice e delle identità codificate, e lo sarà sempre più. Come, ad
esempio, con linserimento del DNA nelle nostre smart cards. Il DNA è
uninformazione preziosa in quanto merce definitiva per le compagnie mediche, per le
assicurazioni, per gli operatori di marketing, oppure per questioni di sicurezza. Man mano
che la nostra identità viene pensata come prodotto di codice, che è per sua natura
manipolabile, replicabile, privo di corporeità, merce, come interverrà questo processo
sulla nozione che abbiamo di noi stessi, il nostro senso di integrità del sé, e dunque i
nostri concetti di diritti umani e politici? Si tratta di questioni di grande impatto
sulla realtà. Anche se si tratta solo di uno scenario che potrebbe essere contrastato da
alcune controtendenze, sono convinto che rivestirà un ruolo decisivo nel modo in cui
penseremo il soggetto nel futuro.
Domanda 3
In quale misura questa prospettiva è diversa da quella che critica le persone ridotte a
"semplici numeri" o a "ingranaggi"? E quale ruolo gioca la Information
Technology in questa differenza?
Risposta
Questa è una questione interessante. In Tempi moderni di Charlie Chaplin abbiamo una
delle più grandi rappresentazioni degli esseri umani come ingranaggi di una macchina,
unimmagine che ci giunge dal mondo industriale, meccanico, una forma di incubo nel
quale si è omologati, numeri interni a un apparato burocratico. Nello scenario che ci si
prospetta vi è però un elemento aggiuntivo perché fa riferimento a una diversa
dimensione: Non è più il mondo meccanico bensì quello elettronico. Questo soggetto non
è più il soggetto instupidito che viene progettato per lavorare alla catena di
montaggio. Al contrario, conduce una vita molto eccitante, esiste alla velocità della
luce. Non si sarà interessati a rendere tutti gli individui uguali, bensì a replicare il
singolo individuo, figurativamente. Vi sono attualmente dei programmi di computer che,
quando navighiamo in Internet, ci si "attaccano addosso" e ci seguono nella
nostra navigazione, documentano le nostre scelte di percorso, e costruiscono un nostro
profilo identitario basato sulla nostra esistenza nella ciber-realtà. Esiste un fenomeno
chiamato "furto didentità", nel quale si sottrae lidentità
elettronica di un individuo insieme a un pacchetto di informazioni che possono essere
utilizzate per addebitargli voci di spesa sul suo conto bancario. La nuova soggettività
che si profila non è semplicemente un ingranaggio, è qualcosa di molto strano, fluido,
replicabile, manipolabile, privo di corporeità. Ma se in Tempi moderni è proprio il
corpo di Chaplin che agisce da elemento rivoluzionario contro la fabbrica, come può
questo soggetto privo di corpo ribellarsi alla macchina? Si assegna peraltro a questo
soggetto un grande senso di potere, che ha un aspetto quasi mitico. Se si guarda alle
pubblicità e alla retorica su Internet, ad esempio, si ha la sensazione di poter
padroneggiare il vasto universo della Rete. Spesso il messaggio implicito è che se si
possiede un sistema come quello pubblicizzato, con un patrimonio infinito
dinformazione a portata di mano, si può essere signori del Web, con tutte le
conseguenze ingannevoli che ciò ha nel proporre al soggetto quasi una nuova forma di
divinità. Mi chiedo chi sia questo soggetto interno alleconomia di mercato cui si
inneggia come lesito finale dello sviluppo sociale, chi è questo soggetto che si
suppone avere accesso a, e potere su, tutta la vastità di opzioni del nuovo mondo
elettronico? Questi sono i moderni miti su chi siamo e chi potremmo diventare; ma la
questione è che non siamo in effetti divinità, ma solo esseri umani con grossi limiti di
capacità. Vi è il pericolo che, con tutte queste possibilità di scelta, non si produca
nulla di significativo se non una pletora di scelte individuali. In effetti, questo tipo
di soggetto con molteplici scelte in Internet è proprio il prodotto che va cercando chi
detiene il potere economico e politico. E dunque il soggetto diviene un oggetto nel
momento in cui, con tutto il suo potere di controllo, diventa una merce venduta
nelluniverso del marketing elettronico. Le connessioni elettroniche sembrano dar
risposta a un antico desiderio delluomo, costituiscono uno strumento straordinario,
ma al contempo si tratta di uno strumento con effetti inconsci sullintera società
nellessere pervasivo, con ricadute sulle nostre nozioni di chi siamo, di come
comunichiamo, quale sé presentiamo quando incontriamo unaltra persona. Gli
interrogativi che apre il mondo virtuale sono quelli su come sia influenzabile la nostra
percezione degli altri, e quali siano i limiti che siamo destinati ad assumere in
riferimento alla nostra individualità, dato che non abbiamo più accesso a un panorama
organico del soggetto.
Domanda 4
Quali sono gli scenari di ambienti futuri per quelle che lei chiama identità codificate?
Risposta
Penso che una buona parte degli scenari disponibili derivino senzaltro dagli
sviluppi della biogenetica. Nel momento in cui la clonazione umana dovesse diventare
realtà essa ci costringerà a ripensare chi siamo e cosa possiamo diventare
nellessere replicabili. In questo scenario si possono profilare agenti di commercio
genetico che attraverso la smart card sono in grado di prevedere quale sia in prospettiva
una buona unione riproduttiva; la gente potrà progettare i figli; e magari se il
risultato non fosse soddisfacente il neonato potrebbe essere dato in adozione. Ma lo
scenario che più mi interessa è quello delle smart cards. In che direzione va la smart
card? Non ne sono sicuro, ma credo che in futuro le smart cards potranno essere inserite
nel computer così come oggi si inserisce un floppy disk, con un intero patrimonio di
immagini della nostra esistenza; il che apre la possibilità che si crei un commercio di
realtà virtuali. I datori di lavoro potrebbero voler visionare il contenuto della smart
card dei dipendenti; e queste informazioni potranno essere analizzate a scopo
assicurativo, o matrimoniale o ancora educativo. Con i dati delle smart cards, e con i
profili che consentono di creare, si potrebbero formare le classi in base a criteri di
interazione produttiva fra gli studenti che le compongono. Questi sono i possibili
scenari; il pericolo è che nella storia della genetica abbiamo avuto spesso la tendenza
ad abusarne. Si pensa sempre ai nazisti, ma costoro avevano derivato parte della propria
ideologia in merito alla purezza razziale dalla eugenetica americana di inizio secolo.
Benché leugenetica non avesse gli stessi obbiettivi dei nazisti, ovviamente, ci
sono state negli Stati Uniti delle sterilizzazioni di persone che erano considerate
inadatte ad avere figli. Qualche anno fa sul Boston Globe cera un articolo che
esprimeva la preoccupazione che gli esperimenti genetici creassero un paradigma di
"persona perfetta". Questo modello mette in gioco una serie di scelte su quali
siano le "giuste" caratteristiche, che penalizzano ogni forma di diversità. La
genetica, in quanto strumento straordinario, offre un patrimonio di informazioni che
verranno utilizzate a scopo di profitto e di controllo sociale, il che giustifica una
qualche preoccupazione.
Domanda 5
Cosa pensa in merito alla possibilità di assumere unidentità in Rete diversa da
quella reale?
Risposta
Sono scettico sulle sue valenze liberatorie. Credo inoltre che ci sia molta retorica sulla
possibilità di sperimentare nuove identità, ipotesi che contrasta con i limiti effettivi
dellidentità in Rete. Chi assume unaltra identità in Rete mette in atto un
esercizio di pensiero e di scrittura, che di per sé è interessante, ma lo è ancor più
chiedersi quale sia lambiente di partenza di chi cambia identità in Rete. Credo che
si sia sempre legati allidentità di partenza, quella reale. Anche se si può
provare il piacere del segreto e dellavventura di unidentità virtuale, si
tratterà sempre di una proiezione determinata dai presupposti reali dello specifico
soggetto. Chiunque abbia mai scritto narrativa sa, del resto, che la vita reale è
infinitamente più sorprendente di qualsiasi costruzione fittizia. Penso sia molto più
importante chiedersi come influenzi la nozione di soggetto il fatto che la gente scelga di
crearsi delle nuove identità: da cosa ci si muove, cosa si abbandona, e cosa avviene
quando si rientra nella realtà di questo corpo, quanto può essere soddisfacente e
frustrante un sé puramente elettronico.
Domanda 6
Le discussioni sul futuro spesso investono il soggetto parlando di una evoluzione verso un
nuovo livello di consapevolezza. La sua visione sembra più fatalista o se non altro
scettica. Ritiene che limpatto della tecnologia sulla soggettività sia parte di un
più ampio disegno evolutivo?
Risposta
Anche nelle ipotesi di evoluzione umana verso un piano più alto di consapevolezza
attraverso le nuove tecnologie si incontra spesso una grande dose di retorica. A uno
sguardo attento emerge come questa consapevolezza non sia incrementata. Senzaltro la
coscienza umana è cambiata, ma non credo ci sia alcuna prova di una evoluzione verso una
coscienza collettiva e planetaria. Con ciò non voglio affermare che non possa esistere
una simile consapevolezza, ma non vedo un movimento lineare e progressivo. Forse
procediamo a balzi, anche laterali, con dei mutamenti di consapevolezza o forse stiamo
addirittura devolvendo. Credo che il parlare di evoluzione esprima un desiderio molto
positivo e importante di movimento verso un fine, ma credo anche che si tratti di un
discorso basato sulla fede e su un desiderio puramente emotivo. È possibile che il
ricorso ad un modello evolutivo sia utile e che produca buoni risultati frutto proprio
dallottimismo di un tale modello. Al contempo ritengo sia importante non fare
diventare questo ottimismo una forma di inganno verso se stessi. Bisogna guardare anche
alle zone dombra, gli aspetti negativi della direzione in cui andiamo, se non altro
per prepararci ad affrontarne la negatività. Se assumiamo un modello evolutivo acritico
rischiamo di giustificare ogni disastro leggendolo come un passaggio necessario, secondo
un ragionamento che ho spesso sentito fare in passato. Dobbiamo fondare i nostri modelli
sulla realtà, e penso che le zone dombra ci aiutano a riportarci alle realtà in
cui siamo e da cui ci muoviamo verso il futuro.
Domanda 7
Come possiamo fondare uno sguardo al futuro del sé?
Risposta
Innanzitutto dobbiamo creare un lessico, delle metodologie che non siano rigide e che
però consentano allo stesso tempo di portare il sé da un piano di astrazione alla sua
realtà concreta. Dobbiamo disegnare una cartografia dellimpatto che le nostre
nozioni di soggettività hanno sulle istituzioni e il loro rapporto con gli elementi
tecnologici. Dobbiamo evidenziare le connessioni fra questi diversi fattori, creare
scenari complessi e sofisticati che possano essere utilizzati per pianificazioni di
strategie governative e istituzionali. Dobbiamo creare insomma una tecnologia cognitiva.
Il modificarsi della nozione del sé allinterno di un dato ambiente è sempre stato
una questione centrale in tutta la tradizione filosofica e nelle religioni. Basti pensare
alla Genesi. Dobbiamo ora sviluppare un nuovo lessico che offra una risposta adeguata ai
bisogni della società contemporanea. Su queste basi, la futurologia del sé potrebbe
costituire una disciplina affascinante, e offrire un effettivo contributo al nostro modo
di pensare.
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