INTERVISTA:
Domanda 1
Quale sarà il ruolo e lo spazio della teologia in quello che si rappresenta comunemente
quale futuro presieduto dalla dimensione tecnologica?
Risposta
La questione è di grande rilievo, ed è fondamentale definirne i termini nel momento in
cui ce la si pone. Spesso si parla di teologia in modo vago, intendendo i propri
sentimenti religiosi, o una sorta di spiritualità astratta. Voglio onorare quanto
possibile la tradizione teologica e delleducazione teologica, facendo una premessa.
La teologia è stata definita come una riflessione sullesperienza religiosa. Questa
definizione in effetti cela più di quanto riveli. Anticamente la si definiva
semplicemente la scienza di Dio, o ancora, la regina delle
scienze. Ora, la teologia esiste solo attraverso particolari teologie, così come la
vita umana vive solo concretizzata in particolari vite. Pertanto, ritengo che sia
importante essere scientifici quando si parla di teologia, e in particolare di teologia in
unepoca scientifica. Ora, benché la teologia sia definita in senso generale la
scienza di Dio, quello che ciò allatto pratico significa è la esposizione ordinata
delle dottrine che investono le modalità in cui lumanità ha conosciuto il divino,
quali ad esempio lincarnazione di Cristo, lavvento dello Spirito Santo, o
nella religione ebraica la salvezza degli ebrei, o ancora nellIslam lavvento
del Profeta e lo sviluppo di un concetto di civiltà spirituale, e così via. La teologia
vive allinterno delle specifiche teologie così come le persone vivono
allinterno di specifici spazi, e pertanto se ci domandiamo quale sia il ruolo della
teologia in un mondo scientifico dobbiamo avvicinare la questione in una prospettiva
scientifica, con la precisione e completezza che si richiedono a uno studioso, a uno
scienziato, e dunque a un teologo.
La teologia è composta da numerose branche: la teologia filosofica, che stabilisce una
relazione con la filosofia, oppure la teologia sistematica, che ordina le dottrine. E fra
i settori più recenti abbiamo la teologia esistenziale, la teologia di liberazione che
muove da premesse marxiane, secondo le quali la filosofia dovrebbe cambiare il mondo, e
non cercare solo di comprenderlo. In questo caso la teologia trova un esempio interessante
di approccio delle scienze. Ma se la teologia è destinata a trovare uno spazio in un
mondo scientifico dovrà avere delle affinità con esso. Qualcuno ha detto che un
tetto privo di affinità con il cielo è costantemente esposto al pericolo di
crollare; il che è puntualmente avvenuto nella teologia fin dai tempi di Galileo.
Lepisodio di Galileo costituisce un eccellente esempio di scisma fra scienza e
religione, dato che le sue scoperte furono rifiutate poiché erano in conflitto con la
cosmologia teologica del tempo, e quindi non potevano corrispondere a realtà: la prova
fattuale cozzava con un ordine mentale costituito come definitivo.
Pertanto, quando parliamo dello spazio della teologia in un mondo scientifico parliamo di
una strenua resistenza nei confronti della prima. Ma non si tratta di una partita chiusa,
perché esistono diversi gruppi che promuovono un dialogo fra scienza e religione, e fra
scienza e teologia, e dunque cè la possibilità di articolare una teologia
scientifica. Ma ritengo che il fattore principale per il futuro della teologia sia il suo
essere, come ho detto pocanzi, incarnata nelle singole teologie, e nelle singole
comunità religiose. Cè un antico detto che recita lex orandi, lex
credendi, la legge della preghiera è la legge della fede, che simbolizza
il fatto che le dottrine religiose emergono dallesperienza religiosa, la quale a sua
volta emerge da comunità formative. Pertanto la sua domanda si traduce in unaltra
domanda, posta in sintassi teologica, vale a dire quale sia il ruolo delle chiese, delle
comunità religiose, sinagoghe, moschee e quantaltro, nel mondo scientifico del
domani, cui si può rispondere in chiave molto pratica. Il lavoro che svolgo alla
University of Washington e che porto avanti anche partecipando a convegni come quelli
della World Future Society è di costituire programmi di educazione scientifica
allinterno delle chiese. Ciò comporta un cambiamento di come pensiamo la
particolare branca teologica chiamata ecclesiologia, che si occupa di studiare
la natura della Chiesa. Letimologia del termine ecclesiologia, che
rimanda al greco antico col significato di chiamato fuori da, ci dice che la
comunità religiosa o la casa della teologia è il luogo che si suppone essere emerso dal kosmos,
dal mondo, portando valori sacri al suo interno; in questo caso, allinterno del
mondo della scienza e della tecnologia. Qualora le chiese non si occupassero di questioni
come lintelligenza artificiale, lingegneria genetica o i viaggi spaziali, non
avrebbero un grande ruolo in questo mondo. Pertanto, la questione dello spazio della
teologia in un mondo tecnologico si traduce in un invito alle chiese a cambiare il proprio
approccio alla scienza, il che non è complesso se teniamo in considerazione che la
nozione stessa di scienza significa, semplicemente, conoscenza.
Pertanto quella scienza sacra che è la teologia ha lopportunità di venire
incontro, in modo redentivo, ad alcune opere di scienza e tecnologia. Quando mi rivolgo ai
miei studenti della University of Washington, utilizzo un ragionamento analogico fra la
tavola periodica degli elementi chimici e la tavola periodica della produzione
industriale. E, affermando che le teologie vivono nelle chiese così come gli affari
vivono nelle industrie, vi è un aspetto industriale, e politico, nella scienza. E le
chiese, o ogni tipo di comunità sacra, hanno un messaggio da portare a queste particolari
aree di una società, un messaggio che da una dimensione metafisica si trasferisce a una
dimensione politica e sociale.
Domanda 2
Secondo quali modalità ritiene, qualora questo sia il caso, che letica possa essere
investita dalle nuove tecnologie della comunicazione?
Risposta
Anche in questo caso devo fare una premessa di definizione della questione
delletica, che spesso anche fra coloro che discutono di nethics, di etica
della Rete, danno per assunto in modo semplicistico. Letica, tradizionalmente, è
una branca della filosofia, a fianco di metafisica, epistemologia, e così via, e riguarda
la teoria della condotta, e il carattere. In effetti, la parola etica deriva
da ethos, parola dellantico greco che significa fra laltro, appunto,
carattere, così come abbiamo un carattere stampigliato su una moneta. Ciò
significa che letica di una situazione corrisponde alla sua identità morale - e
identità morale, carattere, condotta, i principi dellesistere, sono gli oggetti
propri delletica. Erroneamente a volte si afferma che la scienza riguarda la realtà
delle cose, mentre letica di come dovrebbe essere questa realtà. Su questa
base, e data la separazione fra scienza e religione, ci si trova ad affrontare una serie,
direbbe Kant, di antinomie, di dilemmi morali circa il nostro esistere quotidiano che
sottraggono energia e spesso lasciano le cose come stavano. Se al contrario non assumiamo
letica solo come scienza normativa ma anche come scienza progressiva, al pari di
ogni altra scienza, possiamo restituire letica al suo proprio statuto di scienza
della condotta e della vita umana. Ciò ha una veste sia pura sia
applicata; quando ci poniamo questioni di etica pura, ci chiediamo
ad esempio quali siano le nostre responsabilità verso le generazioni future. Con
letica applicata, investiamo questioni che riguardano, ad esempio, letica
medica e finanziaria, come chi abbia diritto a una priorità nei trapianti. Non dobbiamo
privilegiare i dilemmi delletica quali suoi elementi di definizione, bensì
considerarla la scienza del nostro progresso individuale, dellespressione di noi in
quanto esseri morali, e agenti etici. In questo senso, ritengo che le nuove tecnologie di
comunicazione abbiano offerto una eccellente opportunità al mondo delletica,
perché questultima, così come ogni altra scienza, deve esprimersi attraverso un
mezzo di comunicazione, e a questo mezzo soggiace una filosofia con sue categorie proprie,
perché senza queste categorie - così ci insegnano i filosofi da Aristotele in poi - non
abbiamo possibilità di articolare il nostro pensiero.
Ora, qualcuno ha detto che per secoli la filosofia è stata in larga misura costituita da
una serie di glosse a Platone, con un dominio assoluto di categorie come essenza,
sostanza, basate sullidea di permanenza. Ma il nostro secolo ha accettato
interamente quanto insegnatoci dalla rivoluzione epistemologica del rinascimento, ossia
che il mondo scientifico è un mondo di cambiamento. In volumi come Process and
Reality e Science and the Modern World, Alfred North Whitehead ha affermato
sistematicamente lidea del processo come categoria metafisica cardinale. Il che ci
porta, attraverso un percorso complesso, alla nostra attuale situazione: qual è
letica del processo, come investe la tecnologia di comunicazione, e viceversa. Un
esempio può essere letica della velocità. Chiunque può comprendere il bisogno di
rapidità. E se prendiamo in considerazione la velocità della comunicazione istantanea,
ci è utile adottare la nozione di vettore, di forza o
velocità dotata di direzione. Ho lavorato, infatti, nellambito della
filosofia vettoriale quale approccio a etica, tecnologia e comunicazione. E con
letica vettoriale siamo in grado di raggiungere in modo istantaneo gli altri, e in
tutto il mondo, e di allargare la coscienza collettiva dellumanità. Pertanto,
lintelligenza collettiva che possiamo conseguire attraverso la comunicazione
multipla e simultanea, ad esempio sul Web, dimostra come le possibilità di intervento
etico siano state ampliate significativamente dalle tecnologie di comunicazione. Le
questioni della privacy, ad esempio, sono risolte nel proprio portato di dilemma etico
dalla libera circolazione di coscienza morale su Internet. Abbiamo fra le mani una grande
opportunità di usare le tecnologie di comunicazione per potenziare la riflessione etica,
e dunque di aiutare la gente a ottenere la risposta a una domanda etica fondamentale,
chi è il mio vicino?, forse la domanda in assoluto prioritaria se ci si muove
nelletica personalistica, una particolare scuola di etica che riguarda i rapporti
umani, che del resto è molto pertinente ai nostri tempi. Le tecnologie della
comunicazione possono spersonalizzare, ma portano in sé anche la potenzialità opposta.
In definitiva, anche se letica non è investita dalle tecnologie di comunicazione
più di altre discipline, essa può trarre un beneficio dal loro dispiegarsi attraverso la
loro potenziale espansione e cambiamento delle categorie stesse attraverso le quali
pensiamo.
Domanda 3
In quale modo è possibile orientare, su basi etiche, il dispiegarsi di un futuro
tecnologico?
Risposta
Chiaramente quando orientiamo qualcosa è importante sapere verso quale fine. Teologia,
etica e filosofia in generale condividono un interesse di studio per i fini
dellesistenza. Teologia e filosofia condividono un orizzonte altissimo, poiché ci
conducono alla nozione dellassoluto, ma persino i settori più elementari di analisi
filosofica ci spingono a pensare le nostre azioni quale serie di azioni stratificate verso
fini superiori. Alcuni ritengono che leredità aristotelica delle cosiddette cause
ultime, o lidea che ci muoviamo verso un fine, sia ormai definitivamente superata,
ma ciò contrasta con il fatto che il mondo degli affari, i governi, le società, si
orientano tutti verso qualcosa. Nessun amministratore delegato, nessun leader di governo
può affermare di aver completamente raggiunto il proprio scopo ultimo; e infatti il
linguaggio di queste figure è interamente orientato al futuro. Pertanto, chiedendosi
quali siano le basi etiche del futuro tecnologico, lo studioso di etica si chiede anche a
quale scopo.
I grandi obbiettivi della civiltà, come la cura dei mali, la prosperità,
lapprezzamento della bellezza, costituiscono gli stessi fini cui dobbiamo orientare
il futuro tecnologico. Anche in questo caso, è importante definire i termini della
questione del futuro tecnologico. Esiste un assunto dominante di cui dobbiamo
assolutamente sbarazzarci, vale a dire che la tecnologia investa deterministicamente la
nostra vita, quasi fossimo su binari che inesorabilmente ci condurranno a un futuro
tecnologico. Si tratta di un falso assunto, di una erronea analisi della condizione umana,
e della nostra capacità di scelta. Ma chiariamo anche laspetto della tecnologia. La
parola techne, da cui deriva tecnologia, è una parola molto
complessa: nellantichità significava abilità, mestiere, e implicava
una valenza artistica, creativa, del manufatto. La tecnologia, altrimenti detto, è figlia
di due genitori, arte e scienza, anche se normalmente si privilegia solo il secondo
termine.
Pertanto, se vogliamo parlare della base etica su cui orientare il futuro tecnologico,
questa sarà innanzitutto nella predilezione dei fini implicati dallo studio
delletica, e questi fini sono i grandi obbiettivi della vita umana, come la
liberazione dal dolore e dalla malattia, dalle brutture e dallo squallore, dalla povertà,
ad esempio. Lo studioso di etica può dare un contributo nello sviluppo di computer e
intelligenza artificiale orientato verso questi obbiettivi ricordando quali sono i nostri
fini, mobilitando la coscienza e le energie morali nel modo che ho detto. E ciò va fatto,
se si eccettuano pochissimi casi di genialità morale, allinterno di una
comunità etica. Chi si occupa di questioni etiche può aiutare a focalizzare i problemi,
e dunque a raffinare lo sviluppo di un futuro tecnologico. Spesso, studiando i fini
dellesistenza, veri o supposti tali, scopriamo che sono conflittuali fra loro o
radicalmente aporetici. Il caso della macchina pensante implica infatti una
serie di fini e nozioni, di scienza e umanità, molto precarie; chiarire queste nozioni e
questi fini, chiarendo la nostra coscienza etica, è un modo di intervenire sulla qualità
umana del futuro tecnologico.
Un esempio, in merito, ci giunge dal futuro dellautomobile. Credo che chi si occupa
di etica abbia molto da dire sullargomento. Io studio fra laltro la teoria
sociale dellautomobile, che fra le sue premesse afferma che lauto sia un
mondo, un kosmos, lesito di una costante creazione, e non un evento
definitivo. In quanto realtà sociale, lauto può e dovrebbe esprimere
unintera gerarchia di valori umani. Dovremmo chiederci se la nostra auto sia in
costante cambiamento per servire i nostri scopi, e se verso questi scopi si compiano dei
viaggi di eccellenza morale. Possiamo insomma orientare la tecnologia del futuro
orientando i nostri viaggi, e possiamo orientare la qualità morale dei nostri viaggi
orientando la tecnologia che li consente - in questo caso, le auto.
Domanda 4
Quando si chiama in causa la futurologia si presuppone anche una possibile dimensione
imperativa - come praticare unopzione di futuro preferibile. In tal senso, è
possibile sostenere che letica abbia un ruolo vitale allinterno degli studi
sul futuro?
Risposta
Se si rimuove la coscienza morale, e lordine di valori dallo studio di una qualsiasi
cosa, il risultato è, tecnicamente, la psicosi. Se dobbiamo studiare un oggetto,
fossanche il futuro, presumibilmente lo faremo con la nostra coscienza più luminosa
per chiarire loggetto di studio, con il massimo dispiegamento di strumenti. E
dunque, se qualcuno volesse studiare il futuro solo con alcune virtù, o tralasciando la
dimensione della verità, della bontà, o della bellezza, non produrrebbe un risultato
ottimale: non avremmo un risultato veritiero, né un futuro attraente.
Siamo figli delle nostre scelte, e anche le nostre investigazioni sul futuro sono figlie
delle scelte cognitive che operiamo. Chi si occupa di etica ci insegna che il dato
cognitivo, la conoscenza e la scoperta sono, o dovrebbero essere, fondati dalla coscienza
morale. Ciò implica che i futures studies dovrebbero avere un carattere
fondamentalmente morale. Di tanto in tanto avviene che i futurologi dimostrino una simile
consapevolezza, ma la questione può essere posta anche in termini metodologici. Il
futurologo che opera con categorie come futuro possibile,
preferibile e probabile, ha quali premesse e orizzonte del proprio
operato la ricerca del futuro ideale, ossia la ricerca di possibilità di una società
ideale - analogamente del resto a quanto emerge da una categoria centrale delletica,
vale a dire lo studio e la ricerca dellideale - e della strada che può condurci a
essa. Fa parte della natura stessa dellideale lessere un qualcosa di
irraggiungibile, ma se questo qualcosa non ci chiamasse, non perderemmo tempo a cercarlo.
E invece di subire il futuro come inesorabile, dovremmo prepararci - secondo quanto ci
insegna la filosofia esistenziale - a crearlo attraverso le nostre scelte. Una fra le
prime scelte che possiamo operare in quanto futurologi è quella di studiare
lorizzonte della nostra coscienza come riflettori etici, e in quanto agenti morali
è quella di studiare la possibilità di noi stessi in quanto motori dello sviluppo del
futuro.
La particolare vocazione del futurologo in chiave etica è quella di articolare la natura
dello studio dellideale nel futuro, e credo che futurologi e studiosi di etica
debbano far convergere i propri sforzi nello studio della cosmologia scientifica. John
Barrow e Frank Tipler nel loro volume dal titolo The Anthropic Cosmological Principle,
pubblicato nel 1988 da Oxford University Press, disegnano il futuro a lungo termine
dellevoluzione umana, e in modo discutibile lo indicano in un automa in grado di
autoprogrammarsi; uno scenario, insomma, nel quale i computer si impadroniscono del mondo.
Può anche essere unidea barbara dal punto di vista delletica personalistica,
ma se non altro è uno studio del mondo scientifico. Altri studiosi, come Bertrand Russell
nel suo Icarus or the Future of Science, si sono chiesti se la futura civiltà
sarà in grado di essere veramente scientifica e al contempo durevole. Qui si indica un
ruolo fondativo delletica nel pensare il futuro scientifico, attraverso
unarticolazione di una cosmologia scientifica nel nostro modo di pensare.
Domanda 5
Quale ruolo può essere assunto dai media e dalla comunicazione come strumento per le
comunità che fanno capo a realtà difficili, come le missioni?
Risposta
Credo che ovviamente il ruolo molto pratico dei media in tal senso sia di assicurare la
comunicazione con le comunità svantaggiate, ma a tal scopo ritengo anche che letica
dei media debba fare diversi passi in avanti. Una fra le cose che la riflessione morale
porta allo studio dei media è di pensare quali siano le "divinità" dei media,
ossia la loro preoccupazione ultima. Molti additano una preoccupazione in negativo, con
"divinità" quali lascivia, sensazionalismo, voyeurismo, una teoria consumista
della conoscenza, che promuove passività e incapacità di agire, pur a fronte di una
crescita di informazione. Al contempo, si possono evidenziare delle "divinità"
positive, vale a dire la comunicazione di opportunità e di sollecito allintervento
e allo scambio.
Le comunità svantaggiate, nel momento in cui vengono raggiunte dai mass media, devono
essere avvicinate come risultato di un processo di cambiamento nei media stessi. Non
voglio con ciò enfatizzare solo laspetto negativo dei media, che hanno il potere di
ispirare e sollecitare ad esempio i giovani a recarsi nelle comunità in questione, magari
sulla spinta dellinformazione offerta da un giornale virtuale. Credo che il fine
dello sviluppo sociale sia la ridistribuzione dei privilegi, e dunque responsabilità dei
media è innanzitutto il mostrare la condizione ineguale delle società e di offrire
lopportunità ai giovani e a chi ha potere decisionale di raggiungere coloro che
sono meno fortunati, e di promuovere un significativo miglioramento delle loro condizioni.
Domanda 6
Chi sono, e come operano, i Religious Futurists?
Risposta
La comunità dei "Religious Futurists", di cui faccio parte, ha ormai raggiunto
la maggiore età, essendo nata 18 anni fa con lo scopo di superare lo iato fra scienza e
religione. Siamo un gruppo di studiosi che cercano uninterfaccia fra futures
studies e studi religiosi: come portare la religione nel futuro, e il futuro nelle
religioni. Uninterfaccia che intende lo studio del futuro quale opportunità per un
intervento morale, una visione delle chiese di domani quali comunità scientifiche. Da un
punto di vista operativo, abbiamo sezioni in vari paesi del mondo, un annuale
riconoscimento al merito, un sito Web che può essere raggiunto allindirizzo
www.wnrf.org, lavoriamo in diversi settori come la fantascienza, e lo sviluppo attraverso
di essa di una coscienza spirituale. Io, inoltre, sono attivo presso la University of
Washington come consigliere di un gruppo locale di nome The Youth Futurist Academy, e del
forum di membri professionisti della World Future Society.
Vorrei concludere con una nota di celebrazione e di invito. La nostra Youth Futurist
Academy sta organizzando quello che chiamiamo il motore di ricerca del milione di giovani,
che raggruppa mille città del mondo, con lobbiettivo di formare i giovani con
abilità per accedere al mondo dellalta tecnologia, dei computer, per affrontare il millennium
bug, lo sviluppo dei media e dei trasporti del futuro, in un modo che onori la
migliore tradizione etica, con il miglior contributo dei futures studies, della
fantascienza e della religione. Ci sono molte questioni che si offrono allattenzione
dei Youth Futurists. Ad esempio, qual è il capitolo di etica per lo spazio profondo?
Produzioni come Star Trek ci pongono quesiti interessanti: ad esempio, non ci sono
ministri religiosi nel futuro, secondo Star Trek. Forse, Dio non esiste nello
spazio profondo, o nel futuro remoto, ma se ciò corrisponde a una falsa affermazione
abbiamo bisogno che qualche giovane studioso ce lo dimostri.
Anni fa, la chiesa episcopale mi ha chiesto di scrivere una storia sul primo cappellano
della luna, e con piacere dico che si trattava di una donna. Dobbiamo far tesoro, nei futures
studies, del pensiero femminista, e di tradizioni etiche che non siano esclusivamente
quella cristiana; personalmente, sto scrivendo un libro dal titolo The Tao of Driving.
Le nostre comunità religiose devono essere adepte, e competenti, di etica del buddismo,
induismo, ebraismo e così via, nel cercare unintegrazione di scienza e religione.
Il fine ultimo dellassociazione di futurologi religiosi di cui faccio parte è di
promuovere un abbandono del neoplatonismo, con la sua filosofia basata sulle idee, e di
rimpiazzarlo con una teologia dellagire, con una teologia di persone che fondano il
futuro religioso attraverso comunità di persone, giovani e anziane, sagge. Il fine dei
"Religious Futurists" è di mobilitare le energie etiche in ogni gruppo, in
persone di ogni età, e di portare alla massima espressione la saggezza operativa nel
mondo.
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