INTERVISTA:
Domanda 1
Quali sono i metodi che utilizzate per produrre studi quali il rapporto sulle nuove
tecnologie che lei coordina presso la George Washington University?
Risposta
L'istituto che coordino si basa sul cosiddetto "metodo Delphi", una tecnica
attraverso cui coordino un gruppo composto da cinquanta autorità sulle tecnologie, che
contatto con scadenza biennale ponendo loro interrogativi molto ben definiti. Ad esempio,
posso chiedere quando prevedano che una data tecnologia si diffonderà. Ciascuno di loro
produrrà una stima che io utilizzo come dato unitamente alle indicazioni di tutti gli
altri. Ne evinco una media che può essere assunta come dato di massima probabilità, e
che tiene in considerazione le ragioni per cui vi è stata una eventuale divergenza di
previsione fra gli esperti; sottometto nuovamente questi dati al gruppo, che li riesamina,
e fornisce così una seconda indicazione che viene accolta quale stima più accurata. Il
metodo Delphi è stato ampiamente utilizzato perché presenta notevoli vantaggi, fra cui
ovviamente la sua praticità. Si possono ottenere indicazioni su ogni possibile questione,
semplicemente identificando un gruppo di esperti, e determinando fra costoro un'area di
consenso. Per queste ragioni il metodo Delphi è stato utilizzato in tutto il mondo per
condurre ricerche di vario tipo. Si tratta di un metodo che però viene utilizzato in modi
leggermente differenti; nel mio caso credo che la sua utilità consista nell'essere
diretto, nel coprire ogni settore della scienza e della tecnologia, e nel presentare i
dati in una forma estremamente accessibile anche per la gente comune. E in effetti abbiamo
ottenuto degli eccellenti risultati di attenzione pubblica, e in tutto il mondo.
Domanda 2
Quanto affidabile e accurata può essere la previsione di una "Rivoluzione
tecnologica", e dei suoi effetti sociali?
Risposta
Non credo che nessuno, nessun esperto in particolare, sostenga che queste previsioni siano
precise, nel senso che si possano assumere come esatte in relazione ad esempio all'anno di
diffusione di una tecnologia. Il Rapporto è volto solamente a offrire una stima,
un'indicazione dell'area temporale nella quale è possibile prevedere che una data cosa
abbia luogo. Me ne occupo ormai da dieci anni, con scadenza biennale, e la differenza fra
le indicazioni che abbiamo estrapolato spazia nell'arco dei tre, cinque anni. Il che
rappresenta un notevole grado di accuratezza della previsione, anche considerando il fatto
che in questi dieci anni le innovazioni nella nostra società sono state considerevoli, e
che la composizione del gruppo di esperti da me coordinato è mutato leggermente nel corso
degli anni. Nonostante cioè questa variabilità nel gruppo e nell'oggetto di studio, le
indicazioni sono estremamente coerenti, il che mi consente di considerare questo Rapporto
abbastanza accurato.
Domanda 3
Quanto tenete in considerazione, nelle vostre previsioni, le indicazioni che giungono dai
centri di ricerca tecnologica?
Risposta
Posso dire che il nostro lavoro non ha relazione in senso stretto con l'effettiva ricerca
sviluppata nei laboratori aziendali o governativi. Tuttavia, gli esperti che
contribuiscono al Rapporto sono figure che hanno un ruolo attivo in queste aree. Alcuni
sono studiosi che operano nelle università, altri lavorano nei laboratori governativi e
altri ancora nella ricerca privata. Pertanto si può affermare che il Rapporto comprende,
sia pur indirettamente, questo genere di informazione, anche se non in modo sistematico.
Il Rapporto emerge attraverso le stime dei miei collaboratori che riflettono ovviamente
quanto sta avvenendo nei luoghi di effettiva ricerca tecnologica.
Domanda 4
Quali sono le aree tecnologiche più significative, di maggior impatto sulla nostra
quotidianità nel nostro futuro, che avete isolato?
Risposta
Posso fornire un rapido sommario di alcune indicazioni di particolare interesse che
emergono nel Rapporto. E' evidente che la information technology sia al centro
dell'attenzione, e che occupi un ruolo centrale nelle prospettive di sviluppo tecnologico.
Entro dieci anni o forse prima, le nazioni sviluppate come Stati Uniti, Europa, Giappone,
avranno la possibilità di condurre praticamente ogni interazione in via elettronica. Si
sarà in grado, attraverso Internet e altri sistemi telematici, di fare la spesa
regolarmente, di lavorare e studiare a distanza, e di condurre attività ancor più strane
come, secondo alcuni, prendere parte a una cerimonia religiosa. Già ora esistono
cerimonie celebrate elettronicamente e, cosa sorprendente, non risultano fredde o prive di
sentimento religioso; anzi, possono essere ancora più intense di quelle cui siamo
abituati. E' sbagliato ritenere che il computer privi l'interazione umana del suo dato
emotivo: semmai, l'interazione elettronica può produrre un'emotività ancor superiore,
come ci testimonia il fatto che spesso negli scambi via Internet si assiste a esplosioni
di ira e a violenza verbale, oppure il fatto che in Internet si possano creare storie
d'amore, o porre le premesse per unioni matrimoniali. Ritengo che nei prossimi dieci anni
assisteremo a un fiorire dei media elettronici, e che questi in linea di principio saranno
utilizzati in pressoché tutte le attività sociali. Ciò non significa che la gente si
ritrarrà all'interno della propria casa o del proprio ufficio, e che si vivrà da eremiti
senza più incontrarsi di persona. Significa che la gran parte della gente avrà una
scelta che oggi non si ha: di interagire personalmente, oppure in via elettronica. Ci sono
poi altre due aree di particolare interesse, nel Rapporto. La prima è la biotecnologia,
che ha pure destato una grande attenzione, dato che costituisce un campo rivoluzionario,
offrendo la prospettiva di un controllo sui processi della vita stessa, il che disturba
coloro, ovviamente, che indicano in questo territorio una prerogativa del divino supremo.
Ciò non toglie, a ogni modo, che la ricerca proceda: e le scoperte che riguardano la
clonazione sono ormai note a tutti. Credo che questo nuovo potere sia destinato ad
aumentare, anche perché si lega alla "Information Revolution". Questa ha
consentito di gestire il sapere in modo più efficiente e veloce, compreso quello sui
geni, ossia la base elementare della vita. Si raggiungerà una situazione, probabilmente
fra dieci o vent'anni, in cui ogni aspetto di ogni specie sarà manipolabile. Potremo
controllare, dar forma al mondo biologico così come a quello fisico. Possiamo infatti
controllare ogni cosa nel mondo fisico: generare energia nucleare, andare sulla luna, e
qualcosa di simile avverrà per il mondo biologico; se qualcuno volesse creare un certo
tipo di pianta o animale, credo che in linea di principio potrebbe farlo. Si potrebbero
scegliere le caratteristiche dei propri figli, di averli più o meno intelligenti, oppure
il colore dei loro occhi, carnagione, capelli, altezza, le loro preferenze sessuali. Ora,
le diverse società potrebbero non voler avere questa scelta, perché temono che ciò non
rispetti l'ordine naturale delle cose, ma ciò non toglie che avremo il potere di
progettare specie, di manipolarne le caratteristiche, di curare malattie con terapia
genetica, e potremo curare infatti quasi tutte le 6000 malattie genetiche trasmesse
attraverso il DNA. Teoricamente, abbiamo la straordinaria possibilità di eliminarle
completamente. L'altro settore di particolare interesse è quella dei trasporti.
L'automobile a combustione interna, com'è noto, ha contribuito notevolmente
all'inquinamento, oltre che all'intasamento, delle aree urbane, e il futuro prossimo
venturo potrebbe vedere questo problema almeno parzialmente risolto. Si stanno studiando
modelli d'auto che non utilizzano motori a combustione interna bensì batterie elettriche,
o un piccolo generatore a gas, che raggiungono velocità di 60-70 miglia all'ora; e questo
è solo l'inizio di una rivoluzione dei sistemi di trasporto, che privilegerà
l'efficienza non inquinante. Dato che tutte le maggiori case automobilistiche stanno
lavorando a questo progetto, le auto elettriche sono destinate a diffondersi a breve
termine. Stiamo inoltre sviluppando autostrade automatizzate nelle quali il guidatore
lascerà il controllo dell'automobile a sistemi elettronici che ne controlleranno la
velocità, con carovane di auto che si muovono a tre metri l'una dall'altra, che
freneranno e sterzeranno automaticamente. E ci saranno sistemi di controllo intelligente
che condurranno le auto attraverso le aree congestionate per alleviare, per quanto
possibile, il problema degli ingorghi. Questi, in definitiva, sono alcuni esempi delle
innovazioni tecnologiche di cui vedremo una grande diffusione nei prossimi 10-20 anni.
Domanda 5
Ritenete di avere una responsabilità nel produrre queste previsioni, rispetto ad
eventuali loro effetti sulla ricerca e sull'atteggiamento della gente di fronte alle
innovazioni tecnologiche?
Risposta
Il problema che lei evidenzia è ricorrente nelle riflessioni dei Futures Studies. Lo
potremmo descrivere come il problema della "profezia autoavverantesi": se
qualcuno fa una previsione che riscuote grande attenzione, questa può a sua volta
contribuire alla propria realizzazione. Ad esempio, i ricercatori delle grandi aziende
sono spinti a pensare che un dato prodotto verosimilmente verrà sviluppato, non vorranno
essere esclusi da quel mercato, e pertanto avvieranno dei programmi di ricerca che
producano risultati in tempi competitivi. Sarebbe lusinghiero pensare che noi abbiamo
questo genere di impatto, ma onestamente non credo che possiamo rivendicare un simile
potere, anche se il nostro lavoro ha ricevuto un buon riscontro di attenzione pubblica. Il
che non significa che il problema non si ponga, a ogni modo, almeno potenzialmente,
qualora un numero significativo di persone venga spinto a credere che una previsione è
destinata ad avverarsi - solo, non credo che al momento le nostre previsioni abbiano una
simile popolarità e diffusione.
Domanda 6
Qual è lo scenario più probabile degli effetti della Rivoluzione Tecnologica, e in quali
tempi si prevede la sua concretizzazione?
Risposta
Sulla base dei dati che ho raccolto e che mi giungono dai numerosi studi di questo tipo
che vengono condotti al momento, ritengo che non sia esagerato affermare che l'umanità si
trova in una fase di transizione estremamente critica. Dato che abbiamo ora la capacità
di capitalizzare sistematicamente la conoscenza, lo sviluppo tecnologico va assumendo un
passo senza precedenti, che è peraltro destinato ad aumentare se si tiene in
considerazione il ruolo attivo in questo territorio, e il contributo di cervelli, che
offrono ora gli asiatici e i sudamericani, con il loro patrimonio di diversità culturale.
Nei prossimi dieci-vent'anni ci attendono innovazioni radicali, e al termine di questo
arco temporale, credo che la civiltà apparirà molto diversa da quella che conosciamo. La
popolazione mondiale è destinata a raddoppiare nei prossimi anni, e entro il 2020 o 2030
potremmo avere all'incirca dieci miliardi di persone che, a differenza di oggi, abbiano
tutte un buon grado di istruzione e vivano al livello di complessità delle società
industriali, producendo lavoro e conoscenze altamente sofisticate, e risolvendo problemi
di grande complessità - attualmente, solo un miliardo su cinque e mezzo hanno gli
strumenti a disposizione ad esempio degli europei, americani e giapponesi. Avremo dunque
un mondo molto diverso, molto più sofisticato, stimolante e al tempo stesso portatore di
grandi sfide, perché lo spettro dei problemi con cui ci confrontiamo ora crescerà di
pari passo con l'incremento della popolazione che vive ai nostri livelli di produzione e
consumo. Il che significa una decuplicazione dei problemi, rispetto a oggi, una
decuplicazione della domanda di risorse, di competizione globale, delle istanze ambientali
e degli impatti dell'industrializzazione. La crescita economico-industriale della sola
Cina, che è nell'ordine di oltre il 10% annuo, triplicherà questi fattori. Si tratta
insomma di uno scenario decisamente più sofisticato, e che al contempo presenta delle
nuove sfide di portata straordinaria, che devono essere affrontate in modo adeguato.
Domanda 7
E' possibile determinare se gli esiti di questi cambiamenti saranno negativi o positivi
per il comune cittadino? Ritiene che la gente sarà in grado di gestire proficuamente
queste nuove sfide, e opportunità?
Risposta
Credo che emerga chiaramente dalle mie parole precedenti che non prospetto nessuna utopia.
La rivoluzione tecnologica non renderà la vita meravigliosa, e non darà alla gente
qualsiasi cosa desideri. Penso senz'altro che la qualità della vita sarà superiore, ma
solo perché la gente sarà all'altezza degli enormi problemi che si presenteranno; ma non
che la gente sarà più felice. Il concetto di felicità non è significativo in tal
senso: si possono prospettare migliori condizioni di vita, un più alto livello di
istruzione, un minor numero di conflitti armati, questo genere di cose. Il punto è che la
gente sarà spinta a maturare, dovrà essere all'altezza della situazione, l'umanità
dovrà confrontarsi e risolvere quella che chiamo "crisi della maturità". Non
sarà più tollerabile agire in modo irresponsabile, con guerre, inquinamento,
disinteresse verso i bisogni del Terzo Mondo e così via. Dovremo creare una civiltà
planetaria matura, che funzioni. Il che sarà molto gratificante da un punto di vista
esistenziale, spirituale e umano, ma non sarà semplice. Sono a ogni modo ottimista: ne
abbiamo fatta di strada, negli ultimi tre milioni di anni, e non vedo perché il nostro
cammino verso la maturità debba arrestarsi ora, benché si tratti di una sfida colossale,
che ci terrà impegnati per i prossimi venti-trent'anni.
Domanda 8
Abbiamo perlopiù parlato del futuro, e possiamo ora rivolgerci al presente. Cosa può
fare la gente oggi per prepararsi a questa sfida?
Risposta
Se abbandoniamo il livello un poco astratto su cui mi sono mosso poco fa, e affrontiamo la
questione in termini molto pragmatici e quotidiani, ossia cosa possano fare la gente
comune, i dirigenti d'azienda, i politici e gli studiosi, per prepararsi al futuro, credo
che la miglior cosa sia di apprendere, di mettersi in una posizione di competenza sul
futuro. Penso infatti che molti non si rendano conto della straordinaria portata di quello
che sta succedendo, e di quello che ci si profila all'orizzonte. In larga misura, la gente
non ha accesso ai dati che noi cerchiamo di offrire, a queste previsioni nette in ogni
area della scienza e della tecnologia, con le ovvie ricadute di mercato. Con il nostro
istituto alla George Washington University stiamo cercando di rispondere a questa
esigenza, con dei sistemi che consentono di superare questo grado di inconsapevolezza
fornendo alla gente dei dati e un patrimonio di informazione. Vorremmo rendere il Rapporto
un sistema internazionale di mappatura dello sviluppo tecnologico globale, in cui chiunque
può facilmente accedere al sito Web, accedere ai dati più recenti, e discuterne
all'interno del sito condividendo l'informazione e migliorando i propri risultati. Ma al
di là della mancanza di circolazione dell'informazione, ci sono grandi fraintendimenti,
su questo territorio. La popolazione ha spesso credenze o timori infondati che
costituiscono un ostacolo allo sviluppo, come ad esempio la paura che la information
technology ci renderà dei robot, automi controllati da grandi organizzazioni che svolgono
un puro lavoro di routine, isolati nelle proprie case. Il che, ho già detto, è un timore
assolutamente fuori luogo. Come ho già detto, se viene utilizzata in modo appropriato la
tecnologia può solo contribuire a renderci più umani perché il lavoro alienante sarà
svolto dalle macchine, e noi saremo più liberi di pensare, di sviluppare le nostre
potenzialità e dunque anche le nostre qualità spirituali. Credo che in effetti lo spazio
della spiritualità sia destinato ad aumentare, tanto che potremo chiamare la prossima era
una "età spirituale" così come oggi parliamo di "età
dell'informazione". Dobbiamo superare le immagini catastrofiche e i preconcetti,
confrontarci, discutere e risolvere i problemi, in modo tale da poter affrontare questa
enorme transizione. In breve, il mio consiglio è che la gente deve istruirsi, accedere
all'informazione e usarla per superare quelle barriere concettuali che uniche ci
trattengono da un mondo di infinite opportunità. E lo dico senza volontà di
esagerazione. Attraverso la capacità di controllare la conoscenza, la gente avrà la
potenzialità di creare quasi ogni genere di esistenza si desideri. Il mio ultimo lavoro,
del resto, è chiamato proprio "The Infinite Resource", perché parla proprio di
questo fattore decisivo, la conoscenza, che offre possibilità realmente sconfinate.
L'unico limite è quello posto dalla nostra comprensione, dalla nostra immaginazione, e
dalla nostra disponibilità a investirci nella ri-creazione del mondo.
Domanda 9
Ritiene che quando si parla di come la gente possa e debba prepararsi alle tecnologie si
adotti un modello di determinismo tecnologico?
Risposta
Se si parla di quali tecnologie si svilupperanno in futuro, si induce a pensare che questo
sviluppo sia predeterminato, ossia si tende a dar credito a un determinismo tecnologico,
nel quale non si ha realmente scelta, perché siamo destinati nel tempo a produrre queste
tecnologie e a creare quel genere di mondo. Si tratta in effetti di una questione molto
complessa, di portata filosofica. Per qualche verso ritengo che ci sia un margine di
determinazione, nel senso che l'umanità a mio avviso non ha altra scelta che il lavorare
al potenziale della Information Revolution e alla ricerca di tecnologie dell'informazione
più sofisticate. Non vedo, praticamente, alternative a quello che sembra essere il
percorso del nostro sviluppo evolutivo storico. Dalla caccia ci siamo spostati
all'agricoltura, all'industria, poi ai servizi e ora alla conoscenza, e credo che oltre
troveremo un'attenzione alla spiritualità, alla consapevolezza e così via. Credo che
questo sia un percorso abbastanza definito e predeterminato. Il nostro spazio di scelta
risiede nel modo in cui noi partecipiamo a questo grande scenario. Non è detto che ogni
paese, e ogni individuo, debbano seguire esattamente lo stesso percorso. Ci sarà
un'enorme variazione fra le diverse organizzazioni, fra le diverse città e nazioni, nel
modo in cui si ritaglieranno la propria nicchia in questo scenario, e se decideranno di
prendere o meno parte a esso. Alcuni paesi potranno non partecipare a questo genere di
sviluppo, come i paesi del mondo islamico, ad esempio, che al momento danno segnali in tal
senso. Pertanto, penso che la questione sia da impostare su due piani, generale e
specifico. Sul piano specifico, conserveremo la libertà di affrontare l'emergere delle
nuove tecnologie secondo nostra scelta, o addirittura di non affrontarlo affatto. Ma su
scala storica, è quasi certo che il futuro si muoverà in questa direzione.
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