INTERVISTA:
Domanda 1
E' possibile, a suo avviso, una convivenza felice tra la tradizione della carta stampata e
la novità della multimedialità?
Risposta
Vorrei citare un episodio fantasmagoricamente significativo, un po' come una di quelle
scene che, in molti film alla James Bond, vengono messi prima dei titoli di testa. C'è un
personaggio che, una diecina di anni fa, meritò la copertina delle maggiori riviste
internazionali ed era il personal-computer. La stessa sorte è toccata ad Internet per il
1995, con una scelta altrettanto felice. Ma per l'anno scorso, e almeno per l'Italia, io
avrei dedicato e citato grande onore ad un mezzo molto più modesto che sta conoscendo un
successo travolgente. In un solo giorno del dicembre scorso, il venerdì 22 per essere
esatti, 23.633 Italiani si sono abbonati ai nuovi telefonini cellulari e a quello G.S.M.
europeo, perché a questi ce ne sarebbero da aggiungere circa altri 15.000. Quasi duemila
all'ora, in realtà quattro-cinquemila, tenendo presente che gli uffici più di otto ore
non stanno aperti. Chiedo perdono di questo esempio, forse fuori tema, ma forse utile a
entrare nel vivo del nostro tema. Dalla comunicazione scritta di massa ci si sta muovendo
verso il nuovo mondo Multimediale. La carta stampata, al termine del suo quinto secolo di
storia, aveva perso il monopolio dei mass media dell'informazione, per l'avvento e la
diffusione della radio prima, della televisione poi; ma nonostante i consueti profeti di
sciagure, aveva retto bene in Italia, come nel resto del mondo. Nel campo dei giornali di
vera e propria crisi si è andato parlando solo negli ultimi anni, fino a quel 1995 che il
Washington Post ha definito il più deprimente della storia recente dei giornali, con la
chiusura dell'ottimo "News Day", settimo quotidiano degli U.S.A. e secondo di
New York, con i licenziamenti a migliaia al prestigioso "Los Angeles Times",
alle maggiori o minori difficoltà di tutti o quasi, grandi e piccoli. Complessivamente,
infatti, la tiratura scende, anche negli Stati Uniti, dal 62,5 milioni di copie del 1989 a
58 milioni nel '95. Potrei, e dovrei anzi, citare altri Paesi di cui a torto non si parla
mai, per dire che perfino in Svezia o in Finlandia, che sono notoriamente in testa alle
classifiche mondiali per lettura per abitanti, si registra una diminuzione superiore al
10%. E, incredibile dictu, per la prima volta anche il fantasmagorico Giappone, segna un
sia pur minimo regresso - un 1% -, ma comunque è un segno negativo. Io continuo, per
semplicità, in questa mia esposizione che va, non per idee ma per fatti, invece, a
seguire il filo americano ricordando come, proprio in tempi così avversi, uno dei
maggiori gruppi che pubblica il grande nazionale "US Today" e molte decine di
altri quotidiani, abbia investito 1.700.000.000 di dollari, qualcosa come
2.700.000.000.000 di lire. Per comprare che cosa? Per comprare una Multimedia, un
conglomerato di televisioni e di imprese multimediali. Questo "US Today" merita
di esser citato, a mio avviso, non solo come il bambino che morde il cane, tipico dei
trattati di giornalismo, carta stampata in questo caso, che compra televisione e non il
contrario; ma è abbastanza indicativo dello stato d'animo col quale l'industria americana
dei giornali affronta una situazione non certo critica come altrove, ma sicuramente non
brillante. Ed è interessante notare, almeno dal mio punto di vista, anche come Presidente
della Federazione Italiana degli Editori, come essa ritenga la mutazione così netta e
profonda e pericolosa, da doverla affrontare anche collettivamente, al di là della
consueta, fiera concorrenza all'ultimo sangue tra le varie testate. Così, l'anno appena
trascorso sarà ricordato anche per la nascita del New Century Network, un Consorzio per
sviluppare servizi d'editoria online, da nove grandi gruppi: per un totale di 225 testate,
venticinquemila giornalisti, venticinque milioni di copie, diffuse ogni domenica, giorno
di massima diffusione negli Stati Uniti.
Domanda 2
Quali sono i traguardi prefissati dal New Century Network?
Risposta
La filosofia di questo raggruppamento, di questo New Century Network, è quella di
sfruttare il punto di forza del quotidiano, che è la fonte primaria di informazione per
la sua comunità di riferimento e che pertanto deve tendere naturaliter a diventare la
porta di accesso primario ai servizi online per tale comunità. New Century Network,
dunque, non si propone come un servizio centralizzato o come una serie di punti di accesso
dislocati sul territorio e con l'unico obiettivo di tenere bassi i costi telefonici di
accesso al servizio, ma piuttosto come una alleanza tra siti Web, ciascuno dei quali trae
la sua forza dall'essere locale, con una audience locale, che hanno interessi locali e
generano profitti locali. Su questo aspetto sarebbe importante che i nostri editori, medi
o piccoli che siano, riflettessero. A questo approccio locale, New Century Network
dovrebbe conferire il valore aggiunto nella possibilità di accedere a servizi più ampi,
quali la consultazione di altri giornali e servizi online tra quelli che aderiscono a
questo gruppo, facilitata dal fatto che l'interfaccia, utente di tutti i quotidiani del
Network, di questo Network sarà standardizzata al massimo. Comunque il 1995 non ha visto
solo questo tipo di novità.
Domanda 3
In America sono state avviate altre iniziative di questo tipo?
Risposta
La stessa Federazione Americana, l'American Newspapers Associaton, ha lanciato il proprio
suo sito Internet. Da questa home page dell'industria dei giornali, come recitano le
informazioni pubblicitarie, è possibile accedere a quattro sezioni: info, informazione
dati sugli aspetti più importanti dell'industria dei quotidiani; news con bollettini ed
altre pubblicazioni specializzate; events, per informare su mostre, convegni e seminari
del settore; hot lines che consentono l'accesso già a 55 quotidiani americani, canadesi
online, quotidiani. L'Associazione degli Editori Americani che ha lanciato l'iniziativa
proprio in occasione dell'Expo 95, ha un obiettivo oltremodo ambizioso: quello di
diventare il luogo dove si indirizzano gli editori per scambiarsi idee, osservazioni su
ciò che stanno facendo per prepararsi alla pubblicazione di supplementi elettronici. Cito
il direttore del New Media Group, associazione costituitasi appunto in seno all'American
Newspapers Association: "Tra le ragioni che hanno condotto alla costituzione
dell'N.C.N. le più importanti sono da ricercare nell'evoluzione del mercato dei media e
dell'elettronica di consumo." Alla fine del 1994, per la prima volta nella storia, le
vendite di personal computer negli Stati Uniti hanno superato, per valore, la vendita di
apparecchi televisivi; oggi, il 10% delle famiglie americane sono abbonate ad un servizio
online: e i grandi movimenti attualmente in corso nell'industria americana dei media - un
esempio per tutti: l'acquisto per una quota del 49% da parte di Bill Gates della rete
televisiva N.B.C. - vanno tutti nella direzione di fornire, attraverso il cavo o l'etere,
una serie di servizi integrati, di informazione e intrattenimento, che permettano di unire
in un unico portante le tradizionali trasmissioni televisive in broadcast o su richiesta,
e il collegamento alle reti telematiche, con tutti i servizi ad essi collegati: posta
elettronica, tele-shopping, e così via. Né va trascurato il fatto - è sempre
l'americano che parla - che le generazioni più giovani cresciute nell'era della
televisione e dei video-game, sembrano meno permeabili al medium scritto rispetto ai loro
padri ed ai loro nonni. Negli U.S.A. solo il 52% dei giovani tra i diciotto e venticinque
anni leggono regolarmente il giornale, contro il 68% degli adulti, di età compresa fra i
45 e i 54 anni. Non vorrei, attraverso queste cifre, aver dato l'impressione che nel nuovo
mondo si stiano celebrando i funerali del vecchio Gutenberg. L'industria dei giornali
americani, una potente industria, sta invece impegnando tutta la sua immensa forza in
tutti i suoi antichi, tradizionali, classici settori. E se, nel 1995, il fatturato globale
non si è mosso dai quaranta miliardi di dollari dell'anno precedente, il livello degli
investimenti, cioè l'occhio al futuro, è passato da 883 milioni del '94, alla cifra
record nella storia di 1 miliardo e 200 milioni nell'anno appena trascorso. E all'A.N.A.
negano dunque, con solide citazioni di fatti concreti e di cifre di questo tipo, che
l'interesse per i nuovi servizi multimediali sia un sintomo inequivocabile di crisi
irreversibile del prodotto stampato. L'associazione si dice infastidita dall'eterno
astrologare di sociologi sulle future sorti dello scritto e del libro, del parlato e del
visto. Essa rimane un'impresa di comunicazione ed è compito delle varie aziende
continuare a produrre comunicazione, proprio all'inizio di un'era che sempre più
unanimemente viene definita della comunicazione. Nel sistema informatico che si va
ridisegnando, la stampa potrà mantenere il suo primato a patto di riprendere anch'essa,
come qualsiasi altro strumento di comunicazione, il suo modo di essere e di operare.
Domanda 4
Come si sta muovendo l'editoria in Italia?
Risposta
Rinnovo le mie consuete diagnosi sulle difficili condizioni della stampa scritta, o le mie
tanto disperate, quanto inutili, critiche per la mancanza di una benché minima attenzione
dei pubblici poteri per mettere questo settore in condizioni di sopravvivenza analoghe a
quelle di altri Paesi europei. Mi riferisco al problema I.V.A., per esempio, o di tariffe,
o, vergognosa vicenda, del sempre mancato esperimento di liberalizzazione delle vendite.
Parlare di editoria elettronica come andavamo facendo da una decina d'anni, attirava
sguardi di benevola incomprensione. Sistemi che già in altri Paesi avevano avuto grande
successo, come l'Audiotex negli Stati Uniti, o il Videotex in Francia, da noi, per vari
motivi, non avevano attecchito. C'era solo, la Documentazione Elettronica dell'ANSA, e poi
sono venuti Il Sole-24 Ore, La Stampa, e successivamente in maniera sperimentale molti
altri, non solo grandi e medi ma anche piccoli. E questa è la vera notazione importante e
positiva di questo settore. Io non posso citarli tutti, ma sembra che si stia quasi
delineando una vera e propria corsa ad essere presenti su Internet. Spicca, non solo nel
panorama italiano, ma in una prospettiva mondiale, la dinamica figura di un editore
italiano, che è l'editore dell'Unione Sarda: Nicola Grauso, che con il suo giornale, la
sua radio, la sua televisione, ed ora il suo Video On Line appare come la nostra prima
figura di editore multimediale. A me preme ricordare, ai fini di questo mio quadro, di un
mondo della comunicazione in profonda mutazione che Video On Line e il suo sistema offre,
e ancora di più offrirà in futuro, insieme ad una serie di servizi che vanno molto al di
là dell'editoria e che noi stessi riusciamo appena ad intravedere, dal teleshopping alle
operazioni bancarie, alle prestazioni di qualsiasi tipo di viaggio, di biglietto, di
viaggio, sport, teatro e così via. Quando le reti telematiche avranno incrementato le
loro capacità di trasporto, potremo disporre di altre notevoli elementi di novità come
ad esempio il sonoro ad alta fedeltà, immagini di movimento ad alta risoluzione. Ma non
v'è dubbio che proprio il quotidiano costituisca uno dei media che maggiormente ed in
tempi rapidi può giovarsi della possibilità dei nuovi sistemi telematici. E l'esempio
migliore è ancora l'Unione Sarda di Grauso che, alle otto di ogni mattina - ora italiana,
si intende -, è disponibile in tutto il mondo, su Video On Line e Internet, e che il
lettore può sfogliare come farebbe con la normale edizione cartacea, ma che può anche
usare in modo diverso, sfruttando, per esempio, i legami ipertestuali tra il testo e le
immagini del giornale ed altri testi e le immagini provenienti da altri Data Base, oppure
costruendosi un proprio notiziario personalizzato. L'ultimo dato positivo del '95, anzi
della fine del '95, è la comparsa in forza della mia industria, del mio settore,
dell'Industria Editoriale Italiana sul mercato dei CD-ROM. Avevamo cominciato qui
all'A.N.S.A.. tutto il notiziario, dal 1981 al 1994, in quindici dischi, con duecentomila
notizie per disco. Poi ancora "La stampa" con quattro dischi per le quattro
annate e anche il supplemento scientifico "Tutto Scienze", "24 ore",
De Agostini, Zanichelli e tantissimi altri nomi, più o meno noti nella storia
dell'editoria classica, che tutti attaccano in forza il mercato nuovo. E il Natale del '95
è stato il primo che ha visto l'offerta di decine dei più svariati e spesso eccellenti
CD ROM. Il limite della diffusione è ovviamente quello della disponibilità di computer
dotati di lettore di CD ROM, incorporato o no. Allo stato attuale più di due milioni di
famiglie italiane secondo i dati ISTAT, il 10,6% di circa venti milioni, hanno già un
personal computer in casa. E, anche se per ora in misura non allarmante, si sta ricreando
il consueto squilibrio del Paese: 11,8% al Nord, 11,6% al Centro, 8,3% al Sud. E la
diffusione è in rapidissimo aumento: il 30% in più nel '95 con 420000 personal computer
venduti, che saliranno, si prevede, a 550000 quest'anno, a 720000 l'anno prossimo, a un
milione, si dice, nel Duemila. Tornando all'invenzione del CD ROM, il 1995 ha registrato
una vendita globale di 250000 pezzi, il triplo dall'anno precedente anche se i prezzi sono
ancora troppo elevati. Si sa invece l'estrema difficoltà di valutazione di collegamenti
con Internet anche se si parla di quaranta, cinquanta milioni oggi nel mondo e si parla di
perfino un miliardo nel 2003. In Italia si parla di 40000 l'anno scorso, 100000
quest'anno, 500000 il prossimo, due milioni nel Duemila. Io non sono grado di dare giudizi
ma anche sfrondati da probabili eccessivi ottimismi, queste ed altre analoghe serie di
cifre devono essere conosciute non soltanto dalla cerchia ristretta degli specialisti. Nel
nostro campo per spingere i comunicatori di professione, ed in primis gli editori, a
riflettere, a conoscere, ad agire, abbiamo costituito, anche in Italia, proprio
sull'esempio della Federazione Americana e del New Media Group, che essa ha costituito nel
suo seno, un'Associazione Nazionale dell'Editoria Elettronica. Forte già di un 33-34
testate, essa ha deciso di aderire alla Fieg, a dimostrazione dell'ormai affermata
coscienza della grande mutazione in corso e della necessità di farvi fronte insieme. A
questo proposito invito tutti coloro, soprattutto editori, ma non necessariamente, che
sentano l'importanza di questo impegno, a prender pure contatto anche con me
personalmente. Ho cercato di dire come, anche in Italia, le aziende editoriali abbiano
cominciato a rendersi conto della grande mutazione in atto e ad entrare in campo, anzi nei
differenti campi della multimedialità. Questo quadro non avrebbe senso, se non completato
dal divenire delle telecomunicazioni e, al tempo stesso, della televisione, settori con i
quali il quadro del nostro domani andrà ricomponendosi in maniera meno oscura, almeno
nelle sue grandi linee. Se non si analizzano insieme tutti questi grandi settori, non si
può fare assolutamente niente per andare verso un avvicinamento tra lo schermo del
computer e lo schermo del televisore, che è una svolta teleologica di tutto il divenire
dell'industria e della cultura. Detto questo resterebbe da dire dei riflessi della
mutazione, delle molti luci, delle inevitabili ombre sulla società futura, che appena si
intravede. Rita Levi Montalcini ha detto al recentissimo Convegno dei Nobel a Milano:
"Il grande problema della nostra società è che le nostre decisioni vengano prese
dai Grandi della Terra, lontanissimi dalle istanze di chi, poi, ne subirà le conseguenze.
La possibilità che attraverso Internet le informazioni siano disponibili a tutti, che lo
scambio avvenga in modo diretto, non mediato, e interattivamente, non dall'alto verso il
basso, apre grandi spazi alla democrazia. Io credo che ci sarà per tutti, a tutti i
livelli socio-economici, la possibilità di conoscere di più, di acculturarsi. E la
cultura, la conoscenza sono, inevitabilmente, fonte di benessere". Allo stesso
Convegno di Milano, altri illustri ospiti, come ad esempio James Tobin, mostravano meno
ottimismo della nostra illustre scienziata, con la quale naturalmente concordo.
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