Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Claudio Demattè

Milano - SMAU, 21/09/95

"Trasformazioni economiche nel mondo dei media"

SOMMARIO:

  • Multimedialità, per Claudio Demattè, vuol dire possibilità di trasportare contemporaneamente, con un unico strumento, voce, dati, immagini ferme e in movimento, con opportunità di andata e ritorno dei segnali(1).
  • Quando la rivoluzione multimediale potrà dirsi realizzata, i rapporti nella catena produttiva tra chi sta a valle - i distributori - e chi sta a monte - chi produce o assembla i contenuti - muteranno totalmente, a favore di quest'ultimi, perché di fatto verrà a cadere la scarsità del veicolo di trasporto di beni e servizi, e con esso l'enorme potere contrattuale dei possessori di mezzi di trasmissione (2).
  • La rivoluzione multimediale che si annuncia, però, richiede colossali investimenti a rischio. Essenziale, dunque, è poter contare su infrastrutture finanziarie in grado di supportare le imprese impegnate nel gioco (3).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Ci darebbe una sua definizione di multimedialità.

Risposta
Quando ero impegnato in un'altra funzione, mi sentivo ripetere in continuazione la parola "multimedialità". Ma che cos'è effettivamente la multimedialità? Qualcuno mi sembra che voglia alludere alla possibilità di far passare dei contenuti - voce, dati, immagini ferme o immagini in movimento - attraverso vari mezzi. Qualcun altro, invece, pensa alla possibilità di trasportare contemporaneamente, con un unico strumento, sia voce, sia dati, sia immagini ferme, sia immagini in movimento, facendo riferimento, in pratica, al prossimo avvento delle "autostrade elettroniche". Io sono con questi ultimi. Secondo me, la rivoluzione multimediale che sta avvenendo - poi parleremo dei tempi con i quali si realizza - è legata appunto al fatto che i sistemi di trattamento e di trasmissione dei dati, della voce e delle immagini stanno per essere totalmente rivoluzionati dalla possibilità di usare nello stesso momento le varie tecnologie che si erano rese disponibili negli anni passati - in particolare la possibilità di digitalizzare le informazioni - così da poter costruire dei veicoli di trasporto a due direzioni. Per quanto riguarda la voce, questo processo è già stato acquisito da molto tempo: tutti telefoniamo, ovvero mandiamo segnali e li riceviamo in restituzione. Invece, per le immagini in movimento, fino a poco tempo fa c'era un solo modo per trasferirle: via etere. Non c'era dunque la possibilità dell'andata e del ritorno dell'immagine, in particolare dell'andata e del ritorno da singolo spettatore a singolo spettatore. La stessa televisione via cavo, che pure è un passo avanti rispetto alla tecnologia via etere, sin qui non ha consentito la bidirezionalità.

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Domanda 2
Questa, per citare le sue parole, rivoluzione multimediale cambierà il rapporto tra produttori e consumatori?

Risposta
La rivoluzione multimediale che è in campo, naturalmente, richiede dei colossali investimenti. E gli investimenti, solitamente, si fanno nel momento in cui si intravede un ritorno. Oggi come oggi, invece, molti di questi investimenti vengono fatti quasi alla cieca, il che comporta tutta una serie di conseguenze. Ne parleremo più avanti. Per ora ammettiamo che questo scenario diventi concreto - e per concreto intendo dire possibile non solo tecnologicamente, ma anche economicamente. Che cosa succede per chi vuole star dentro questo gioco? Succede che i rapporti nella catena produttiva tra chi sta a valle - i distributori - e chi sta a monte - chi produce o assembla i contenuti - mutano totalmente, perché di fatto viene a cadere la scarsità del veicolo di trasporto di beni e servizi, alcuni dei quali esistenti, altri possibili proprio in virtù della nuova sovracapacità di trasporto. Facciamo l'esempio delle immagini in movimento: se con l'etere, sfruttabile con poche frequenze, ogni paese non può immaginare di avere più di cinque o sei canali di distribuzione, con la fibra ottica e i satelliti, diventano possibili migliaia di canali di trasporto. Per i trasportatori di contenuti, di fatto, data la molteplicità di concorrenti, cessa il monopolio, e quindi il potere si sposta a monte, verso chi ha i contenuti. E' appunto alla luce di queste considerazioni che si spiegano tutta una serie di fenomeni, qualche volta disordinati, di acquisizioni e fusioni, come quella, ultima, fra la Warner e Turner: spostandosi il potere a monte, le imprese di contenuti vanno a catturare quelle di distribuzione, ovvero sono quelle di distribuzione che si fanno catturare da quelle dei contenuti, temendo di non avere contenuti in futuro. Ma se avete presente questa chiave di lettura, allora riuscirete anche a decifrare alcune cose che sembrano quasi inverosimili. L'altro giorno ho letto che Tyson e il suo manager hanno firmato un accordo di duecento milioni di dollari per tre anni, per la trasmissione dei match di Tyson. Duecento milioni di dollari per cinque-sei match al massimo. Un ammontare spropositato. In realtà è contenuto, ed è contenuto che ha un grandissimo potere di attrazione degli spettatori, quindi è materia prima ad altissimo valore. Il potere contrattuale si trasferisce a monte, non solo verso i produttori di contenuti, ma anche verso coloro che sui contenuti fanno lavori di assemblaggio o, appunto, lavori di gestione dei diritti.

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Domanda 3
Quali sono i rischi per il futuro per gli investimenti sulla multimedialità?

Risposta
In precedenza abbiamo assunto che la rivoluzione multimediale sia cosa fatta. In verità, i tempi di questo mutamento sono tutti da verificare. Questa rivoluzione richiede investimenti colossali, e soprattutto ad altissimo rischio, visto che le complicazioni tecnologiche comportano spesso rinvii ingenti. Un rinvio di due anni, ad esempio, per la realizzazione di un progetto, può rendere l'investimento del tutto non economico. In tal senso, al di là del posizionamento della singola impresa, essenziale diventa il sistema finanziario che la circonda. Un esempio, per chiarire la natura del caso, e per evidenziare i grandi problemi che abbiamo in Italia. All'inizio di quest'anno è andata in quotazione a New York General Magic, un'impresa che ha elaborato un servizio che dovrebbe inserirsi in questo progetto di sviluppo. In quattro anni di vita ha perso - a crescere, per di più - qualcosa come 55 milioni di dollari, quindi un centinaio di miliardi di lire. E' andata in quotazione con un bel prezzo. Qualcuno potrebbe dire: ma come si fa a collocare sul mercato a un bel prezzo un'azienda che ha perso per quattro anni? Invece, il giorno stesso nel quale è stata quotata, i prezzi delle azioni sono cresciuti del 90%. Uscita con un prezzo, cresciuta il 90%. Una cosa di questo genere nel nostro mercato sarebbe impensabile. Da noi, se un'azienda non ha almeno tre anni di utile, non si può quotare; inoltre, nessuno comprerebbe un'azienda che ha quattro anni di perdite alle spalle. Ma soprattutto: ma chi sono quei matti che, il giorno stesso in cui è stata quotata l'azienda, corrono al mercato a comperarla, facendo salire il prezzo delle azioni del 90%? Ecco, questo è un tratto che voglio sottolineare: esiste nella realtà americana, ma non esiste nella nostra realtà come più in generale in quella europea, una disponibilità della gente, prima ancora che degli imprenditori, di giocare sull'azzardo, sull'incertezza, sulla cosa che potrà capitare, e che, se capita, sarà straordinariamente pagante, ma che potrebbe anche tradursi in una perdita secca. E' una nota amara, questa, me ne rendo conto. Perché solo i paesi che hanno nel cuore della gente questo amore per il rischio e le infrastrutture per incanalare questo amore per il rischio, saranno in grado di finanziare lo sviluppo multimediale di cui stiamo discutendo. - NOTA - Questo intervento è stato raccolto al Convegno d'apertura dello SMAU '95 "Verso la società dell'informazione", tenutosi a Milano il 21 settembre 1995.

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NOTA - Questo intervento è stato raccolto al Convegno d'apertura dello SMAU '95 "Verso la società dell'informazione", tenutosi a Milano il 21 settembre 1995.

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