Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Derrick De Kerckhove

Firenze, 31/05/96

"Il «neo-barocco» digitale"

SOMMARIO:

  • De Kerckhove spiega lo scopo dei suoi cinque atelier multimediali presentati a MediARTech (1), introducendo ciascuno di essi (2).
  • Le nuove tecnologie hanno dato vita ad un nuovo Rinascimento in cui la misura dell'uomo è l'universo (3).
  • Più esattamente si può parlare di neo-barocco (4).
  • De Kerckhove parla delle sue esperienze di didattica a distanza (5).
  • Le nuove tecnologie superano, nella loro diffusione, la TV soprattutto nei paesi freddi (6).
  • Il pericolo che entro il '96 Internet collassi è inesistente (7).
  • La lentezza di Internet non è un ostacolo insuperabile per chi naviga (8).
  • Ciò che spaventa De Kerckhove è l'intelligenza collettiva che può portare ad una forma di "elettrofascismo". La discriminazione tecnologica sarà presto superata da un pensiero che si universalizza (9).
  • Il villaggio globale si è costituto nell'era della TV. Oggi nel mondo delle reti non c'è spazio reale (10).
  • De Kerckhove elogia le capacità di analisi del suo maestro McLuhan (11).
  • Il mondo delle reti ha generato una nuova economia (12).
  • Anche il gap Nord/Sud sarà presto superato grazie alla diffusione di collegamenti "wireless" (13).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Con quale scopo Lei ha organizzato cinque atelier multimediali di lavoro a Mediartech.?

Risposta
La speranza è riposta nel creare cinque progetti multimediali che possano essere mostrati alla fine di quattro giorni di lavoro. Agli atelier lavorano studenti provenienti da Nizza e da Sophia Antipolis che hanno già preparato dei progetti e li hanno mostrati ai cinque gruppi; poi, ciascun gruppo, dovrebbe creare un nuovo progetto che non sia solo virtuale, ma che fosse possibile rendere reale. Si tratta di un esercizio di "intelligenza connettiva", perché ho capito che nell'intelligenza umana, oggi, è insita un tipo di organizzazione mentale differente rispetto a quella del passato, strettamente connessa all’evoluzione tecnologica. E’ possibile scorgere ciò dall'esperimento delle reti; inoltre, anche nelle persone sprovviste di tecnica si trova questo tipo di intelligenza ambientale che non era stata vista prima. E adesso che ciò si è palesato, si può esplorare in modo nuovo. Con i cinque "work shop", o seminari, che comprendono cinque temi, operiamo un cambio e una circolazione di idee per quattro giorni, per cercare di realizzare progetti. Forse un sito Web, o un CD ROM, o una simulazione di CD ROM, o un video o, ancora, la creazione di un mondo, come quello di Bruce Damer: mettere un poco di Firenze nella foresta di Sherwood. Possiamo fare tante cose, e vedremo, quando saranno terminati gli atelier, che cosa succederà.

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Domanda 2
Quali sono i cinque temi e come si connettono fra di loro?

Risposta
L'intenzione che abbiamo è di trovare un modo per inserire le reti e le nuove tecnologie - il multimediale, la realtà virtuale - nel contesto dei beni culturali della Toscana, e anche di dare alla Toscana uno sviluppo veramente tecno-culturale. Il primo obiettivo è mirato al modo in cui rendere possibile l'esperienza della nuova comunicazione ai bambini attraverso le reti, per dare loro la possibilità di creare il loro impiego. Io penso che nel futuro, le occupazioni, non saranno create dallo Stato, o dall'impresa, perché l'impresa si sta riducendo e lo Stato chiuderà i servizi. Da dove verranno, allora, gli impieghi? Intanto, da un'opera di ricostruzione, di organizzazione e di rinnovamento sociale ed economico delle "basi". Il secondo nucleo è l'Odissea digitale, che fa riferimento all'Odissea del Mediterraneo, potrà collegare i luoghi importanti delle tecnopoli e i centri di ricerca delle nuove tecnologie, come Barcellona, Montpelier, Firenze e Atene, che sono parte delle "en tube"; e Sophia Antipolis, che è una tecnopoli veramente bella. Si tratta di mostrare alla gente le occasioni, le opportunità, le possibilità che vengono da quel tipo di collegamento mediterraneo. La terza istanza si chiama "Rinascimento digitale", in cui è insita la possibilità di digitalizzare tutta la Toscana, affinché sia possibile vedere opere stupende e Firenze antica. Come mettere insieme queste istanze? La domanda che ci poniamo è la seguente: come sviluppare l'arte tecnologica, la sensibilità, l'estetica specificamente toscana e metterla a disposizione del mondo? Perché la Toscana fa parte della memoria totale del mondo. La quarta istanza, la più difficile, direi, e che mi piace anche più delle altre, è quella che si chiama "L'invito aperto". Perché invito aperto? Perché noi pensiamo che solo il 15% della popolazione toscana si interessa alle nuove tecnologie, mentre l'85% non le conosce affatto. Il futuro, però, l'avvenire dei bambini e dei ragazzi, oggi si trova, in parte, in questo mondo tecnologico. Per questo motivo pensiamo di realizzare un'opera che parli a tutti. Abbiamo trovato un esempio di neo-cyberorganismo tipicamente toscano nel Pinocchio, che è nato a Collodi - non tanto lontano da qui: egli era un burattino e diventa un bambino. Noi vogliamo prendere questo "pupo", che è conosciuto da tutti, come un esempio, un "interactor" per la cultura di alta tecnologia. Infine, il quinto atelier riguarda le applicazioni industriali della nuova tecnologia nel contesto della Toscana, cercando di capire quali sono le migliori attitudini politiche per rendere questo sviluppo più democratico e anche più ricco per tutta la regione. I cinque atelier, dunque, sono come ricavati l’uno dall’altro, attraverso importanti correnti di circolazione di idee. Ciò anche attraverso la creazione di un "mover": una persona la mattina lavora ad un atelier e il pomeriggio ad un altro, e così di seguito. C'è, all’interno degli atelier, una intercircolazione delle persone "ciberspaziale", ma anche spazialmente umana, perché la conversazione dei corpi è piena di intelligenza.

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Domanda 3
Si può parlare dell'arte barocca come un modello di riferimento artistico per il digitale, oppure l’idea di arte digitale è più vicina al modello rinascimentale?

Risposta
Nel Rinascimento l'enciclopedia era nella testa di una persona come Leonardo da Vinci. Oggi l'enciclopedia si trova fuori della testa di una persona, ma è una memoria viva che si trova sul Web, sulle reti, su Internet. Su Internet si trova una enciclopedia che è accessibile a tutte le persone. Detto ciò, credo che l’idea di arte digitale sia compresa nell’universo rinascimentale. Ma se nel Rinascimento la misura del mondo era l'uomo, oggi la misura dell'uomo è il mondo. Però oggi si sta assistendo ad una "rénaissance", un "rinascimento" che comprende un pensiero più globale: dal Medioevo, gli uomini del Rinascimento hanno preso tutto il pensiero connettivo, e lo hanno reso individuale; adesso si è passati da un pensiero individuale ad un nuovo pensiero connettivo. Oggi stiamo assistendo ad un "rinascimento" pubblico: una forma nuova, non individuale, molto interessante.

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Domanda 4
E il Barocco?

Risposta
Il Barocco ha rappresentato l'esplorazione dei sensi, tradotti in lettera, lettera dell'alfabeto e della stampa. Era la traduzione di ogni cosa sensoriale, la trasmissione dal tattile al visivo, ma anche la trasmissione del visivo in tatto. Oggi ci troviamo ad esplorare tutti i sensi, ad ascoltare con tridimensionalità la realtà virtuale, ci troviamo ad esplorare i sensi come la gente del barocco; ma il nostro è un neo-barocco elettronico.

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Domanda 5
Quali sono le prospettive della tele-educazione?

Risposta
Al "MacLuhan Program" di Toronto abbiamo fatto un esperimento di video conferenza: un corso che si tiene in due posti simultaneamente su vari temi. Adesso stiamo facendo un esperimento ancora più avanzato che si chiama "Vivere in francese sul Web", che insegna al tempo stesso il francese e anche a praticare il Web, insieme con l’Università di Orleans, con quella di Parigi Sette, con Montreal in Canada e anche con Toronto. Quattro Università, e forse anche quella di Nizza, faranno insieme il corso in videoconferenza, sul Web, e terranno poi individualmente i corsi locali. Abbiamo già individuato problemi difficili da risolvere e alcuni senza soluzione: problemi di comunicazione sul posto, problemi di riferimento visuale per quanto riguarda la videoconferenza, problemi di traduzione. Però si tratta, attraverso questa esperienza, di affrontare problemi di interazione, di contatto, di sviluppo e di scambio tra gli studenti. E’ qualcosa di meraviglioso.

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Domanda 6
Come vede la situazione europea, in particolare quella italiana, rispetto all'economia del virtuale?

Risposta
Io penso che l'Italia è ancora dedita col pensiero al fenomeno televisivo: la TV rende importanti, la TV è il grande media pubblico, un media al di fuori della casa. Sembra che la TV sia dentro alla casa ma, in realtà, parla del mondo che è fuori, è il villaggio globale. La TV è l’universo orale del mondo esterno, molto italiano, molto del Sud, del mondo esterno. Nelle reti c'è un mondo più scritto Però, il mondo della scrittura sullo schermo - quindi su Internet - è un mondo di interazione interno e si sviluppa più nei paesi freddi che nei paesi caldi; infatti, la Norvegia, la Svizzera, il Canada e la Svezia sono paesi più avanzati di altri per quanto riguarda la proporzione della popolazione che usa le reti. In Canada, su una popolazione di ventisette milioni, tre milioni e cinquecento persone usano le reti. In Italia il telefonino non costa meno di una connessione in rete, ma gli italiani lo preferiscono a quest’ultima possibilità. Non si tratta di un problema economico in senso stretto, ma, piuttosto di un problema economico-sociale: di un'ecologia sociale. Adesso Internet è importante per il negozio, per lo sviluppo accademico, per quello tecnico, e senz'altro l'Italia utilizzerà questa risorsa molto presto.

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Domanda 7
Ho letto recentemente un articolo in cui si rifletteva sul rischio che Internet non riesca ad accogliere l'enorme quantità, non solo di documenti scritti, ma anche di testi, immagini in movimento, file, fotografie e via dicendo. E' realistica questa preoccupazione o no?

Risposta
Io penso che l'infrastruttura cresca al ritmo del bisogno. E’ vero che il bisogno è più grande dell'infrastruttura, ma è altrettanto vero che tra l'offerta e la domanda c'è una relazione ritmica abbastanza equilibrata. Le persone che sono all’inizio dicono che su Internet sia difficile navigare. Ciò non è vero. Adesso è estremamente facile trovare informazioni specifiche su Internet, e molto spesso si trovano anche contenuti a cui non si vuole intenzionalmente accedere. Un’altra stupidaggine che tanto si pronuncia riguarda la l’eccessiva quantità di pornografia in Internet. Io posso dire che la proporzione totale di contenuti "porno" di Internet è meno del 5% di tutte le informazioni contenute in rete.

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Domanda 8
L’enorme traffico in Internet non rende la rete intasata e molto lenta?

Risposta
La rete è lenta specialmente in determinate ore. Ma il mio discorso si riferisce al "real time": l'accesso di un individuo alla memoria mondiale di Internet è proprio un accesso "real time". Per quanto riguarda i tempi, si ha bisogno di pazienza. Ma la cosa stupenda è che c'è questa pazienza, perché quando ci si trova di fronte a questo schermo affascinante si diventa saggi, wise men.

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Domanda 9
In "The skin of culture" ha sostenuto che le tecnologie digitali stanno trasformando il modo di vivere sul pianeta. Pensa che emergerà una nuova coscienza delle relazioni umane e delle relazioni con l'ambiente esteriore?

Risposta
In "The skin of culture" sono già andato più lontano rispetto a questo tipo di pensiero. Io ho paura dell'idea dell'intelligenza connettiva, perché penso che ci sia la possibilità di un elettrofascismo. L'intelligenza connettiva è aperta come è aperta l'architettura del pensiero. E’ quindi possibile pensare che la macchina rappresenti l'accelerazione del pensiero; quando questa accelerazione è aiutata da altre persone che sono collegate sulle reti e che comunicano su diversi livelli, è possibile pensare a forme emergenti di intelligenza plurale, non collettiva, ma plurale; e ancora, a forme di identità plurale, "just in time", come le comunità "just in time". Io penso che siamo in una macchina in cui l'acceleratore è "cassé": dobbiamo guidare a tutta velocità e non abbiamo il freno, non possiamo guidare il ritmo di accelerazione. Dobbiamo vivere con questa accelerazione. Ma ciò non credo sia tanto pericoloso come si pensa normalmente, perché, in realtà, si decentralizza il controllo dei media, e si dà più libertà sia all'utente che al produttore. Immaginiamo un telefonino con il calcolatore che dia l'immagine, il video, che dia il testo e che dia accesso alla memoria totale di Internet: questo rappresenterà la più grande deconcentrazione, la più grande decentralizzazione, la più grande decompressione dei corpi delle città. Le città diverranno più grandi, perché sarà possibile scegliere alcuni posti dove vivere e in cui è possibile svolgere un telelavoro. Questo significa una deconcentrazione, una dispersione massimale della gente. Intendo dire che la dispersione massimale del potere di lavoro, di pensiero, di creazione, di distribuzione, significa anche concentrazione massimale del corpo a corpo; vuole dire che l'unità principale, la comunione principale non sarà il villaggio globale, ma i villaggi nel globo, i villaggi elettronici, che sono in gran parte i villaggi di pensiero globali, ma di corpo, assolutamente locali. Questo rappresenta il paradosso del tempo: la località diventa iperlocalizzata e la globalità diventa una forma di planetizzazione del pensiero e dell'essere.

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Domanda 10
Il "Villaggio globale" teorizzato da McLuhan è qualcosa di simile a quello che è diventato adesso attraverso Internet o questo è molto più avanti di quello che McLuhan stesso pensava?

Risposta
McLuhan ha parlato di villaggio globale in termini di spazio. La televisione era il medium principale all'epoca di McLuhan. E la televisione non dà spazio reale in tempo reale, "in direct life", ma in senso analogico, ed è dunque possibile parlare di villaggio globale nell'era della televisione. Ma nel mondo delle reti non esiste spazio. Esso è solo, veramente virtuale, non reale. Internet è distribuita ovunque, come il pensiero. E' molto più appropriato parlare di mente globale, che non di villaggi globali. Però non mi piace tanto quest'immagine di mente globale. Per questo ho creato quest'idea di intelligenza o di mente connettiva, perché è più possibile parlare di una forza emergente di coscienza e di pensiero particolare situato in un posto preciso. Una forma di pensiero come il suo pensiero. Quando questa pensa a qualcosa, non penserà a tutto insieme, ma ad una cosa scelta.

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Domanda 11
Questo vuol dire che anche un intellettuale, direi quasi un visionario come McLuhan, non ha potuto prevedere gli sviluppi della società tecnologica?

Risposta
McLuhan era un uomo molto onesto: non faceva deduzioni, ma solo osservazioni. Egli era anche un genio, oltre ad essere stato un grande osservatore ed un calcolatore della realtà. Io sono un calcolatore: posso mettere le cose insieme, e posso predire poco, perché ogni tanto, non le vedo e qualche volta le vedo. McLuhan le vedeva tutte, ma non le cose che non c'erano. Allora non parlò del calcolatore, ma delle cose che si mostravano nella realtà a lui contemporanea. Oggi si vedono altre cose. E poiché sono stato educato in Francia, e ho ricevuto un’educazione cartesiana, non posso frenarmi dal creare deduzioni. McLuhan non deduceva niente. E' una differenza enorme per me.

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Domanda 12
Più volte Lei ha sostenuto che Internet ha introdotto un nuovo modello economico. Come sarà l'economia in rete?

Risposta
Io penso che di recente siamo passati tutti attraverso le tre fasi dell'economia: l'economia del "broadcast", l'economia di massa, della radio e della TV, quella della produzione e distribuzione a senso unico e di seduzione della massa per comprare le cose: il "packaging". La seconda fase dell’economia, che non è finita, ancora molto piccola ma significativa, è quella della telecomunicazione, che è la produzione realizzata dall'utente. Il problema di questa fase è l'accesso, la banda passante, la larghezza della banda. La terza economia, che si sta sviluppando adesso, è quella delle reti, un'economia "multipoint", "punto a punto", come quella dei "carrier", dei trasporti, delle telecomunicazioni. La prima osservazione da fare è che la produzione è fatta dall'utente. In secondo luogo la produzione si fissa, è cioè permanente, ed è riutilizzabile in infinite configurazioni, infinite contestualizzazioni. Il prodotto economico del futuro è un prodotto multivalente, polivalente e che si ridistribuisce ogni volta con una configurazione differente. E' un tipo di economia che si sta scoprendo soltanto adesso, che non è quella di produzione di massa della TV, con il trasferimento dall'industrializzazione all'informazione, ma un’economia che cambia totalmente l'informazione da una produzione ad un cambio.

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Domanda 13
Come faranno a convivere l'economia del futuro con l'economia, per certi versi, ancora agricola di questo pianeta?

Risposta
E' vero che il 50% della popolazione del mondo non ha accesso al telefono. Il problema economico di vita, della sopravvivenza è ancora questo, certo. Però io penso che sia più interessante parlare di come fare lo "wiring" (impianto elettrico) dell'Africa, che di dare denaro all'Africa per permetterle di sviluppare. Il pensiero dello sviluppo attecchisce, oggi, molto più rapidamente nei paesi in via di sviluppo, di quanto avvenisse che nel passato. C'è un'altro aspetto importante: i paesi più complessi, con grande densità di popolazione come la Cina e l'India, cercano gli strumenti di comunicazione tra "wireless", perché costa molto dare le connessioni dei cavi. E stanno a cercare il telefonino, che diventa per loro magico. Io penso che si svilupperà molto più presto di quanto si voglia, alcune volte, questo tipo di cosa. Non ho troppo paura. Penso che i problemi corporali siano molto più grandi dei problemi virtuali del mondo, del mondo di sviluppo.

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