INTERVISTA:
Domanda 1
Allora, professor de Brabant, vi sono molte confusioni, c'è molta propaganda, c'è molta
mitizzazione, molta demonizzazione intorno al sistema mondiale delle telecomunicazioni.
Possiamo provare a delineare questo sistema e a vedere concretamente come è costruito a
partire dall'Italia?
Risposta
Sì, possiamo provare a descrivere qualcosa di estremamente complesso. Incominciamo da
ciò che abbiamo in casa noi, nel nostro paese. Abbiamo in casa un telefono e un
televisore, un televisore che prende i programmi da un'antenna che è sul tetto - ce ne
sono molte sul tetto. Questo perché la televisione in Italia è una televisione
generalista via etere, una televisione che, a parte il canone, è gratuita, e questo è lo
scenario. Dall'altra parte, il servizio telefonico, noto perché ha cent'anni di storia.
Ecco, il futuro, ormai descritto su molte riviste, anche di grandissima tiratura, cosa
prevede? Prevede che dalle nostre case, seduti comodamente in poltrona, noi si possa
chiamare e richiamare il film che vogliamo vedere all'ora in cui noi abbiam voglia di
vederlo, accedere al nostro conto corrente bancario, comprare un qualsiasi prodotto dai
cataloghi che appaiono sullo schermo televisivo oppure sullo schermo del personal
computer, attraverso il personal computer navigare in reti mondiali, entrando e uscendo
dai calcolatori sparsi in tutto il mondo e pescando documenti multimediali, e cioè
documenti fatti di dati, immagini, testi. Ecco, questo è, in maniera molto semplice, lo
scenario che abbiamo, che descriviamo noi oggi. Probabilmente lo scenario sarà molto
diverso nella realtà, però noi oggi ci lanciamo in queste descrizioni. Cosa si può fare
per muoversi verso questo scenario? Facciamo prima un passo al lato. Cosa è successo
negli altri paesi? Negli altri paesi, negli ultimi quindici anni, si è introdotta una
qualche innovazione in più, non tanto sulle telecomunicazioni, che sono come le nostre
sostanzialmente, quanto nel mondo della televisione, dove invece c'è stata l'introduzione
del cosiddetto cablaggio, cioè l'arrivo dei programmi televisivi via cavo nelle case.
Ciò ha portato alla cosiddetta pay-tv, cioè a dei canali tematici a pagamento. In alcuni
casi si è sviluppato anche il satellite, che offre lo stesso genere di servizio, cioè
comunque dei canali tematici a pagamento. Questo servizio prevede ovviamente in casa una
scatola nera, in grado di decriptare, cioè di decodificare, perché tutto ciò che è
pagamento è criptato, cioè non è in chiaro per tutti. Questo è lo scenario degli altri
paesi. Che hanno innovato qualche cosa, certo, ma che rimangono anch'essi comunque molto
lontani dallo scenario che abbiamo delineato prima, cioè dal futuro della
multimedialità. Direi che questa è una prima descrizione. Il problema è come arrivare a
questo futuro. Allora, in tutti i paesi - parliamo dei paesi industrializzati in
particolare - abbiamo grosso modo le stesse aziende, il che vuol dire la stessa
tecnologia, il che vuol dire anche mercati abbastanza simili, anche se poi ogni paese ha
delle caratteristiche particolari. Cos'è che sta distinguendo i vari paesi? E' la
capacità del paese, attraverso le istituzioni, il governo, di affrontare questo difficile
passaggio verso la società della informazione. L'esempio migliore, in questo momento,
sono gli Stati Uniti, che vedono il presidente Clinton e il vice presidente Gore,
impegnati in progetto di super autostrade elettroniche. Che cosa significa questo?
Significa che la somma di singole strategie aziendali non fanno una "strategia
paese". Le aziende hanno bisogno di una "cornice paese" per cercare di
costruire un'offerta che abbia le caratteristiche che il mercato può desiderare,
caratteristiche che sono sì qualità di servizi, ma anche di prezzo. E' chiaro che,
muovendosi su largo consumo, il prezzo deve essere basso. Ma perché il prezzo sia basso,
bisogna partire convinti di fare i grandi numeri. Ed è questo il difficile, perché non
si sa chi deve cominciare per primo.
Domanda 2
La situazione è ancora più difficile in un paese come il nostro, in cui ancora si
discetta del numero delle televisioni generaliste, cioè di televisioni che sono nate
cinquant'anni fa e che presumibilmente già oggi non sono più determinanti, sebbene
ancora dominanti a livello di grandi numeri.
Risposta
Certo, il dibattito a cui lei allude è una fotografia di quanto ancora poco si sia capito
il problema che abbiamo davanti. La televisione generalista avrà un suo futuro. Cioè non
stiamo parlando di sostituzione secca e immediata. Qui si tratta di introdurre su un
mercato altre cose, che troveranno lo spazio che troveranno. Dipende da quanto saremo in
grado di far sì che siano attraenti, facili da utilizzare. Quando si parla di
interattività, sia con un televisore che con un personal computer, parliamo di una sfida
importante, perché se appena appena l'interattività è faticosa e difficile e limitata a
chi lo fa tutti i giorni, ci sarà un rifiuto; oppure, se tutto è bello ma costa troppo,
il mercato si restringerà automaticamente. Quindi è una ricetta molto complessa, che
può essere confezionata soltanto da una somma di attori.
Domanda 3
Esiste, secondo lei, una richiesta, un'esigenza, un bisogno di diverse forme di dialogo,
di comunicazione a distanza, che non riesce ad esprimersi in interattività, oppure,
viceversa, la tecnologia ha creato delle macchine che consentono la comunicazione e noi
dobbiamo sforzarci tutti di utilizzarle e di inventarci modi di comunicare, caso mai anche
chiacchierando inutilmente in tutte le provincie d'Italia?
Risposta
Dunque, l'evoluzione tecnologica è un dato inarrestabile, e bisogna fare i conti con
essa. Ma i conti dobbiamo farli anche con lo sviluppo economico e quindi occupazionale dei
nostri paesi. Lei sta parlando di qualcosa che è molto assimilabile a ciò che è
successo quando hanno inventato la macchina a vapore. Ecco, immaginiamo se allora avessero
detto: no, mettiamola da una parte, continuiamo a svilupparci con i vecchi strumenti.
Quindi non credo ci sia l'alternativa. Il problema sta molto nel come si cavalcano e come
si sfruttano queste tecnologie, sapendo che avremo sicuramente dei nuovi problemi che
andranno gestiti. Però, in sintesi, qual è il problema che la tecnologia offre oggi? La
tecnologia ci offre la possibilità di creare una nuova rete di distribuzione tra tutti
coloro che offrono servizi, che vendono prodotti, e i cittadini, i cittadini nelle loro
case, e, in futuro, anche durante la loro mobilità, grazie alle telecomunicazioni mobili.
Oggi, questi cittadini recuperano, comprano i servizi andando - facciamo un esempio -
nelle sale cinematografiche, quando vogliono vedere un film, oppure vanno in banca per
controllare il conto, vanno presso l'assicurazione per assicurarsi, vanno all'ufficio
comunale per fare certe operazioni. Ecco, la società dell'informazione prevista
dall''Information Technology prevede che ognuno possa fare tutto ciò da casa. Questo vuol
dire che si ha una rete di distribuzione che vuole competere e vincere rispetto a tutte le
altre reti, a tutti gli altri canali distributivi che esistono sul mercato. Quindi deve
essere migliore, offrire di più. La conseguenza è che verranno modificati i
comportamenti di milioni di persone. Cioè quello che la società dell'informazione
prevede è che vengano modificati i comportamenti di milioni di soggetti umani, che
vengano modificati i circuiti economico-finanziari e la logistica dei prodotti. La sfida
è certamente di dimensioni molto elevate, coinvolge la politica in quanto tale.
Domanda 4
Questo vuol dire anche che non ci possono essere investimenti a breve termine, e che
all'inizio gli investimenti devono essere notevoli, così come è accaduto, per esempio,
agli inizi della radio e della televisione, quando c'è stato bisogno di interventi
governativi, interventi pubblici, proprio perché gli imprenditori rischiavano troppo.
Ciò significa che non può esistere una politica delle telecomunicazioni che prescinda
dagli interventi dei governi o comunque anche della comunità europea o di organismi di
livello superiore?
Risposta
E' importante segnalare che sta cambiando il tipo di intervento pubblico richiesto dagli
operatori economici. Non si chiede più il finanziamento a fondo perduto, il grande
progetto statale, no. Quello che si chiede da parte degli operatori, e che mi sembra
indubbiamente necessario, è una cornice di interventi, non necessariamente in termini
monetari, in termini finanziari, ma di certezze. Le risorse il mercato le ha e accetta
anche di rischiare imprenditorialmente sull'esistenza o meno dei mercati di cui stavam
parlando, però ha bisogno di certezze. Cioè il numero di operatori che si affacciano
sulla filiera di questa multimedialità sono veramente tanti e non è chiaro chi può far
che cosa. Quindi l'importante che l'operatore pubblico, sotto la veste di regolatore, si
configuri come colui che gestisce il traffico di interessi da qui in avanti. Il che vuol
dire non fissare delle regole con dei cavilli e dei codicilli, come abbiam sempre fatto,
soprattutto nel nostro paese, tendenti a congelare la normativa. Questo sarebbe l'errore
più grande che si può fare. Perché? Perché nessuno sa come sarà, non dico la realtà
fra cinque anni, ma neanche quella fra due anni. Quindi, ciò che è importante è
innescare un processo di regolamentazione, quindi, come è stato fatto in moltissimi
paesi, costituire un regolatore che segua quotidianamente l'evoluzione di questo settore,
che abbia mandato politico dall'esecutivo di gestirlo e che continui a rilanciare la
competizione, che continui ad analizzare il gioco degli interessi per far sì che vi sia
la ottimizzazione dello sviluppo. Perché l'obiettivo qual è? E' riuscire a offrire il
più possibile, la qualità più elevata al minor prezzo, che è una sfida non da poco.
Domanda 5
Un'ultima domanda su Internet, la ragnatela che avvolge tutto il mondo. Ce la può
spiegare con una metafora e un giudizio sul futuro di questa rete?
Risposta
Beh, la metafora è nella parola stessa: "Web" vuol dire "ragnatela".
Immaginiamo una ragnatela in cui tutti gli incroci dei fili sono calcolatori. Quindi è
una realtà che somma tutti i cavi di questo mondo, con tantissimi calcolatori. Quando si
dice "navigare in Internet, vuol dire: accedere a un calcolatore, poi uscire da
quello, ed essere inviato su un altro, che magari è dall'altra parte del mondo, poi
ritornare sul primo... Cioè, è un continuo rimbalzare tra calcolatori, senza che
l'utente s'accorga necessariamente di questo. E' una realtà affascinante, è una realtà
che evolverà rapidamente, nel senso che oggi Internet è una rete per comunicare, ma non
è una rete per fornire servizi. Perché non è una rete per fornire servizi? Perché non
dà quelle sicurezze e quelle garanzie che il commercio elettronico su rete richiede. E'
difficile che la gente sia disponibile a mettere il numero di carta di credito in Internet
oggi, perché non sa bene chi poi ne potrà approfittare. Quindi siamo in una fase
importante di diffusione della cultura, di alfabetizzazione, una fase finanziata
sostanzialmente dalla ricerca americana e dal governo americano. A poco a poco questi
finanziamenti, come previsto, stanno scendendo e contemporaneamente - questo è l'altro
lato importante - alcune società del mondo dell'Information Technology stanno capendo che
Internet può diventare un grosso business. Naturalmente, il fatto che diventi un
business, per loro vuol dire che dovrà dare dei servizi di qualità che andranno pagati.
Quindi non aspettiamoci che Internet rimanga quello che è oggi. Internet diventerà,
nell'ipotesi più interessante, una rete di servizi, naturalmente a pagamento.
Domanda 6
C'è un rischio di colonizzazione culturale, un po' come è avvenuto con la televisione,
soprattutto negli anni passati?
Risposta
Guardi, con le reti di cui stiam parlando, cioè multimediali, il rischio di
colonizzazione si moltiplica a vista d'occhio. Perché? Supponiamo che ci sia una bella
rete di distribuzione, su rete di telecomunicazioni, con tanti PC nelle case, con tanti
televisori nelle case, in grado di ricevere, di pescare programmi multimediali. Se non
costruiamo contemporaneamente una offerta, una buona offerta nazionale di prodotti e
servizi multimediali, noi avremo costruito una bellissima rete di distribuzione per
operatori esteri. Quindi il nostro mercato accederà direttamente a Hollywood,
direttamente in tutte le parti del mondo. Perché? Perché attraverso la rete si può
andare dove si vuole e la distanza conta sempre meno, anche in termini di costo. Le
tariffe, il processo, chiaro e netto, della tariffazione a livello mondiale, sta sempre di
più andando verso tariffe legate al tempo d'utilizzo e sempre meno alla distanza. Quindi
la tariffa non è più una barriera. Una volta si diceva: se il servizio, il fornitore di
servizi è a due chilometri, è meglio di quello che si trova a duemila chilometri. In
futuro sarà assolutamente ininfluente.
Domanda 7
Questo vuol dire anche una probabile crisi delle società di comunicazione telefonica, per
esempio, se vivranno soltanto di tariffe?
Risposta
Per le società di telecomunicazioni la sfida di cui abbiam parlato è molto importante.
Perché? Perché il loro futuro è legato al traffico. Loro stanno realizzando delle reti
sempre più potenti, in grado di trasmettere sempre più bit, come si dice, come se
fossero dei tubi sempre più larghi. Se dovessero passare soltanto i bit che facciam
passare oggi, sarebbe un disastro economico, perché sono costretti a calare le tariffe,
dato che questa è la competizione mondiale, e se non riescono a riempire questi tubi con
più bit, e quindi con più utilizzo da parte delle famiglie e delle imprese, il gioco non
funziona, il gioco non vale la candela.
Domanda 8
Quindi, il problema è creare nuovi prodotti.
Risposta
Lei ha detto la parola centrale. E' la creatività che, secondo me come secondo molti
altri, è molto adatta all'Italia. La tecnologia si può comprare, anche se in l'Italia
siamo assolutamente in buona posizione. Comunque se ci dovesse mancar qualcosa si compra
nel mondo. Non è un problema di risorse economiche, perché ci sono. E' un problema,
direi, duplice: da una parte è necessaria una creatività di applicazione e servizi,
dall'altra è indispensabile che ci sia una presa in carico, ma a livello altissimo, della
questione, e che questo livello molto alto del paese garantisca certezza di regole, e
quindi la possibilità di investire, perché senza certezze non si investe, perché c'è
già troppo rischio imprenditoriale, nel business in quanto tale, e se a questo si
aggiunge il rischio delle regole, il gioco si ferma immediatamente.
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