INTERVISTA:
Domanda 1
Il professor Roberto Cordeschi è autore, insieme a Vittorio Somenzi, della riedizione di
un libro che trent'anni fa introdusse il concetto di intelligenza artificiale in Italia:
"La filosofia degli automi". Chiediamo al professor Cordeschi se il programmino
"Eliza" è davvero un esempio di intelligenza artificiale.
Risposta
Indubbiamente "Eliza" è un esperimento di intelligenza artificiale, ma che oggi
appare particolarmente datato. Esso riflette la filosofia dell'intelligenza artificiale
degli anni Sessanta, in cui si cercava di riprodurre delle capacità di elaborazione del
linguaggio naturale in un calcolatore attraverso sistemi molto semplici. "Eliza"
funziona, ma è basato essenzialmente su un trucco: dà l'apparenza di capire, ma non
capisce, in realtà, assolutamente niente, in nessun senso della parola.
Domanda 2
Allora che cos'è l'intelligenza artificiale, e come si è evoluto il concetto di
intelligenza artificiale negli ultimi trent'anni?
Risposta
La situazione, per quanto riguarda in particolare i programmi di comprensione del
linguaggio naturale, è molto cambiata dai tempi di "Eliza". Nel decennio
successivo si tentò di costruire dei programmi che non "scimmiottassero"
semplicemente delle capacità linguistiche, ma riproducessero effettivamente il
comportamento linguistico degli esseri umani, nei limiti in cui questo allora era
possibile in un calcolatore e in cui attualmente ancora lo è. Sono stati fatti molti
progressi, ma restano moltissimi problemi da risolvere, come quello di dare al
calcolatore, come si dice, quel "buon senso" che sembra caratterizzare il modo
di ragionare degli esseri umani; è molto difficile riprodurre tali capacità in un
calcolatore. "Eliza" sembrava avere buon senso, perché le sue risposte erano
apparentemente sensate. Ma è molto facile vedere il trucco dopo aver interloquito con
"Eliza" per un certo tempo: associava parole in ingresso con parole depositate
in una base dati e dava, apparentemente, risposte coerenti in uscita. Tutto questo ha
fatto pensare che "Eliza" superasse il cosiddetto "test di Turing",
(dal matematico inglese Alan Turing, uno dei fondatori dell'intelligenza artificiale, o
almeno una figura mitica nella sua storia, perché, in realtà, morì due anni prima la
data ufficiale di nascita dell'intelligenza artificiale stessa, la quale si suole datare
all'anno 1956). I programmi degli anni Settanta hanno incominciato, viceversa, a porsi il
problema di come rappresentare effettivamente in un calcolatore le conoscenze che sono
alla base della elaborazione dei concetti degli esseri umani.
Domanda 3
Ma allora come si fa a capire se un programma per computer è davvero intelligente?
Risposta
Il matematico Alan Turing, negli anni Cinquanta, - Alan Turing fu una figura mitica nella
storia dell'intelligenza artificiale, nella scienza dei calcolatori - immaginò di fare un
test che egli chiamò "gioco dell'imitazione", per valutare, appunto,
l'intelligenza di un calcolatore. Immaginò di porre un calcolatore e un uomo collegato ad
una macchina in due stanze separate e un interrogante in una terza stanza, che fosse in
contatto, per esempio attraverso una telescrivente, un video, con il calcolatore da una
parte e con l'uomo attraverso la macchina dall'altra. Il gioco consisteva nel fare in modo
che il calcolatore fosse talmente intelligente, si comportasse in un modo così simile
all'essere umano, che l'interrogante non riuscisse più, ponendo delle domande, a capire
chi fosse l'essere umano e chi il calcolatore. In questa forma il gioco dell'imitazione è
diventato noto come "test di Turing" e lo stesso "Eliza", in un certo
senso programma assolutamente non intelligente, superò questo test, perché, in effetti,
l'interrogante scambiò spesso il calcolatore per l'operatore umano. Questo risultato pone
dei problemi interessanti da esplorare. Però va detto che Turing immaginò questo test in
una forma molto generale, suppose che l'interrogante potesse porre domande su ambiti molto
diversi; viceversa, come è noto, "Eliza" può rispondere solo per un certo
periodo di tempo a delle domande molto specializzate e molto specifiche. In questo modo è
venuta fuori una forma cosiddetta ristretta del "test di Turing", che si è
intesa spesso usare per saggiare o controllare l'intelligenza delle macchine. Altri hanno
ricusato completamente il "test di Turing", perché quello che hanno portato in
primo piano è stato invece la qualità dei processi, dei percorsi attraverso i quali il
calcolatore e l'essere umano rispondono ad una stessa domanda: come il calcolatore,
effettivamente, riesce ad arrivare a quella conclusione, e come l'essere umano? Spesso i
procedimenti sono totalmente diversi anche se la risposta può essere uguale.
Domanda 4
Molta gente ha paura della intelligenza artificiale, poiché pensano che un giorno
potremmo essere sopraffatti dagli automi, dai "cyborg", dai cacolatori. E' un
rischio che corriamo?
Risposta
Anche qui, tornare ad "Eliza" è interessante: lo stesso autore rimase
sconcertato dal fatto che alcuni pazienti, interrogando e ricevendo risposte dal
calcolatore, lo scambiassero per un essere umano. Egli trasse delle conclusioni
preoccupate circa il futuro sia dell'intelligenza artificiale, sia del ruolo che i
calcolatori potevano avere nella società. Io direi che l'introduzione dei calcolatori e
delle informatizzazioni su larga scala ha cambiato la vita sociale e la vita individuale
delle persone. Gli esiti di questa trasformazione, naturalmente, non possono essere
previsti, ma non sarei catastrofista.
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