INTERVISTA:
Domanda 1
A Suo giudizio da dove deriva il forte potere di seduzione del mezzo televisivo e la sua
capacità di influire sull'immaginario collettivo?
Risposta
Deriva soprattutto dal fatto che la televisione è in grado di sfornare a getto continuo,
a domicilio e gratis spettacoli, informazioni ed emozioni che interessano, divertono,
distraggono e fanno riflettere miliardi di persone in ogni parte del mondo, facendole
mettere in contatto non soltanto con la realtà che li circonda ma anche con
quell'immaginario di cui tutti noi abbiamo bisogno. Ogni famiglia possiede un televisore.
Di fronte a questa sterminata platea il potere di suggestione della televisione non è
molto diverso da quello che è stato esercitato per secoli, direi per millenni, dal teatro
e, negli ultimi cento anni, dal cinema; la differenza fondamentale che distingue questi
mezzi è la quantità di pubblico ma anche l'intensità. Prima gli spettatori erano pochi,
adesso sono tutto il mondo. L'intensità maggiore deriva dal fatto che prima il cinema e
il teatro davano allo spettatore la possibilità di capire sempre e in qualsiasi momento
che ci si trovava di fronte o alla cartapesta o alla recitazione. Adesso la televisione ha
attenuato questa differenza, confonde talvolta la realtà con l'irrealtà e questa è una
sua caratteristica fondamentale perché la rende pervasiva e penetrante anche
nell'immaginazione personale e collettiva. Da questo punto di vista possiamo veramente
dire che il potere di seduzione della televisione è globale e planetario.
Domanda 2
In un articolo Franco Prattico polemizza con chi sostiene che la TV avvicina il mondo alla
storia poiché a suo giudizio questo mezzo non è in grado di offrire un'informazione
pura, ma una informazione sempre filtrata dall'avvenimento...
Risposta
Io credo che sia assolutamente impossibile negare alla televisione il merito di aver
mostrato a miliardi di persone ciò che accade nel momento in cui accade. La televisione
permette a tante persone di rompere la propria solitudine, di stare in contatto con gli
altri e questi sono dei meriti di carattere del mezzo stesso. Certamente la televisione
permette di vedere gli eventi che poi costruiscono quotidianamente o annualmente la storia
dell'umanità. Questo però non significa che la televisione rappresenti sempre e soltanto
la verità, che rappresenti veramente sempre e soltanto tutto il mondo. La parzialità
dell'informazione televisiva è, certo, un rischio altissimo, e questo dipende dalla
difficoltà di trasmettere delle informazioni che siano veramente complete. Del resto noi
stessi di fronte alla realtà subiamo, in qualche modo, una mediazione, l'intermediazione
dei nostri sensi, che talvolta sono ingannatori. Il rischio più forte della televisione -
e in questo concordo totalmente con quello che sostiene Prattico - è quello della
falsificazione, è quello della simulazione. Da questo punto di vista le nuove tecnologie
avanzate, attraverso la intermediazione, attraverso la interconnettività, attraverso la
interattività e la virtualità hanno esasperato il potere già fortemente illusionistico
della televisione. Il rischio è che così si possa finire per sostituire la realtà con
la sua simulazione. Se questo accadesse, effettivamente noi provocheremmo e saremmo
vittime di un cambio di valori molto forte tra la vita vissuta - quella che possiamo
chiamare la vita in carne ed ossa, alla quale i produttori, i fabbricanti di televisione
tendono a dare sempre minore significato -, e l'ombra mediatica della realtà, alla quale
gli stessi fabbricanti di prodotti televisivi tendono ad attribuire un'oggettività più
forte, più essenziale di quella vera, di quella reale. Ecco, questo è uno dei pericoli
che vengono segnalati continuamente dalle pagine di Telèma, non per negare alla
televisione i meriti che essa possiede, ma per mettere in guardia nei confronti di rischi
che questo slittamento dalla realtà all'irrealtà inevitabilmente comporta.
Domanda 3
La Tv e gli altri mezzi di comunicazione hanno il potere di controllare l'opinione di
massa e di influenzare migliaia di persone che seguono i diversi programmi. La classe
politica sembra aver compreso benissimo la forza di questi mezzi...
Risposta
Io non condivido il pessimismo di coloro i quali ritengono che la televisione sia uno
strumento potente di controllo politico, e non condivido neppure l'idea che lo scopo della
politica sia quello, oggi, di conquistare i mezzi di comunicazione. I mezzi di
comunicazione sono indispensabili, sono necessari per conquistare e per conservare i
consensi, ma il potere è un'altra cosa. Il potere politico serve per il governo delle
comunità, per il governo delle società. Da questo punto di vista, a meno che non si
debba creare un unico stato sorretto, guidato da una dittatura mondiale, gli allarmi sono
eccessivi e forse infondati. Piuttosto, il pericolo che questo tentativo di omologare e di
esercitare un potere di indirizzo di orientamento è, semmai, nel controllo della
televisione e delle trasmissioni televisive da coloro i quali si preoccupano di interessi
meno nobili di quelli della politica. Il controllo della televisione proviene, semmai, da
coloro che cercano di influenzare gli stili di vita, di cultura delle persone. Da questo
punto di vista c'è il rischio che una televisione che non abbia qualche riferimento a
criteri e a valori di carattere "intellettuale" - non voglio fare riferimento
alla moralità -, possa favorire anche la diffusione della stupidità delle persone. Io
condivido totalmente, in questo senso, la denuncia recente di Giovanni Sartori e quella
che è apparsa in uno degli ultimi numeri di "Telèma" di Renato Parascandolo,
il quale ha scritto uno splendido saggio sul rischio che la televisione possa diventare
uno strumento di diffusione della stupidità generale.
Domanda 4
All'inizio della stagione autunnale si è verificato un calo piuttosto considerevole degli
ascolti, in America ma anche in Italia, e i programmi che hanno mantenuto l'audience sono
stati i TG, su reti diversi e in orari diversi. Mi pare che questo denunci un
atteggiamento più maturo del pubblico...
Risposta
Il fenomeno è ancora in corso di evoluzione. È difficile dare per certa la crisi della
televisione, la crisi degli ascolti. Comunque, mentre è vero che negli Stati Uniti e in
Italia c'è una certa disaffezione nei confronti dei cosiddetti programmi di
intrattenimento -a favore, poi, di che cosa? Forse della comunicazione on-line, forse del
cinema e, forse, soprattutto nei confronti delle altre forme di fruizione della
televisione, come l'affitto delle videocassette- nell'altra parte del mondo, quella non
occidentale, soprattutto in Asia, gli ascolti si stanno moltiplicando. Ogni giorno in
India e in Cina gli ascolti dei cosiddetti programmi di intrattenimento crescono in
maniera esponenziale. Per quanto riguarda la presunta rinascita dell'informazione
televisiva avrei qualche dubbio. I dati di cui disponiamo oscillano tra cadute e riprese
folgoranti. La verità è che, purtroppo, in Italia l'informazione "seria" non
ha molti "aficionados". Ci sono troppe persone le quali vogliono soltanto
distrarsi, divertirsi e trascorrere davanti alla televisione qualche ora piacevole. Ciò
non è assolutamente deprecabile, anzi, direi che uno dei meriti straordinari della
televisione è proprio quello di aver consentito la fine della solitudine, degli
isolamenti straordinari nei quali, fino a qualche decennio fa, hanno vissuto centinaia di
milioni di persone in ogni parte del mondo.
Domanda 5
L'intrattenimento, dunque, crede che danneggi l'informazione?
Risposta
In realtà c'è un grande bisogno di informazione, e se l'informazione è corretta, se
l'informazione è completa, il pubblico l'accetta. Questo dipende soprattutto dalla sempre
più diffusa consapevolezza che oggi la vita di ciascuno di noi non è soltanto quella
vita che ciascuno di noi vive nella propria abitazione, nella propria piccola comunità.
La globalizzazione è un fenomeno di straordinaria importanza che sta cambiando tante cose
e molti ancora non se ne sono accorti; su questa questione Telèma ha dedicato il numero
'undici'. E su questo tema bisognerebbe anche riflettere molto; non c'è dubbio che la
consapevolezza del fatto che siamo tutti quanti partecipi di ciò che avviene in qualsiasi
altra parte del mondo fa nascere il bisogno di una informazione sempre più diffusa. E
voglio precisare che io non sostengo che questa esigenza vada a danno
dell'intrattenimento, che pur rimanendo una richiesta sempre molto forte, oggi può essere
soddisfatta anche da altri mezzi di comunicazione. E tra questi mezzi di comunicazione io
segnalerei Internet. Già ci sono duecento milioni di persone che ogni giorno dedicano
diverse ore della propria veglia, dalla mattina alla sera, e talvolta anche la notte,
stando davanti al video del proprio computer per avere notizie, per intrattenersi, per
fare ricerche e per cercare di essere in contatto con questa realtà.
Domanda 6
Quindi Lei giudica positivamente il fenomeno 'Internet'?
Risposta
Non c'è dubbio che la rete sia uno spazio di libertà assoluta; è il luogo nel quale
chiunque, in qualsiasi parte del mondo viva, è in grado di dire quello che pensa, di
ascoltare quello che dicono gli altri, di parlare, di comunicare. Attraverso Internet è
possibile accedere a qualsiasi fonte, è possibile controllare l'informazione, è
possibile dialogare non soltanto con gli altri, ma anche con il potere locale, nazionale o
internazionale, per cercare di controllarne i comportamenti. Io sono convinto che Internet
sia destinata a svolgere una funzione di difesa e, in qualche caso, di attacco nei
confronti dei poteri di omologazione, dei poteri eventualmente di uniformazione,
eventualmente dei comportamenti dei cittadini, e non soltanto dal punto di vista delle
scelte politiche, ma anche dal punto di vista dell'apprendimento, della promozione
culturale. Per parlare in televisione ciascuno di noi o deve essere invitato a una
trasmissione oppure deve decidere di costruire - come qualcuno ha fatto- una propria
emittente personale; per parlare in Internet basta possedere un computer e connettersi in
rete, e si è immediatamente in contatto con duecento milioni di persone. Da questo punto
di vista sono convinto che anche se Internet, come presto accadrà, si ibriderà con altri
mezzi di comunicazione - con la televisione, con la telefonia cellulare -, conserverà
questa sua caratteristica fondamentale di strumento di libertà perché garantisce una
comunicazione circolare, nella quale non ci può essere mai un centro, un dominus,
qualcuno che cerca di dirigerla e, talvolta, di deviarla.
Domanda 7
Con lo sviluppo di questi mezzi alternativi di comunicazione ritiene che la televisione
possa perdere il suo ruolo centrale che ha assunto fino a adesso nella comunicazione?
Risposta
La televisione ha tanta strada da percorrere e una vita inesauribile. È sempre più forte
la convinzione che chiunque di noi continuerà a vivere soprattutto attraverso lo specchio
d'informazione della televisione. Questo conferisce, a coloro i quali fanno 'televisione',
una responsabilità straordinaria. La nascita utile e opportuna di altri mezzi di
comunicazione non annullerà mai la forza e l'utilità della televisione. Le polemiche su
tale questione ci sono e sono forti. Tuttavia, io non credo che la televisione come noi
già la conosciamo sia destinata a finire. Potranno cambiare gli strumenti, le procedure
tecnologiche attraverso le quali noi vedremo la televisione.
Domanda 8
Crede che l'evoluzione naturale della televisione vada verso una televisione
personalizzata: canali tematici, TV satellitare?
Risposta
La televisione tematica è una delle possibili evoluzioni della televisione. Però credo
che né le televisioni tematiche né le pay TV siano alternative, sostitutive della
televisione generalista, quella che noi conosciamo, e credo che se ciò avvenisse sarebbe
un grave danno. Innanzitutto, io vorrei ricordare i meriti storici della televisione
generalista in Italia: negli anni Cinquanta e Sessanta la nostra televisione, oggi tanto
vituperata, ha rappresentato lo strumento attraverso il quale è stata favorita
l'alfabetizzazione di una parte dell'Italia che si trovava in condizioni che, ancora dopo
la Seconda Guerra Mondiale, erano veramente drammatiche. Non dimentichiamoci che la
televisione è uno spazio nel quale c'è la possibilità di conoscere, di vedere, di
confrontarsi... la televisione è quella che ci porta in casa la possibilità di
colloquiare con gli eventi, ci permette di assistere ai grandi eventi della storia. I
famosi funerali di Lady D hanno dimostrato in maniera inconfutabile che la televisione,
non quella tematica, quella per ciascuno di noi, quella per i nostri hobby e i nostri
interessi, è uno strumento potentissimo per mettere le persone in grado di assistere a
ciò che accade nel mondo.
Domanda 9
Ritiene dunque che la televisione generalista abbia ancora il compito anche di produrre
cultura?
Risposta
Assolutamente di sì. Trasmettere cultura dovrebbe essere il ruolo principale della
televisione generalista e soprattutto il ruolo della televisione generalista pubblica. Noi
non possiamo assolutamente accettare l'idea che la comunicazione, l'informazione, il
confronto, vengano affidati a televisioni settoriali. La televisione non può e non deve
rinunciare alla sua funzione pedagogica informativa: quando parlo di trasmissione
culturale mi riferisco anche al Festival di Sanremo, mi riferisco ai grandi sceneggiati,
alla trascrizione dei romanzi; mi riferisco alla possibilità di informare. La televisione
pubblica ha il compito di informare le persone, di metterle in grado di conoscere quali
sono veramente le cose che stanno cambiando il mondo. Il grande compito della televisione
pubblica è un compito di servizio di civiltà; forse, più che un servizio culturale è
quello di un servizio a favore della comunità. E ciò che dico non significa fare
trasmissioni pesanti, noiose; si possono realizzare delle trasmissioni di intrattenimento
che posseggono qualità dal punto di vista culturale. Ne abbiamo degli esempi
straordinari, come Linea Verde, o i programmi di Piero Angela. Questa identificazione
della cultura con la noia è un'identificazione molto cara alle persone incolte e
soprattutto a coloro i quali hanno bisogno che le persone siano poco colte e quindi non in
grado di esercitare il proprio senso critico. In conclusione, la televisione pubblica
dovrebbe essere un servizio volto soprattutto a mettere le persone in grado di vedere, in
grado di capire, in grado di confrontare. Da questo punto di vista penso che bisognerebbe
avviare una crociata per chiedere che il servizio pubblico venga mantenuto soprattutto con
queste caratteristiche.
Domanda 10
Come giudica la dipendenza della TV generalista dall'audience. Ritiene, come Gianni
Sartori, che l'indice di ascolto andrebbe abolito?
Risposta
Io condivido abbastanza l'opinione di Sartori; l'audience è un cappio, è una necessità.
Le televisioni che hanno bisogno di raccogliere pubblicità non possono non inseguire
l'audience. Tuttavia, ci sono modi diversi di inseguire l'audience. Il rischio che io vedo
nella proliferazione delle televisioni tematiche è che diventino delle televisioni di
nicchia che assorbono il pubblico più attento, più curioso e più colto e che, quindi,
per inseguire l'audience le altre televisioni siano costrette a trasmettere spettacoli e
programmi ai livelli più bassi, culturali e non. Direi anche a livello morale. Il rischio
che molte trasmissioni e molti programmi servano soltanto per vendere spazi pubblicitari
è molto forte. Non è detto, tuttavia, che per vendere molto bisogna necessariamente
vendere merce a basso costo. Io sono convinto che ci siano tuttora milioni e milioni di
persone disposte ad accettare la pubblicità e a vedere la pubblicità all'interno di
programmi che abbiano una qualche dignità, programmi che non offendano il buon senso, che
non siano basati soltanto sulla espressione delle emozioni che ciascun essere umano è in
grado di esprimere se non sa controllare i propri istinti peggiori, che possono essere
soltanto gli istinti che si esprimono attraverso il compiacimento di fronte alla violenza
e alla volgarità.
Domanda 11
Poiché, comunque, l'evoluzione andrà verso i canali tematici e le TV a pagamento, non si
corre il rischio che le risorse economiche si dirigano verso quel tipo di televisione?
Molte persone, quelle meno abbienti, probabilmente non si potranno permettere di
scegliere, e si creeranno televisioni di serie A e televisioni di serie B a seconda anche
del ceto sociale...
Risposta
Penso che ciò sia un rischio contro il quale si possa opporre soltanto la capacità di
inventare trasmissioni che siano nello stesso tempo divertenti e interessanti, che possano
solleticare l'interesse dei pubblicitari. Credo che questo possa accadere e sta già
accadendo non soltanto in Italia; in Germania, in Francia, in Inghilterra alcune
trasmissioni raccolgono pubblicità ricorrendo a questo tipo di programmazione più
elevata. Non c'è alcun dubbio che il servizio pubblico questo debba fare, altrimenti non
avrebbe più nessuna ragione di esistere. Il servizio pubblico deve svolgere un compito di
carattere politico, di informazione politica corretta, deve favorire gli approfondimenti
culturali e deve favorire le valutazioni sociali, quindi non demagogiche. Inoltre, deve
essere in grado di aiutare le persone a distinguere le informazioni vere da quelle false,
la realtà dalla irrealtà, la ragionevolezza dalla irragionevolezza. In definitiva, deve
essere uno strumento attraverso il quale i telespettatori possono essere in grado di
esprimere giudizi di valore su tutto ciò che accade intorno a loro e su tutto ciò che
loro possono o non possono fare. Se un servizio pubblico riuscisse a dare questi risultati
anche per un limitato numero di telespettatori sarebbe un servizio pubblico al quale
conferire medaglie durevoli per tutta l'eternità.
Domanda 12
L'affacciarsi dei nuovi mezzi di comunicazione pone anche il problema di una
regolamentazione del potere sulla informazione...
Risposta
È necessario tenere assolutamente conto della necessità di tutelare alcuni diritti
individuali essenziali, come la privacy e come la dignità delle persone. Dall'altra parte
bisogna anche cercare di evitare che i limiti possano assumere le caratteristiche di
interventi censori e bisogna soprattutto tenere presente che la tecnologia, oggi, non
permette azioni di interdizione e neppure di contestazione di attività criminali; ciò ha
valore soprattutto per la comunicazione on-line. La tecnologia di per se stessa ormai è
in grado di consentire a qualsiasi tipo di comunicazione di superare ogni confine e
impedimento. Certamente, ciò non fa cadere il problema, soprattutto oggi, in un momento
nel quale il cittadino non si trova ad essere soltanto interlocutore dei cosiddetti poteri
tradizionali. Oggi il cittadino si trova senza difese perché non ci sono norme che lo
possano tutelare di fronte ai cosiddetti poteri forti, poteri i quali provocano la
finanziarizzazione delle attività economiche, quegli stessi poteri attraverso i quali la
globalizzazione del lavoro, per esempio, sta diventando un problema di sconvolgente e,
talvolta, di assoluta drammaticità. Questi sono i poteri che mirano alla globalizzazione
mediatica della società e dei consumi. Di fronte alla necessità di stabilire qualche
tutela servirebbero delle norme, ma le norme, tuttavia, sono di difficile attuazione; io
non credo nei decaloghi, non credo nei codici di autodisciplina, ma penso che un ruolo
estremamente positivo potrà essere svolto dalle autorità di garanzia, autorità
assolutamente indipendenti, le quali dovrebbero e potrebbero svolgere il ruolo di
difensori dei diritti dei cittadini, di questi nuovi diritti che sono stati esaltati
proprio dal progresso prodigioso delle tecnologie e dalla globalizzazione di qualsiasi
forma di comunicazione. Si deve trattare di autorità assolutamente indipendenti - intendo
indipendenti dalla politica e dagli interessi economici -, le quali devono cercare di
esprimere giudizi e indirizzi facendo riferimento ad alcuni valori. Questi valori quali
sono? Sono il rispetto della dignità delle persone, la ricerca della verità per quanto
sia possibile avvicinarsi almeno alla verità, e la lotta alle ingiustizie sociali e alle
discriminazioni. Se l'autorità che appena è nata sarà in grado di esercitare questo
compito, che è un compito prevalentemente di indirizzo e di orientamento, non soltanto
avrà giustificato la propria esistenza, ma potrà essere considerato uno strumento
prezioso per la tutela degli interessi reali dei cittadini, che sono gli interessi che
ciascun cittadino deve essere in grado di esercitare per poter restare libero, in grado di
giudicare, e anche in condizione di acquisire quelle forme elementari di benessere
materiale e morale senza le quali la vita di ciascuno di noi avrebbe scarso senso.
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