INTERVISTA:
Domanda 1
Quali possono essere le funzioni degli strumenti informatici nel lavoro di edizione di
testi?
Risposta
Lo strumento informatico non è tanto uno strumento pratico per aiutare nel modo
tradizionale in cui si preparano le edizioni, per esempio, per produrre un testo stampato
con diversi livelli di note di apparato dell'edizione critica. Non è in questo senso.
Esistono sistemi molto sviluppati, per fare questo tipo di lavoro. Invece ci si è
presentata la necessità di usare l'informatica di fronte ad un problema filologico del
testo, che non poteva essere risolto con altri mezzi. Avevamo dei testi a tradizione,
cosiddetta "fluida", ciascuna copia manoscritta diversa dall'altra e quindi non
confrontabile, non collazionabile con le tecniche classiche. La risposta ovvia è stata
creare un database contenente sia le trascrizioni, sia le immagini digitali delle fonti
manoscritte. L'informatica consente una forma di rappresentazione del testo di tipo
diverso, sotto forma di database, fornendoci la soluzione più ovvia per le difficoltà
critiche del tipo di tradizione testuale che avevamo. Questo database è una
rappresentazione della tradizione testuale. Il problema che si pone, è: può questo tipo
di rappresentazione essere considerato come una edizione, come qualche cosa di diverso da
quella che è la forma di rappresentazione resa canonica dall'introduzione della stampa?
Il problema contiene due aspetti: da un lato questa forma di rappresentazione è adeguata,
per forme di testualità che sono diverse da quella canonizzata dal libro a stampa. Per
esempio la traduzione medievale delle "Chansons de geste". Quale è il testo?
All'Università di Princeton hanno fatto un database per lo studio della tradizione
medievale di Chevalier de la Charrette di Chrétien de Troyes. Muovendo proprio dall'idea
che era impossibile congelare in un'unica versione, nella versione di un unico scriba la
ricchezza di questo testo, con problemi anche teorici che nascevano. L'edizione critica
risulta, rispetto a questo tipo di testualità, un'invenzione dell'editore, un editore
ottocentesco o attuale. Come fare ricerche lessicali sull'uso delle espressioni
dialettali, sul rapporto tra diversi usi linguistici, lavorando su di un materiale
costruito artificialmente e non rifacendoci alle fonti originali? Quindi il database può
essere una forma di rappresentazione adeguata di forme di testualità diverse da quella
canonizzata dal libro a stampa. Altre forme di questo tipo sono, per esempio, i
manoscritti d'autore lasciati incompiuti. Qual è il testo? Le varianti sostitutive
dell'autore? Non è un testo che deve ancora arrivare a compimento. E' un testo compiuto,
costituito di posizioni funzionali, ha più valori, perché l'autore non ha ancora scelto
tra le diverse varianti. Quindi lo studio di documenti di questo genere pone le varianti
tutte sullo stesso piano. Il concetto di edizione critica scarta le lezioni discordanti
dal testo, per definizione, come le lezioni di secondo piano, come lezioni che possono
avere qualche interesse. Ma la rappresentazione come database è un'edizione? Secondo noi
può essere un'edizione solo con determinati requisiti. Un archivio di tutta la tradizione
testuale, non è un'edizione. Allora quali requisiti deve avere questa forma di
rappresentazione, per potere essere considerata una edizione? Secondo noi, introdurre
procedure computazionali, che svolgano su questo materiale la stessa funzione che in una
edizione critica svolge l'apparato, un filtro per potere filtrare l'informazione e
presentare un'opzione possibile, ma un'opzione sempre rivedibile, perché consente il
confronto diretto con la fonte. Le fonti sepolte negli apparati che nessuno riesce a
decifrare o a leggere. Già ricostruire la situazione testuale a partire da un apparato di
un'edizione scritta è un'operazione che, anche a persone molto addestrate, crea notevoli
difficoltà, in secondo luogo non c'è possibilità di rivedere la scelta che ha fatto
l'editore in quel particolare punto. Queste erano le linee che ispiravano il nostro lavoro
e quindi il problema a questo punto diventa un problema di informatica. Qual è il modello
computazionale adeguato a risolvere questo tipo di problema? Allora ci si rende conto che
il tipo di dati, il modello di dati, attraverso cui si rappresenta in forma elettronica il
testo, diventano importanti per potere prevedere procedure di elaborazione richieste. Il
problema informatico diventa quello di trovare un modello computazionale adeguato.
Domanda 2
Che esperimenti concreti avete fatto, con quali testi avete provato e che risultati si
sono raggiunti?
Risposta
I testi concreti, con quali abbiamo lavorato, sono testi di tradizione, di produzione
universitaria, testi di insegnamento, in particolare testi per l'insegnamento della
Logica. Abbiamo preso in esame un Commento di Gentile da Cingoli, che era Maestro di Arti
a Bologna, a cavallo fra il XIII e il XIV secolo, un commento sull' "Isagoge" di
Porfirio", che era il primo testo che lo studente leggeva per lo studio della Logica.
Da questo testo abbiamo creato un prototipo, quindi combinando le trascrizioni dai
manoscritti esistenti con le immagini digitali ottenute da riproduzioni microfilmate dei
manoscritti. Abbiamo avuto qualche problema tecnico, perché gli scanner disponibili o
funzionano come se fossero una macchina fotocopiatrice, i cosiddetti scanner piatti,
oppure funzionano per diapositive, ma predisposti per lavorare con le bobine di microfilm
non ce ne sono molti, e quindi costano. C'è un problema di risorse e c'è spesso anche un
problema tecnologico. Una volta risolto un problema a livello teorico, con la definizione
di un certo modello computazionale, lo sviluppo della tecnologia condiziona la
realizzazione di questo programma, sia per quanto riguarda il hardware, sia per quanto
riguarda il software. Noi abbiamo già impostato un prototipo e stiamo aspettando proprio
le nuove implementazioni, lo sviluppo del sistema, che ci consentirà le operazioni
adeguate, per esempio, allo studio delle varianti. Nel momento attuale, per quanto
riguarda le varianti, possiamo richiamare contemporaneamente sullo schermo porzioni di
testo che le contengono, insieme con le rispettive tradizioni, ma non possiamo, a partire
da questo, costruire una rappresentazione congruente di tutte queste possibili
alternative, cioè ridurre ad una rappresentazione unitaria le diverse rappresentazioni
dei singoli documenti. Per fare questo è necessario introdurre nel sistema un meccanismo
di manipolazione delle stringhe di caratteri, che costituiscono il testo, un motore
testuale, come lo chiamano gli informatici, che consenta appunto il trattamento delle
varianti, per riportarle ad una rappresentazione unica e coerente delle diverse
alternative.
Domanda 3
Naturalmente cambiano anche gli strumenti di distribuzione di questo materiale, delle
edizioni realizzate in questo modo: CD ROM, Internet.
Risposta
Anche questo è un problema teorico. Detto in altro modo è il problema della citazione di
un testo elettronico. La citazione dovrebbe contenere il riferimento adeguato alla fonte e
a chi ha svolto la trascrizione, con quali criteri l'ha svolta. Questo è un aspetto della
questione. L'altro aspetto della questione, è venuto, per esempio, attraverso la
rappresentazione di un ipertesto, realizzato sul "Tractatus" di Wittgenstein. Il
problema, che veniva posto, era quello dello standard. In altri termini, l'ipertesto sul
"Tractatus" è riutilizzabile, solo da chi possiede lo stesso strumento di
gestione dell'ipertesto, lo stesso sistema ipertestuale. Quindi posso trasferire i dati
elaborati, l'organizzazione dei dati che ho fatto, la posso comunicare solo a chi ha un
sistema identico. Quindi occorre prevedere dei meccanismi di esportazione o importazione
tra diversi sistemi, in modo da potere utilizzare i dati con la forma strutturata, che è
stata loro attribuita da chi li ha elaborati. Scambiare le trascrizioni, in quanto tali, o
scambiare le immagini, è relativamente semplice. Quello che non si riesce allo stato
attuale a scambiare è il modo in cui noi le abbiamo organizzate. Questo comporta lo
sviluppo di un certo formato del file, che consente il travaso, per esempio, di
un'immagine, insieme con tutta la descrizione logica del suo contenuto, un'immagine
insieme con la trascrizione. Solo il risultato dell'edizione può essere pubblico, nel
senso di riessere riutilizzabile da qualcun altro nella forma in cui l'editore lo ha
posto.
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