INTERVISTA:
Domanda 1
Cos'è il progetto Socrates?
Risposta
Socrates è un programma della Comunità Europea riservato all'educazione, alla scuola e
all'università in Italia per il quale vengono offerte una serie di opportunità sia agli
insegnanti che alle scuole che agli stessi studenti. È diviso in varie azioni: un'azione
riguarda Erasmus e, quindi, la mobilità degli studenti universitari, altre azioni
riguardano invece la scuola e in particolare Comenius, con i partnerariati fra le scuole,
progetti sull'intercultura, sull'educazione degli adulti, l'educazione a distanza, e un
progetto specifico che ha come focus le lingue e lo sviluppo della formazione
dell'insegnante di lingua; questi ultimi possono utilizzare delle borse di studio della
durata di due settimane in altri Paesi della Comunità Europea per approfondire la
conoscenza linguistica. Questo programma, soprattutto per la scuola, rappresenta una reale
possibilità non tanto di ottenere finanziamenti - perché i finanziamenti sono abbastanza
ridotti - quanto, soprattutto, per avviare delle attività in collaborazione con altre
scuole in Europa e per aprire ad una dimensione europea l'insegnamento. Per la gestione
del programma Socrates, iniziato nel 1995, sono state create in ciascuna nazione delle
agenzie nazionali che, firmando dei contratti con la Comunità Europea, sono state
incaricate della gestione dei fondi comunitari e anche dell'organizzazione delle attività
di sostegno alle scuole per poter partecipare a queste attività. L'agenzia nazionale per
la parte di Socrates che si riferisce alla scuola -dalla scuola materna fino alla
secondaria superiore- è a Firenze ed è uno dei due istituti nazionali del Ministero
della Pubblica Istruzione. L'altra agenzia che si occupa di Erasmus e, quindi, della
mobilità degli studenti nel settore dell'università è collocata presso il Ministero
della Ricerca Scientifica a Roma.
Domanda 2
Cosa state realizzando, concretamente, nell'ambito di questo progetto?
Risposta
La ragione principale per cui il Ministro - all'epoca era il Ministro Lombardi- affidò
alla BDP l'organizzazione dell'agenzia nazionale risiede soprattutto nel ruolo
istituzionale che ha questo ente, che è quello di organizzare, diffondere, far circolare
l'informazione e la documentazione in Italia attraverso le nuove tecnologie. La prima
condizione perché si realizzi la partecipazione delle scuole al programma Socrates è
infatti la capacità di utilizzare l'informazione. In molti casi e non soltanto nella
nostre scuole ma anche in molti settori, non siamo in grado di utilizzare le opportunità
che l'Europa oggi ci mette a disposizione - basti pensare all'incapacità di spendere i
Fondi Comunitari che in tanti settori l'Italia dimostra- proprio perché gli utenti finali
non hanno l'informazione disponibile, non sono a conoscenza, hanno difficoltà a compilare
formulari, si bloccano su aspetti amministrativi. A tutto questo, la BDP cerca di offrire
delle soluzioni e dei sostegni alle scuole attraverso la propria rete telematica dando a
tutte le scuole sul territorio uguali possibilità di accedere all'informazione. I nostri
servizi sono su Internet e chiunque, indipendentemente dalla posizione geografica,
dall'essere nel centro di una città o in un paesino disperso nelle nostre provincie, ha
la stessa uguale opportunità di avere formulari, di avere tutte le informazioni e tutti
gli aiuti anche per via telematica: ci sono aree di discussione, esistono servizi proprio
attraverso la posta elettronica che consentono all'insegnante di essere assistito. Per
favorire la circolazione dell'informazione noi tendiamo a far circolare i risultati delle
esperienze delle scuole italiane con altre scuole in Europa, in maniera che gli insegnanti
possano verificare anche delle esperienze già realizzate e possano, in qualche modo - non
dico avere dei modelli, perché non si tratta di ripetere dei modelli: noi pensiamo che un
buon progetto sia un progetto creativo, nuovo- ma avere un'idea dello svolgimento del
programma. Devo dire che siamo abbastanza soddisfatti dei risultati perché riusciamo ad
avere un utilizzo dei Fondi Comunitari molto alto: in genere, sulle diverse azioni, è
superiore al novanta per cento. Esistono, però, una serie di problemi che ostacolano
ancora il pieno svolgimento o la piena partecipazione delle nostre scuole. Nel settore
"lingua", gli insegnanti di lingua che ricevono una borsa per poter approfondire
la loro materia in altri paesi non vengono sostituiti, non hanno il supplente. In molti
casi ci troviamo di fronte a delle autorizzazioni che sono state date dai presidi in certi
periodi dell'anno che poi costringono l'insegnante a rinunciare alla borsa perché le
condizioni cambiano, non c'è la possibilità di sostituzione breve degli insegnanti. La
nostra legislazione, soprattutto di tipo amministrativo, di gestione del budget è
abbastanza lontana dai criteri comunitari di rendicontazione; abbiamo ancora un certo gap
fra il modo in cui si svolge il programma, le regole, le procedure europee rispetto alle
regole della vita scolastica italiana, sia sul piano dell'amministrativo che sul piano del
personale. E questo, francamente, è una questione molto importante. Cito solo un esempio:
siamo costretti in Italia a non utilizzare gli ECU: noi siamo costretti a ricevere gli ECU
e a cambiarli in lire perché l'ECU viene considerato dalla nostra stessa Banca d'Italia
una moneta straniera! È paradossale, ed è un piccolo dato, un piccolo esempio che credo
possa dar un'idea delle difficoltà amministrative italiane. Si parla moltissimo di Europa
ma ancora questa stenta ad entrare nei comportamenti anche amministrativi della nostra
scuola.
Domanda 3
Qual è il significato di quest'incontro che si sta svolgendo oggi?
Risposta
Noi siamo arrivati a organizzare questo seminario sull'impatto delle nuove tecnologie
sulla scuola sia su sollecitazione diretta della Commissione e anche perché volevamo
cercare di mettere in contatto una serie di esperienze che in Italia si stanno facendo su
tre grandi filoni. Il primo è l'impatto riguardo al processo didattico: le nuove
tecnologie consentono di modificare il modo di organizzare l'insegnamento da parte degli
insegnanti e, di conseguenza, del modo di apprendere da parte dei ragazzi. Nella
costruzione degli ipertesti conta moltissimo non tanto il risultato dei ragazzi, quanto i
comportamenti che stanno dietro la costruzione dell'ipertesto, sia dal punto di vista
logico sia dal punto di vista dei comportamenti dell'insegnante, dell'attività
interdisciplinare che l'ipertesto mette in moto. È un discorso estremamente importante,
questo: sono state presentate, oggi, delle esperienze di ragazzi di sei anni e che usavano
il computer. La cosa che mi colpiva molto era che gli insegnanti spaventati stavano dietro
ai ragazzi e i ragazzi dicevano alla maestra: "Non ti preoccupare che poi dopo ti
spiego tutto". Cambia lo stesso rapporto fra l'insegnante e i ragazzi! Un secondo
filone che affronteremo domani è legato al discorso della compartecipazione, della
costruzione del lavoro fra le scuole. Questo è un obiettivo importante del programma
Comenius. Considerando che i budget hanno dei limiti, questa collaborazione non potrà che
avvenire in un cyberspazio, in una dimensione che non implica necessariamente viaggi,
contatti reali, fisici. Bisogna cominciare a pensare che si può costruire, che si può
progettare, portare avanti, realizzare prodotti a distanza, in un ambiente comune, in una
sorta di spazio virtuale costruito insieme. Un ultimo filone è l'impatto delle nuove
tecnologie nella modifica delle strategie di apprendimento. Io ho assistito, non molto
tempo fa, ad un convegno internazionale dove alcuni esperti sostenevano come l'unica cosa
che accomuna oggi i ragazzi non è più la lingua ma i videogiochi. Può apparire banale,
ma i ragazzi entrano in relazione con il videogioco senza leggere un manuale; nonostante
le varie case, Nintendo o altri, producano grossi manuali, nessuno legge un manuale prima
di utilizzare un videogioco, non si ha bisogno della conoscenza linguistica. I ragazzi
hanno un impatto diretto con il videogioco, imparano facendo e attivano delle strategie di
scambio delle informazioni tra loro. È un esempio che sta facendo riflettere proprio
perché è una spia di nuove strategie di apprendimento. I ragazzi sviluppano rispetto al
mondo delle nuove tecnologie dei nuovi modi di pensare, di risolvere il problema. Questo
è abbastanza importante se pensiamo soprattutto al discorso dello sviluppo del pensiero
ipotetico nella scuola. La capacità di formulare delle ipotesi è strettamente legata
allo sviluppo del pensiero critico: i ragazzi formulano un'ipotesi e sono in grado, poi,
di verificarla. Ma per formulare un'ipotesi in un certo settore bisogna avere delle
conoscenze di base. Allora, inevitabilmente, cosa succede: che i ragazzi che rimangono ai
margini della scuola, che hanno maggiori difficoltà di apprendimento, sono sempre fuori
da questo processo. Un esempio di basso prerequisito per la formulazione delle ipotesi e
quindi di attivazione di un processo di problem solving è dato dall'utilizzo delle nuove
tecnologie. Il linguaggio Logo, per esempio, consentiva ad un ragazzo di iniziare con tre
comandi, non richiedeva una conoscenza di base senza la quale non avrebbe potuto iniziare.
L'impatto era molto semplice, bastava dire: "avanti, destra, sinistra, indietro"
alla tartaruga e la tartaruga iniziava a disegnare. Il discorso il ragazzo lo costruiva:
passava col dare dei comandi immediatamente al video, a costruire dei programmi e poi ad
eseguirli. L'astrazione era sempre maggiore, fino a costruire cose anche molto complesse.
Queste nuove strategie del pensiero che vengono stimolate rappresentano un discorso molto
importante su cui, per la verità, non ci sono moltissime esperienze, non c'è moltissimo
software. Le case editrici oggi producono enciclopedie multimediali, CD ROM, software
bassamente interattivi. I miei figli, fino a qualche anno fa, utilizzavano le forbici e la
colla per fare le ricerche per la scuola, e la ricerca si traduceva in un saccheggio più
o meno sistematico dei vecchi libri di testo, miei e di mia moglie, perché, magari,
andavano in cerca di fotografie di Garibaldi! Oggi fanno la stessa cosa con il mouse, il
CD-ROM e la stampante a colori: stampano la fotografia a colori di Carlo Magno o di
Napoleone. Dal punto di vista della strategia d'apprendimento non si è modificato nulla,
anzi: non c'è manualità. L'unica cosa positiva è che si salvano i vecchi libri di
testo... a cui siamo tutti affezionati.
Domanda 4
L'editoria dei CD-ROM, dunque, sta ricalcando il materiale cartaceo...e non c'è
ancora una ricerca per un uso efficace della multimedialità, dell'ipertesto. Negli altri
paesi europei sono stati fatti maggiori passi avanti in questo campo?
Risposta
È abbastanza difficile poter avere una visione d'insieme di tutto quello che sta
accadendo perché il processo è molto veloce, vengono introdotti sul mercato molti
prodotti, alcuni bassamente interattivi, altri invece con un'altra logica. Certamente, un
dato generale è questo: per creare dei buoni prodotti che interagiscono sulle nuove
strategie occorrono degli investimenti. I grandi editori, a mio giudizio, ancora stanno
valutando questo mercato e la prima risposta che hanno dato al mercato è stata quella di
trasformare, di immagazzinare grandi quantità di immagini che magari avevano già
stampate, anche percorsi organizzati e strutturati che, però, rappresentano l'analogo del
libro: qualcosa da cui i ragazzi prendono delle informazioni, un serbatoio, un magazzino
di informazioni. C'è, poi, un settore molto sviluppato sul videogioco. Tuttavia, mi pare
che i due mondi siano abbastanza separati. Bisognerebbe fare uno sforzo per unire questi
due settori, per poter offrire, da una parte, la creatività del videogioco e
l'interazione che esso propone e dall'altra, il software didattico con l'enciclopedia
multimediale. Abbiamo un contratto con un Istituto americano incaricato dal Governo
Federale di svolgere uno studio sistematico delle migliori esperienze di inserimento del
computer nella scuola americana, e devo dire che negli USA c'è una grande quantità di
hardware, c'è una grandissima quantità di CD, ma esistono esattamente gli stessi
problemi che ho illustrato. In molti casi i computer sono chiusi nelle aule, si utilizzano
soltanto ai fini dell'istruzione, per insegnare ai ragazzi ad usare un foglio elettronico,
a usare un tipo di software di videoscrittura. Ma non è un problema che riguarda la
scuola insegnare a usare Word o Access, o Excel, o un altro programma. Non è questo il
punto.
Domanda 5
Per tornare al campo dell'editoria, c'è chi è convinto che molto presto i CD ROM
scompariranno, perché sia i videogiochi, sia gli altri prodotti in CD ROM saranno
sostituiti da servizi di Internet. Qual è la Sua opinione?
Risposta
La differenza tra servizio on-line e CD è abbastanza netta. Innanzitutto, attualmente,
non vedo realistica la possibilità di scaricare un CD attraverso la rete. Se si avesse un
minimo di familiarità sulle reti e si entrasse oggi su Internet con la velocità di
28.800 BPS per scaricare non dico un'enciclopedia, ma delle immagini, effettivamente si
andrebbe incontro a delle difficoltà. A volte sono necessari svariati minuti per fare
questo travaso di dati. Pensare di scaricare in tempi veramente reali il contenuto di un
CD da un sito remoto al proprio personal computer ritengo che oggi sia poco realistico.
Probabilmente è vero che le linee si stanno velocizzando, che i cablaggi, le fibre, le
nuove reti, il satellite, tutte le varie possibilità di connessione si stanno potenziando
e si sta sicuramente andando in questa direzione. Quindi, può anche darsi che la
velocità delle linee nei prossimi anni consentirà forse di realizzare queste operazioni.
In questo caso, dal punto di vista commerciale, si eliminerebbero una serie di costi - un
CD ha dei costi di distribuzione attraverso una rete commerciale, gli aggiornamenti e
così via- e, forse, le stesse informazioni potrebbero essere fornite attraverso dei siti
a pagamento da cui si scarica il materiale. In questo momento, ripeto, l'ostacolo
maggiore, a mio avviso, è rappresentato dallo stato della lentezza delle linee
telefoniche.
Domanda 6
Riguardo a Internet: come si può utilizzare questo strumento nelle scuole?
Risposta
L'uso che si può fare di Internet nelle scuole dipende dall'utente. L'insegnante ne può
fare uso sicuramente a livello di aggiornamento personale, per individuare le
informazioni. Internet è una rete anarchica, è una rete sostanzialmente libera, per
fortuna, ma è difficilissimo trovare l'informazione quando si naviga. Internet amplifica
la differenza dei linguaggi, il caos informativo, le differenze con cui le informazioni
sono organizzate, non c'è un linguaggio comune; anche i motori di ricerca, che pure sono
così propagandati, sono degli strumenti assolutamente insufficienti, spesso, per
individuare l'informazione. Si perde molto tempo su Internet andando a cercare ciò che ci
interessa. E questo è un primo ostacolo. Il ragazzo messo davanti a Internet, alla
tastiera, effettivamente viaggia; a me succede la stessa cosa quando vado in un grande
magazzino - perdonatemi il paragone forse anche banale -: entro per comprare una cosa, poi
comincio a girare per i banchi e compro tutt'altro, esco dal grande magazzino, ho comprato
un sacco di cose inutili, che non mi servono e, magari, mi sono dimenticato dell'unica
cosa che mi serviva e era la ragione per cui sono entrato nel supermercato. Credo che
Internet per un utilizzo immediato didattico produca questo tipo di dispersione. Mentre
ritengo che sia assolutamente importante, fondamentale, come strumento di connessione fra
le scuole: la possibilità di far partecipare agli stessi progetti gli studenti, lo
scambio delle esperienze, i dialoghi. Anche per l'utilizzo della lingua Internet
rappresenta un grande strumento, però è una risorsa che va organizzata, che va gestita,
e nella scuola io penso che non possiamo permetterci di fare delle esperienze di
apprendimento non organizzato, che è già troppo presente nella nostra società. La
scuola dovrebbe essere, viceversa, il punto dove vengono organizzate le situazioni di
apprendimento.
Domanda 7
Lei ha parlato di connessioni fra le scuole anche lontane fra loro. La domanda è: Il
confronto fra culture e nazioni diverse a cosa sta conducendo?
Risposta
Nell'ultimo programma che la Comunità Europea ha lanciato su Multimedia c'è stato un
accordo fra i Ministri di diciassette Paesi per partecipare ad un progetto che si chiama
Schoolnet che dovrà rappresentare lo scenario telematico per tute le scuole europee in
Internet. Questo testimonia un interesse comune, fra tutti i Ministri, addirittura, di
tutti i paesi, e rappresenta un'apertura anche verso altri paesi; partecipa a questo
progetto anche la Svizzera, per esempio. Emerge la necessità di fare questa esperienza in
modo organizzato, perché possa essere utile rispetto anche al rumore, all'amplificazione
della Babele dei linguaggi che Internet tende a creare. Si capisce benissimo che questa
dimensione virtuale è la dimensione che consentirà effettivamente di far crescere o di
creare una Virtual School europea, che è l'unica dimensione comune sulla scuola che
possiamo creare, considerando che la diversità dei sistemi scolastici in Europa è
sinonimo di caratteristiche culturali di ciascun paese. Una Virtual School europea,
comune, rappresenta un punto di arrivo, un ambiente di lavoro, di condivisione delle
risorse estremamente importante. Io credo che in questo momento tutti i paesi stiano
guardando a Internet come ad uno strumento attraverso il quale poter esprimere anche la
diversità delle culture in forma di dialogo, per poter costruire qualcosa insieme.
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