INTERVISTA:
Domanda 1
Ci può parlare della World Future Society, della sua storia e dei suoi membri?
Risposta
La World Future Society è la più grossa associazione al mondo dedicata allo studio del
futuro. E' stata fondata nel 1966 e da allora è un punto di riferimento per tutti gli
studiosi che si occupano di questo tema. Sebbene operi principalmente negli Stati Uniti,
la World Future Society ha membri sparsi per il mondo e le sue pubblicazioni hanno
diffusione internazionale. In particolare Futures Research Quarterly è la più
accreditata rivista internazionale di studi sul futuro e Future Survey offre la panoramica
bibliografica più aggiornata sulle pubblicazioni e le ricerche in corso sui temi del
futuro.
Domanda 2
Lei è il presidente dello Institute for Alternative Futures. Quale ruolo ricopre
l'istituto nel campo della ricerca sul futuro?
Risposta
Lo Institute for Alternative Futures è una organizzazione non profit della quale sono
stato fra i fondatori nel 1977. Il nostro obbiettivo, che perseguiamo con istituzioni
locali o organismi di grande respiro come l'Unione Europea e la World Health Organization,
è aiutare comunità e organizzazioni a scegliere e creare il futuro che preferiscono.
Lavoriamo anche con associazioni non profit come l'American Cancer Society, o l'American
Society for Quality in the US. Accanto all'attività non profit svolgiamo poi lavoro di
consulenza a pagamento, per le multinazionali, ad esempio, cui offriamo un servizio teso
ad individuare rischi e opportunità, e a delineare gli scenari di sviluppo di aree
strategiche quali ad esempio il settore delle comunicazioni o della sanità. A tutti
offriamo, in primo luogo, un aiuto nel comprendere i propri bisogni e poi un'indicazione
nella fase di scelta e di creazione del futuro che preferiscono, iniziando con il chiedere
loro ciò che davvero la loro organizzazione o comunità desidera e quale sia la loro
visione del futuro.
Domanda 3
Molti degli istituti che conducono studi sul futuro operano anche con società profit di
consulenza. Lei crede che la ricerca sul futuro possa diventare un business nei prossimi
anni?
Risposta
Nel chiederci se la ricerca sul futuro diverrà un business è necessario fare una serie
di considerazioni preliminari. In primo luogo è doveroso evidenziare come ci siano molte
aree di lavoro sul futuro. L'elaborazione di "visioni", ad esempio è in grado
di rivelare alle diverse comunità o organizzazioni quali prospettive davvero esse
desiderano per il proprio futuro. Questo è solo un aspetto del lavoro sul futuro. La
ricerca e l'analisi invece tendono a privilegiare lo scenario del possibile e del
probabile futuro. Rivelano, in sostanza, cosa è possibile o probabile che avvenga.
Entrambi i settori che ho descritto, di costruzione di "visioni" preferibili e
di scenari possibili o probabili, sono a mio parere commerciali. In molti casi sono le
comunità e le aziende, anche di grandi dimensioni, a finanziare gli studi, mentre in
altri casi sono le fondazioni a farsi carico delle spese delle ricerche in modo tale che
anche le comunità più povere possano avere accesso ai dati. In ogni caso qualcuno deve
pagare per la ricerca. Io lavoro in un'istituzione no profit ma, non avendo donazioni che
ci finanzino, dobbiamo comportarci come piccole imprese; abbiamo quindi una sezione profit
che ci permette di mantenere la ricerca non profit e di offrirla anche a chi, come le
piccole comunità, non può pagare quanto una grande corporation. Ma la domanda implicita
è una altra, ed è centrale: ci si chiede cioè se il denaro, la commercializzazione
della ricerca sul futuro, possano in qualche modo comprometterne la qualità scientifica.
La domanda è cruciale e, a parte l'ovvia considerazione che chi fa ricerca deve poter
vivere del suo lavoro, osserverei da un lato come alcuni fra gli studi sul futuro più
interessanti siano stati prodotti e usati internamente da comunità e aziende, a
testimoniare come in realtà il valore della ricerca stesse nella ricerca stessa e non
nella sua occasione. Certo molto del valore e della credibilità della ricerca è poi
determinato dagli standard dei ricercatori e delle organizzazioni che la seguono. In altre
parole prendere del denaro per fare una ricerca non deve essere motivo di preoccupazione
perché comunque le ricerche vengono pagate. Ciò che deve essere posto al centro
dell'attenzione è la credibilità e la professionalità del ricercatore. D'altro canto
l'esperienza insegna come le ricerche su commissione, le ricerche pagate, vengono accolte
e utilizzate dal committente con maggiore attenzione. Abbiamo imparato sulla nostra pelle
come la gente sia più incline ad usare l'informazione se ha pagato per averla, o se
comunque ne ha fatto richiesta circostanziata.
Domanda 4
In Future Research Quarterly si è sostenuto che alcuni ricercatori manipolano i risultati
delle proprie ricerche al fine di compiacere gli obbiettivi dei committenti. Cosa pensa di
questa denuncia?
Risposta
Il problema posto all'attenzione dall'articolo in Future Research Quarterly consisteva nel
rischio di manipolazione degli esiti della ricerca in relazione al committente. In questi
termini si tratta ovviamente di una pratica deprecabile. Poniamo che un gruppo di studio
sia stato incaricato di sviluppare autonomamente degli scenari sul futuro possibile e che
questo stesso gruppo censuri parte dei propri risultati perché il cliente non vuole
sentirsi dire una data cosa, ebbene questo è un atteggiamento decisamente condannabile.
In effetti la realtà è un po' più complessa. Le ricerche, per essere efficaci,
presuppongono una comprensione reciproca fra ricercatore e cliente. Molto del lavoro che
facciamo infatti sarebbe un fallimento se le organizzazioni, le comunità e le aziende con
cui lavoriamo non fossero in grado di comprenderlo, di dargli attenzione e di condividere
i risultati delle nostre ricerche. Quindi dobbiamo necessariamente aggiustare i nostri
scenari. Non per compiacere il cliente, ma per comunicare con lui, per partire da una base
di comprensione e di azione comune. Come si vede, dunque, si tratta di un problema molto
complesso in cui i confini sono labili. In questo settore non c'è una verità sicura e
neppure dei dati certi su cui basare le proprie indagini. Nell'arena degli studi sul
futuro dobbiamo usare la nostra capacità di giudizio e la nostra competenza al fine di
sviluppare uno spettro di previsioni e di scenari. Certo ci sono cose che conosciamo, che
definiscono la plausibilità di uno scenario. Ma per quanto riguarda la questione più
significativa, connessa anche con la domanda, cioè se il futuro possa essere comprato,
ebbene in alcuni casi il futuro deve essere comperato al fine di ottenere degli scenari
che poi orientino l'apprendimento dei gruppi o delle comunità. Negli Stati Uniti, ad
esempio, ci sono molte previsioni sulla sanità che non piacciono a chi opera in quel
settore. Il nostro compito è di mettere costoro in condizione di comprendere le minacce e
le opportunità del futuro della loro professione. Dobbiamo spiegare ad esempio le ragioni
per cui, a fronte di un enorme investimento di energie di studio e di denaro che una
ricerca richiede, il lavoro stesso in diversi casi non gratifichi chi ha fatto questo
sforzo. È un orizzonte che chi si avvicina alla professione deve tenere presente. Insieme
al fatto che negli Stati Uniti c'è una sovraproduzione di medici rispetto alle richieste
del mercato, considerato che il 60% degli interventi di base viene svolto dagli
infermieri. Considerazioni di questo tipo ovviamente disturbano i medici, che rischiano
pertanto di non ascoltarle, e dunque di non prepararsi adeguatamente al futuro. Se
riuscissi invece in quanto futurologo a presentare strategicamente questi problemi in modo
tale che anche solo una parte di essi venisse preso seriamente in considerazione, credo
che avrei avuto un discreto successo. Indipendentemente dal fatto che la ricerca sia stata
finanziata dall'organizzazione dei medici e che dunque, per essere accettata, io abbia
dovuto attenuare alcuni risultati. Chiaramente, se io modificassi questioni che ritengo
primarie dal punto di vista scientifico, offrirei un servizio scadente; ma se, come credo,
comunicare un numero parziale di questioni fondamentali risulta preferibile a non
comunicarne alcuna, potrei considerare il mio operato un successo anche dal punto di vista
della deontologia professionale. Ancora una volta la questione è se nel mio lavoro sia
più importante fare previsioni corrette o invece se sia più importante portare la gente
a pensare al futuro. La mia risposta è che solo una parte del successo del mio lavoro è
connessa all'accuratezza delle mie previsioni. La parte più grande è legata invece alla
possibilità che le mie previsioni vengano utilizzate. Da più di venti anni noi tracciamo
gli scenari di sviluppo del sistema sanitario statunitense. Nei primi anni 80 ci è stata
commissionata una ricerca sul futuro del sistema sanitario privato per una compagnia che
opera nel settore. Si trattava cioè di determinare se e quanto le richieste di intervento
ospedaliero sarebbero aumentate. La nostra previsione fu che l'unico margine di incertezza
era il grado di diminuzione di queste richieste. Se cioè sarebbero diminuite del 50% o
del 90%. Nel 1982, dopo che presentammo i risultati, la società committente stava ancora
acquistando ospedali. Il committente aveva semplicemente cestinato la ricerca perché i
risultati erano troppo negativi per il loro futuro economico. Dieci anni dopo lo
svolgimento di questa ricerca le richieste di intervento ospedaliero si sono ridotte al
50% e, entro il 2000 lo saranno al 10-20%. Avevamo ragione, insomma. Ora, avrei avuto più
successo se avessi "ammorbidito" i risultati della mia ricerca invece di gettare
risultati inaccettabili in faccia ai dirigenti di questa società? In effetti come
istituto abbiamo fallito in quella occasione, perché il committente non ci ha ascoltato.
Se lo scenario che si disegna è troppo negativo oppure, al contrario, eccessivamente
positivo, spesso le comunità e le organizzazioni non sono in grado di gestirlo al meglio
per creare il futuro che desiderano. Quindi uno strumento importante negli studi sul
futuro è lo sviluppo di "visioni" condivise nelle organizzazioni e nelle
comunità. Dal momento che se si sviluppa una visione forte, basata sui valori e sulla
creatività, probabilmente si sarà più portati e impegnati a svilupparla, a metterla in
atto. E' questo l'unico modo per superare la paura del futuro. L'unico modo perché la
gente agisca è che essa sia spinta dai propri valori più profondi, in un modo condiviso,
e questo è ciò si cui si basa l'elaborazione di visioni.
Domanda 5
Che effetto possono avere le fondazioni e le istituzioni che promuovono o sponsorizzano
gli studi sul futuro sul mercato e sullo sviluppo delle tecnologie della comunicazione?
Risposta
Per quanto riguarda il mercato dell'elettronica i maggiori sviluppi saranno provocati
dalle grandi case di produzione nel settore dell'intrattenimento e della comunicazione. Le
vere decisioni saranno prese ad esempio dalla Microsoft, dalla Sony o dalla Disney. Ma il
vero problema saranno le ricadute di queste decisioni sul mercato dei consumatori. La
differenza, il vero cambiamento, sarà la consapevolezza dei consumatori che saranno in
grado di capire, in modo sempre più chiaro, quali siano i loro bisogni e desideri. In
breve si svilupperà un modo di acquisto più intelligente e una maggiore capacità di
valutazione dei prodotti. Già ad esempio negli Stati Uniti ci sono molte riviste che si
occupano di valutare i prodotti e servizi; con Internet è già possibile fare paragoni
sui costi dei diversi prodotti e trovare dove spendere meno. Ad esempio negli Stati Uniti
è apparso un volume, intitolato Shopping for a Better World, che ha venduto milioni di
copie, e che valuta i prodotti dei supermercati rispetto a moltissimi parametri. Usando
questo strumento la gente può decidere cosa comprare o meno e in modo più consapevole.
Un altro esempio riguarda la crescente consapevolezza da parte dei consumatori, almeno qui
negli Stati Uniti, rispetto al lavoro minorile. Ritengo cioè che sempre di più la gente
si chiederà che tipo di futuro sta costruendo con le proprie scelte d'acquisto. Un altro
elemento, poi, è lo sviluppo degli standard, di nuovi standard condivisi e di organismi
che li certifichino, è questa la strada percorsa dallo sviluppo dell'International
Standard Organization (ISO). Gruppi poi come quello che pubblica Shopping for a Better
World istituiscono altri standard. Standard che potremmo definire di accettabilità
sociale. Così se pure le grandi major e le grandi compagnie continueranno a orientare il
mercato, ad esempio dell'elettronica, anche il ruolo dei consumatori è destinato a
crescere. Siamo destinati ad avere cioè uno spettro di scelte decisamente più ampio che
tenga in considerazione non solo la bontà dei prodotti che compriamo in termini di costi
e di funzionalità, ma anche loro dimensione sociale la loro accettabilità, l'insieme di
valori che attraverso di essi di promuovono e la loro compatibilità con i valori e la
visione del futuro dei consumatori.
Domanda 6
Una ricerca recentemente svolta in Italia afferma che intorno alle nuove tecnologie
dell'informazione circola una sorta di mitologia che favorisce la diffusione e l'acquisto
di nuovo software e di nuovo hardware. Tuttavia, questa stessa mitologia e le aspettative
che essa innesca si traducono spesso in una sorta di delusione dell'acquirente nel momento
in cui sperimenta direttamente le nuove tecnologie. Cosa pensa di questo processo?
Risposta
E' chiaro che tutto ciò che riguarda il mondo dell'informatica porta con sé un che di
mitologico, che trascende ciò che davvero la tecnologia può offrire. La pubblicità ad
esempio lavora spesso su questi elementi incoraggiando a pensare che il computer possa
risolvere tutti i problemi. A questo, poi, si aggiunga il fatto che spesso agli utenti
manca la volontà, il tempo, per acquistare familiarità d'uso e utilizzare al meglio la
tecnologia, e questo certo provoca frustrazioni. Io credo che in futuro, anche da questo
punto di vista, ci sarà un consumo più consapevole e anche una maggiore facilità nel
raccogliere informazioni utili a compiere una scelta d'acquisto. Ci si chiederà cioè che
tipo di bisogni reali abbiamo e quali prodotti possono rispondere ad esigenze personali
anche molto specifiche. Ad esempio si potrà cercare di acquistare il computer perfetto
per una famiglia di tre figli, con un determinato bilancio e determinate modalità di
gestione familiare. In questo senso, con una maggiore consapevolezza da parte dei
consumatori, credo che le mitologie rispetto ai computer nel futuro potranno essere più
facilmente demistificate. Certo la case produttrici e i pubblicitari continueranno a
indurre bisogni e a fare promesse sulle prestazioni dei loro prodotti, ma credo che il
mercato stesso punirà un simile atteggiamento. Dove ad esempio esistono soggetti che
controllano la veridicità dei messaggi, come ad esempio una rivista in Gran Bretagna, il
lavoro di decostruzione delle mitologie sui computer sarà certamente accelerato.
Domanda 7
Un famoso scienziato americano, Michio Kaku, afferma nel suo libro, Visions, che la
conoscenza umana si raddoppia ogni 10 anni, la potenza dei computer ogni 18 mesi, e
Internet ogni anno. Cosa pensa di queste affermazioni?
Risposta
Credo che si debbano fare due considerazioni a proposito di queste affermazioni. In
particolare ci si deve chiedere se siano accurate e poi, se lo sono, che importanza
abbiano, che differenza sanciscano. Sono d'accordo sull'affermazione che il sapere umano
si raddoppi ogni dieci anni, anche se non con la stessa omogeneità. Però ci si deve
chiedere se, assieme al sapere, raddoppi anche la nostra saggezza. Il raddoppiarsi del
sapere umano ogni dieci anni non può essere scisso dalla nostra capacità di utilizzare
questo sapere. Il grande cambiamento sarà nella nostra capacità di tradurre il nostro
sapere in scelte sulla base dei nostri valori. Rispetto al potere dei computer alcuni
sostengono che la loro potenza raddoppi ogni diciotto mesi, mentre altri dicono ogni 2
anni, e contemporaneamente il loro prezzo si dimezza. Avremo così computer molto potenti
inseriti nei nostri abiti, computer che si possono indossare, che già esistono, spesso
allo stadio di prototipi, e che sono destinati a essere economicamente accessibili.
Abbiamo già, ad esempio, computer inseriti negli occhiali, e alcuni stanno già pensando
a un utilizzo di queste applicazioni ad esempio per l'analisi del flusso sanguineo.
Sappiamo infatti che gli occhi sono l'unico punto del corpo in cui è possibile vedere il
flusso sanguineo, così trasformando la parte interna della lente degli occhiali in un
potente computer e montando un raggio laser, potremmo ottenere moltissime informazioni su
questi aspetti. Questa mi pare sia un'eccellente idea e, anche se non vorrei essere fra le
prime persone a sperimentare i nuovi occhiali, queste innovazioni ci saranno. Internet poi
diverrà sempre più pervasiva e più potente, ma anche più intelligente e riuscirà a
rispondere sempre meglio ai nostri bisogni. Ma prendiamo il caso della sanità. La
crescita delle nostre conoscenze in campo medico rende verosimile pensare che fra il 2010
e il 2025 le malattie cardiache, il cancro, l'artrite saranno prevedibili o curabili. La
potenza dei computer e la crescita di Internet rendono possibile già adesso avere accesso
alle migliori informazioni possibili su queste malattie. A proposito del raddoppiarsi del
sapere in campo medico, c'è una storiella sul preside di una scuola di medicina che dice
agli studenti laureandi che per loro ci sono alcune buone e alcune cattive notizie. Le
buone notizie consistono nel fatto che il sapere medico si raddoppia ogni 5 anni, mentre
la cattiva notizia e che loro non faranno lo stesso in questo arco di tempo, e che quindi
metà di ciò che è stato insegnato loro a scuola non avrà più alcuna rilevanza. Si
potrebbe ribattere che si possono strutturare i nostri sistemi di informazione e di
conoscenza in modo tale da ovviare a questo problema, in modo di essere sempre nella
posizione di fare la scelta migliore. Internet, con la condivisione di sapere che rende
possibile, ci può aiutare molto nel settore della sanità assicurando, ad esempio, che
chiunque sia in grado di prendere decisioni sulla base di informazioni il più accurate
possibile. E questo ci assicura che il nostro crescente sapere sia davvero utile. A
proposito degli stili di vita, un caso interessante che abbiamo osservato riguarda una
comunità italoamericana della Pennsylvania. I membri di questa comunità non hanno delle
abitudini di vita particolarmente sane. Tendono ad essere sovrappeso, non hanno una dieta
equilibrata, mangiano molti cibi grassi e bevono molte bibite, eppure, rispetto ad altre
comunità con lo stesso stile di vita, questa risulta essere molto più in salute. L'unico
elemento in termini di stile di vita che contraddistingue questa comunità da altre
comunità analoghe è rappresentato dal fatto che in essa i legami fra i membri della
comunità stessa sono molto forti: c'è una stretta rete di amicizie, di parentele, ha una
vera propria vita di comunità insomma. La differenza dello stato di salute fra la
comunità italo americana ed altre comunità poste in situazioni ambientali simili e con
simili stili di vita per quanto riguarda ad esempio il lavoro, la dieta, parrebbe dunque
da ricondurre proprio ai legami sociali all'interno della comunità stessa. Dalle nostre
ricerche abbiamo appreso che vivere in una comunità affiatata e protettiva nei riguardi
dei propri membri ha dei notevoli benefici in termini di salute. Allo stesso modo
scopriremo sempre di più che il benessere psichico è di grande rilevanza sullo stato di
salute; non a caso la World Health Organization - che ha studiato quali saranno le
malattie particolarmente diffuse nel 2020 - prevede che la depressione sarà una di quelle
con il maggior tasso di crescita. Allo Institute for Alternative Futures abbiamo studiato
questi dati e pensiamo che ci sarà un'intera categoria di malattie, che abbiamo
denominato diseases of meaning, "malattie del significato/senso". La depressione
è una di queste, ma ce ne sono altre che possono portare anche a manifestazioni violente
(omicidi, suicidi, stupri) oltre che a forme cancerogene o a malattie cardiache. Queste
"malattie del significato/senso" sono tutte legate alla sempre più diffusa
mancanza di coerenza e di significato nella percezione di noi stessi e del nostro senso.
In questi casi ovviamente, l'appartenere ad una comunità familiare, amicale o altro, fa
la differenza. Per lo stesso motivo la dimensione spirituale ci sembra di grande
importanza in relazione alla salute. Recentemente mi sono interessato a degli studi sulla
diffusione di forme complementari di cura nel sistema sanitario statunitense. Ho trovato
che spesso viene trattato questo tema, definito della "intenzionalità lontana",
che non è null'altro che la definizione politicamente corretta e scientifica della
preghiera. E' stato dimostrato che la preghiera, personale o di altri, può migliorare lo
stato di salute di un paziente. Sono stati fatti studi su questo tema e ci sono le prove
del fatto che la preghiera può portare ad un beneficio nel quadro clinico delle persone
per cui si prega. In questo senso dunque i campi del nostro sapere in termini medici hanno
enormi orizzonti di espandibilità, per certi versi anche difficilmente immaginabili.
Domanda 8
Ci può parlare del progetto Humanity 3000?
Risposta
Humanity 3000 è un grosso progetto di conferenze dedicate ad esplorare quale sarà la
condizione umana nel 3000. E' sponsorizzata dalla Foundation for the Future di Seattle e
rappresenta lo sforzo di riunire alcuni fra i pensatori più interessanti del mondo
intorno alla questione di come sarà l'umanità nel futuro estremamente remoto. Ciò che
mi ha interessato di questo progetto, di cui faccio parte, è proprio l'arco temporale,
sul prossimo millennio, mentre la maggior parte delle ricerche sul futuro si muove su un
arco temporale di 10-15 anni. L'aspetto più interessante emerso, a mio parere, riguarda
non tanto i temi dell'ambiente o dello spazio, che pure saranno temi centrali, ma
soprattutto il tema della evoluzione consapevole. Gli umani si sono evoluti per milioni di
anni, ma l'evoluzione del sé, così come noi la conosciamo, ha avuto uno sviluppo solo
negli ultimi millenni. C'è un libro, intitolato The Future of the Self, in cui si nota
come quando Omero scrisse l'Iliade non esisteva l'attuale concezione di un sé
indipendente e dotato di diritti inalienabili, mentre questa stessa concezione si era già
sviluppata all'epoca di Platone e di Aristotele. In modo analogo, l'identità, nel senso
occidentale di un individuo dotato di diritti, è un oggetto mobile. Se si guarda avanti
nel prossimo millennio e poi indietro nei due millenni che ci precedono, ci si accorge di
come ci si debbano aspettare enormi cambiamenti. In questo senso il tema emergente sarà
quello dell'evoluzione consapevole. Peraltro già coloro che adesso hanno vent'anni
dovranno probabilmente affrontare scelte impegnative in questo senso. Rispetto alle
tecnologie genetiche, ad esempio, potrebbero essere chiamati alla possibilità di
scegliere il patrimonio genetico dei propri figli. Dal un punto di vista della cura di
certe malattie questa è una possibilità meravigliosa che però può essere utilizzata in
modo superficiale e frivolo, ad esempio per scegliere il colore degli occhi o dei capelli
dei propri figli. L'attività di Humanity 3000 mi ha fatto riflettere sulle scelte che ci
saranno sempre più poste in futuro, e queste scelte riguardano il fatto che abbiamo la
possibilità di un'evoluzione consapevole dell'umanità. Siamo già intervenuti nel
processo evolutivo almeno a partire dalla scoperta degli antibiotici che ha consentito a
molti uomini di sopravvivere e di riprodursi. Ma con la ricerca genetica, saremo in grado
di accelerare questo processo e di incrementare il nostro grado di consapevolezza, il che
pone delle questioni di straordinaria portata su come noi intendiamo questa evoluzione, a
quali valori ci appelliamo, come ci definiamo in quanto esseri umani, e sulle
responsabilità abbiamo rispetto al mondo che stiamo creando.
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