Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Clement Bezold

Chicago, 22/07/1998

"L'Institute for Alternative Futures"

SOMMARIO:

  • La World Future Society, fondata nel 1966, è la principale associazione mondiale per studio del futuro (1).
  • L' Institute for Alternative Futures è un'organizzazione no profit che si pone come obbiettivo quello di aiutare comunità e organizzazioni a pianificare il loro futuro (2)
  • La ricerca sul futuro può operare anche in contesti commerciali. La credibilità e il valore di queste ricerche dipende dalla professionalità dei ricercatori (3).
  • Le ricerche, per essere efficaci, presuppongono una forte comunicazione fra ricercatore e cliente (4)
  • Nel mercato del futuro si svilupperà un tipo di consumo più consapevole e una maggiore capacità di valutazione delle merci (5).
  • Anche nel campo dell'informatica si assisterà ad un aumento della consapevolezza da parte dei consumatori nell'acquisto dei prodotti (6).
  • L’aumento esponenziale del sapere umano deve essere accompagnato da una sempre maggiore consapevolezza nell’utilizzazione di questo sapere (7).
  • Humanity 3000 è un progetto dedicato all'esplorazione dello sviluppo del genere umano in un arco temporale molto ampio (8).

biblioteca
torna a personaggi
torna a tematiche
search

back

home page

INTERVISTA:

Domanda 1
Ci può parlare della World Future Society, della sua storia e dei suoi membri?

Risposta
La World Future Society è la più grossa associazione al mondo dedicata allo studio del futuro. E' stata fondata nel 1966 e da allora è un punto di riferimento per tutti gli studiosi che si occupano di questo tema. Sebbene operi principalmente negli Stati Uniti, la World Future Society ha membri sparsi per il mondo e le sue pubblicazioni hanno diffusione internazionale. In particolare Futures Research Quarterly è la più accreditata rivista internazionale di studi sul futuro e Future Survey offre la panoramica bibliografica più aggiornata sulle pubblicazioni e le ricerche in corso sui temi del futuro.

Back

Domanda 2
Lei è il presidente dello Institute for Alternative Futures. Quale ruolo ricopre l'istituto nel campo della ricerca sul futuro?

Risposta
Lo Institute for Alternative Futures è una organizzazione non profit della quale sono stato fra i fondatori nel 1977. Il nostro obbiettivo, che perseguiamo con istituzioni locali o organismi di grande respiro come l'Unione Europea e la World Health Organization, è aiutare comunità e organizzazioni a scegliere e creare il futuro che preferiscono. Lavoriamo anche con associazioni non profit come l'American Cancer Society, o l'American Society for Quality in the US. Accanto all'attività non profit svolgiamo poi lavoro di consulenza a pagamento, per le multinazionali, ad esempio, cui offriamo un servizio teso ad individuare rischi e opportunità, e a delineare gli scenari di sviluppo di aree strategiche quali ad esempio il settore delle comunicazioni o della sanità. A tutti offriamo, in primo luogo, un aiuto nel comprendere i propri bisogni e poi un'indicazione nella fase di scelta e di creazione del futuro che preferiscono, iniziando con il chiedere loro ciò che davvero la loro organizzazione o comunità desidera e quale sia la loro visione del futuro.

Back

Domanda 3
Molti degli istituti che conducono studi sul futuro operano anche con società profit di consulenza. Lei crede che la ricerca sul futuro possa diventare un business nei prossimi anni?

Risposta
Nel chiederci se la ricerca sul futuro diverrà un business è necessario fare una serie di considerazioni preliminari. In primo luogo è doveroso evidenziare come ci siano molte aree di lavoro sul futuro. L'elaborazione di "visioni", ad esempio è in grado di rivelare alle diverse comunità o organizzazioni quali prospettive davvero esse desiderano per il proprio futuro. Questo è solo un aspetto del lavoro sul futuro. La ricerca e l'analisi invece tendono a privilegiare lo scenario del possibile e del probabile futuro. Rivelano, in sostanza, cosa è possibile o probabile che avvenga. Entrambi i settori che ho descritto, di costruzione di "visioni" preferibili e di scenari possibili o probabili, sono a mio parere commerciali. In molti casi sono le comunità e le aziende, anche di grandi dimensioni, a finanziare gli studi, mentre in altri casi sono le fondazioni a farsi carico delle spese delle ricerche in modo tale che anche le comunità più povere possano avere accesso ai dati. In ogni caso qualcuno deve pagare per la ricerca. Io lavoro in un'istituzione no profit ma, non avendo donazioni che ci finanzino, dobbiamo comportarci come piccole imprese; abbiamo quindi una sezione profit che ci permette di mantenere la ricerca non profit e di offrirla anche a chi, come le piccole comunità, non può pagare quanto una grande corporation. Ma la domanda implicita è una altra, ed è centrale: ci si chiede cioè se il denaro, la commercializzazione della ricerca sul futuro, possano in qualche modo comprometterne la qualità scientifica. La domanda è cruciale e, a parte l'ovvia considerazione che chi fa ricerca deve poter vivere del suo lavoro, osserverei da un lato come alcuni fra gli studi sul futuro più interessanti siano stati prodotti e usati internamente da comunità e aziende, a testimoniare come in realtà il valore della ricerca stesse nella ricerca stessa e non nella sua occasione. Certo molto del valore e della credibilità della ricerca è poi determinato dagli standard dei ricercatori e delle organizzazioni che la seguono. In altre parole prendere del denaro per fare una ricerca non deve essere motivo di preoccupazione perché comunque le ricerche vengono pagate. Ciò che deve essere posto al centro dell'attenzione è la credibilità e la professionalità del ricercatore. D'altro canto l'esperienza insegna come le ricerche su commissione, le ricerche pagate, vengono accolte e utilizzate dal committente con maggiore attenzione. Abbiamo imparato sulla nostra pelle come la gente sia più incline ad usare l'informazione se ha pagato per averla, o se comunque ne ha fatto richiesta circostanziata.

Back

Domanda 4
In Future Research Quarterly si è sostenuto che alcuni ricercatori manipolano i risultati delle proprie ricerche al fine di compiacere gli obbiettivi dei committenti. Cosa pensa di questa denuncia?

Risposta
Il problema posto all'attenzione dall'articolo in Future Research Quarterly consisteva nel rischio di manipolazione degli esiti della ricerca in relazione al committente. In questi termini si tratta ovviamente di una pratica deprecabile. Poniamo che un gruppo di studio sia stato incaricato di sviluppare autonomamente degli scenari sul futuro possibile e che questo stesso gruppo censuri parte dei propri risultati perché il cliente non vuole sentirsi dire una data cosa, ebbene questo è un atteggiamento decisamente condannabile. In effetti la realtà è un po' più complessa. Le ricerche, per essere efficaci, presuppongono una comprensione reciproca fra ricercatore e cliente. Molto del lavoro che facciamo infatti sarebbe un fallimento se le organizzazioni, le comunità e le aziende con cui lavoriamo non fossero in grado di comprenderlo, di dargli attenzione e di condividere i risultati delle nostre ricerche. Quindi dobbiamo necessariamente aggiustare i nostri scenari. Non per compiacere il cliente, ma per comunicare con lui, per partire da una base di comprensione e di azione comune. Come si vede, dunque, si tratta di un problema molto complesso in cui i confini sono labili. In questo settore non c'è una verità sicura e neppure dei dati certi su cui basare le proprie indagini. Nell'arena degli studi sul futuro dobbiamo usare la nostra capacità di giudizio e la nostra competenza al fine di sviluppare uno spettro di previsioni e di scenari. Certo ci sono cose che conosciamo, che definiscono la plausibilità di uno scenario. Ma per quanto riguarda la questione più significativa, connessa anche con la domanda, cioè se il futuro possa essere comprato, ebbene in alcuni casi il futuro deve essere comperato al fine di ottenere degli scenari che poi orientino l'apprendimento dei gruppi o delle comunità. Negli Stati Uniti, ad esempio, ci sono molte previsioni sulla sanità che non piacciono a chi opera in quel settore. Il nostro compito è di mettere costoro in condizione di comprendere le minacce e le opportunità del futuro della loro professione. Dobbiamo spiegare ad esempio le ragioni per cui, a fronte di un enorme investimento di energie di studio e di denaro che una ricerca richiede, il lavoro stesso in diversi casi non gratifichi chi ha fatto questo sforzo. È un orizzonte che chi si avvicina alla professione deve tenere presente. Insieme al fatto che negli Stati Uniti c'è una sovraproduzione di medici rispetto alle richieste del mercato, considerato che il 60% degli interventi di base viene svolto dagli infermieri. Considerazioni di questo tipo ovviamente disturbano i medici, che rischiano pertanto di non ascoltarle, e dunque di non prepararsi adeguatamente al futuro. Se riuscissi invece in quanto futurologo a presentare strategicamente questi problemi in modo tale che anche solo una parte di essi venisse preso seriamente in considerazione, credo che avrei avuto un discreto successo. Indipendentemente dal fatto che la ricerca sia stata finanziata dall'organizzazione dei medici e che dunque, per essere accettata, io abbia dovuto attenuare alcuni risultati. Chiaramente, se io modificassi questioni che ritengo primarie dal punto di vista scientifico, offrirei un servizio scadente; ma se, come credo, comunicare un numero parziale di questioni fondamentali risulta preferibile a non comunicarne alcuna, potrei considerare il mio operato un successo anche dal punto di vista della deontologia professionale. Ancora una volta la questione è se nel mio lavoro sia più importante fare previsioni corrette o invece se sia più importante portare la gente a pensare al futuro. La mia risposta è che solo una parte del successo del mio lavoro è connessa all'accuratezza delle mie previsioni. La parte più grande è legata invece alla possibilità che le mie previsioni vengano utilizzate. Da più di venti anni noi tracciamo gli scenari di sviluppo del sistema sanitario statunitense. Nei primi anni 80 ci è stata commissionata una ricerca sul futuro del sistema sanitario privato per una compagnia che opera nel settore. Si trattava cioè di determinare se e quanto le richieste di intervento ospedaliero sarebbero aumentate. La nostra previsione fu che l'unico margine di incertezza era il grado di diminuzione di queste richieste. Se cioè sarebbero diminuite del 50% o del 90%. Nel 1982, dopo che presentammo i risultati, la società committente stava ancora acquistando ospedali. Il committente aveva semplicemente cestinato la ricerca perché i risultati erano troppo negativi per il loro futuro economico. Dieci anni dopo lo svolgimento di questa ricerca le richieste di intervento ospedaliero si sono ridotte al 50% e, entro il 2000 lo saranno al 10-20%. Avevamo ragione, insomma. Ora, avrei avuto più successo se avessi "ammorbidito" i risultati della mia ricerca invece di gettare risultati inaccettabili in faccia ai dirigenti di questa società? In effetti come istituto abbiamo fallito in quella occasione, perché il committente non ci ha ascoltato. Se lo scenario che si disegna è troppo negativo oppure, al contrario, eccessivamente positivo, spesso le comunità e le organizzazioni non sono in grado di gestirlo al meglio per creare il futuro che desiderano. Quindi uno strumento importante negli studi sul futuro è lo sviluppo di "visioni" condivise nelle organizzazioni e nelle comunità. Dal momento che se si sviluppa una visione forte, basata sui valori e sulla creatività, probabilmente si sarà più portati e impegnati a svilupparla, a metterla in atto. E' questo l'unico modo per superare la paura del futuro. L'unico modo perché la gente agisca è che essa sia spinta dai propri valori più profondi, in un modo condiviso, e questo è ciò si cui si basa l'elaborazione di visioni.

Back

Domanda 5
Che effetto possono avere le fondazioni e le istituzioni che promuovono o sponsorizzano gli studi sul futuro sul mercato e sullo sviluppo delle tecnologie della comunicazione?

Risposta
Per quanto riguarda il mercato dell'elettronica i maggiori sviluppi saranno provocati dalle grandi case di produzione nel settore dell'intrattenimento e della comunicazione. Le vere decisioni saranno prese ad esempio dalla Microsoft, dalla Sony o dalla Disney. Ma il vero problema saranno le ricadute di queste decisioni sul mercato dei consumatori. La differenza, il vero cambiamento, sarà la consapevolezza dei consumatori che saranno in grado di capire, in modo sempre più chiaro, quali siano i loro bisogni e desideri. In breve si svilupperà un modo di acquisto più intelligente e una maggiore capacità di valutazione dei prodotti. Già ad esempio negli Stati Uniti ci sono molte riviste che si occupano di valutare i prodotti e servizi; con Internet è già possibile fare paragoni sui costi dei diversi prodotti e trovare dove spendere meno. Ad esempio negli Stati Uniti è apparso un volume, intitolato Shopping for a Better World, che ha venduto milioni di copie, e che valuta i prodotti dei supermercati rispetto a moltissimi parametri. Usando questo strumento la gente può decidere cosa comprare o meno e in modo più consapevole. Un altro esempio riguarda la crescente consapevolezza da parte dei consumatori, almeno qui negli Stati Uniti, rispetto al lavoro minorile. Ritengo cioè che sempre di più la gente si chiederà che tipo di futuro sta costruendo con le proprie scelte d'acquisto. Un altro elemento, poi, è lo sviluppo degli standard, di nuovi standard condivisi e di organismi che li certifichino, è questa la strada percorsa dallo sviluppo dell'International Standard Organization (ISO). Gruppi poi come quello che pubblica Shopping for a Better World istituiscono altri standard. Standard che potremmo definire di accettabilità sociale. Così se pure le grandi major e le grandi compagnie continueranno a orientare il mercato, ad esempio dell'elettronica, anche il ruolo dei consumatori è destinato a crescere. Siamo destinati ad avere cioè uno spettro di scelte decisamente più ampio che tenga in considerazione non solo la bontà dei prodotti che compriamo in termini di costi e di funzionalità, ma anche loro dimensione sociale la loro accettabilità, l'insieme di valori che attraverso di essi di promuovono e la loro compatibilità con i valori e la visione del futuro dei consumatori.

Back

Domanda 6
Una ricerca recentemente svolta in Italia afferma che intorno alle nuove tecnologie dell'informazione circola una sorta di mitologia che favorisce la diffusione e l'acquisto di nuovo software e di nuovo hardware. Tuttavia, questa stessa mitologia e le aspettative che essa innesca si traducono spesso in una sorta di delusione dell'acquirente nel momento in cui sperimenta direttamente le nuove tecnologie. Cosa pensa di questo processo?

Risposta
E' chiaro che tutto ciò che riguarda il mondo dell'informatica porta con sé un che di mitologico, che trascende ciò che davvero la tecnologia può offrire. La pubblicità ad esempio lavora spesso su questi elementi incoraggiando a pensare che il computer possa risolvere tutti i problemi. A questo, poi, si aggiunga il fatto che spesso agli utenti manca la volontà, il tempo, per acquistare familiarità d'uso e utilizzare al meglio la tecnologia, e questo certo provoca frustrazioni. Io credo che in futuro, anche da questo punto di vista, ci sarà un consumo più consapevole e anche una maggiore facilità nel raccogliere informazioni utili a compiere una scelta d'acquisto. Ci si chiederà cioè che tipo di bisogni reali abbiamo e quali prodotti possono rispondere ad esigenze personali anche molto specifiche. Ad esempio si potrà cercare di acquistare il computer perfetto per una famiglia di tre figli, con un determinato bilancio e determinate modalità di gestione familiare. In questo senso, con una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, credo che le mitologie rispetto ai computer nel futuro potranno essere più facilmente demistificate. Certo la case produttrici e i pubblicitari continueranno a indurre bisogni e a fare promesse sulle prestazioni dei loro prodotti, ma credo che il mercato stesso punirà un simile atteggiamento. Dove ad esempio esistono soggetti che controllano la veridicità dei messaggi, come ad esempio una rivista in Gran Bretagna, il lavoro di decostruzione delle mitologie sui computer sarà certamente accelerato.

Back

Domanda 7
Un famoso scienziato americano, Michio Kaku, afferma nel suo libro, Visions, che la conoscenza umana si raddoppia ogni 10 anni, la potenza dei computer ogni 18 mesi, e Internet ogni anno. Cosa pensa di queste affermazioni?

Risposta
Credo che si debbano fare due considerazioni a proposito di queste affermazioni. In particolare ci si deve chiedere se siano accurate e poi, se lo sono, che importanza abbiano, che differenza sanciscano. Sono d'accordo sull'affermazione che il sapere umano si raddoppi ogni dieci anni, anche se non con la stessa omogeneità. Però ci si deve chiedere se, assieme al sapere, raddoppi anche la nostra saggezza. Il raddoppiarsi del sapere umano ogni dieci anni non può essere scisso dalla nostra capacità di utilizzare questo sapere. Il grande cambiamento sarà nella nostra capacità di tradurre il nostro sapere in scelte sulla base dei nostri valori. Rispetto al potere dei computer alcuni sostengono che la loro potenza raddoppi ogni diciotto mesi, mentre altri dicono ogni 2 anni, e contemporaneamente il loro prezzo si dimezza. Avremo così computer molto potenti inseriti nei nostri abiti, computer che si possono indossare, che già esistono, spesso allo stadio di prototipi, e che sono destinati a essere economicamente accessibili. Abbiamo già, ad esempio, computer inseriti negli occhiali, e alcuni stanno già pensando a un utilizzo di queste applicazioni ad esempio per l'analisi del flusso sanguineo. Sappiamo infatti che gli occhi sono l'unico punto del corpo in cui è possibile vedere il flusso sanguineo, così trasformando la parte interna della lente degli occhiali in un potente computer e montando un raggio laser, potremmo ottenere moltissime informazioni su questi aspetti. Questa mi pare sia un'eccellente idea e, anche se non vorrei essere fra le prime persone a sperimentare i nuovi occhiali, queste innovazioni ci saranno. Internet poi diverrà sempre più pervasiva e più potente, ma anche più intelligente e riuscirà a rispondere sempre meglio ai nostri bisogni. Ma prendiamo il caso della sanità. La crescita delle nostre conoscenze in campo medico rende verosimile pensare che fra il 2010 e il 2025 le malattie cardiache, il cancro, l'artrite saranno prevedibili o curabili. La potenza dei computer e la crescita di Internet rendono possibile già adesso avere accesso alle migliori informazioni possibili su queste malattie. A proposito del raddoppiarsi del sapere in campo medico, c'è una storiella sul preside di una scuola di medicina che dice agli studenti laureandi che per loro ci sono alcune buone e alcune cattive notizie. Le buone notizie consistono nel fatto che il sapere medico si raddoppia ogni 5 anni, mentre la cattiva notizia e che loro non faranno lo stesso in questo arco di tempo, e che quindi metà di ciò che è stato insegnato loro a scuola non avrà più alcuna rilevanza. Si potrebbe ribattere che si possono strutturare i nostri sistemi di informazione e di conoscenza in modo tale da ovviare a questo problema, in modo di essere sempre nella posizione di fare la scelta migliore. Internet, con la condivisione di sapere che rende possibile, ci può aiutare molto nel settore della sanità assicurando, ad esempio, che chiunque sia in grado di prendere decisioni sulla base di informazioni il più accurate possibile. E questo ci assicura che il nostro crescente sapere sia davvero utile. A proposito degli stili di vita, un caso interessante che abbiamo osservato riguarda una comunità italoamericana della Pennsylvania. I membri di questa comunità non hanno delle abitudini di vita particolarmente sane. Tendono ad essere sovrappeso, non hanno una dieta equilibrata, mangiano molti cibi grassi e bevono molte bibite, eppure, rispetto ad altre comunità con lo stesso stile di vita, questa risulta essere molto più in salute. L'unico elemento in termini di stile di vita che contraddistingue questa comunità da altre comunità analoghe è rappresentato dal fatto che in essa i legami fra i membri della comunità stessa sono molto forti: c'è una stretta rete di amicizie, di parentele, ha una vera propria vita di comunità insomma. La differenza dello stato di salute fra la comunità italo americana ed altre comunità poste in situazioni ambientali simili e con simili stili di vita per quanto riguarda ad esempio il lavoro, la dieta, parrebbe dunque da ricondurre proprio ai legami sociali all'interno della comunità stessa. Dalle nostre ricerche abbiamo appreso che vivere in una comunità affiatata e protettiva nei riguardi dei propri membri ha dei notevoli benefici in termini di salute. Allo stesso modo scopriremo sempre di più che il benessere psichico è di grande rilevanza sullo stato di salute; non a caso la World Health Organization - che ha studiato quali saranno le malattie particolarmente diffuse nel 2020 - prevede che la depressione sarà una di quelle con il maggior tasso di crescita. Allo Institute for Alternative Futures abbiamo studiato questi dati e pensiamo che ci sarà un'intera categoria di malattie, che abbiamo denominato diseases of meaning, "malattie del significato/senso". La depressione è una di queste, ma ce ne sono altre che possono portare anche a manifestazioni violente (omicidi, suicidi, stupri) oltre che a forme cancerogene o a malattie cardiache. Queste "malattie del significato/senso" sono tutte legate alla sempre più diffusa mancanza di coerenza e di significato nella percezione di noi stessi e del nostro senso. In questi casi ovviamente, l'appartenere ad una comunità familiare, amicale o altro, fa la differenza. Per lo stesso motivo la dimensione spirituale ci sembra di grande importanza in relazione alla salute. Recentemente mi sono interessato a degli studi sulla diffusione di forme complementari di cura nel sistema sanitario statunitense. Ho trovato che spesso viene trattato questo tema, definito della "intenzionalità lontana", che non è null'altro che la definizione politicamente corretta e scientifica della preghiera. E' stato dimostrato che la preghiera, personale o di altri, può migliorare lo stato di salute di un paziente. Sono stati fatti studi su questo tema e ci sono le prove del fatto che la preghiera può portare ad un beneficio nel quadro clinico delle persone per cui si prega. In questo senso dunque i campi del nostro sapere in termini medici hanno enormi orizzonti di espandibilità, per certi versi anche difficilmente immaginabili.

Back

Domanda 8
Ci può parlare del progetto Humanity 3000?

Risposta
Humanity 3000 è un grosso progetto di conferenze dedicate ad esplorare quale sarà la condizione umana nel 3000. E' sponsorizzata dalla Foundation for the Future di Seattle e rappresenta lo sforzo di riunire alcuni fra i pensatori più interessanti del mondo intorno alla questione di come sarà l'umanità nel futuro estremamente remoto. Ciò che mi ha interessato di questo progetto, di cui faccio parte, è proprio l'arco temporale, sul prossimo millennio, mentre la maggior parte delle ricerche sul futuro si muove su un arco temporale di 10-15 anni. L'aspetto più interessante emerso, a mio parere, riguarda non tanto i temi dell'ambiente o dello spazio, che pure saranno temi centrali, ma soprattutto il tema della evoluzione consapevole. Gli umani si sono evoluti per milioni di anni, ma l'evoluzione del sé, così come noi la conosciamo, ha avuto uno sviluppo solo negli ultimi millenni. C'è un libro, intitolato The Future of the Self, in cui si nota come quando Omero scrisse l'Iliade non esisteva l'attuale concezione di un sé indipendente e dotato di diritti inalienabili, mentre questa stessa concezione si era già sviluppata all'epoca di Platone e di Aristotele. In modo analogo, l'identità, nel senso occidentale di un individuo dotato di diritti, è un oggetto mobile. Se si guarda avanti nel prossimo millennio e poi indietro nei due millenni che ci precedono, ci si accorge di come ci si debbano aspettare enormi cambiamenti. In questo senso il tema emergente sarà quello dell'evoluzione consapevole. Peraltro già coloro che adesso hanno vent'anni dovranno probabilmente affrontare scelte impegnative in questo senso. Rispetto alle tecnologie genetiche, ad esempio, potrebbero essere chiamati alla possibilità di scegliere il patrimonio genetico dei propri figli. Dal un punto di vista della cura di certe malattie questa è una possibilità meravigliosa che però può essere utilizzata in modo superficiale e frivolo, ad esempio per scegliere il colore degli occhi o dei capelli dei propri figli. L'attività di Humanity 3000 mi ha fatto riflettere sulle scelte che ci saranno sempre più poste in futuro, e queste scelte riguardano il fatto che abbiamo la possibilità di un'evoluzione consapevole dell'umanità. Siamo già intervenuti nel processo evolutivo almeno a partire dalla scoperta degli antibiotici che ha consentito a molti uomini di sopravvivere e di riprodursi. Ma con la ricerca genetica, saremo in grado di accelerare questo processo e di incrementare il nostro grado di consapevolezza, il che pone delle questioni di straordinaria portata su come noi intendiamo questa evoluzione, a quali valori ci appelliamo, come ci definiamo in quanto esseri umani, e sulle responsabilità abbiamo rispetto al mondo che stiamo creando.

Back

torna a inizio pagina