INTERVISTA:
Domanda 1
All'Università Sant'Anna di Pisa Lei insegna "Meccanica robotica" e questo l'ha
condotta ad esplorare le problematiche anche della realtà virtuale. Perché?
Risposta
Perché in ambito di robotica una disciplina è quella della teleoperazione, che consiste
nella capacità di poter operare e controllare i robot a distanza, situati in un ambiente
remoto; lo sviluppo di interfacce che consentano all'operatore umano di controllare questi
robot riguarda la stessa problematica relativa alla progettazione di interfacce per
l'interazione uomo/ambienti simulati. L'oggetto della ricerca è lo stesso, ed è perciò
estendibile nelle due discipline.
Domanda 2
Quindi, il problema dell'interfaccia riguarda il raggiungimento di un livello di
sofisticazione più realistica, come "il ritorno di forza"? Cosa significa?
Risposta
Noi studiamo retroazioni di forza e retroazione tattile per l'operatore e per l'utente che
deve interagire con un ambiente simulato. Retroazione di forza significa poter ricreare
sulla mano dell'operatore, sul braccio dell'operatore, le stesse sensazioni di contatto
che egli percepirebbe durante il controllo di un'operazione di manipolazione in un
ambiente reale, quindi con un oggetto reale. In questo senso bisogna mettere a punto e
progettare dei sistemi che consentano di fornire questi stessi stimoli sensoriali, tattili
e di forza.
Domanda 3
Il grande pubblico ha un'idea della realtà virtuale come di un gioco. In realtà, mi pare
che siano soprattutto le applicazioni di tipo scientifico che si stanno affermando in
questo campo.
Risposta
Sì, anche se in queste applicazioni, come in medicina, oppure in teleoperazioni nello
spazio o sottomarine, la realtà virtuale è uno strumento che consente di mettere a punto
procedure di training dell'utente, ma ancora non si procede ad operare in un ambiente
completamente di sintesi, proprio perché mancano dei sistemi che consentano un corretto
funzionamento di tipo realistico e completamente immersivo.
Domanda 4
Prendiamo il caso di luoghi poco accessibili o pericolosi come una centrale
nucleare: sono degli elementi di virtualità che riproducono l'ambiente, che permettono di
simulare delle azioni?
Risposta
Nel caso particolare di teleoperazioni in un ambiente nucleare, remoto quindi, le
etimologie di realtà virtuale sono sfruttate solamente per quanto riguarda la
rappresentazione video dell'ambiente, di grafica dell'ambiente. Questa rappresentazione
consente all'operatore di poter vedere, attraverso dei modelli grafici, in previsione,
quello che succede in realtà durante l'operazione dei robot. Quindi, lo sfruttamento di
tecnologie di realtà virtuale per problemi di teleoperazione è attualmente uno
sfruttamento di alcune componenti della realtà virtuale per questa operazione, non è lo
sfruttamento di un sistema completo; in questo campo, domina ancora la tecnologia
robotica.
Domanda 5
Per quanto riguarda la realtà virtuale, quali sono i centri di ricerca più avanzati in
Italia?
Risposta
Dipende. Per quanto riguarda le ricerche di base noi studiamo soprattutto problematiche di
retroazioni di forza tattile. Esistono altri centri, come ad esempio il Politecnico di
Milano che studiano la rappresentazione particolare di ambienti tridimensionale, grafici.
Altri centri che svolgono soprattutto ricerca di base, non esistono. Ne esistono, invece,
molti che utilizzano tecnologie di realtà virtuale in alcune accezioni, soprattutto in
ambito medico, che vuol dire riabilitazione.
Domanda 6
Ma c'è una comunità dei ricercatori che lavorano sulla realtà virtuale? Poiché essa
può avere delle applicazioni trasversali ed in campi così diversi, come avvengono gli
scambi tra voi che create questi sistemi?
Risposta
In ambito italiano si tengono alcune conferenze, o congressi; però, almeno per quanto
riguarda il nostro laboratorio, gli scambi avvengono soprattutto con l'estero ed a livello
internazionale. In Italia, la ricerca di base non ha ancora assunto una importanza
adeguata; di conseguenza, i punti di riferimento, purtroppo, non sono qui.
Domanda 7
Al convegno "Formazione Nuove Tecnologie Multimedialità" lei ha tenuto un
atelier sullo stato dell'arte nella realtà virtuale. A cosa si è riferito?
Risposta
Mi sono riferito soprattutto alle componenti di interazione, quindi allo sviluppo di
sistemi di interfaccia, e alle componenti di modellazione di comportamento delle entità
virtuali. E' chiaro che si ha un comportamento più realistico, non solo con lo sviluppo
di interfacce adeguate, ma anche attraverso lo sviluppo di sistemi, di modelli, che possano
consentire alle entità virtuali di comportarsi in modo realistico. Io ho voluto
focalizzare questi due aspetti. Poi, ho dato anche delle indicazioni su quelle che sono le
applicazioni di punta, attualmente, nell'ambito della ricerca. Esse si svolgono
soprattutto in ambito medico, in ambito riabilitativo.
Domanda 8
Qualche anno fa Jaron Lanier aveva dato avvio anche a degli esperimenti di tipo
psicosociale. Sono continuati altrove questi esperimenti in ambito psicologico?
Risposta
Sì, certo; anzi, attualmente, nell'area di nostro interesse, quello dello sviluppo di
sistemi di interfaccia, è molto sentito questo problema; ed è sentito non solo per
quanto riguarda l'immersione grafica e visiva dell'utente nell'ambiente, quanto anche per
il controllo di operazioni di manipolazione che richiedono, necessariamente, l'utilizzo di
stimoli di forza tattile. E' quello che porta allo sviluppo di sistemi di interfaccia,
delle cosiddette interfacce epicritiche. Ciò significa la possibilità per l'utente,
attraverso questi sistemi, di poter ottenere informazioni su alcuni attributi dell'oggetto
virtuale, come, ad esempio, la durezza superficiale, la temperatura superficiale, la
rugosità, che necessariamente implicano sia il movimento della mano, sia l'acquisizione
di stimoli di tipo tattile e così via.
Domanda 9
Il problema è dunque quello di fare della realtà virtuale un vero strumento di
conoscenza e di interazione che permetta di accedere a delle informazioni non ottenibili
diversamente?
Risposta
Sì, certo. Il concetto stesso di realtà virtuale implica, almeno, anche il fatto che ci
sia presenza in questo ambiente simulato. Perché questo possa avvenire come in un
ambiente reale devono essere valide alcune determinanti, come la quantità di informazioni
sensoriali che vengono date all'utente; quindi, la possibilità per l'utente di acquisire,
virtualmente, nuovi sensori, come occhi e mani, e di controllare l'ambiente stesso
muovendo gli oggetti da un posto all'altro. Questa è la completa interazione: il senso di
presenza aumenta quando queste determinanti sono rese massime; ancora, però, non ci si
riesce, sia per problemi tecnologici, sia per problemi di scarsa conoscenza, sotto alcuni
aspetti, del sistema completo.
Domanda 10
Quindi, quando si parla, per esempio, di realtà virtuale su Internet si opera una
semplificazione oppure si tratta di qualcosa di molto elementare?
Risposta
Su Internet è possibile poter mettere a disposizione degli ambienti, anche
tridimensionali, comuni; però, senz'altro, attualmente, non è possibile mettere a
disposizione anche l'azione da un posto all'altro. Ci sono moltissimi problemi legati a
ritardi di comunicazione.
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