Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Glauco Benigni

Roma, 04-03-96

"La comunicazione satellitare"

SOMMARIO:

  • La conquista dello spazio è la causa della nascita e dello sviluppo dei satelliti che attualmente coprono tutto il pianeta (1).
  • I satelliti geostazionari orbitano a 36000 chilometri dalla Terra all'altezza dell'equatore (fascia di Clarke); il puntamento delle antenne paraboliche è in relazione alla posizione orbitale dei satelliti di riferimento (2).
  • Dalla definizione di satellite geostazionario (3).
  • Benigni passa alla descrizione di alcune famiglie di satelliti europei ed extraeuropei (4).
  • I sistemi di ricezione si compongono di elementi "out-door" e "in-door"; al tempo stesso, le antenne paraboliche si differenziano per dimensioni e caratteristiche di ricezione (5).
  • Dal punto di vista dell'installazione, le difficoltà sono costituite da un corretto puntamento rispetto ai satelliti di riferimento e dall'ancoraggio rispetto al vento; da un punto di vista normativo non esistono regole particolari, fatta eccezione per alcune regole di massima rivolte ai produttori di parabole, in modo da unificare gli standard di trasmissione (6).
  • L'avvento della cosiddetta società digitale è strettamente legato al ruolo dei satelliti, in quanto sono in grado di supportare la "banda larga", elemento da cui non si può prescindere al fine della digitalizzazione di massa (7).
  • Se è vero che, come in ogni attività umana, anche nel caso del mondo digitale si possono verificare dei fenomeni di pirateria, è altrettanto vero che l'imporre il pagamento per accedere all'informazione digitale - fenomeno che, di fatto, già esiste - può causare una spaccatura all'interno della società: da un lato coloro i quali possono permettersi tale accesso, dall'altro i meno abbienti che, di riflesso, si possono sentire comunque autorizzati ad atti di pirateria pur di entrare nel mondo digitale (8).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Potrebbe fare un breve cenno sulla storia dei satelliti?

Risposta
Il satellite nasce dall'esigenza della conquista dello spazio. In particolare i primi satelliti furono quelli della fine degli anni Cinquanta, anni in cui i Sovietici erano più avanti degli Americani. Questi ultimi, in qualche modo colpiti da alcuni successi sovietici, stanziarono delle grandi somme e prese il via il Progetto INTELSAT, ovvero i primi satelliti intercontinentali. Il trionfo dei satelliti intercontinentali fu il primo esperimento di Mondo Visione. Questi satelliti intercontinentali erano posti, così come adesso, sui grandi oceani; tra loro, a 120°, realizzavano la copertura dell'emisfero boreale, dal momento che l'emisfero australe era considerato meno importante, in quanto con poche terre emerse.

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Domanda 2
Quali sono le posizioni orbitali attuali?

Risposta
Tutti i satelliti geostazionari sono posti nella "fascia di Clarke", quindi a trentaseimila chilometri dalla superficie terrestre e all'altezza dell'Equatore: in altre parole, le posizioni orbitali si individuano segmentando i 360° della corona circolare della "fascia di Clarke". Va detto che in passato le unità internazionali consideravano posizioni utili quelle ogni tre gradi l'una dall'altra. Adesso si sta arrivando a considerare la possibilità di due gradi l'una dall'altra. Quindi esistono 180 posizioni orbitali, alcune delle quali sono di riferimento per un territorio: per esempio, sui 13° Est, attualmente, è posizionata la flotta EUTELSAT, quindi il territorio europeo, e quello italiano in particolare, fa riferimento a questa posizione orbitale, ossia questo è il punto sul quale vengono puntate le parabole.

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Domanda 3
Che cos'è esattamente un satellite geostazionario?

Risposta
Un satellite geostazionario è un oggetto avente una massa che può arrivare a pesare duemila chilogrammi, quindi dobbiamo immaginare una specie di furgoncino che viene portato a quattrocento chilometri d'altezza dal suolo da un razzo lanciatore, che lo lascia a se stesso. Il satellite è dotato di un proprio motore, grazie al quale, con un paio di carambole attorno al pianeta, si colloca nella "fascia di Clarke". La caratteristica principale di questa fascia è, innanzi tutto, la distanza dal suolo, trentaseimila chilometri. In tale posizione la forza di attrazione e di repulsione della Terra praticamente si annulla. Quindi, posizionando un oggetto in questa fascia, a trentaseimila chilometri di distanza dall'Equatore, l'oggetto tende a non allontanarsi né a essere attratto dalla massa terrestre. Se poi questo oggetto viene dotato di una velocità tale per cui resta sempre in asse rispetto a un punto della Terra, allora tale oggetto - nel nostro caso un satellite per telecomunicazioni- diventa geostazionario o geosincronico, cioè si muove ed è sempre visionabile dallo stesso punto a terra o comunque da un territorio. Curiosamente questa fascia, detta appunto "fascia di Clarke", si chiama così perché in un romanzo di fantascienza scritto intorno agli inizi degli anni Settanta, Arthur C. Clarke, noto per essere lo sceneggiatore di "2001 Odissea nello spazio", formulò l'ipotesi dell'esistenza di una fascia del genere. In quel periodo gli scienziati non avevano ipotizzato questa eventualità: ciò avvenne soltanto dopo la pubblicazione della novella e, in effetti, conclusero che Clarke aveva ragione: si poterono realizzare oggetti orbitanti geostazionari, e quindi satelliti geostazionari.

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Domanda 4
Cosa può dirci dei satelliti europei e di quelli extraeuropei?

Risposta
In ogni polo orbitale vengono posizionati diversi satelliti, fino a costituire delle flotte: le famiglie europee sono una dozzina, ma le famiglie più importanti sono due. Una è la famiglia EUTELSAT, posizionata tra i 7° e i 16° Est con una dominante sui 13° Est; l'altra è la famiglia ASTRA. La famiglia EUTELSAT è gestita dall' EUTELSAT, un'Associazione intergovernativa della quale fanno parte adesso anche soggetti privati. In particolare il polo EUTELSAT è il polo di riferimento del territorio italiano, in quanto sul prossimo "Hot Bird 2", che verrà lanciato in autunno, sarà messo in orbita un satellite specificamente studiato per trasmissione di televisione digitale. Con esso ci saranno sette "transponder" in grado di ripetere trasmissioni in italiano sul territorio italiano, per un minimo di ventotto ed un massimo di cinquantasei canali.

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Domanda 5
Cos'è un sistema di ricezione "out-door"?

Risposta
Si intende per "out-door" tutto quello che è fuori dalla porta. Il sistema di ricezione si compone innanzi tutto di un'antenna paraboloide. Le antenne paraboloidi sono di varie dimensioni, a seconda della posizione del punto di ricezione nel bacino d'utenza. Cioè, ogni bacino d'utenza ha una posizione centrale, ovviamente, e un'area centrale. In quest'area il diametro dei paraboloidi, il diametro richiesto, è il minore. Quindi si parte da cinquanta centimetri al centro del bacino d'utenza fino a giungere ad ottanta centimetri. In passato si avevano antenne che arrivavano a un metro e venti, un metro e cinquanta. Per esempio, se per ricevere EUTELSAT, al centro del bacino d'utenza servono sessanta centimetri, in aree periferiche come la Tunisia o l'Egitto o il nord della Norvegia, il diametro dei paraboloidi è un po' più grande. L'antenna è il primo elemento del sistema di ricezione "out-door". Dall'antenna parte un lungo cavo che arriva all'interno della casa, dove comincia il segmento "in-door" del sistema ricettivo. Va aggiunto il fatto che le antenne possono essere di molti tipi, non solo per le caratteristiche delle dimensioni, ma anche per quelle di ricezione. Possono essere "mono feed", cioè orientabili su un solo polo, quindi prendere una sola posizione orbitale, essere alimentate da un solo polo; oppure possono essere "dual feed", cioè alimentate da due poli, con un doppio bulbo, risolvendo, in molti casi, il problema della ricezione sia dai 13° Est, via EUTELSAT, che dai 19° di ASTRA. Infine possono essere molti "feed", però in questo caso si parla di antenne di tipo condominiale, cioè grandi antenne che dovrebbero essere installate sui tetti dei palazzi, in modo da poter alimentare interi condomini e da poter anche ricevere molte posizioni orbitali. L'altro modo per poter ricevere molte posizioni orbitali è quello di avere antenne motorizzate. Però le antenne motorizzate sono utilizzabili da un solo individuo che, ovviamente, scegliendo la posizione orbitale, poi fa sì che il segnale in arrivo sia solo uno. Nel caso invece delle "multi feed" in realtà il paraboloide ha molti bulbi, molti punti di ricezione, e quindi riceve contemporaneamente i satelliti di tutto l'arco di cielo rispetto al quale è posizionato.

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Domanda 6
Che cosa consiglia a chi deve comperare una parabola?

Risposta
Innanzi tutto deve avere un fornitore di fiducia, oppure deve documentarsi. Esistono delle pubblicazioni specializzate, legate anche all'evoluzione tecnologica, che in questo settore è molto accelerata. Attualmente per gli Italiani la scelta appare obbligata, per lo meno per quella maggioranza che vuole vedere la televisione da satellite in italiano o, addirittura, per chi desidera vedere il calcio. Dal momento che il calcio oramai è stato acquistato da TELE PIU', il cui satellite di riferimento è a 13° Est, la scelta dominante sarà quella di comprare parabole orientabili sui 13° Est. Per quei telespettatori interessati a trasmissioni in inglese o in tedesco, che sono le lingue dominanti dell'altro polo europeo, ASTRA, sarà necessario comprare un "dual feed" per poter vedere sia EUTELSAT che ASTRA. Dal punto di vista normativo, esiste una legislazione che autorizza l'installazione dei paraboloidi. Non bisogna neanche richiedere l'autorizzazione al condominio, se non come atto formale. Un aspetto importante è l'ancoraggio del paraboloide perché, a causa della sua dimensione e della sua conformazione, raccogliendo il vento diventa come una vela, con il rischio di cadere in testa ad un passante Dal punto di vista della produzione, infine, esistono delle norme comunitarie che tendono ad unificare innanzi tutto gli standard di trasmissione, specialmente nel caso della trasmissione numerica o digitale, in modo tale che su un territorio, di solito di ampiezza continentale, ci siano, più o meno, le stesse norme, in modo che tutti i cittadini di quel territorio possano uniformarsi a delle scelte comuni.

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Domanda 7
La digitalizzazione di massa presenta dei problemi sociali?

Risposta
Bisogna subito stabilire che, in effetti, la digitalizzazione è la possibilità di trasformare i segnali analogici, così definiti in quanto producibili e riproducibili in modo analogo alla realtà, cioè immagini, segnali audio e segnali alfa numerici, in sequenze di numeri - nel caso specifico di zero e di uno - e quindi passare dalla rappresentazione analogica alla rappresentazione digitale. Questa sequenza di zero e di uno è importante perché potrebbe costituire, secondo molti autorevoli pensatori, un passaggio epocale nell'economia dei media. Parlando per metafore, è la stessa differenza che c'è tra l'andare a prendere l'acqua alla fontana, laddove la fontana era il televisore di casa o il videoregistratore o il cinema, e avere un impianto idraulico che si apre, si chiude e si paga il consumo, laddove il flusso d'acqua è paragonabile al flusso dei "bit". Allora la quantità di "bit" modificherà le strategie dei produttori, e quindi andrà a modificare la distribuzione del segnale nelle case e modificherà tutto il mercato. Affinché questa digitalizzazione di massa possa diventare tale, non si potrà prescindere dai satelliti: i satelliti, infatti, sono in grado di portare la "larga banda". Per "larga banda" in questo caso si intende una quantità enorme di "bit", milioni di "bit" che nei cavi attuali non si possono portare. Quindi il ruolo dei satelliti in questa digitalizzazione, in quest'avvento della società digitale è molto importante.

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Domanda 8
Ci sono rischi di pirateria in questo settore?

Risposta
Sì, ci sono rischi di pirateria, come in qualsiasi attività umana. Un conto è difendere dei beni atomici e un altro conto è difendere dei beni virtuali. Il trasferimento di immagini e il possesso, la facoltà di distribuire queste immagini, e quindi di commercializzarle, è legata al possesso dei diritti, al concetto di "copyright". Però nel caso di trasmissioni digitali, l'accesso a questo flusso ufficialmente è possibile solamente se si possiede quel "decoder", se in quel "decoder" ci sono quelle "slot" nelle quali infilare quelle "card", e tutto questo processo è autorizzato per poter prelevare dal flusso di "bit" quello che interessa. Nel momento in cui questo flusso di "bit" diventerà di massa, sarà accessibile anche ad una serie di persone che troveranno i modi per prelevare pezzi di questo flusso di "bit" senza dover pagare i proprietari dei diritti di "copyright". Questo, a mio avviso, è molto pericoloso: da un lato si infrange una regola civile, ossia quella di rispettare il possesso dei diritti; dall'altro, tuttavia, facendo pagare il flusso di "bit" si segmenta la società in classi di informazioni. Oggi si parla spesso di "information power"; accanto ad essa, tuttavia, esiste anche la cosiddetta "information rich", cioè coloro i quali possono pagare ufficialmente l'accesso all'afflusso dei "bit". Così facendo, si andrà a costituire la classe degli "information rich", mentre tutti gli altri saranno nell'impossibilità di pagare e saranno tentati dall'attuare delle azioni di pirateria. Se questo dovesse verificarsi all'interno di molti gruppi sociali e con dei numeri rilevanti, si verrebbe a creare una fascia sociale in cui, fra l'altro, i pirati prelevano gratis delle immagini che non potrebbero avere accedendo in una fascia di nessuno, cioè in quella zona per cui poi si perdono i diritti e i doveri. In altre parole, tutta la rappresentanza dei telespettatori del futuro, rischia di spaccarsi, nel senso che la rappresentanza di quelli che pagano sarà efficace e potrà manifestarsi in modo trasparente, mentre i pirati dovranno essere per forza muti, e quindi non potranno mai manifestare dissensi.

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