INTERVISTA:
Domanda 1
Qual è stato il suo primo incontro con la tecnologia, e come si è sviluppato in questi
quindici anni?
Risposta
Quando ho iniziato ad utilizzare la tecnologia come artista multimediale, tutto quello che
si doveva conoscere era un po' di film, un po' di registrazioni su nastri, un po' di luci.
Ora, naturalmente, è necessario conoscere tanti tipi diversi di programmi per computer,
linguaggi tecnici e molte altre cose sui sistemi di video ed audio. Ho in programma,
quindi, di essere l'avanguardia della barra all'indietro (backslash), per quanto concerne
la tecnologia. Voglio provare a tornare indietro ed utilizzare strumenti più semplici.
Domanda 2
Ha l'impressione che tutta questa tecnologia, per Lei e in genere, dia libertà, oppure
costringa la gente in dei confini?
Risposta
La tecnologia comporta tutt'e due le dimensioni. Mi piace il fatto che molta gente abbia
la possibilità di fare musica e di giocare con essa. Naturalmente, è un buon cliché:
ora che si hanno gli strumenti, tutti possiamo essere musicisti. Questo è il tipo di
mondo in cui mi piacerebbe vivere, in cui tutti sono artisti. A mio parere, non è
possibile divertirsi di più che facendo semplicemente delle cose. Questo è il maggior
divertimento del mondo. Ma è difficile fare della musica e pensare a delle immagini; e
così, a volte, se gli strumenti non sono molto sofisticati, è quasi come se si fingesse
di fare musica.
Domanda 3
Qual è il futuro dei linguaggi artistici in relazione alla nuova tecnologia e ai nuovi
media che vengono sviluppati oggi? In altre parole: come può cambiare l'arte, ora che
abbiamo a disposizione queste macchine?
Risposta
Non penso che l'arte cambierà, ma che le macchine cambieranno. Spesso, la tecnologia
cambia in risposta a ciò che vogliono fare i produttori di film; loro vogliono
un'immagine migliore, qualcosa che sia più bello, ed è questo che spinge a cambiare.
Forse, però, mi sbaglio. Ora, ci sono dei nuovi sistemi di software, i quali, in effetti,
non servono a nessuno; però li stanno producendo, e, quindi, devono convincerti che hai
proprio bisogno di averli. Forse, qualche specialista ne ha bisogno. Negroponte dice:
"Bisogna fare attenzione perché l'Italia potrebbe diventare un senzatetto
digitale". Questo mi ha fatto molto arrabbiare, perché, prima di tutto, è un buon
slogan: "Senzatetto digitale", sembra spaventoso ed eccitante. Ogni cultura,
ogni città, e ogni persona, ha bisogno di pensare: Per cosa potrei utilizzare questo? Mi
aiuterebbe? O sarebbe semplicemente qualcosa in più?
Domanda 4
Spesso parliamo delle nuove tecnologie come di estensioni del cervello umano. In passato,
le macchine erano estensioni del corpo. Ora, si pensa che i computer e la rete siano
un'estensione del cervello. Pensa che qualcosa sia cambiato in questo rapporto
uomo-macchina?
Risposta
Penso che le macchine continueranno ad essere rifiniture del corpo. Estensioni dei nostri
corpi come delle nostre menti. Ho letto un articolo su dei progettisti che hanno domandato
a dei bambini: "Per cosa pensate che verranno utilizzate in futuro le micromacchine?
Voi vivrete nel ventunesimo secolo, anche a lungo, cosa volete che esse facciano?"
Allora, questi ragazzini hanno risposto: "Ci piacerebbe che facessero cose come:
piccole micromacchine che si arrampicano fino alla fine dei capelli e che riparano le
punte spezzate; oppure minuscole macchine volanti che vanno ad impollinare i fiori
particolarmente timidi". Credo che la gente penserà a delle cose realmente folli da
far fare alle macchine, soprattutto nel regno del molto, molto piccolo, e, naturalmente,
del molto grande, al fine di estendere i nostri sensi. Per quanto riguarda il cambiamento
dei nostri cervelli...non ne sono così sicura. Penso che ci vorrà molto più tempo
perché una macchina raggiunga qualcosa di simile alla finezza della nostra mente. Penso
che possiamo far fare loro delle cose, ma, ci vorranno centinaia di anni prima che
possiamo insegnare loro a pensare e ad avere dei sentimenti. Questo sarà pazzesco.
Domanda 5
In un saggio del 1936, Walter Benjamin parlò della riproducibilità di un'opera d'arte.
Anche Andy Warhol ha lavorato intorno a questo aspetto dell'arte, replicando oggetti. Ora,
con il digitale, non solo è possibile replicare, ma anche modificare. Pensa che questo
implichi una perdita di sacralità dell'oggetto artistico?
Risposta
Penso che condurrà gli artisti a perseguire opere che non possono essere replicate. Ci
sono tante cose che si possono fare. Semplicemente perché abbiamo un mondo digitale, non
vuol dire che tutto debba essere costruito all'interno di esso. A me ha portato a voler
fare cose in cui la scala è molto importante. In questo momento ho un'esposizione al
Guggenheim Museum di New York. E' un'esposizione realizzata con molti computer e roba
digitale, ma non è possibile ottenerne una buona immagine su uno schermo, e questa era la
mia intenzione. Alcuni dei pezzi sono molto piccoli, e quindi ci si deve rapportare alla
loro misura, non ci sono alternative. Credo che tutto questo farà pensare la gente alla
scala, alla misura, in un modo diverso. La gente si stancherà di guardare in piccole
scatole. Non tutto entra in questa scatola che è la rete, così come cercano di dirci:
"Tutto il mondo dell'informazione può entrare qui dentro". Semplicemente, non
può. La mia reazione, quindi, è quella di utilizzare i computer, ma anche di creare cose
che siano in una scala radicalmente diversa. Penso che l'era di Benjamin sia ora finita
perché sono solo cent'anni che possiamo, realmente, replicare opere d'arte. In termini di
musica, consiste nel produrre dei CD: si registra una esecuzione specifica e la gente
compra il CD perché vuole la versione di quel direttore di tale sinfonia. Penso che suono
e immagine torneranno ad essere molto flessibili e avranno di nuovo l'aspetto di una
esecuzione, e saranno anche, in qualche modo, nelle mani degli ascoltatori e degli
spettatori, in modo che si possa ascoltare una sinfonia solo con i flauti, e che si possa
farne un missaggio. Si tratta di una cosa buona o una cosa cattiva? E' semplicemente
un'altra cosa. Penso che la mutabilità della musica sarà un aspetto molto importante
della musica futura, che verrà sviluppata utilizzando i computer. Non è sempre
necessario avere la stessa esecuzione. Sono appena stata nella giuria di un concorso di
arte digitale, e non mi faceva piacere farlo; ma lì, ho visto molte opere veramente
bellissime. Cambiavano continuamente. Ogni volta che si installavano, erano diverse.
Pensavo: "E' fantastico". Non voglio dire che non vi fosse presente un'estetica,
con una serie di regole che l'artista aveva definito, e una vera visione. Ma si poteva
cambiarle. Poi, quando guardavo un video dopo questo, pensavo: "Dà l'impressione di
essere inscatolato. Sembra stupido. Non si può cambiare niente. Sta semplicemente lì. E'
solo uscito da una scatoletta". Mi sono sorpresa della mia reazione, perché mi
piacciono molti dei miei dischi e mi sono cari perché rimangono uguali. Ogni volta che li
ascolto non iniziano a cambiare nelle loro scatole. Ma penso che, certamente, gli artisti
che iniziano ad utilizzare questi sistemi disporranno di ambedue i modi di ascoltare.
Domanda 6
Quindi, non pensa che gli artisti tecnologici, o comunque si vogliano chiamare, artisti
digitali, siano gli artisti del futuro?
Risposta
Sicuramente lo sono, chiunque sia l'artista. Sarò molto contenta quando arriverà l'anno
2000 e non ci saranno più futuristi; entreremo semplicemente nel prossimo secolo e
smetteremo di predire come sarà il futuro. Io non so, voi non sapete, nessuno sa.
Sicuramente, gli artisti digitali faranno dell'arte, e la gente disegnerà con il
pennello. Non vedo, realmente, una gerarchia.
Domanda 7
Le interessa la possibilità di avere qualcosa, qualche forma di interazione con la gente?
Risposta
Sì, mi interessa. Cerco di non utilizzare questa parola -"interattivo"- perché
è un'altra di queste parole alla moda. La prima scultura che ho fatto dipendeva realmente
dall'ascoltatore; c'erano molti brani audio; dunque, io sono abituata a questo tipo di
ricerca. Ma non credo ci sia un modo di stabilire se si tratta di una cosa buona, o
cattiva. Dipende dal fatto che l'opera dell'artista sia abbastanza forte e chiara. Penso
che ci siano molti altri modi di fare le cose. Ho realizzato un programma di scrittura per
la rete che si chiama Hear, che utilizza solo le 100 parole indispensabili della lingua
inglese. Ci sono vari modelli secondo i quali prendere queste parole e spostarle; non è
arte, ma penso che sia una specie di modello per la scrittura. E' possibile che ne esca
fuori qualcosa: forse delle storie, poemi o qualcos'altro, ma è un modo di focalizzare.
Quando si scrive, un pezzo di carta bianco può essere realmente terrorizzante. Così mi
piace scrivere un mucchio di parole sulla carta e poi levarle, e vedere cosa succede. Si
tratta di un metodo che usava Michelangelo: si prende una grande pietra, e poi si levano
delle cose. Non si comincia dal nulla...
Domanda 8
Sembra che i musicisti che hanno sviluppato le possibilità dei progressi tecnologici
rappresentino una sorta di piccola "intellighenzia": Laurie Anderson, David
Bowie, parzialmente Peter Gabriel, David Byrne. Quale pensa che sia il legame tra questi
musicisti?
Risposta
Penso, che in qualche modo, siamo cyborg. Potete sentire il tipo di parti meccaniche di
queste persone, me stessa e anche di queste altre persone? A volte, quando si lavora con
le macchine, ci si identifica a tal punto che si comincia a parlare con loro. Se si pensa
a David Bowie, il modo in cui parla è come una macchina. Lo stesso con David Byrne.
L'abbiamo avuto dal nostro nonno, William Borroughs, che in un certo modo è come una
macchina. In un saggio veramente bello, non mi ricordo dove lo ha scritto, egli scrive a
proposito della differenza tra i nordamericani e i sudamericani. Afferma che i
sudamericani pensano che quando muoiono si trasformano in sangue e fango, e scompaiono. I
nordamericani pensano che diventano gradualmente più veloci e migliori e che, alla fine,
si trasformeranno in macchine. Un certo amore, veramente profondo, per le macchine e per
la loro precisione, si può riconoscere in alcuni linguaggi. Sfortunatamente, ora, si può
sentire in gran parte del linguaggio. Per esempio, la gente nelle banche parla così,
impara l'inglese dalle macchine. Allora gli si chiede qualcosa, e loro rispondono:
"Non posso dirle cosa c'è sul suo conto". E gli rispondi: "Dai, parlami!
" "Non, non posso diglielo" "La prego!". Quindi, i computer ci
insegnano tanto quanto cerchiamo di insegnare loro, e, sfortunatamente, essi ci insegnano
delle regole molto rigide. Non sono molto divertenti. Non hanno nessun senso
dell'umorismo. Un grande svantaggio.
Domanda 9
D'altra parte c'è una piccola intellighenzia, un'élite, che è molto interessata, e si
vede in tutti i suoi album, in forme di primitivismo: musica etnica, musica di altre parti
del mondo che non è necessariamente pop, rock'n'roll e Gran Bretagna. Questa è un'altra
cosa in comune tra di voi. Come pensa che sia successo?
Risposta
Sicuramente è un antidoto alla vita in un mondo elettronico. E' un modo per scappare. E'
la ragione per cui vado in Africa la settimana prossima: semplicemente per essere in un
posto che non viva immerso nella tecnologia e sia tranquillo. Voglio essere in un posto
che sia veramente tranquillo. Nulla. Sarà fantastico, perché se si deve comunicare,
bisogna spedire un messaggero, tre giorni di corsa. Assolutamente nessun telefono. Ebbene:
sì! Penso che la tecnologia possa renderci malati. Ci può rendere realmente nervosi. E'
troppo veloce, e può indurci a pensare: "Bisogna fare questo più in fretta, questo
deve essere più veloce"; e ti domandi: "Per cosa?". E' una malattia.
Domanda 10
Qual è il suo rapporto con Internet?
Risposta
Ogni tanto utilizzo Internet, e penso che sia meravigliosa per certi tipi di cose. Ma per
quanto riguarda la conversazione reale, non vedo la possibilità di molte grandi
conversazioni sulla rete. Ogni tanto trovo alcune informazioni interessanti... Odio le
generalizzazioni. Frequento gruppi di discussione sulle canzoni, in cui parliamo di cose
che sono abbastanza interessanti, ed è anche piuttosto veloce. Ma preferirei parlare con
qualcuno personalmente. Ecco perché faccio degli spettacoli dal vivo. Sarebbe molto
facile per me produrre soltanto arte digitale, inserire brani sulla rete, fare dei CD,
produrre dei CD-ROM, spedirli, impacchettarli. E non vedere mai la gente. Sarebbe molto
comodo. Non è molto comodo, invece, realizzare le proprie opere e cercare di farle
funzionare, portarle al teatro. Ma questo mi piace... Mi fido di questo e devo vedere gli
esseri umani reali. Sono antiquata.
Domanda 11
Se si guarda indietro, ai primi video-clip, qual è il percorso che Laurie Anderson e i
video clip hanno attraversato da quegli inizi?
Risposta
Penso che i video clip diventarono molto presto pura pubblicità, e questo era tutto
quello che significavano. L'artista ha uno stupendo aspetto? Niente di male. Ma proprio
all'inizio, ho pensato che avrebbero potuto essere piccoli film interessanti, o qualcosa
del genere. Ogni tanto, naturalmente, si vede in idea visiva interessante, ma più spesso
sono delle pubblicità. E questo è stato lo stesso progresso che ho osservato anche sulla
rete. La maggior parte dei siti del Web sono una specie di pubblicità per
l'organizzazione, o per la persona, oppure dicono cosa sta succedendo, e dove, quando e
quanto costa. Non è per niente il modello originale di biblioteca.
Domanda 12
Quali cambiamenti ha introdotto, a Suo avviso, la tecnologia digitale, la tecnologia in
genere, nel processo e nella creatività, specialmente nel fare musica, da un punto di
vista concettuale?
Risposta
Il primo computer che ho avuto era enorme. Voglio dire: era realmente immenso e costoso. E
ogni paio di settimane dicevano: "Le piacerebbe aggiornare questo computer, perché
è già un po' superato. Ma bisognerà che paghi un enorme somma per fare questo".
Erano veramente grandi. Io mi divertivo a lavorare con quel sistema. Poi, gradualmente,
gli oggetti diventarono sempre più piccoli, e più facili da usare per gli artisti,
compositori e musicisti, cosicché le scatole diventarono come questa. Questo riguardava
soprattutto l'elaborazione digitale. Naturalmente, con i computer successe la stessa cosa.
All'inizio i computer erano enormi e veramente cari. Ora diventano sempre più piccoli, e
la gente riesce ad utilizzarli in modo più agevole. Ma non siamo ancora capaci di
utilizzarli bene. Io li considero sempre pensando ai film. I primissimi film non erano un
gran che. Poi venne D. W. Griffith e la qualità migliorò fortemente. In questo momento
non sono tanto interessata al lavoro svolto per la rete, o al lavoro digitale. Penso che
diventerà molto più interessante; ora è solo agli inizi. Ora, per esempio, sono
consulente di alcuni giovani artisti di una università di New York, dove è possibile
ottenere una laurea in arti di rete: si può essere un artista di rete. E' interessante,
perché la maggior parte degli artisti di rete, sono donne, e penso che sarà molto
interessante vedere se le donne riusciranno a continuare per questa strada. Penso che ciò
abbia molto a che fare con il telefono. La maggior parte di questa informazione passa
attraverso il telefono, e tratta di strati di informazioni. E le donne, beh: siamo molto
brave al telefono. Riusciamo a parlare al telefono per ore. Quando feci il mio primo
CD-ROM, cominciai a pensare: "Qui c'è un mezzo che comprende immagini, suono e
elettronica, e li posso mescolare". Ciò che era realmente interessante a proposito,
consisteva nel tipo di realizzazione di arte digitale che corrisponde, esattamente, al
modo di funzionare della mia mente, la quale, non è una linea di narrativa, ma si
riferisce a come le cose sono relazionate tra di loro. Non c'è una spinta narrativa.
Pensai che avevo trovato un mezzo che mi piaceva veramente, perché non si esaurisce mai.
E' molto circolare, e consiste in dei punti che si toccano lungo la via. C'è anche un
piccolo problema: una delle cose che William Gibson odia dei CD-ROM è che, come dice:
"Come si fa a sapere che la caccia varrà la pena?". Tutto riguarda la caccia:
si cerca, si batte sulla tastiera, si guarda e si cerca. Come si sa quando si è trovato
un gioiello, la fine, il punto? Mi piace il viaggio. E se è abbastanza interessante, non
mi importa di arrivare lì.
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