INTERVISTA:
Domanda 1
Chi sono gli artisti che lavorano sul corpo con le nuove tecnologie?
Risposta
Gli artisti hanno sempre lavorato con il corpo e con i mezzi di comunicazione. A seconda
delle epoche cambiavano questi strumenti e cambiavano anche i corpi. Una delle rivoluzioni
del contemporaneo è che ci sono degli artisti che in vari posti del mondo stanno
lavorando fortemente sul concetto di identità. E quali sono le cose che ci introducono a
un nuovo millennio? Intanto, il concetto di una identità umana che non è più così
rigorosamente umana. Dove finisce ciò che viene prodotto da ciò che viene
nato? Questo è uno degli assiomi di Kevin Kelly, il quale appunto dà, come
uno degli assiomi di questo fine millennio, il fatto di non riuscire più a distinguere
tra ciò che viene prodotto e ciò che nasce. Che cosa muta in questo momento il corpo e
che cosa muta in questo momento l'identità? Gli artisti da sempre sono fautori di questo
tipo di indagine: il corpo all'interno dellarte è stato presente sin dai suoi
primordi. In questo momento, il corpo è un mezzo, semplicemente, per ridefinire quella
che è stata una delle trappole, uno dei vincoli più forti di una realtà sociale che
identifica nell'identità una sorta di passaporto, una sorta di dichiarazione. Il nostro
corpo è una dichiarazione immediata di età, di sesso, di tutta una serie di tipologie,
che non sempre corrispondono a quella che è lidentità privata, interiore di una
persona. Questo fine millennio si apre con una serie di tecnologie di trasformazione del
corpo: tutto ciò che in questo momento viene prodotto, viene prodotto con una sorta di
amplificazione sia dei sistemi cognitivi che dei sistemi corporali. A questo punto, io
distinguerei tra due tipi di tecnologie: delle tecnologie visibili e delle tecnologie
invisibili. Personalmente, sono molto più attratta dalle tecnologie invisibili. Per
esempio, Orlan è un'artista francese che ha deciso che il suo corpo è il luogo di una
trasformazione di un'identità: lei sostiene di essere il primo artista transessuale da
donna a donna. Questo ci introduce quindi un problema in cui l'identità non è
semplicemente unidentità femminile, ma questo apre anche un discorso di identità
di genere. Infatti, in questo fine millennio, c'è la possibilità di poter somigliare a
quello che si è. Somigliare a quello che si è vuol dire che se uno ha una mentalità
fortemente delicata e un corpo invece assolutamente massiccio, può modificare il suo
corpo per quanto è possibile. Questo discorso che sembra così utopico, così
rivoluzionario, in realtà apre un'altra serie di problemi. Nessuno si meraviglia sul
fatto che oggi molte pornostar, molte vallette televisive, molte attrici, modificano il
loro corpo secondo dei canoni di femminilità del tempo, per cui se in questo momento
essere una modella vuol dire pesare 25 chili, ci sono schiere di persone che cercano di
pesare 25 chili. Questa è una imposizione tecnologica mediale fortissima che produce
anche moltissime vittime. Questa è una tecnologia invisibile: modificare il proprio corpo
verso uno status, verso una professione, verso una invisibilità più che verso una
visibilità, e una tecnologia che invece modifica fortemente uno statuto di origine. Il
problema di Orlan è proprio quello di mettere il famoso dito nella piaga: Orlan non
allarga la sua bocca e non gonfia le sue tette, ma si fa due bozzi sulla fronte. Questo
passaggio è un passaggio molto importante perché il passaggio è quello di non
somigliare ad un canone che vuole che il femminile abbia delle caratteristiche, ma che
interpreta e rivede completamente una struttura, sia fisica che mentale. Orlan ha sempre
lavorato sul corpo, ha un passato, da questo punto di vista, di body artist,
e, già negli anni 60, lei usava il suo corpo per una serie di denunce anche
femministe o di tipo sociale. Una famosa azione di Orlan, alla fine degli anni 70,
fu quella di chiedere a tutti i suoi collezionisti e ai suoi galleristi di fornirle lo
sperma con cui avrebbe dipinto grandi tele che erano le lenzuola del suo corredo di brava
ragazza del sud. Pochissimi fornirono il materiale richiesto perché l'idea di contaminare
un tessuto di brava ragazza del sud della Francia con qualcosa di così rivoltoso, di
così impuro e impudico come lo sperma, metteva in crisi non tanto il problema della
femminilità ma dellessere maschile, dellessere virile, che, in questo modo,
avrebbe sprecato questo preziosissimo materiale. Orlan ha fatto anche degli altri lavori
tipo misurare col suo corpo la distanza tra la sua casa e la galleria dove esponeva, e
comunque è stato sempre un lavoro che fortemente metteva in discussione il suo essere
fisico. Lei afferma in una recente intervista che si è sempre sentita diversa, ha sempre
pensato di essere una persona diversa. Guardandosi allo specchio invece si trovava una
persona assolutamente normale. Questa normalità fisica scontrava con unimmagine di
sé di donna diversa e, per questo, ha iniziato a lavorare affinché questa sua diversità
fosse visibile anche per strada.
Domanda 2
Ci sono altri artisti oltre la nota Orlan che lavorano su questa mescolanza tra tecnologie
della comunicazione e corpo ?
Risposta
Moltissimi. Rifacendoci al discorso anche delle tecnologie visibili e invisibili, per
esempio, Stelark è un artista che lavora con delle tecnologie visibili. Stelark è un
artista di origine greca, che negli ultimi anni lavora prevalentemente in Australia, che
ha elaborato una serie di tecnologie altamente sofisticate per modificare il suo corpo.
Stelark sostiene che il corpo è obsoleto, che la rapidità con cui lambiente
intorno a noi si è modificato è tale e tanta che il corpo non ha avuto il tempo di
adeguarsi alle mutazioni che ci sono intorno a noi. A questo punto, quindi, abbiamo
bisogno di un nuovo corpo. Stelark parla di una pelle artificiale, parla di una serie di
amplificazioni sensoriali per cui lui ha inventato uno sguardo laser, ha lavorato per
molti anni in un istituto di bioingegneria, in Giappone, di robotica, e ha costruito un
terzo braccio elettronico. Il terzo braccio di Stelark si muove autonomamente,
per cui un sistema di amplificazione, anche sensoriale, anche corporale, che porta quindi
ad una forma umana che ha bisogno ormai di una serie di protesi e di supporti di
amplificazione. Per amplificare la percezione acustica sta lavorando ad un terzo orecchio.
Il concetto di sentire e di muoversi all'interno dello spazio sono centrali all'interno
della tematica di Stelark. Un'altra delle operazioni molto interessanti che ci fanno
capire quanto i sistemi di comunicazione entrino nel corpo e si incarnano nel corpo, è un
altro esperimento che lartista greco ha fatto. Ha creato uninterfaccia del suo
corpo e lha inserita in Rete. Dal sito Internet riceve direttamente sul proprio
corpo una serie di stimolazioni sensoriali che muovono il suo corpo con delle scariche di
tipo elettrico. Stelark raccoglie e riceve fortemente queste tensioni che arrivano da
diverse parti del mondo sul suo corpo che lo fanno agire e lo muovono. Un altro artista
che lavora, ancora una volta, su queste tecnologie visibili è un'artista spagnolo che si
chiama Marcelì Antunez Roca che è uno dei fondatori della Fura dels Baus, il
famoso gruppo di teatro di rianimazione catalano. Roca si è a un certo punto isolato dal
gruppo e ha realizzato quella che è la più famosa performance finora da lui eseguita e
che si chiama Epizoo. Anche lui come Stelark ha creato uninterfaccia del
suo corpo e lha inserita in un computer collegato con dei sensori al suo corpo con
una punta idraulica. La differenza che c'è tra Marcelì e Stelark sta nel tipo di
tecnologie utilizzate. Stelark lavora con macchine della realtà virtuale, con una serie
di tecnologie straordinariamente sofisticate, mentre Marcelì usa tecnologie molto più
povere. Tuttavia il risultato è uguale: un ragazzino gioca col mouse, credendo di giocare
a un videogame, ma non si rende conto che l'interfaccia che ha sul computer è il corpo
reale di Marcelì. Il gioco è un po pesante e lui si fa molto male. Per questo c'è
sempre un tecnico che controlla che chi agisce sul mouse non esageri. Lidea è
infatti che il corpo virtuale sia un corpo che non riceve, che sia un corpo finto tra
virgolette. Il realtà il corpo di Marcelì è vero. Inoltre nella cultura spagnola da cui
Marcelì proviene il corpo è esposto, è messo in piazza; la carne, è molto importante,
e la carne è al centro del lavoro di Marcelì, tantè che ha costruito una scultura
straordinariamente affascinante che è un uomo di carne. E costruito, un po
come Frankenstein, con della carne di maiale ed è cucito a mano. Questo corpo
allapparenza grezzo racchiude invece una tecnologia molto sofisticata: una serie di
sensori si attivano con il suono della voce. Se sente fischiare muove il suo pisello
oppure se qualcuno lo chiama con il suo nome, Juan, gira la testa. E molto
affascinante in Marcelì, appunto, questa duplicità tra un corpo mostruoso,
questidea da sempre dell'uomo di costruire un altro, che non sia un umano anche con
i mezzi della tecnologia, e questa risoluzione invece che è poi altamente sofisticata,
tecnologica, nascosta.
Domanda 3
In questepoca così fortemente mediatica ci sono degli artisti che hanno messo al
centro della loro espressione artistica lessere donne o uomini?
Risposta
Sono moltissime le artiste che stanno lavorando su questo. Unartista che mi viene
immediatamente in mente è unartista molto anziana che si chiama Louise Bourgeois,
che è un po la madre di tutta una serie di operazioni del contemporaneo. Louise
Bourgeois ha lavorato spesso sul rapporto madre-figlia - che è un rapporto estremamente
malato - e ha lavorato soprattutto con i suoi i liquidi corporali, con il sangue, con le
lacrime, tutta quella serie di appendici che hanno fatto del femminile una categoria più
che un genere, più che un'identità sessuale. L'idea di femminilità non lhanno
certo inventata le donne perché l'idea di una femminilità fatta di tacchi a spillo e di
calze a rete e giarrettiere è così scomoda che naturalmente non è un'idea femminile, è
un'idea maschile. Così come l'idea di virilità o di mascolinità non è unidea
maschile, è così scomoda anche quella di essere sempre così sicuri, pronti, essere
sempre in azione e così via. Louise Bourgeois apre tutto un discorso che ha a che fare
proprio su questa identità che non è assolutamente fragile. E unidentità
fortissima che da sempre ha dovuto fronteggiare madri, padri, fratelli, mariti, amanti -
la Bourgeois nella sua esperienza personale è stata vittima di un marito artista che
laveva oscurata. Lei voleva che lo spettatore fosse parte attiva delle sue opere per
questo allestiva delle stanze in cui si trovavano dei vestiti che i visitatori erano
invitati ad indossare per vedere le sue opere. La necessità di avere dei complici della
propria arte e non dei semplici spettatori è una componente molto importante anche nella
ricerca di Jana Sterbak unartista che lavora molto sullidea di
unidentità femminile. Una delle opere più interessanti di Jana Sterbak è una
camicia trasparente su cui lei ha attaccato dei peli, sul petto, per cui, indossando
questa camicia, qualsiasi donna ha un bellissimo petto villoso o ancora un vestito
straordinariamente bello, fatto di carne, cucito a mano da lei, che introduce al rapporto
tra la carne del femminile, il cibo, e tutta una serie di mediazioni appunto
mass-mediologiche su che cosa è oggi l'essere donna, è lesser piacevoli, essere
erotiche, essere seducenti. Sempre Jana Sterbak ha realizzato una performance, molto
affascinante. Lartista indossa una gonna di metallo talmente grande e lunga che non
riesce a muoversi se non con laiuto di un telecomando che deve essere mosso
preferibilmente da un uomo. Ha costruito anche una bellissima giacca le cui maniche sono
cucite insieme in modo da impedire ogni tipo di movimento. Con questa camicia ha fatto una
performance in un ristorante: due donne di cui una vestita con la camicia con le maniche
cucite e laltra invece con una specie di telecomando, venivano imboccate da due
uomini. Unaltra artista che lavora su questo tipo di identità transitoria di genere
è Janine Antonì, delle Bahamas, divenuta nota anche in Italia per aver realizzato in
occasione della Biennale di Venezia, di qualche anno fa, una serie di busti della sua
testa, di calchi della sua testa fatti di cui dodici di cioccolato e dodici di grasso.
Anche per Janine Antonì il rapporto tra il cibo e il corpo è un rapporto molto stretto:
lei cesella queste sue sculture con i denti, mangiando cioccolato, per cui si crea un
rapporto molto forte tra il mangiare, il vomitare, e il fatto che il cioccolato diventi
grasso. Unaltra azione bellissima di Janine Antonì è quando imbeveva i suoi
capelli di colore in un secchio e poi dipingeva strisciando sul pavimento con i suoi
capelli. Lazione di stare inginocchiate per terra a lavare i pavimenti, che è
un'altra delle figure femminili classiche occidentali, si trasformava invece in
unazione artistica volontaria di pittura. La Antonì ha anche dipinto una tela
battendo le ciglia 12 mila volte col suo mascara. E unartista estremamente
dura, ma estremamente poetica. E anche l'autrice di una macchina dei sogni e ancora
una volta vediamo come la tecnologia, all'interno dellarte, assume una poeticità
assolutamente impensabile per qualsiasi tecnico. Janine Antonì ha realizzato questa
performance in un museo a Basilea in cui ha dormito per il tempo della performance. Ha
fatto collegare una macchina, che registrasse le sue onde r.e.m., con
unaltra macchina che tesseva le onde r.e.m. e costruiva letteralmente
una coperta che cambiava ogni notte. La notte si trovava a dormire avendo addosso la
coperta dei suoi sogni. Questo uso delle tecnologie è estremamente poetico.
Loggetto finale, la coperta ha delle decorazioni molto semplice, in realtà, dietro
c'è lidea molto forte su come le tecnologie possano veramente essere un luogo dove
dare visibilità ai propri sogni.
Domanda 4
Quali sono i passaggi del percorso artistico di Orlan dalle prime performance che erano
più dirette che usavano il proprio corpo più come strumento a quello più recenti che
usano molto i mezzi di comunicazione?
Risposta
Negli anni 60 il corpo di un artista era anche il corpo di una rivolta sociale. Era
anche il momento in cui la nudità, il ritorno alla natura, i figli dei fiori, si
incontravano con un altro corpo, che era un corpo altrettanto affascinante e molto forte,
il corpo degli astronauti, per cui un corpo che per la prima volta riesce ad andare nello
spazio. Il corpo di questo fine millennio è un corpo che ha a che fare con tantissime
altre cose, non ultima, e anzi, quella centrale è appunto quella dell'identità. Le prime
azioni di Orlan sono fortemente legate ad una denuncia politica femminista. Le ultime
operazioni invece sono più rivolte ad un universo mediale che guarda più al futuro, che
guarda quindi anche ad un corpo che si smaterializza in Rete. Non è un caso appunto che
Orlan facci mettere nelle camere operatorie, dove lei modifica il suo corpo, delle
videocamere che trasmettono le immagini sia su Internet che via satellite, in diversi
luoghi contemporaneamente ai suoi interventi. Una delle cose che crea molto scandalo non
è tanto la trasformazione corporale in sé, ma come si arriva alla trasformazione
corporale. Non è un caso che noi continuiamo ad usare delle parole inadeguate per certi
tipi di operazioni. Per esempio, Orlan dice sempre che la parola carne è una parola che
neanche la scienza usa, è una parola tabù, la gente ha molti tabù rispetto al sangue,
questo un po anche grazie al cinema che al sangue ha dato una connotazione splatter
o pulp e che lo ha un po indebolito rispetto al suo aspetto simbolico e al suo
aspetto vitale.
Domanda 5
Ci può descrivere le ultime performance in cui Orlan lavora sulla propria chirurgia
estetica?
Risposta
Gli ultimi interventi di Orlan - la parola intervento è sempre più appropriata visto che
parliamo di operazioni chirurgiche - sono riferiti appunto a questa trasformazione di
identità, ma c'è un aspetto di questo tipo di interventi che è poco conosciuto. Il
materiale che è in esubero dei suoi interventi chirurgici finisce su delle opere di
Orlan. Orlan dice che finché avrà un pezzettino di carne o di cellule, sarà disseminato
sulle sue opere. Il suo progetto finale è quello di far mummificare il suo corpo per
metterlo in un museo, perché il suo lavoro è il suo corpo, la sua mutazione è una
mutazione che non è semplicemente una mutazione genetica o semplicemente una mutazione
umana verso un'altra condizione, ma è una trasformazione artistica, è una trasformazione
che alla fine tende a dimostrare quanto il concetto di umano può essere manipolato, può
essere sofisticato e può essere agito come qualsiasi altro materiale dell'arte. Le sue
operazioni sono degli interventi chirurgici. Bisogna sottolineare il fatto che è sempre
un chirurgo donna che gliele fa, perché non trova dei chirurghi uomini che lo fanno
perché l'idea della chirurgia estetica, appunto, è legata ad un canone femminile che non
è assolutamente quello che persegue, che insegue Orlan.
Domanda 6
Mi vuole parlare di Virus, la rivista che lei dirige?
Risposta
Virus Mutation è una rivista che cè da tre anni. Il titolo è un
po un omaggio a William Burroughs che diceva che il linguaggio è un virus ed è
anche un titolo un po provocatorio in un momento in cui per virus si intendono o i
virus tecnologici dei computer oppure il famigerato Aids. Oltre a questo tipo di virus
negativi ci sono anche dei virus positivi che nascono, appunto, tra le contaminazioni, tra
teatro, cinema, musica, arte visiva, e quelli che noi definiamo i linguaggi di confine,
per cui sociologia, filosofia, design, tutto quello che sta cambiando, cioè la rivista
nasce su una fortissima consapevolezza che la fine del mondo è già avvenuta, quello in
cui viviamo è un nuovo mondo, che risponde ad altre regole e ad altri tipi di rapporti,
ad altri tipi di identità di genere e ad altri tipi di identità transitoria. Finora la
rivista ha una collezione esagerata di interventi che vanno appunto da Cronemberg a Kevin
Kelly o a Marilyn Manson, da David Bowie a Greenway, cioè non c'è un mutante di questo
fine millennio che non sia già apparso su Virus. La scelta è sul fatto che
tutti questi autori hanno consapevolezza che siamo in un momento fortissimo di mutazioni.
La gente, per esempio, in questo momento, sceglie il sesso del bambino che sta per nascere
e non ha magari coscienza del fatto che questo vuol dire manipolare il proprio DNA, non è
così automatico. Oppure molti si scandalizzano del lavoro di Orlan e poi, con molta
tranquillità, si rifanno le tette oppure si impiantano le unghie. Il problema non è la
chirurgia estetica: è invece, appunto, l'appartenenza o no ad una norma, ad una norma
sociale. Le regole si possono cambiare, le norme è molto difficile che cambino.
Domanda 7
Il corpo nell'età digitale si trova immerso in una nuova dimensione spazio-tempo e
spazio-tempo stanno diventando due nozioni assolutamente nuove rispetto al passato. Lei
cosa ne pensa di questo?
Risposta
Io penso che non si possa più usare il singolare quando parliamo di corpo, cioè, in
realtà, in questepoca abbiamo sicuramente almeno due corpi. Un corpo virtuale che
è anonimo, che può scegliere l'identità maschile e femminile, infantile e animale, a
seconda di come sceglie di rappresentarsi in Rete che non ha un obiettivo fotografico -
chiunque può dichiarare di essere quello che vuole essere. E poi, invece, abbiamo un
corpo che è fortemente carnale, che è una sorta di ipercorpo. In questo
momento, il corpo di un singolo può contenere il corpo di altri singoli, con, un
trapianto, per esempio, oppure con una trasfusione di sangue. È molto affascinante
pensare che in questo momento il corpo umano incarni anche il corpo sociale.
Domanda 8
Allora, in questo contesto, la percezione sta diventando qualcosa di assolutamente
diverso. Gli strumenti tecnologici diventano delle estensioni dei sensi umani e
l'attività percettiva si modifica. Cosa diventa, allora, il percepire nell'età del
virtuale ?
Risposta
Cosa diventa il percepire che cosa diventa il sentire, cosa diventano tutte le attività
cognitive? In realtà, tutte le tecnologie, dalla fine degli anni 80 in avanti, sono
delle protesi estensive del corpo umano e del funzionamento sensoriale. Questa frase non
è mia, è così bella perché invece è di William Gibson e di Sterling, i quali hanno
identificato, appunto, in queste microtecnologie, in queste nanotecnologie, un
potenziamento favoloso delle attività cognitive. Tutti i giorni, se sfogliamo i giornali,
vediamo che cè una notizia che ha a che fare con una mutazione enorme rispetto al
potenziamento corporale o cognitivo. Per esempio, di questi giorni è la notizia che sono
state messe a punto queste nuove lenti ad alta definizione per cui sarà possibile vedere
a 100 metri con nitidezza un volto umano oppure sarà possibile vedere cinque volte meglio
al buio. Resta la domanda: poi uno che cosa vede? Perché il problema non è quello di
potenziare e amplificare. Una coppia di artisti sudamericani, Aziz e Cucher, lavora su dei
corpi straordinariamente belli, perfetti da un punto di vista fisico, però completamente
privi di occhi, bocca, completamente privi di sensorialità, come se questi corpi sempre
più belli e perfetti non riescono più a comunicare. Ancora una volta, quindi, il
problema è, sì, potenziare, amplificare, modificare, ma cerchiamo anche di capire che
c'è anche una qualità di sguardo. A questo proposito è molto interessante l'esperimento
che hanno fatto per riuscire a ridare la vista ai ciechi. E un esperimento che è
fallito perché vedere è unattività cognitiva, è una funzione che si impara nei
primi di tre anni di vita. Infatti se qualcuno ha perso la vista nel corso della propria
esistenza, riesce a vedere, applicando all'interno del proprio nervo ottico una piccola
videocamera. Se invece l'individuo non ha mai visto, non vedrà mai perché non ha in sé
la funzione del vedere. Esiste dunque una grande differenza tra vedere e la funzione del
vedere, quella non si può più imparare, se non dopo i tre anni.
Domanda 9
Ecco, il potenziamento degli strumenti che abbiamo oggi a disposizione rendono sempre più
facile ed efficace l'azione a distanza. Si può agire senza essere presenti sul luogo
dell'azione. Crede che questo possa implicare una nuova consapevolezza di forza e potenza
nell'uomo?
Risposta
Il problema è quello della distanza ma è anche quello degli avvicinamenti, nel senso che
le attività umane sono sempre più impedite, sempre più inibite nel rapporto corporale.
Io personalmente sono per gli incontri ravvicinati. Tutto questo orizzonte di tecnologie
della distanza non fanno altro che essere funzionali a delle attività di lavoro, per
esempio essere contemporaneamente in più luoghi, essere contemporaneamente presenti in
vari momenti di ricerca, ma sono delle tecnologie in realtà poco sentimentali, nel senso
che è un discorso molto simile alle droghe, cioè le droghe, che sono comunque
considerate delle estensioni corporali, delle modificazioni anche cognitive, riescono
anche a creare una sorta di storia dell'evoluzione degli ultimi anni. Le droghe riescono a
darci anche una piccola mappa di cosa e di come cambiano i rapporti nella socialità. Per
esempio, negli anni 60, le droghe sono delle droghe visionarie, mi riferisco a
Timothy Leary, all Lsd, a tutta questa nuova visione del mondo amplificata, cosmica,
colorata. Negli anni 70, la droga è leroina, un futuro pesante, No Future, il
Punk, la guerra del Vietnam, la messa in gioco pesante della propria individualità. Con
gli anni 80, invece, arriva la cocaina, la droga della funzionalità, del supereroe,
del super business man dell'economia. Negli anni 90, lExtasy. Oggi
abbiamo bisogno di una protesi di avvicinamento: la gente non comunica. LExstasy ci
mette nella possibilità di contatto gli uni con gli altri, ci sono già le nuove droghe,
che sono quelle di miscelare la superattività corporale con una droga quasi inibente, per
cui ci muoviamo, ci avviciniamo all'altro, ma ci muoviamo poco. In realtà, c'è tutta una
serie di nuove droghe che ci consentono, appunto, una serie di avvicinamenti e di
allontanamenti. Questo ci fa capire quanto, quando parliamo di tecnologie, il nostro
immaginario è legato a delle tecnologie fatte di fili, di macchine, di motori o di
computer. Una delle tecnologie più potenti e che più hanno trasformato il concetto di
individuo e di umano negli ultimi anni, sono invece proprio i farmaci, le medicine. C'è
una pillola per dormire, una pillola per non dormire, una pillola per mangiare, una
pillola per non mangiare, una pillola per fare lamore, una pillola per bloccare
quelli che fanno troppo lamore, e così via. E queste non sono tecnologie?
Domanda 10
Quali sono le conseguenze psicologiche di una eccessiva attività di surfing,
di un contatto continuo con mondi virtuali. Ci possono essere anche danni, cioè
conseguenze mentali?
Risposta
Io credo che ci siano più danni nel considerarsi disoccupati o nellessere infelici.
Queste sciocchezze da settimanale socioculturale sono veramente imbarazzanti. Cioè, per
la prima volta nella storia dell'umanità, si verifica che due persone che hanno la stessa
età e sono completamente diverse. Che cosa vuol dire avere quarantanni ed essere in
pensione, e avere quarantanni ed essere alla ricerca del proprio primo lavoro?
Queste due persone hanno la stessa età? Hanno la stessa esperienza? Che cosa vuol dire,
quindi? Io credo che sia molto più dannoso avere quarantanni ed essere alla ricerca
di una identità, alla ricerca di un lavoro, di una dimensione, che non stare per delle
ore in Internet. Credo che i danni del reale siano mille volte superiori a quelli di
Internet che è semplicemente uno strumento di comunicazione. Se poi uno preferisce stare
tante ore a comunicare, meglio per lui, che non stare tante ore a non comunicare.
Domanda 11
Le comunità virtuali, di cui tanto si parla, come dellaspetto socializzante di
Internet, non soddisfano forse tutti i requisiti della comunicazione. Secondo lei manca
qualcosa alla Rete per soddisfare chi naviga?
Risposta
Una domanda da diecimila dollari. Personalmente, dirigendo una rivista che
si chiama "Virus", sono spesso vittima di piccole piraterie, quindi di piccoli
virus che vengono immessi nel mio sito, oppure di recente è stato piratato il sito. Credo
che nella Rete come nel reale il concetto di democrazia è molto difficile da far capire.
La Rete è un sistema di amplificazione e di libertà di parola. Se qualcuno impedisce ad
un altro di farlo, su Internet come nel reale, è comunque un reato. Tutto il resto, io
credo che una delle potenzialità fantastiche della Rete sia proprio il suo "no
copyright" - io lavoro comunque senza copyright anche negli strumenti cartacei.
Potenziare e migliorare si può sempre, però credo che in questo momento sia lo strumento
di comunicazione più importante di questo fine millennio.
Domanda 12
Arthur Kroker, scrittore esperto sul rapporto fra corpo e nuove tecnologie, definisce il
corpo post moderno come corpo e per metà carne e per metà cyberspazio. La ricerca di una
sperimentazione artistica estrema, che coinvolge corpo e tecnologie, può tradurre questa
nuova duplice arte del genere umano?
Risposta
Kroker è uno straordinario teorico di quanto in questo momento le nuove tecnologie sono
anche delle tecnologie politiche. Il discorso che fa Arthur rispetto al fatto che, per
esempio, lui identifica nel terzo mondo i nuovi campi di sterminio di questo fine
millennio. Noi, in questo momento, abbiamo necessità di avere un sociale che è
assolutamente patinato. Per esempio, nelle strade è scomparsa la morte, non ci sono più
funerali visibili. La morte è quasi tutta relegata agli strumenti di comunicazione,
quindi è molto glamour, è molto patinata. Le uniche morti che ci interessano sono quelle
di Lady Diana o comunque delle morti assolutamente epiche. La morte reale, quella delle
malattie, o comunque il corpo malato, non è più visibile. Più che Arthur Kroker c'è
uno studioso che si chiama Nancy, che dice che ormai noi non vediamo più per strada dei
corpi, i corpi sono tutti relegati negli ospedali, nelle carceri, nei luoghi dove,
appunto, il corpo ha la sua vera potenzialità, cioè quello di essere finito, malato, di
essere assolutamente non il corpo mediale che ci propongono i mezzi di comunicazione.
Questo è uno dei luoghi della duplicità del corpo, in questo momento, un corpo
iperattivo, un corpo ginnico, un corpo sempre giovane, e un corpo, invece, che ha una
serie di problemi. Ci sono dei corpi che andrebbero indagati in questo momento, io me ne
occupo, e sono dei corpi molto affascinanti. Per esempio, che rapporto c'è tra il corpo
del carceriere e il corpo del carcerato? Per esempio, è da notare che i corpi dei
carcerati sono molto più belli che quelli dei carcerieri, perché una delle cose che si
fa in carcere è quella di badare molto a che questo corpo non si deteriori, mentre il
carceriere sta per ore e ore seduto a far la guardia. Il corpo è, quindi, un luogo
assolutamente di mutazione, di trasformazione di questo fine millennio. Bisogna però, di
volta in volta, avvicinarsi senza pregiudizi ai suoi contesti.
Domanda 13
Condivide l'idea che si stia delineando una nuova natura del genere umano?
Risposta
Questa domanda presuppone una distinzione fra natura e genere umano. Secondo me, sono
entrambe in discussione, sia quella di natura che quella di genere umano. In questo
momento c'è un "ipercorpo" e c'è una natura che non è molto ben definita. Io
credo che se l'umanità, nella sua modificazione, ha una chance, è quella
dell'artificiale e non quella del naturale.
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