INTERVISTA:
Domanda 1
Professore, a Suo avviso cosa possono offrire le reti telematiche e la multimedialità nel
settore dell'apprendimento e dell'educazione?
Risposta
Direi che sono tecnologie che sembrano nate per l'apprendimento, e, forse, dobbiamo
cominciare ad essere molto attenti nell'uso delle parole, perché le parole tradiscono le
tradizioni e le intenzioni; forse, in questo momento, siamo portati troppo a pensare che
le nuove tecnologie - la cibernetica, l'ipertesto, l'interattività, le reti, i CD Rom -
siano qualcosa che può venire in aiuto alle strategie, alle culture, ai metodi e alle
istituzioni della formazione e dell'apprendimento. Mentre, viceversa, dobbiamo cominciare
a pensare che quelle strategie, quei metodi, quelle funzioni, quei paradigmi, quei saperi,
quelle istituzioni, vanno prima messe, profondamente, in crisi, e, sulla base della loro
messa in discussione radicale (mi spingerei a dire quasi alla loro negazione), solo
allora, queste tecnologie possono manifestare la loro utilità sociale e il loro nuovo
significato e il loro valore trasgressivo. Altrimenti, esse rischiano di essere
presupposto che renda possibile praticare un innesto tra la vecchia scuola e l'innovazione
tecnologica; rischiano di essere, forse, persino un elemento di accelerazione della
distruzione della tradizione scolastica. Tutta la civiltà della televisione, la civiltà
dei consumi, la cultura di massa è cresciuta fuori del perimetro scolastico, e quello che
mi colpisce è che in questo momento gli stessi che hanno difeso l'istituzione scolastica
contro la cultura di massa, oggi siano più aperti e più ben disposti sulle nuove
tecnologie. Mi pare, che molto spesso, la nuova tecnologia venga assunta con un rischio di
restaurazione della verticalità del sapere; mentre, invece, questa nuova tecnologia
dovrebbe rappresentare, appunto, una trasversalità, un sapere locale continuamente
ricontrattabile, negoziabile. Dovrebbe sfuggire a quell'aspetto, sicuramente,
immediatamente riconoscibile che la scuola possiede, che in qualche misura ha a che vedere
con le carceri, perché ci sono dei mattoni che separano, e con l'esercito perché è
strutturato in modo gerarchico.
Domanda 2
Dunque Lei condivide l'opinione di Levy: che ci deve essere quasi una intelligenza
collettiva ?
Risposta
In questo senso, a proposito dell'interattività delle reti, delle culture della
cibernetica, assistiamo a due linee di discussione; uno è quello in cui ci si scontra in
modo molto radicale, molto aperto: chi è d'accordo e chi è contro. Io direi, che in
questo caso, però, questo tipo di opposizione è scarsamente significativa, perché
essere radicalmente d'accordo o radicalmente contro, indipendentemente dalle intenzioni di
chi esprime questo giudizio, e cercare di tradurre questo giudizio in strategia, fa parte
di un unico sistema. Ovvero: il sistema rende speculare uno scontro frontale. Invece, in
questo momento, a mio avviso, bisogna stare molto attenti alle sfumature. Le maggiori
differenze avvengono sulle sfumature. Io ritengo che Levy sia una delle figure più
interessanti in questo momento rispetto alla letteratura sulla cibernetica, e credo che
quest'ultima debba a lui, sicuramente, un grande salto qualitativo. C'è solo una
sfumatura che mi inquieta: in qualche modo, Levy, dopo aver costruito tutte le ragioni -
ed è questa la parte che mi affascina -, per le quali il vecchio sistema culturale non
può che crollare, va distrutto, e come le reti invece rappresentino una grande chance
epocale, poi tutto finisce un poco per ricomporsi in un modo cosmico, ma religioso, se
pure in termini laici, ma di una religiosità molto potente; anche in termini un po'
hegeliani: tutto si ricompone, tutto ritorna. Poi, le singole frasi di Levy sono sempre
molto affascinanti, e l'idea, appunto, che la dimensione della cibernetica sia una
dimensione aperta, è costantemente presente in Levy.
Domanda 3
Lei crede che in un futuro, le tecnologie possano anche creare quasi un "gap"
fra persone che le sapranno utilizzare e persone che non le sapranno utilizzare, paesi
poveri e paesi ricchi?
Risposta
Si. Questo sarebbe l'aspetto tradizionale di ogni processo di sviluppo che ha visto
un'avanguardia, in termini culturali e in termini economici. Direi che questa potrebbe
essere anche la sorte di queste tecnologie, ma, naturalmente, ciò dipende anche da una
progettualità politica. Quindi, ripeto ed insisto: è essenziale non legare, da un lato,
la logica di sviluppo di queste tecnologie alla logica di sviluppo delle istituzioni
culturali, e dall'altro, con i mercati e i modelli di produzione e i prodotti della
civiltà di massa. Queste tecnologie hanno la caratteristica, dal punto di vista
culturale, di potere ridurre sempre di più le marche di differenza; il salto successivo a
cui potremo assistere è quello di passare dal comando del computer dalla tastiera alla
voce, e con una capacità di accesso degli ordini della conversazione con il computer
sempre più facile. Questo, naturalmente, dal punto di vista culturale, abbatte barriere
storiche. Dal punto di vista dei consumi, i bambini oggi giocano ai videogames, giocano
con i computer, e, quindi, apprendono l'uso del computer all'esterno della scuola. Dal
punto di vista economico si tratta di vedere quali politiche regolamenteranno un
investimento della società sul computer.
Domanda 4
Quale è il vantaggio che offre il supporto multimediale rispetto al libro nel
processo di apprendimento ?
Risposta
Questa questione si può affrontare in due modi. L'uno radicale, più interessante:
costruire non un tentativo di mediazione tra il libro e le reti, ma ritenere che la
cultura del libro abbia assolto il suo ruolo storico. Poi, naturalmente, si possono
praticare alcune mediazioni in cui però le sfumature contano molto a seconda di come
ragioniamo sul libro. Noi, in genere, parliamo del libro idealizzandolo come se fosse
un'opera d'arte; il libro, invece, possiede tantissime funzioni: la trasmissione del
sapere riguarda il campo matematico come quello letterario, come quello scientifico,
educativo, organizzativo e professionale. Io credo che sia indubitabile che attraverso il
computer, l'ipertestualità, il CD Rom, si lavori meglio quando per libro intendiamo
enciclopedia dizionari, manuali di apprendimento. Soltanto una ideologia e anche una
nostalgia legittima, ma che comunque va vinta, può far credere che il libro funzioni
meglio. Resta la letteratura, resta il testo letterario. Allora, come in tutti i prodotti
che riguardano il piacere, può restare anche il piacere della pagina scritta: la
corposità della pagina, lo spessore del carattere sulla carta, l'odore, la copertina, il
peso. Tutti aspetti, questi, che il collezionista di libri ama molto. I libri antichi sono
belli, adorabili, ma non possono essere usati. Ebbene: può sopravvivere una lettura
letteraria attraverso il libro, senza, però, pregiudicare il fatto che, probabilmente,
come del resto sta accadendo, attraverso le reti, nel CD Rom e nell'ipertestualità si
manifestano nuove forme di narrativa, nuove forme di letteratura, nuove forme di
creatività artistica radicalmente diverse da quelle del passato. Bisogna convincersi che
la cibernetica può funzionare se noi cominciamo a pensare che incarna un nuovo soggetto.
Se pensiamo che incarni ancora il soggetto della scrittura, il contratto sociale tra
scrittori e lettori, evidentemente sprechiamo l'occasione e ci troveremo, presto o tardi,
a ritenere che la cibernetica deve essere soltanto collaborativa, e a radicalizzare tutto
quello che c'è di moderno, che è, tra l'altro, più terrificante; oppure, a favorire,
nell'uso della cibernetica, quello che è catastrofico rispetto alla tradizione moderna.
Domanda 5
Lei ha avuto anche una esperienza di educazione a distanza, di teledidattica. Ce ne può
parlare?
Risposta
E' stata un'esperienza circoscritta, laboratoriale, quindi simulata, condotta all'interno
di un progetto di studi della Fondazione Bordoni, finalizzata a valutare quale scarto
qualitativo si determina tra una lezione in aula dal vivo e una tele-lezione a distanza.
Gli studenti entrano abbastanza rapidamente nel set di una tele-conferenza, di una
tele-lezione, perché basta familiarizzare un poco e poi la simulazione è perfetta, e si
ha la sensazione di potere interagire come se si fosse dal vivo. La difficoltà è per il
docente: egli possiede la consapevolezza, in quel momento, di dovere ottimizzare i tempi,
di potere utilizzare tutta la tavolozza di tecnologie di cui può disporre; a questo punto
è spinto a dover trovare materiale per alimentare quella tavolozza e ciò richiede uno
sforzo di fantasia e delle capacità al docente che, viceversa, la lezione dal vivo non
richiede. Dico questo senza, naturalmente, negare, che un docente dotato di grandi
capacità comunicative può realizzare magnificamente una lezione dal vivo, senza
l'ausilio di tecnologie; viceversa, una teleconferenza può anche essere poverissima.
Naturalmente, anche questa difficoltà, va vista in termini di progettualità generale e
di capacità di risolvere molti dei problemi drammatici della scuola, che sono quelli
degli spazi, della qualità dei docenti, legati ad un'istituzione che è stata troppo a
lungo trascurata e troppo intensamente superata da altri media. In questo senso la
tele-conferenza e la tele-didattica possono risolvere molte cose.
Domanda 6
Con le nuove tecnologie come deve cambiare la funzione dell'insegnante ?
Risposta
Credo che l'elemento chiave sia stato vissuto qualche anno fa, seppure in un'orgia di
ideologismo, da quei settori di insegnanti che cercavano di ricorrere ad altre strategie
per insegnare, come all'animazione, per esempio. Cosa deve fare l'insegnante? Intanto,
bisogna dire che questo è un apparato in cui l'insegnante ha sofferto sulla propria pelle
il degrado delle istituzioni e del rapporto tra scuola, formazione e società. Quindi,
l'insegnante, intanto, dovrebbe essere messo nella condizione di familiarizzare con le
nuove tecnologie, poiché, per la prima volta, accade che i bambini e i giovani ne sanno
più del docente. In secondo luogo egli deve rinunciare a quella che è l'icona, la
tradizione, lo statuto all'interno del quale il docente si è sempre protetto: il fatto di
essere la fonte della conoscenza. Mentre, viceversa, lavorando in rete, al massimo può
essere un mediatore della conoscenza stessa. L'insegnante, in questo caso, aiuta a
smistare, partecipa, si intreccia ad un lavoro. E' chiaro che, per raggiungere obiettivi
di questo tipo, è necessario molto lavoro, e, forse, bisogna avere anche qualche dubbio
sulla possibilità di raggiungere un risultato, a causa della mancanza di investimenti
soprattutto culturali e politici. Però, mi sembra, comunque, importante pensare questo
passaggio futuro.
Domanda 7
Ma Lei condivide Papert quando dichiara che ci vorrà quasi una completa rivoluzione del
sistema scolastico ?
Risposta
Condivido interamente la sua opinione. Lui crede che sia necessario rivoluzionare il
sistema scolastico perché le tecnologie possano dare quello che hanno da offrire. Mi
sembra che sia giustissimo! Papert non tenta semplicemente di esaltare le capacità
collaborative che pure queste tecnologie posseggono, ma ragiona sopra ciò che le nuove
tecnologie possono, di fatto, realizzare, forzando il presente verso il futuro. Quindi,
queste tecnologie, possono costituire uno straordinario strumento di conservazione, di
radicalizzazione di un sistema di potere bloccato. Contemporaneamente, possono
rappresentare una fuoriuscita. Alla perplessità di chi storce un po' il naso sul termine
"navigare", io credo che bisogna rispondere che si deve piuttosto pensare a come
utilizzare queste nuove tecnologie, piuttosto che pensare all'ideologia che è supportata
da esse. Penserei, piuttosto, alle vecchie ideologie che si sono sedimentate sulle vecchie
tecnologie, perché mi sembra una tipica domanda moderna, e moderna, sempre, è stata la
cultura della direzione, della linearità. Piuttosto che temere un eccesso di esaltazione
del nuovo mi accontenterei di avere un eccesso di negazione del vecchio.
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