Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Alberto Abruzzese

Venezia, 07-03-1997

"Nuove tecnologie e nuove modalità d'insegnamento"

SOMMARIO:

  • Le nuove tecnologie della comunicazione sembrano nate proprio per migliorare i processi di apprendimento e per superare la verticalità e la gerarchizzazione che ancora caratterizzano le istituzioni scolastiche (1).
  • L'intervistato condivide l'idea espressa da Pierre Lèvy secondo la quale ci stiamo avvicinando ad una piena realizzazione di un'intelligenza collettiva (2).
  • La natura delle nuove tecnologie dovrebbe essere garanzia di una loro diffusione orizzontale che superi ogni differenza di ordine economico e sociale; solo un impegno politico ben mirato, però, potrà portare a questi esiti desiderati (3).
  • Il libro ha ormai svolto il suo ruolo storico e nel caso di testi come enciclopedie, dizionari e manuali é egregiamente sostituito dai nuovi supporti multimediali. Resta il fascino della pagina scritta che non deve, però, far perdere di vista i grandi vantaggi che offrono i processi di digitalizzazione di qualsiasi tipo di testo (4).
  • La didattica a distanza può essere utilissima per superare tutte le difficoltà della scuola legate agli spazi, per esempio, e all'arretratezza di questa istituzione; in generale gli studenti sembrano più ricettivi e capaci di adattarsi a queste nuove forme di studio di quanto non lo siano gli insegnanti (5).
  • Il docente dovrà adeguarsi ai cambiamenti apportati dall'uso delle nuove tecnologie a scuola soprattutto comprendendo di non essere più l'unica fonte del sapere (6).
  • Le nuove tecnologie sapranno rivoluzionare il sistema scolastico quando se ne accetteranno le enormi potenzialità rispetto al futuro in modo critico, senza cadere in facili entusiasmi non concretizzabili (7).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Professore, a Suo avviso cosa possono offrire le reti telematiche e la multimedialità nel settore dell'apprendimento e dell'educazione?

Risposta
Direi che sono tecnologie che sembrano nate per l'apprendimento, e, forse, dobbiamo cominciare ad essere molto attenti nell'uso delle parole, perché le parole tradiscono le tradizioni e le intenzioni; forse, in questo momento, siamo portati troppo a pensare che le nuove tecnologie - la cibernetica, l'ipertesto, l'interattività, le reti, i CD Rom - siano qualcosa che può venire in aiuto alle strategie, alle culture, ai metodi e alle istituzioni della formazione e dell'apprendimento. Mentre, viceversa, dobbiamo cominciare a pensare che quelle strategie, quei metodi, quelle funzioni, quei paradigmi, quei saperi, quelle istituzioni, vanno prima messe, profondamente, in crisi, e, sulla base della loro messa in discussione radicale (mi spingerei a dire quasi alla loro negazione), solo allora, queste tecnologie possono manifestare la loro utilità sociale e il loro nuovo significato e il loro valore trasgressivo. Altrimenti, esse rischiano di essere presupposto che renda possibile praticare un innesto tra la vecchia scuola e l'innovazione tecnologica; rischiano di essere, forse, persino un elemento di accelerazione della distruzione della tradizione scolastica. Tutta la civiltà della televisione, la civiltà dei consumi, la cultura di massa è cresciuta fuori del perimetro scolastico, e quello che mi colpisce è che in questo momento gli stessi che hanno difeso l'istituzione scolastica contro la cultura di massa, oggi siano più aperti e più ben disposti sulle nuove tecnologie. Mi pare, che molto spesso, la nuova tecnologia venga assunta con un rischio di restaurazione della verticalità del sapere; mentre, invece, questa nuova tecnologia dovrebbe rappresentare, appunto, una trasversalità, un sapere locale continuamente ricontrattabile, negoziabile. Dovrebbe sfuggire a quell'aspetto, sicuramente, immediatamente riconoscibile che la scuola possiede, che in qualche misura ha a che vedere con le carceri, perché ci sono dei mattoni che separano, e con l'esercito perché è strutturato in modo gerarchico.

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Domanda 2
Dunque Lei condivide l'opinione di Levy: che ci deve essere quasi una intelligenza collettiva ?

Risposta
In questo senso, a proposito dell'interattività delle reti, delle culture della cibernetica, assistiamo a due linee di discussione; uno è quello in cui ci si scontra in modo molto radicale, molto aperto: chi è d'accordo e chi è contro. Io direi, che in questo caso, però, questo tipo di opposizione è scarsamente significativa, perché essere radicalmente d'accordo o radicalmente contro, indipendentemente dalle intenzioni di chi esprime questo giudizio, e cercare di tradurre questo giudizio in strategia, fa parte di un unico sistema. Ovvero: il sistema rende speculare uno scontro frontale. Invece, in questo momento, a mio avviso, bisogna stare molto attenti alle sfumature. Le maggiori differenze avvengono sulle sfumature. Io ritengo che Levy sia una delle figure più interessanti in questo momento rispetto alla letteratura sulla cibernetica, e credo che quest'ultima debba a lui, sicuramente, un grande salto qualitativo. C'è solo una sfumatura che mi inquieta: in qualche modo, Levy, dopo aver costruito tutte le ragioni - ed è questa la parte che mi affascina -, per le quali il vecchio sistema culturale non può che crollare, va distrutto, e come le reti invece rappresentino una grande chance epocale, poi tutto finisce un poco per ricomporsi in un modo cosmico, ma religioso, se pure in termini laici, ma di una religiosità molto potente; anche in termini un po' hegeliani: tutto si ricompone, tutto ritorna. Poi, le singole frasi di Levy sono sempre molto affascinanti, e l'idea, appunto, che la dimensione della cibernetica sia una dimensione aperta, è costantemente presente in Levy.

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Domanda 3
Lei crede che in un futuro, le tecnologie possano anche creare quasi un "gap" fra persone che le sapranno utilizzare e persone che non le sapranno utilizzare, paesi poveri e paesi ricchi?

Risposta
Si. Questo sarebbe l'aspetto tradizionale di ogni processo di sviluppo che ha visto un'avanguardia, in termini culturali e in termini economici. Direi che questa potrebbe essere anche la sorte di queste tecnologie, ma, naturalmente, ciò dipende anche da una progettualità politica. Quindi, ripeto ed insisto: è essenziale non legare, da un lato, la logica di sviluppo di queste tecnologie alla logica di sviluppo delle istituzioni culturali, e dall'altro, con i mercati e i modelli di produzione e i prodotti della civiltà di massa. Queste tecnologie hanno la caratteristica, dal punto di vista culturale, di potere ridurre sempre di più le marche di differenza; il salto successivo a cui potremo assistere è quello di passare dal comando del computer dalla tastiera alla voce, e con una capacità di accesso degli ordini della conversazione con il computer sempre più facile. Questo, naturalmente, dal punto di vista culturale, abbatte barriere storiche. Dal punto di vista dei consumi, i bambini oggi giocano ai videogames, giocano con i computer, e, quindi, apprendono l'uso del computer all'esterno della scuola. Dal punto di vista economico si tratta di vedere quali politiche regolamenteranno un investimento della società sul computer.

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Domanda 4
Quale è il vantaggio che offre il supporto multimediale rispetto al libro nel processo di apprendimento ?

Risposta
Questa questione si può affrontare in due modi. L'uno radicale, più interessante: costruire non un tentativo di mediazione tra il libro e le reti, ma ritenere che la cultura del libro abbia assolto il suo ruolo storico. Poi, naturalmente, si possono praticare alcune mediazioni in cui però le sfumature contano molto a seconda di come ragioniamo sul libro. Noi, in genere, parliamo del libro idealizzandolo come se fosse un'opera d'arte; il libro, invece, possiede tantissime funzioni: la trasmissione del sapere riguarda il campo matematico come quello letterario, come quello scientifico, educativo, organizzativo e professionale. Io credo che sia indubitabile che attraverso il computer, l'ipertestualità, il CD Rom, si lavori meglio quando per libro intendiamo enciclopedia dizionari, manuali di apprendimento. Soltanto una ideologia e anche una nostalgia legittima, ma che comunque va vinta, può far credere che il libro funzioni meglio. Resta la letteratura, resta il testo letterario. Allora, come in tutti i prodotti che riguardano il piacere, può restare anche il piacere della pagina scritta: la corposità della pagina, lo spessore del carattere sulla carta, l'odore, la copertina, il peso. Tutti aspetti, questi, che il collezionista di libri ama molto. I libri antichi sono belli, adorabili, ma non possono essere usati. Ebbene: può sopravvivere una lettura letteraria attraverso il libro, senza, però, pregiudicare il fatto che, probabilmente, come del resto sta accadendo, attraverso le reti, nel CD Rom e nell'ipertestualità si manifestano nuove forme di narrativa, nuove forme di letteratura, nuove forme di creatività artistica radicalmente diverse da quelle del passato. Bisogna convincersi che la cibernetica può funzionare se noi cominciamo a pensare che incarna un nuovo soggetto. Se pensiamo che incarni ancora il soggetto della scrittura, il contratto sociale tra scrittori e lettori, evidentemente sprechiamo l'occasione e ci troveremo, presto o tardi, a ritenere che la cibernetica deve essere soltanto collaborativa, e a radicalizzare tutto quello che c'è di moderno, che è, tra l'altro, più terrificante; oppure, a favorire, nell'uso della cibernetica, quello che è catastrofico rispetto alla tradizione moderna.

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Domanda 5
Lei ha avuto anche una esperienza di educazione a distanza, di teledidattica. Ce ne può parlare?

Risposta
E' stata un'esperienza circoscritta, laboratoriale, quindi simulata, condotta all'interno di un progetto di studi della Fondazione Bordoni, finalizzata a valutare quale scarto qualitativo si determina tra una lezione in aula dal vivo e una tele-lezione a distanza. Gli studenti entrano abbastanza rapidamente nel set di una tele-conferenza, di una tele-lezione, perché basta familiarizzare un poco e poi la simulazione è perfetta, e si ha la sensazione di potere interagire come se si fosse dal vivo. La difficoltà è per il docente: egli possiede la consapevolezza, in quel momento, di dovere ottimizzare i tempi, di potere utilizzare tutta la tavolozza di tecnologie di cui può disporre; a questo punto è spinto a dover trovare materiale per alimentare quella tavolozza e ciò richiede uno sforzo di fantasia e delle capacità al docente che, viceversa, la lezione dal vivo non richiede. Dico questo senza, naturalmente, negare, che un docente dotato di grandi capacità comunicative può realizzare magnificamente una lezione dal vivo, senza l'ausilio di tecnologie; viceversa, una teleconferenza può anche essere poverissima. Naturalmente, anche questa difficoltà, va vista in termini di progettualità generale e di capacità di risolvere molti dei problemi drammatici della scuola, che sono quelli degli spazi, della qualità dei docenti, legati ad un'istituzione che è stata troppo a lungo trascurata e troppo intensamente superata da altri media. In questo senso la tele-conferenza e la tele-didattica possono risolvere molte cose.

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Domanda 6
Con le nuove tecnologie come deve cambiare la funzione dell'insegnante ?

Risposta
Credo che l'elemento chiave sia stato vissuto qualche anno fa, seppure in un'orgia di ideologismo, da quei settori di insegnanti che cercavano di ricorrere ad altre strategie per insegnare, come all'animazione, per esempio. Cosa deve fare l'insegnante? Intanto, bisogna dire che questo è un apparato in cui l'insegnante ha sofferto sulla propria pelle il degrado delle istituzioni e del rapporto tra scuola, formazione e società. Quindi, l'insegnante, intanto, dovrebbe essere messo nella condizione di familiarizzare con le nuove tecnologie, poiché, per la prima volta, accade che i bambini e i giovani ne sanno più del docente. In secondo luogo egli deve rinunciare a quella che è l'icona, la tradizione, lo statuto all'interno del quale il docente si è sempre protetto: il fatto di essere la fonte della conoscenza. Mentre, viceversa, lavorando in rete, al massimo può essere un mediatore della conoscenza stessa. L'insegnante, in questo caso, aiuta a smistare, partecipa, si intreccia ad un lavoro. E' chiaro che, per raggiungere obiettivi di questo tipo, è necessario molto lavoro, e, forse, bisogna avere anche qualche dubbio sulla possibilità di raggiungere un risultato, a causa della mancanza di investimenti soprattutto culturali e politici. Però, mi sembra, comunque, importante pensare questo passaggio futuro.

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Domanda 7
Ma Lei condivide Papert quando dichiara che ci vorrà quasi una completa rivoluzione del sistema scolastico ?

Risposta
Condivido interamente la sua opinione. Lui crede che sia necessario rivoluzionare il sistema scolastico perché le tecnologie possano dare quello che hanno da offrire. Mi sembra che sia giustissimo! Papert non tenta semplicemente di esaltare le capacità collaborative che pure queste tecnologie posseggono, ma ragiona sopra ciò che le nuove tecnologie possono, di fatto, realizzare, forzando il presente verso il futuro. Quindi, queste tecnologie, possono costituire uno straordinario strumento di conservazione, di radicalizzazione di un sistema di potere bloccato. Contemporaneamente, possono rappresentare una fuoriuscita. Alla perplessità di chi storce un po' il naso sul termine "navigare", io credo che bisogna rispondere che si deve piuttosto pensare a come utilizzare queste nuove tecnologie, piuttosto che pensare all'ideologia che è supportata da esse. Penserei, piuttosto, alle vecchie ideologie che si sono sedimentate sulle vecchie tecnologie, perché mi sembra una tipica domanda moderna, e moderna, sempre, è stata la cultura della direzione, della linearità. Piuttosto che temere un eccesso di esaltazione del nuovo mi accontenterei di avere un eccesso di negazione del vecchio.

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