INTERVIEW:
        Domanda 1 
        Quella degli hackers è una realtà complessa: le loro azioni vanno dall'innocuo
        vagabondaggio telematico al sabotaggio. C'è chi rifiuta di applicare la nobile etichetta
        di hackers ai responsabili delle azioni più discutibili e c'è chi, invece, vede anche
        nei creatori di virus informatici dei combattenti un po' anarchici impegnati contro il
        monopolio dell'informazione. Dando per scontato l'aspetto nobile di alcune attività degli
        hackers, cosa pensa, invece, delle motivazioni dei guastatori telematici, i cosiddetti
        crackers, creatori di virus? 
        Risposta 
        A volte è difficile, probabilmente impossibile, dare una valutazione morale assoluta su
        un comportamento di sabotaggio. A me interessa maggiormente vedere quali sono le pieghe,
        le forme diverse del comportamento eterodosso in rete, per le quali dobbiamo distinguere
        tre comportamenti. Il primo è quello dello hacker classico: il comportamento di chi
        cerca, di chi sperimenta, di chi va ad infilarsi nei luoghi più nascosti per scoprire
        prospettive nuove. Il secondo è quello del cracker: colui che distrugge a buon fine, a
        cattivo fine, o, comunque, che intende manifestare la sua presenza in forma essenzialmente
        distruttiva. Il terzo aspetto comportamentale che non si deve dimenticare è quello del
        neoluddismo: il neoluddista è colui che ritiene che il comportamento di rete, nel
        complesso, abbia prodotto o stia producendo degli effetti di raffreddamento della
        comunicazione, di alienazione della comunicazione tali per cui è bene comportarsi in
        maniera definitivamente sottrattiva nei confronti della rete. Io non credo che si possa
        moraleggiare e dire: va bene o non va bene; i comportamenti potranno essere valutati in un
        senso o nell'altro a seconda dei casi, delle situazioni e, soprattutto, del panorama che
        la rete ci presenta. 
          
        Domanda 2 
        Le chiedo di immedesimarsi per un momento in un hacker o in un cracker. Cosa saboterebbe
        in rete, stasera, tornando a casa? 
        Risposta 
        Si parla della possibilità di vendere materiale militare in rete; è evidente che si
        tratta di un comportamento che configge in maniera radicale con l'etica della rete, eppure
        si trova là dentro. E' possibile sabotare la vendita di morte in rete, io non so perché,
        non l'ho mai fatto e non ho la competenza tecnica per farlo, ma, probabilmente, se ne
        fossi capace lo farei. L'invadenza della pubblicità, per esempio, andrebbe probabilmente
        già ora contrastata con della azioni che, senza diventare distruttive, potrebbero
        cancellare o diminuire la presenza della pubblicità nella comunicazione di rete. Noi
        passiamo il tempo nell'attesa dell'informazione a ricevere non informazione, bensì
        pubblicità; questo tempo potrebbe essere utilizzato in un'altra maniera. Si tratta di
        ragionare in maniera inventiva piuttosto che in maniera distruttiva: com'è possibile
        riempire gli spazi di tempo vuoto di fronte allo schermo in attesa dell'informazione di
        rete con qualcosa che non sia pubblicità? Un comportamento creativo e non distruttivo di
        hackeraggio potrebbe, per esempio, lavorare su questo aspetto. 
          
        Domanda 3 
        Si parla tanto di presenza in rete di pagine che eticamente non sono all'altezza di una
        comunicazione così diffusa, come quelle dedicate alla pornografia. Qual è il suo parere
        a proposito di questo problema? 
        Risposta 
        Per qualche tempo tutti abbiamo favoleggiato su Internet come una sorta di paradiso della
        comunicazione in cui le regole etiche o la contravvenzione delle regole etiche
        fondamentali viene messa tra parentesi, in cui la democrazia ed il bene reciproco sono
        garantiti dallo strumento stesso che stiamo usando. In realtà non è così: Internet è
        come il mondo, c'è altrettanto male quanto bene e qui ne abbiamo la prova. E'
        stupefacente come l'opinione pubblica o una parte del mondo politico, soprattutto negli
        Stati Uniti, si sia ribellata contro la pornografia in rete fino ad elaborare un sistema
        di leggi contro di essa, e come, invece, sulla vendita di armi, fino a questo momento non
        si sia sentito nessuno ribellarsi o proporre leggi. 
          
        Domanda 4 
        Curiosamente, per altro, entrambe le cose sono legali negli Stati Uniti. 
        Risposta 
        Naturalmente. Certo, non bisogna dimenticare che la vendita di armi, rete o non rete, è
        sempre stata ben vista, oltre che ad essere legale, da una parte considerevole del mondo
        dell'opinione pubblica americana. Poco fa parlavamo della questione dell'hackeraggio: ecco
        qui siamo di fronte ad un argomento che ci riporta a quel tema. Probabilmente, il compito
        di intervenire, di bloccare e di sabotare la vendita di armi è fra quei compiti che
        conferiscono un carattere etico accettabile anche all'attività degli hackers più cattivi
        e più radicali ai sabotatori. 
          
        Domanda 5 
        Il fatto che Internet si sia già svelato una replica, anche se smaterializzata, del
        nostro mondo, può dare la sensazione di un paradiso perduto, di qualcosa che poteva
        essere ma non è stata? 
        Risposta 
        Io non vedo la questione in questi termini. In primo luogo perché continuo a credere nel
        fatto che la rete sia, nella grande maggioranza dei suoi utenti e nella grande maggioranza
        dei suoi usi, un luogo nel quale sono rese possibili attività e forme di vita e di
        cultura più ricche e più tendenzialmente gratuite, dunque più buone, di quelle che
        incontriamo nel mondo di tutti i giorni. Che poi la rete possa essere piegata a degli usi
        di tipo commerciale o di tipo militare o di tipo pubblicitario, nei quali l'etica per lo
        più viene dimenticata, questo mi pare un aspetto che resta possibile, ma che non è per
        il momento consustanziale, che non è nella natura e nella cultura di questo mezzo. Noi
        siamo portati a scandalizzarci di più per la presenza della commercializzazione, della
        pubblicità o della militarizzazione quando li incontriamo nel mondo del puro scambio di
        segni che è la rete, di quanto ci capiti camminando per le strade di questo mondo. 
          
        Domanda 6 
        Internet sta morendo? 
        Risposta 
        Non mi sembra sensato dire cose di questo genere. Da un po' di tempo è vero che ci
        rendiamo conto di una situazione di sovraffollamento idiota all'interno della rete, e da
        qualche tempo alcuni esperti hanno cominciato anche a prevedere una specie di crisi
        economica della rete. Ricordo che Bob Metcalfe, un osservatore di rete, circa un anno fa,
        all'inizio del '96, aveva previsto una crisi economica di Internet. In realtà questa
        crisi economica comincia un po' a verificarsi; il valore degli investimenti in Internet
        diminuisce, le aziende cominciano a capire che investire su Internet, così a caso, non ha
        senso. Tuttavia, questa riduzione dell'interesse economico verso la rete non è un fatto
        soltanto negativo, ma nel medio periodo potrebbe rivelarsi un toccasana perché finalmente
        l'affollamento potrà ridursi e coloro che intervengono in essa cominceranno a farlo
        perché hanno qualcosa da dire o da ricevere di reale, di effettivo. Quindi io non prevedo
        affatto che Internet stia morendo, credo, al contrario, che stia attraversando una
        positiva cura dimagrante. 
          
        Domanda 7 
        E a proposito delle riviste teoriche di rete? 
        Risposta 
        Alcune delle riviste che mi piace frequentare in rete hanno come oggetto principale
        proprio la rete, proprio il mondo virtuale, il suo divenire, le sue possibilità. In
        particolare io vi propongo, tra le riviste particolarmente interessanti, una che si chiama
        "C-Theory", che ha sede a Montreal, nel senso che la gente che la anima vive a
        Montreal ed il suo argomento è il divenire della sensibilità contemporanea nel rapporto
        con il virtuale. Si tratta di un sito piuttosto tormentato dal punto di vista filosofico,
        con autori come Jean Baudrillard, oppure Arthur Krocker, che sono qualche volta dei
        profeti di sventura per l'umanità ed anche per la rete. Poi c'è, invece, un sito inglese
        che si trova all'università di "Westminster" a Londra, che si chiama
        "Hypermedia Research Center": si tratta di un sito di ricerca teorica che ha la
        configurazione di una rivista ed anche di una chat-line, di uno spazio interattivo, in cui
        si analizza il lavoro di coloro che hanno un rapporto con il mondo virtuale, con la rete,
        con la produzione ipermediatica e così via. Un terzo sito di ottima qualità si chiama
        "Alula Dimension": è una rivista teorica ed al tempo stesso una rivista d'arte;
        il tema centrale di questa rivista è quello dei codici bionici che permetteranno un
        accesso tranquillo, felice e non più aggressivo e non più depresso all'interno del mondo
        che comincia a delinearsi. "Codici bionici", o meglio "bionic codes",
        è una rivista tutta nera con dei disegni ruotanti che permettono l'accesso ad un mondo
        luminoso. Un quarto sito che vi consiglio senz'altro è quello della rivista
        "Adbusters": è una rivista su carta che ha anche un suo corrispettivo di rete
        ed è essenzialmente dedicata ad una critica della pubblicità: della pubblicità
        televisiva, della pubblicità nelle strade ed anche, naturalmente, ad una critica della
        pubblicità in rete. Altri siti che mi piacciono moltissimo sono siti dedicati alla
        psichedelia; ce n'è uno, ad esempio, curato da Terence Mc Kenna e Anton Wilson che si
        chiama "Hyperdimension"; questo sito rivolge una particolare attenzione alla
        cultura psichedelica, alle droghe psichedeliche, all'arte psichedelica, alle esperienze
        sciamaniche e a tutto ciò che costituisce il mondo di trapasso dal digitale, dal
        virtuale, verso l'alterazione, verso la nuova tropia, verso la psichedelia, appunto. Per
        finire vi consiglio un sito italiano che si chiama "www.Dada.It", probabilmente
        molti lo conoscono, ed è un sito di informazione sulla vita culturale italiana,
        soprattutto fiorentina perché il sito è concepito a Firenze, ma è anche un sito che dà
        accesso a possibilità di ricerca letteraria od artistica. Per esempio, all'interno di
        "Dada" potete accedere ad una sezione dedicata a Thomas Pynchon, questo mito
        letterario della rete, questo personaggio che scrive libri bellissimi, ma che nessuno sa
        chi è perché si è sempre nascosto e, in qualche maniera, ha anticipato l'anonimato, la
        disidentificazione che nella rete ha così largo spazio. 
          
        Domanda 8 
        Come si prospetta, nel futuro, la pubblicità in rete? 
        Risposta 
        Quello della pubblicità è, in fondo, uno degli argomenti che hanno accompagnato la
        critica della cultura di massa fino dagli anni '60. Essa ha avuto un ruolo particolarmente
        invasivo nell'epoca della televisione, ma conosce una metamorfosi straordinaria nel
        passaggio dal predominio della televisione al dominio della rete. Perché la pubblicità
        cambia? Perché la pubblicità tende a diventare interattiva: quando noi troviamo
        pubblicità in rete, non soltanto troviamo qualcuno che ci dice "compra questo o
        compra quello domani mattina", ma troviamo qualcuno che dice "spingi questo
        bottone e compra questo prodotto, compralo subito, stasera stessa". Ecco, dunque, che
        la pubblicità può diventare un servizio immediatamente utile, ma può diventare anche
        più sottilmente invasiva, più sottilmente pericolosa rispetto ai nostri bisogni reali.
        Nella rete, fare pubblicità significa non solo comunicare che si può comprare qualcosa,
        bensì aprire le porte di un consumo immediato ad un utente che è invitato ad entrare nel
        tuo grande magazzino, non in un tempo futuro, ma adesso. 
          
        Domanda 9 
        Affrontiamo ora la questione della pratica della lettura. 
        Risposta 
        Quando leggiamo un testo scritto, io ho come l'impressione che prendiamo un macete e ci
        facciamo largo fra il bosco in maniera diretta, è quasi come un corpo a corpo che noi
        stiamo vivendo con il testo, con i personaggi, le emozioni, i concetti, i sentimenti,
        l'intrigo. Leggere un testo scritto sulla pagina di carta è proprio come muoversi
        all'interno di un intrigo materiale. Quando leggiamo sullo schermo è come sorvolare un
        vasto territorio correndo in elicottero: io immagino di essere su di un elicottero e là,
        sotto di me, vedo ampie sezioni di territorio, posso passare da un territorio all'altro,
        posso avvicinarmi, posso guardare meglio, ma il corpo a corpo manca, se voglio il corpo a
        corpo devo tornare alla carta. Qualche anno fa si diceva che quando si sarebbe diffusa la
        rete avremmo finito di sprecare carta perché avremmo letto sullo schermo. A mio avviso
        questo non è successo affatto, ma succede il contrario, perché quando voglio leggere
        qualcosa davvero, vado a stampare e a quel punto ritorno al corpo a corpo; probabilmente
        la produzione e lo spreco di carta non è affatto diminuito, anzi, tende ad aumentare. 
          
        Domanda 10 
        Informazione o deformazione? Questo è un argomento sull'informazione in rete, le nuove
        forme del giornalismo attraverso Internet. 
        Risposta 
        Clinton prende la cocaina, il volo 800 della TWA, quello che è caduto sul lago Michigan o
        a Long Island è stato battuto dalla marina americana, l'FBI sa benissimo chi ha messo le
        bombe alla banca dell'Oklahoma, ma lo nasconde per motivi abietti. Ecco, queste sono le
        notizie che noi possiamo trovare in rete molto di più di quanto le abbiamo mai trovate
        sulla stampa quotidiana. Perché? Perché Internet è un luogo fantastico per tutti i
        paranoici; per tutti noi paranoici Internet è un luogo nel quale è possibile
        moltiplicare all'infinito le insinuazioni, le supposizioni fantasiose e paranoiche, per
        l'appunto. Dobbiamo, allora, per questo spaventarci? Io direi assolutamente no; a chi
        importa dell'informazione fantastica, paranoica e falsa? Quello che è interessante è che
        il lettore di Internet comincia a sviluppare una consapevolezza ironica che lo spettatore
        televisivo o il lettore di giornali non ha avuto mai. Io vi consiglio, ad esempio, di
        andare a visitare un sito che si chiama " www.ParanoiaNet.com ", è un sito nel
        quale tutti i paranoici del mondo sono invitati a scatenare le loro fantasie, un sito nel
        quale, per esempio, potete trovare qualcuno che invita al suicidio tutti coloro che
        entrano nella rete; si tratta di un sito che sviluppa non tanto le nostre propensioni
        paranoiche, quanto la nostra capacità di ironizzare sui messaggi che circolano sempre
        più fitti e, se Dio vuole, meno attendibili sugli schermi di fronte ai quali stiamo
        sempre meno attenti. 
          
        Domanda 11 
        In che modo le tecnologie della comunicazione cambieranno la nostra società? 
        Risposta 
        Io faccio un sogno ed il mio sogno è che di qui a non so quando sia finita questa idea
        ossessiva secondo cui bisogna lavorare; il mio sogno consiste, essenzialmente, nell'attesa
        di un mondo nel quale il valore principe sia quello dell'ozio, sia quello della pigrizia,
        un mondo nel quale andare in pensione a trentacinque anni sia diventata una regola, un
        mondo nel quale lavorare due ore al giorno sia assolutamente legittimo e normale. Ecco: il
        mondo che io mi aspetto dalle tecnologie, dalle tecnologie di comunicazione, dalle
        tecnologie della virtualità e dell'automazione è un mondo nel quale i preti, i
        governanti, i sindacalisti si rendano conto del fatto che quando chiedono lavoro ci fanno
        soltanto del male. 
          
        Domanda 12 
        Per quanto riguarda il viaggio in rete, perdersi è positivo? 
        Risposta 
        Perdersi è positivo sempre, non solamente in rete; c'è un aspetto positivo e ricco del
        perdersi perché quando ci si perde si scopre spesso qualcosa a cui non avevamo pensato.
        Perdersi in rete significa essenzialmente scoprire possibilità che non si sarebbero
        trovate attraverso la successione normale, prevista e programmata. Al tempo stesso bisogna
        anche dire che il funzionamento della rete è talvolta così lento e così ostacolato e
        difficoltoso che perdersi può anche ridurre la nostra capacità produttiva, la nostra
        capacità di raggiungere ciò che in quel momento dovremmo proprio raggiungere. Io direi
        che bisognerebbe fare delle sedute di auto-smarrimento, bisognerebbe fare delle sedute di
        rete nelle quali non ci si proponesse esattamente di arrivare da qualche parte, ma di
        andare in qua ed in là alla ricerca non si sa bene di cosa. 
          
        Domanda 13 
        Per quanto riguarda il modo di viaggiare virtuale attraverso siti che ricostruiscono i
        luoghi di villeggiatura, quali saranno le conseguenze di questo nuovo modo di viaggiare
        sul turismo reale? 
        Risposta 
        Quando io vado a vedere la fotografia o l'immagine del luogo nel quale dovrei andare, mi
        passa la voglia di andarci, mentre quello che considero molto interessante per il turismo
        di rete, diciamo così, o per la rete funzionale al turismo, è il proliferare di siti
        dedicati allo scambio di case, allo scambio di informazioni, allo scambio di elementi
        narrativi, utili al viaggio. A questo proposito io credo che la rete potrà largamente e
        profittevolmente sostituire l'agenzia di viaggi quando avremo imparato a viaggiarci
        attraverso. 
          
        Domanda 14 
        In che modo l'autodidatta può trarre vantaggio nell'apprendere attraverso Internet? 
        Risposta 
        Da un certo punto di vista Internet è un luogo infestato, nel senso buono e nel senso
        cattivo del termine, dagli autodidatti; c'è questo proliferare di Home Page di esperti
        che non sono esperti di niente, tuttavia in rete possono fare gli esperti di qualsiasi
        cosa. Dall'altra parte bisogna riconoscere il lato interessante e positivo
        dell'auto-didattismo in rete perché essa è un luogo attraverso il quale si può imparare
        tantissimo, un luogo attraverso il quale si possono scoprire mondi che in altra maniera,
        al di fuori di lì, non avremmo, forse, scoperto mai. Per quanto mi riguarda, lo sforzo
        che io sto facendo anche in modo professionale, nel mio lavoro, che è quello di insegnare
        qualcosa alla gente, consiste nell'addestrare, formare delle persone alla invenzione, alla
        creazione di percorsi navigatori dentro la rete, alla creazione di modalità di relazione
        in rete. Da questo punto di vista io credo che l'auto-didattismo può essere un bel punto
        di partenza, ma sarebbe bene non fermarsi lì. 
          
        Domanda 15 
        In che modo Internet può aiutare ad elaborare le informazioni contenute in rete o a
        facilitare i processi di apprendimento e di formazione culturale dell'utente? 
        Risposta 
        Esiste un campo della attività di rete che è quello dell'apprendimento a distanza, il
        quale comincia a sviluppare l'integrazione fra apprendimento tradizionale ed apprendimento
        ipermediatico, multimediatico. In qualche misura la rete può già supportare degli
        ipertesti abbastanza complessi per l'apprendimento e dunque, invece che andare a comprare
        un CD ROM di apprendimento della lingua, già oggi, e nel futuro ancora di più, avremo la
        possibilità di trovare direttamente in rete ipertesti di questo genere. C'è, invece,
        un'altra questione che deve ancora essere approfondita, ed è quella relativa alle
        possibilità di scambio informativo fra discenti, fra studenti, fra gente che frequenta la
        rete per imparare qualcosa. Si tratta della creazione di vere e proprie scolaresche in
        rete, se posso esprimermi così: come incrociare l'aspetto chat, l'aspetto colloquiale,
        interattivo con quello del reperimento di ipertesti, del reperimento di materiali già
        esistenti che possono rendere possibile l'apprendimento. La rete è un luogo nel quale
        tutti quanti insegnano qualcosa e tutti quanti imparano qualcosa, ma, per il momento, mi
        pare che manchi una fascia intermedia che è proprio la fascia dei formatori: i formatori
        debbono essere formati. 
          
        Domanda 16 
        Abbiamo parlato di transazioni finanziarie in rete, di una situazione in cui
        l'investimento in borsa sembra alla portata di chiunque e caratterizzato da tempi
        rapidissimi. Si usa spesso l'espressione: "giocare in borsa". Attraverso questa
        contrazione del tempo e questa dilatazione degli accessi che sono permessi dalla rete,
        questo gioco non rischia di trasformarsi in un gioco d'azzardo? 
        Risposta 
        Bah! Proviamo a delineare la storia di questo problema. Immaginiamoci un secolo fa: chi è
        che finanzia l'economia? E' un signore, un capitalista molto oculato nell'uso del suo
        denaro e molto al corrente della fine, del destino che il suo investimento avrà. E' uno
        che conosce per nome gli operai, che sa dove sta la fabbrica nella quale sta investendo:
        il finanziere e il capitalista sono, in qualche modo, la stessa persona. Poi inizia tutto
        un processo che si svolge nel corso del nostro secolo, un processo di allontanamento del
        luogo della decisione finanziaria dal luogo dell'economia reale: il grande finanziere del
        nostro tempo è uno che non conosce le fabbriche o gli operai, i dipendenti, gli uomini
        che sono messi in moto dal suo investimento; questi ultimi si trovano in Birmania, in
        Tailandia, in Sud Africa, mentre l'investitore sta a Wall Street o a 'piazza affari'.
        Ancora oggi esiste, comunque, una conoscenza, da parte del finanziere, dei meccanismi
        economici che stanno dietro alle sue decisioni. Proviamo ad immaginarci un domani nel
        quale l'investitore sono io, cioè uno che non ha assolutamente nessuna conoscenza dei
        processi economici, che non ha neanche tanti soldi e che in fondo non glie ne importa
        granché del rapporto tra il suo investimento e il destino economico: semplicemente,
        questo signore è uno che gioca, nel senso proprio del termine: ha 50 dollari in tasca, va
        in rete e lì trova qualcuno che gli consiglia di comprare le azioni della Mitsubishi, e
        compra 50 dollari di azioni Mitsubishi. Proviamo ad immaginarci un sistema nel quale gli
        investitori hanno pochi soldi ma sono veramente tanti e decidono di comprare sulla base di
        valutazioni che solo parzialmente sono razionalmente economiche. Per gran parte sono
        valutazioni di gioco. Quali effetti avrà questo sull'economia? Da una parte possiamo
        immaginare che probabilmente aumenterà a dismisura il caos e l'imprevedibilità del
        sistema finanziario e del sistema economico. Dall'altra parte possiamo immaginare che si
        determineranno, ad un certo punto, dei meccanismi di riequilibrio in questa specie di
        grande casinò che si può mettere in moto connettendo la rete con la finanza e con
        l'economia. 
          
        Domanda 17 
        Ci può disegnare un quadro del rapporto fra politica e mezzi di comunicazione? 
        Risposta 
        In un numero recente di Wired ho letto una considerazione di John Perry Barlow il quale
        sostiene che la media dei politici americani - ma potremmo dire dei politici di tutto il
        mondo-, dispone di un tempo di attenzione che non supera il tempo di un viaggio in
        ascensore. Che vuole dire questo: che quanto più aumenta la massa di informazione
        disponibile nell' infosfera, tanto più diminuisce la capacità di chi deve decidere di
        fare attenzione a ciò su cui deve decidere, e, quindi, tanto più diminuisce la capacità
        di decisione medesima. La decisione tende a diventare sempre di più o qualche cosa di
        puramente preconcetto, qualcosa che dipende dall'appartenenza sociale, etnica o
        ideologica, o qualcosa di sempre più aleatorio e di indefinito dal punto di vista
        razionale. 
          
        Domanda 18 
        Abbiamo sentito Martinotti dire: "Le scelte vengono fatte da chi è capace di
        decidere in modo assai casuale, su una struttura di capitale umano avanzato ma assai
        casuale". E' possibile questo ? 
        Risposta 
        Proviamo a pensare ai grandi politici degli ultimi decenni. Pensiamo a Mitterrand, il
        quale nel 1981 va al governo con un progetto di nazionalizzazione e nel giro di sei mesi
        ritira completamente il suo progetto. Pensiamo a Clinton, il quale nel '92 vinse le
        elezioni con un grande programma tutto centrato sulla difesa della sanità pubblica e,
        come sappiamo, ha dovuto completamente rinunciare a questo programma. Che cosa vuole dire?
        Forse che i politici sono diventati incapaci di fare quello che dicono? In realtà, mi
        sembra che la decisione, la volontà, la ragione contino sempre di meno, tendenzialmente
        conta nulla nella politica. Conta, viceversa, la forza inaffrontabile di automatismi che
        dipendono dalla complessità stessa dei sistemi e dalla complessità del rapporto tra
        sistemi reali e sistemi dell'informazione. Il rapporto fra mente e realtà è un rapporto
        che sta sempre più trasformandosi in automatismo, perché viene meno il tempo e la
        possibilità di valutare razionalmente e di decidere in maniera volontaria su processi dei
        quali, al limite, tende a sfuggirci perfino la conoscenza. 
          
        Domanda 19 
        Sempre a proposito di politica e tecnologia di comunicazioni, qual è la situazione
        italiana relativamente a questo argomento? 
        Risposta 
        Mi pare che, in generale, in questi ultimi anni si è cominciato, negli Stati Uniti o in
        Francia, a considerare l'importanza e l'effetto che nel breve periodo e soprattutto nel
        lungo periodo potranno avere le tecnologie, le cosiddette tecnologie avanzate di
        comunicazione: essenzialmente, i modelli di rete. In Italia, quando parliamo di rete
        continuiamo a parlare delle reti televisive, per cui gran parte della discussione
        politica, della discussione sugli effetti politici della comunicazione è, in questo
        paese, ancora dominata dal riferimento alla televisione. Mi pare che ciò, alla lunga,
        rischi di produrre un effetto di incomprensione dei processi che comunque stanno andando
        avanti, che noi li riconosciamo o no, perché, per esempio, anche se è vero che lo
        sviluppo delle tecnologie informatiche in Italia è più arretrato che altrove, è anche
        vero che il processo di globalizzazione nella decisione economica, nella decisione
        politica e così via, tenderà sempre di più a portare al centro il tipo di integrazione
        nei meccanismi decisionali che è reso possibile dalle nuove tecnologie. Continuare a
        ragionare sulla funzione, sugli effetti che la televisione può avere nei processi
        politici rischia di portarci ad una incomprensione del fatto che la globalizzazione si
        gioca essenzialmente sui meccanismi, sulle dinamiche di rete determinate dalle nuove
        tecnologie. 
          
        Domanda 20 
        Parliamo delle milizie in rete. 
        Risposta 
        Una cosa che mi ha sorpreso recentemente è scoprire l'importanza, la diffusione che ha in
        rete la pubblicità, la discussione, la presenza di queste che si chiamano
        "milizie". Avrete sentito parlare delle milizie americane. Cosa sono le milizie?
        Sono delle organizzazioni territoriali legate spesso ad un villaggio, ad un paese, ad una
        regione degli Stati Uniti d'America schierate su posizioni di integralismo religioso, di
        integralismo politico di destra, legate ad un senso fortissimo dell'appartenenza alla
        razza bianca, di appartenenza ad un territorio, di appartenenza alla patria americana e di
        appartenenza ad una quantità di valori. Come mai? La rete funziona molto bene come luogo
        di manifestazione e collegamento per realtà associative, per realtà culturali che
        rappresentano -credo- il massimo dell'arretratezza, che rappresentano delle realtà
        diciamo pure di tipo tribale, anche se "tribale postmoderno". La risposta credo
        dobbiamo trovarla cercando di approfondire la qualità culturale del fenomeno delle
        milizie, dell'integralismo americano in generale. Questa qualità culturale è
        strettamente collegata con l'individualismo, con la difesa gelosa del proprio territorio
        esistenziale, economico, e così via. Non è un caso che gli appartenenti alle milizie
        siano anche quelli che si battono strenuamente per il diritto a portare un'arma, per il
        diritto ad andare dall'armaiolo e comprarsi la carabina. Un diritto nel quale, in maniera
        paradossale - difficile da comprendere per noi europei -, si sposa una sorta di
        individualismo anarchico libertario, spontaneista, ed una sorta di culto del potere, di
        culto della violenza, di culto del territorio ancora una volta. Ecco: individualismo
        libertario. Le nuove tecnologie di rete possono - e questa è l'esperienza della destra
        radicale americana - collegarsi molto bene con una riemergenza di questo tipo di ideologia
        e di pratiche che sono legate alla violenza, che sono legate ad una forma di fascismo
        postmoderno. 
          
        Domanda 21 
        Esistono dei fenomeni politici non legati alla rete, ma che posseggono la stessa
        virtualità delle milizie in rete? 
        Risposta 
        In Italia noi abbiamo avuto un esempio lampante di questa manifestazione, durante il mese
        che ha preceduto il 15 settembre: c'è stato un partito, la Lega (quelli che stanno a
        nord, che sono, in fondo, coloro che rappresentano più gelosamente, più caldamente il
        rapporto con il territorio, con la comunità, con il sangue), che ha "inventato"
        il più straordinario spettacolo di mobilitazione virtuale che la storia italiana abbia
        mai conosciuto. Hanno dichiarato una manifestazione di un milione o due milioni di
        persone, non ricordo di preciso, e per un mese quel milione di persone ha modificato gli
        equilibri del discorso politico nazionale come se tutta quella cosa esistesse davvero.
        Dopo di ciò abbiamo scoperto che non c'erano un milione di persone, ma forse erano
        10.000, o 15.000 (non mi interessa fare dei numeri. Io sono andato a vedere ed erano quasi
        nessuno). Ma l'aspetto straordinario di tutta la faccenda è che, comunque, a prescindere
        dalla realtà carnale, dalla presenza carnale di militanti e di esseri umani, l'effetto
        politico si era determinato. Ecco, dunque, come noi andiamo verso una situazione in cui
        proprio coloro che più gelosamente e carnalmente rivendicano l'appartenenza alla radice,
        al territorio, proprio questi sono coloro che più agilmente riescono a circolare nel non
        territorio della virtualità. 
          
        Domanda 22 
        Parliamo di psicoanalisi in rete. 
        Risposta 
        Mi sono molto interrogato su questo aspetto della rete, e non ho proprio trovato una
        risposta. La domanda è: è possibile fare la psicoanalisi in rete, è possibile mettersi
        di fronte allo schermo e porre domande che riguardano la profondità del nostro inconscio,
        della nostra sofferenza, della nostra depressione, della nostra angoscia? Io non so se è
        possibile ma questa cosa accade. Da alcuni mesi si vanno moltiplicando in rete i siti
        dedicati alla psicoterapia: si tratta di psicoanalisti, di psicoterapeuti che mettono a
        disposizione la propria consulenza, la propria competenza psichiatrica attraverso degli
        scambi, dei dialoghi con i loro pazienti virtuali. Ma non è solo questo la psicoterapia
        in rete. C'è un'altra cosa molto interessante che è rappresentata dai gruppi di
        discussione, dalle mailing list, dai luoghi di scambio di esperienze e sensazioni, nei
        quali, come in una sorta di grande ospedale psichiatrico virtuale, si incontrano delle
        persone sofferenti per raccontarsi le proprie angosce e per mettere in moto un processo
        nel quale la virtualità assorbe il tempo dell'angoscia. Ci sono luoghi chiamati Walkers
        in Darkness, Madness, Depression and Ansiety e così via, che sono caratterizzati da nomi
        fortemente connotati nel senso della sofferenza. Luoghi nei quali si incontrano persone
        che devono comunicare esperienze e che devono, vogliono ricevere aiuto, suggerimenti o
        anche semplicemente comprensione, scambio. Ecco la sofferenza e la rete. Probabilmente si
        tratta di un capitolo nuovo che andrà sempre di più acquistando importanza. 
          
        Domanda 23 
        Il microprocessore compie 25 anni. Ce ne puo' parlare? 
        Risposta 
        E' straordinaria questa faccenda dell'irrompere nell'infinitamente piccolo della vita
        quotidiana, della vita politica, naturalmente della comunicazione. L'infinitamente piccolo
        è ciò che noi non possiamo vedere, ciò che non possiamo nemmeno immaginare. Io da anni
        cerco di immaginare che cosa succede in un circuito stampato, che cosa succede in un
        circuito integrato, che cosa succede la dentro. Non essendo fisico per formazione non
        potrò mai visualizzarlo, non potrò mai immaginarlo. Ma è l'intero mondo contemporaneo
        che non può immaginare ciò che accade proprio nel luogo in cui gran parte dei processi
        più importanti si determinano. E' la magia che ritorna sulla scena del mondo
        contemporaneo. Che cosa è la magia? E' il determinarsi di effetti dei quali noi non
        possiamo analizzare lo svolgersi, dei quali non possiamo comprendere la causa. Questa è
        la riflessione che mi suscita una cosa come il microprocessore. 
          
        Domanda 24 
        E a proposito della Tele-educazione? 
        Risposta 
        E' da molto tempo che enti pubblici ed istituti privati mettono a disposizione del
        pubblico la formazione alle nuove tecnologie, le formazioni all'informatica, la formazione
        a navigazioni in Internet. Sempre di più si stanno moltiplicando gli istituti che
        insegnano come navigare, come entrare in rete ed eventualmente anche come scrivere con i
        linguaggi ipermediali. Ma forse questo non basta. Il Comune di Bologna ha cominciato a
        ragionare su un aspetto nuovo: ha cominciato a ragionare sul fatto che non basta dire alla
        gente come si può navigare in Internet, ma occorrerebbe cercare anche metodi, le
        possibilità di mettere a frutto queste conoscenze. E' possibile navigare in rete. Sì, ma
        per farci cosa? E' possibile scambiarsi messaggi e navigare nello spazio virtuale. Sì, ma
        per costruire quali servizi, per creare quale impresa? Dall'inizio del '97 il Comune di
        Bologna attiva un corso di comunicazione creativa per gli studenti delle scuole superiori
        comunali. La finalità di questo corso non è soltanto insegnare come si entra e si naviga
        in Internet, non è soltanto insegnare come si fa una pagina in HTML. Ma è soprattutto
        ragionare sulle connessioni sociali, produttive, economiche, terapeutiche, politiche che
        tramite queste tecnologie è possibile attivare nel tessuto di una scuola, nel tessuto di
        tutte le scuole di una città, nel tessuto di una società cittadina o nel grande mare
        della rete globale. 
         
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