INTERVIEW:
        Domanda 1 
        Franco Berardi, quali sono, secondo te, le regole che governano il mondo reale e quello
        digitale? 
        Risposta 
        Io credo che man mano che entriamo nell'universo virtuale il problema delle regole diventi
        sempre di più un falso problema. Noi siamo abituati ad una realtà che è territoriale:
        è proprio un mondo sul quale noi poggiamo i nostri piedi materiali, ed è il medesimo
        mondo per tutta quanta l'umanità. Invece, grazie alle tecnologie digitali, diventa
        possibile comporre, costruire un mondo artificiale, che ha carattere di singolarità: un
        mondo che è fatto soltanto per me, o per me e te, un mondo condiviso da un piccolo numero
        di persone. Ecco: le regole sono necessarie quando vige il principio newtoniano della
        "impenetrabilità dei corpi", cioè nel mondo territoriale. Ma nel mondo della
        virtualità i corpi non sono più impenetrabili, per la semplice ragione che io porterò
        il mio sensorio, la mia intelligenza, la mia corporeità nel mondo che preferisco. Le
        regole saranno regole singolari, stabiliremo regole diverse per ogni mondo nel quale
        vorremo migrare. 
          
        Domanda 2 
        Nei confronti delle regole del nostro mondo materiale, esiste la trasgressività. E'
        possibile ipotizzare cosa sarà la trasgressività in un mondo di regole diverse? 
        Risposta 
        Probabilmente noi cominciamo a liberarci anche di questa eredità del moderno che è la
        trasgressione. Per avere trasgressione dobbiamo avere una regola. Quando il mondo diventa
        emanazione di una intenzionalità, di un desiderio, a quel punto, forse, la smetteremo con
        questa specie di viziosità che ci portiamo dietro del desiderio di trasgredire. Più che
        un mondo di regole e trasgressioni, stiamo, forse, costruendo un mondo di scelte libere e
        di indipendenza dallo stesso principio di realtà. 
          
        Domanda 3 
        Virtuale, nelle tue parole, quindi, vorrebbe dire libertà? 
        Risposta 
        Virtuale nelle mie parole significa possibilità di una libertà che non abbiamo mai
        conosciuto nel mondo territoriale. 
          
        Domanda 4 
        Parliamo di Internet. Ognuno di noi può mettere in rete la propria informazione, ovvero
        la propria visione dei fatti, quale garanzia c'è della oggettività, della attendibilità
        dell'informazione? 
        Risposta 
        Questo è un problema che non si pone mica soltanto in Internet. L'attendibilità
        dell'informazione è aleatoria, è indefinibile, in ogni situazione comunicativa. La rete
        crea però una situazione comunicativa nuova, perché il comunicatore è distaccato
        dall'oggetto della sua comunicazione. Cioè, tu vedi comparire una frase e questa frase
        contiene dei segnalatori di identità che possono essere falsi, che possono non
        corrispondere alla realtà del comunicatore. Per cui io in rete posso presentarmi come una
        donna o posso presentarmi come un afro-americano, posso presentarmi come un cinese. Ora,
        quando l'agente della comunicazione può mascherarsi, è chiaro che l'informazione, può
        diventare più indefinibile, imprecisa. Ma è anche vero il contrario: e cioè che il
        contesto, nel quale la comunicazione si svolge, può divenire un contesto più ricco, più
        ambiguo e dunque capace di aprire prospettive più ricche di quelle che si determinano
        nella comunicazione comune, faccia a faccia. 
          
        Domanda 5 
        Quale potrebbe essere uno scenario possibile del domani? 
        Risposta 
        Uno scenario possibile ce lo abbiamo già nell'esperienza della comunicazione di rete, nel
        senso che sempre più spesso coloro che comunicano attraverso la rete, giocano con la loro
        identità. Ora, la comunicazione di rete è una comunicazione che istituisce un mondo che
        in qualche modo è parallelo rispetto al mondo reale, e vorrei quasi dire che si tratta di
        un extra-mondo, di un mondo che interagisce solo parzialmente, occasionalmente con il
        mondo reale, perciò la verità o la falsità degli enunciati è qualcosa di indefinibile
        e probabilmente di accessorio, inutile, quando ci muoviamo nel "cyber-mondo".
        Che importanza può avere la corrispondenza fra l'enunciato e la realtà quando stiamo
        costruendo la realtà con il flusso continuo del nostro discorso? 
          
        Domanda 6 
        Vorresti dire che, in qualche maniera, quando uno apre la finestra su Internet, dovrebbe
        apparire la scritta, che appare in genere alla fine dei film, che tutto quello che si vede
        può essere fittizio? 
        Risposta 
        Ecco, nella comunicazione che noi abbiamo conosciuto fino ad oggi, questo bisogna
        scriverlo alla fine, come accade in alcuni film. In rete, chiunque entri nel flusso
        comunicativo sa benissimo che il gioco linguistico che stiamo giocando non è nient'altro
        che un gioco. Questa è, a mio avviso, la lezione più importante, più ricca, più
        interessante, che provenga dalla rete. Finalmente la smettiamo di prenderci sul serio,
        finalmente la smettiamo di credere che le nostre parole sono pietre, che la storia è
        fatta di parole, che le parole son fatte di storia. No, da una parte c'è il mondo con le
        sue necessità dolorose e spiacevoli, dall'altra c'è il mondo della comunicazione, che
        può interagire, ma può anche, quando vuole, interrompere il collegamento e giocare il
        gioco del linguaggio come gioco di pura ironia. 
          
        Domanda 7 
        La velocità della comunicazione di questi ultimi tempi, cioè dell'era del digitale, non
        rischia di uccidere la riflessione? Non credi che la comunicazione in tempo reale, e non
        più in tempo differito, come succedeva molto spesso una volta, possa eliminare quelle
        pause di riflessione, che erano la base dell'elaborazione del pensiero? 
        Risposta 
        La questione, a mio avviso, è di un altro genere. Cioè, il vero problema è che il
        "cyber-spazio" si estende continuamente, diventa sempre più pervasivo e sempre
        più veloce, mentre il "cyber-tempo", cioè la nostra capacità di elaborazione
        dell'informazione che ci proviene dal mondo, dal "cyber-spazio", ha dei limiti
        invalicabili. Ora, il rapporto tra "cyber-spazio" e "cyber-tempo" è
        il vero problema dell'epoca in cui noi stiamo entrando. Sempre meno l'organismo cosciente,
        l'uomo, è in grado di elaborare in maniera consapevole, in maniera riflessiva ciò che
        proviene dall'ambiente nel quale si trova. In fondo è il problema che pone anche
        "Johnny Mnemonic". 
          
        Domanda 8 
        In pratica noi abbiamo troppa informazione per troppo poco tempo per riuscire ad
        elaborarla o anche solo a sentirla? 
        Risposta 
        Io direi che questo è un problema che si pone sul piano individuale e ancora di più si
        pone sul piano collettivo, sociale. Pensa, ad esempio, a che cosa è la politica. La
        politica, tradizionalmente, nelle epoche passate, durante la modernità, era un esercizio
        di decisione, di scelta, su alternative che si presentavano con chiarezza. Oggi noi ci
        troviamo nella situazione di non potere più decidere, perché non siamo più in grado di
        valutare in successione, criticamente, l'informazione che raggiunge il nostro organismo
        individuale e collettivo. Dunque: fine della riflessione, fine della decidibilità, fine
        della politica. Questa è probabilmente la direzione nella quale andiamo. 
          
        Domanda 9 
        Qual è il rischio di tutto questo? 
        Risposta 
        Il rischio di tutto questo è che ci troviamo, probabilmente, nella incapacità di
        valutare le conseguenze delle scelte che facciamo. Ma d'altra parte c'è una grande
        possibilità, e cioè quella di liberarci dalla necessità di decidere e quindi di
        elaborare forme di scelta, che dipendono molto di più dall'intuizione che dalla capacità
        critica, di discernimento. Ma questo è un passaggio che potrà determinarsi solo nel
        corso di molte generazioni, solo quando la transizione, che noi oggi abbiamo soltanto
        iniziato, si sarà compiuta ed avrà prodotto i suoi risultati maturi. 
          
        Domanda 10 
        Come dire: una selezione della specie, riguardante delle facoltà che noi, per adesso, non
        abbiamo ancora sviluppato? 
        Risposta 
        Certo. Il problema è che noi siamo abituati a pensare all'evoluzione, all'evoluzione
        sociale diciamo, in termini di scelte consapevoli. Questo è ciò che abbiamo imparato nel
        corso della modernità. Probabilmente dobbiamo liberarci di questa idea, di questo
        pregiudizio, di questa illusione. Dobbiamo abituarci all'idea che le scelte che noi stiamo
        compiendo e compiremo, non dipendono più né dalla critica, né dalla decisione, né
        dalla politica. Da cosa dipendano ancora non lo sappiamo. 
          
        Domanda 11 
        La connessione costante realizzabile in ogni momento e da ogni luogo si trasforma a volte
        nellincubo di una informazione che ci perseguita e che ci priva di uno spazio
        personale? 
        Risposta 
        Uno o due anni fa, ho visto una pubblicità raccapricciante: c'era un giovanotto con la
        cravatta al vento, che stava facendo sci nautico, sul mare, e portava un computer
        portatile fra le mani: e la scritta che compariva sotto di lui era : "Al lavoro da
        per tutto". Ecco, il problema è questo. Credo che strumenti come il telefono
        cellulare o come il computer portatile o come la rete possano funzionare certamente come
        occasione di liberazione, di arricchimento comunicativo, ma che per il momento funzionino
        soprattutto per succhiare in maniera capillare, costante, pervasiva, la capacità
        produttiva del lavoro intellettuale, del lavoro mentale, del lavoro cognitivo. Quando
        avevamo a che fare con il lavoro meccanico dell'operaio industriale, per sfruttarlo di
        più, bastava tagliargli i tempi, farlo andar più veloce, ma questo non è possibile con
        il lavoratore mentale, con il lavoro cognitivo. L'unico modo per aumentare la
        produttività del lavoro cognitivo è quello di mettere in collegamento costante frammenti
        di lavoro che sono lontani nel tempo e nello spazio, e dunque sottoporre il cervello
        dell'operatore individuale ad una sorta di connessione permanente, di elettrocuzione
        permanente. Una roba che, per l'appunto, si avvicina molto all'incubo. 
          
        Domanda 12 
        Una sorta di sanguisuga cerebrale? 
        Risposta 
        Fantastico, è proprio quello che intendevo. Si chiama anche capitalismo. 
          
        Domanda 13 
        In passato si sosteneva che l'ozio era fondamentale per i creativi, perché nell'ozio la
        mente si rilassava e potevano finalmente arrivare in superficie quelle, che si chiamavano,
        le" intuizioni dell'anima". Allora, che cosa succede se non c'è più spazio per
        oziare e se non c'è più spazio per potersi rilassare? 
        Risposta 
        Probabilmente, succede che lo stesso prodotto del nostro cervello, della nostra attività
        cosciente, in realtà non è più realmente qualcosa che proviene dalla nostra autonomia,
        dalla nostra creatività, ma è qualcosa che corrisponde piuttosto alla sollecitazione
        costante della macchina produttiva generale. Ecco, il problema è che l'ozio non è
        soltanto una necessità per il lavoro intellettuale, per la conoscenza, ma è
        probabilmente la forza produttiva principale, la forza creativa principale per la
        conoscenza. Ora, quando la conoscenza viene sottoposta alle leggi, ai ritmi, alle
        necessità della macchina capitalistica, la conoscenza finisce di essere quello che
        abbiamo sempre saputo, quello che essa è per la sua stessa natura, e comincia ad essere
        reazione ad uno stimolo che proviene dall'esterno, comincia ad essere ripetizione, una
        sorta di attività eterodeterminata. 
          
        Domanda 14 
        Quale può essere la nostra via d'uscita personale e collettiva? 
        Risposta 
        Il profeta non lo so ancora fare! Tutto quello che posso dire è che, per quel che mi
        riguarda, preferisco staccare la connessione quanto più spesso mi è possibile. E che
        proprio coloro che sono stati all'avanguardia nella ricerca informatica, telematica, nella
        ricerca di rete, oggi mettono in guardia contro il pericolo di identificare creatività e
        coscienza con la elettrocuzione permanente, con questa sorta di collegamento costante, di
        messa in rete dei cervelli continuativa. Ecco, interrompiamo la connessione, se è
        possibile. Avremo tutto da guadagnarci. 
          
        Domanda 15 
        Nella nuova infrastruttura delle autostrade informatiche la tecnologia in fibra ottica
        sarà la più diffusa. Avete scelto ATM per questo o c'è ancora il rischio che si possano
        sviluppare nuove tecnologie, che sono ancora nei laboratori, che non si conoscono, e che
        potrebbero creare un problema di concorrenza? 
        Risposta 
        E' verosimile che le tecnologie, il flusso di tecnologie, non si fermerà all'ATM. Oggi
        l'ATM è la prossima grande tappa per elevare il livello di competitività
        nell'infrastruttura. Non è l'ultima tappa. E' verosimile che nel ventunesimo secolo
        arriveranno sul mercato delle nuove tecnologie più efficaci. Bisogna riconoscere che è
        un mercato che si muove in fretta e che si adatta alle differenze. Il fatto che si scelga
        l'ATM non vuol dire che le tecnologie che hanno preceduto l'ATM siano superate. L'ATM si
        aggiunge alle tecnologie esistenti. Il criterio è quello di appoggiarsi su più
        generazioni di tecnologie che possono coesistere. Non si può seguire l'evoluzione
        tecnologica e applicarla subito all'infrastruttura. In questo panorama l'ultima tecnologia
        coesiste sempre con le varie generazioni di tecnologie precedenti. Ciò fa parte del
        sistema e delle sue differenze. 
          
        Domanda 16 
        Ci sarà uno sviluppo della televisione interattiva o un'integrazione tra televisione
        interattiva, Internet e gli altri servizi di comunicazione? 
        Risposta 
        E' verosimile che le tecnologie video interattive saranno uno dei servizi disponibili su
        Internet. Già adesso si può assistere ad una video conferenza, che si tiene a migliaia
        di chilometri di distanza da dove ci si trova. Spesso mi è capitato, mentre tenevo una
        conferenza, di essere ripreso e visto in tempo reale da migliaia di persone che mi
        guardavano su un angolo dello schermo del loro computer. La televisione interattiva è una
        delle forme specializzate di questo servizio. 
          
        Domanda 17 
        Vuol dire che ci sarà una convergenza tra telefono, computer e televisione, che saranno
        in avvenire la stessa cosa? 
        Risposta 
        Questo è quello che la parola convergenza suggerisce. In fin dei conti, per la rete tutti
        questi servizi non sono altro che un trasferimento di bit di informazione. Tutto quello
        che è digitale può essere manipolato nello stesso modo dalla rete. L'informazione video,
        audio o i dati sono informazioni digitali e possono condividere lo stesso sistema di reti. 
          
        Domanda 18 
        Fra quanti anni? 
        Risposta 
        Credo che si cominci già adesso a fare, sulle reti, del materiale video di qualità
        accettabile. Verso la fine del secolo, quasi sicuramente, una buona parte di chi utilizza
        Internet avrà accesso anche al servizio audiovisivo. Non direi il cinquanta per cento, ma
        fra il dieci e il venti per cento almeno di questa popolazione utilizzerà correntemente i
        servizi multimediali. 
         
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