La Stazione Spaziale Internazionale
"Un passaporto italiano per lo spazio"
La
scoperta dello spazio quale ambiente in cui vivere e compiere
studi e ricerche che consentano di migliorare la qualità
della vita sulla terra, sono i temi che andremo insieme ad esaminare.
Parleremo, infatti, della Stazione Spaziale Internazionale (detta
ISS), il più importante programma di cooperazione internazionale,
nel campo scientifico e tecnologico fino ad oggi intrapreso.
Il progetto, chiamato inizialmente "Freedom" e avviato
nel 1984 dietro l'invito dell'allora Presidente degli Stati Uniti,
Ronald Reagan, fu immediatamente accettato da paesi come il Canada,
il Giappone e dagli Stati membri dell'Agenzia Spaziale Europea,
anche grazie alla spinta dell'Italia.
Per la sua complessità, il programma ha subito fino al
1992 numerose revisioni dovute ai mutamenti politici che hanno
interessato alcuni dei paesi partecipanti ed agli imprevisti incrementi
di costi.
La Stazione Spaziale
La costruzione in orbita della Stazione Spaziale Internazionale
è cominciata nel novembre del 1998 ed il suo completamento
dell'assemblaggio è previsto nel 2005, dopo circa 60 missioni
dello Shuttle e dei lanciatori russi. Da quel momento la stazione
potrà ospitare permanentemente un equipaggio di 6-7 persone.
La configurazione della nuova Stazione Spaziale Internazionale
è stata definitivamente consolidata nel 1993, tenendo conto
sia delle limitazioni finanziarie imposte dai Paesi partecipanti
sia dell'adesione della Russia, ricca del patrimonio di esperienze
acquisite con la precedente missione della MIR.
L'attuale Stazione Spaziale, posta in orbita ad una quota di 400
chilometri è grande quanto un campo di calcio, con una
vita operativa di 10 anni, grazie ai suoi laboratori pressurizzati
ed alle piattaforme esterne. Sarà un vero e proprio istituto
internazionale orbitante per la ricerca scientifica multidisciplinare
e offrirà ai ricercatori possibilità senza precedenti,
in campo scientifico e tecnologico in discipline quali la fisica,
la chimica, la biologia, la medicina, la fisiologia, le scienze
dell'universo e della terra. Una volta completata, la Stazione
Spaziale Internazionale sosterrà con la sua struttura reticolare
i pannelli solari per la generazione di energia elettrica, i radiatori
per la dissipazione del calore in eccesso ed il complesso dei
moduli pressurizzati.
Su questa struttura verranno montati una serie di elementi funzionali
della stazione, tra cui il braccio robotico canadese e quattro
piattaforme esterne per l'alloggiamento di carichi utili e per
gli esperimenti. Lo spazio abitabile sarà di 1300 metri
cubi (pari al volume di due jumbo jet) e comprenderà: Destinity,
un laboratorio multidisciplinare statunitense; un laboratorio
ospitante la centrifuga per esperimenti in gravità variabile,
detto CAM. Ma non solo, Columbus, il laboratorio multidisciplinare
Europeo; il laboratorio multidisciplinare giapponese; tre laboratori
russi ed, infine, due moduli destinati all'alloggiamento degli
astronauti.
L'Italia
In tutto questo, il nostro Paese si è saputo conquistare
un ruolo rilevante nel contesto internazionale e nei confronti
degli stessi 15 Paesi che partecipano alla costruzione della Stazione
Spaziale (Belgio, Brasile, Canada, Danimarca, Francia, Germania,
Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Russia, Spagna, Stati
Uniti, Svezia e Svizzera), attraverso l'accordo di cooperazione
con la NASA che vede la costruzione di tre Moduli Logistici e
mediante la contribuzione in ESA per la realizzazione del noto
modulo "Columbus".
Il nostro paese, a fronte di un investimento iniziale per lo sviluppo
di elementi della Stazione e di una spesa annua relativa al finanziamento
di attività operative, ha acquisito automaticamente il
diritto all'utilizzo di una percentuale delle risorse disponibili
a bordo della Stazione per l'effettuazione di esperimenti scientifici
e tecnologici.
Il nostro Paese, inoltre, vanta altri meriti, non ultimo quello
di aver realizzato il modulo europeo "Columbus", tre
moduli logistici, due nodi che consentiranno l'attracco, in caso
di emergenza, per il veicolo di salvataggio e garantiranno la
connessione delle diverse "utenze" (potenza, aria, comunicazione).
E, ancora, delle cupole di osservazione, una sorta di torri di
controllo, e di tutta una serie di ricerche ed esperimenti in
orbita, dove l'assenza di gravità facilita questa attività,
con delle forti ricadute sul piano industriale, scientifico e
tecnologico.
Il Multi Purpose Logistic Module, realizzato da Alenia Spazio,
è, infatti, uno dei moduli, di produzione italiana, per
il trasporto alla Stazione Spaziale Internazionale di esperimenti
e/o rifornimenti che richiedono un ambiente pressurizzato.
In orbita per la durata di 10/16 giorni, può compiere fino
a 25 missioni e consente agli astronauti le operazioni di carico
e di scarico del materiale trasportato. Sono state già
consegnati alla NASA due unità MPLM. La prima, denominata
"Leonardo" nel marzo del '98 e la seconda "Raffaello,
nell'agosto del '99. L'unità Leonardo ha compiuto il suo
primo volo nel febbraio scorso, mentre il primo volo di Raffaello
ha portato, recentemente in orbita, come abbiamo visto, l'astronauta
italiano Umberto Guidoni.
E la terza unità "Donatello", allestita negli
stabilimenti dell'Alenia Spazio di Torino, è stata spedita
al Kennedy Space Center lo scorso febbraio.
Conclusioni
Abbiamo, quindi, capito quanto la Stazione Spaziale Internazionale
sia di importanza veramente mondiale, non solo per i paesi che
vi partecipano, ma anche e, soprattutto, per i risultati che i
ricercatori per primi si aspettano. Recentemente si è tenuto
a Torino un workshop teso a riflettere sull'interrogativo: "Come
sfruttare al meglio il grande laboratorio di ricerca in costruzione
in orbita?" L'incontro avvenuto tra i rappresentanti della
comunità scientifica e delle industrie nel settore dello
spazio, è stata una tappa importante nella definizione
del programma italiano di utilizzo della Stazione Spaziale Internazionale.
Si dovrà garantire, infatti, come abbiamo più volte
sentito, un "ritorno" degli investimenti non limitato
alle sole commesse industriali, ma volto anche a produrre risultati
per il progresso delle conoscenze scientifiche, per lo sviluppo
delle capacità tecnologiche e, non ultimo, per il miglioramento
delle condizioni di vita sulla Terra.
Oltre a tutto questo, già in atto, curiosa e poi sensazionale
è stata l'esperienza del primo turista spaziale, il miliardario
americano Dennis Tito che di ritorno dal "viaggio" ha
dichiarato: "È stata la più grande emozione
della mia vita: sono appena tornato dal paradiso".
E il domani? Tra i tanti progetti, uno dei più incredibili
a pensarci è quello dell'ascensore spaziale. La Nasa, infatti,
sta studiando la possibilità di costruire, prima del 2100,
un ascensore per le stelle, un lungo cavo che dovrebbe collegare
la terra con un'orbita esterna. Ma noi, che non lo vedremo, ricordiamo
una vecchia strofa di Paul Simon: "Credo nel futuro,
vivrò in macchina con la radio sintonizzata su una voce
proveniente da una stella lontana". Perché sulla terra
abbiamo il difetto di essere tecnologici e, forse, anche un po'
sentimentali.
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