Siamo nel 1945: la seconda guerra mondiale è appena finita, e Vannevar Bush, direttore dell'ufficio per la ricerca e lo sviluppo scientifico del governo americano, riflette sull'esperienza fatta durante il conflitto nella gestione di basi informative complesse e articolate. L'informatica all'epoca muove appena i suoi primi passi, e i tentativi di organizzare e rendere disponibili grandi quantità di informazione passano ancora in gran parte per strumenti che oggi sembrano quasi superati, come i microfilm. Convinto assertore della necessità di 'aiuti' tecnici al lavoro del ricercatore e dell'archivista, Bush immagina una sorta di 'scrivania' automatizzata che renda possibile reperire, visualizzare, organizzare e archiviare informazione in maniera semplice e funzionale: il Memex.
Figura 23 - Vannevar Bush |
L'articolo nel quale Bush descrive la sua proposta, As We
May Think, apparso sull'Atlantic Monthly, contiene, in nuce, l'idea di
organizzazione ipertestuale dell'informazione. Il Memex, come descritto da Bush,
contiene visori per la lettura 'in parallelo' di microfilm diversi, e ha la
capacità di stabilire, attraverso una etichettatura meccanica, collegamenti fra
un'unità informativa e un'altra. Inoltre, l'utente ha la possibilità di
aggiungere alle informazioni visualizzate appunti e note personali, che vengono
a loro volta microfilmate per garantirne la conservazione. I risultati di una 'ricerca',
integrati dagli appunti e dai collegamenti stabiliti, possono essere 'esportati',
sempre sotto forma di microfilm, per essere utilizzati da altri (per capire
meglio come avrebbe dovuto funzionare un Memex, suggeriamo di dare un'occhiata
alla bella animazione disponibile in rete all'indirizzo http://www.dynamicdiagrams.com/design/memex/memex.htm
. In rete
è disponibile anche l'articolo originale di Bush, all'indirizzo http://www.theatlantic.com/unbound/flashbks/computer/
bushf.htm ).
Figura 24 - Il Memex immaginato da Vannevar Bush. Una efficace animazione che ne spiega le caratteristiche è in rete all'indirizzo http://www.dynamicdiagrams.com/design/memex/memex.htm . |
Il Memex di Vannevar Bush era pensato in primo luogo per l'uso individuale, e non fu mai realizzato: per la prima incarnazione effettiva di un ipertesto elettronico, questa volta all'interno di un ambiente informativo condiviso, occorre aspettare il sistema Augment. Creato da Douglas Engelbart a partire dall'inizio degli anni '60 e in funzione fino al 1975, Augment derivava il suo nome dalla funzione che Engelbart gli aveva assegnato: quella di costituire uno strumento di human augmentation, in grado di ampliare le capacità umane nel campo della gestione collaborativa dell'informazione. Il sistema Augment era basato sull'idea di una comunità di utenti in grado di condividere risorse, interagire, modificare le informazioni condivise (anche collegandole fra loro) e 'pubblicarle' in archivi ad accesso pubblico. Ad Engelbart e al suo lavoro attorno al sistema Augment l'informatica deve – oltre alla prima implementazione di un ipertesto basato su un sistema di link e nodi - una vera e propria messe di idee pionieristiche: dal mouse all'uso di un'interfaccia basata su finestre video, dalla prima realizzazione di un sistema di posta elettronica al primo word processor, dal primo sistema di help on-line alle prime conferenze di gruppo con l'ausilio di computer.
Figura 25 - Alcune postazioni di Augment, il sistema creato da Douglas Engelbart negli anni '60 per il lavoro collaborativo su informazione condivisa |
Mentre Engelbart lavora ad Augment, nel 1965 un altro pioniere del settore, Ted Nelson, propone la prima riflessione teorica organica sul concetto di ipertesto, e introduce i due termini hypertext e hypermedia. L'idea di Nelson è quella di realizzare un universo informativo (il docuverso) nel quale trovi posto tutta la produzione informativa umana, "una rete mondiale che possa essere utilizzata da centinaia di milioni di utenti simultaneamente, costituita dall'insieme degli scritti, delle immagini, dei dati conservati in tutto il mondo". Internet è ancora lontana, ma la direzione è segnata. Ted Nelson ha un nome per il suo sogno: memore della famosa poesia di Coleridge, battezza Xanadu il sistema che dovrebbe gestire la rete, permettendo di utilizzare la ragnatela di rimandi ipertstuali per reperire in maniera facile ogni documento (e, fra le altre cose, la allocazione automatica dei relativi diritti d'autore).
Una parte di Literary Machines, il libro 'in progress' di Ted Nelson che ne raccoglie idee e riflessioni, è disponibile in rete, partendo dalla sua poliedrica home page: l'indirizzo è http://www.sfc.keio.ac.jp/~ted/ .
Figura 26 - Ted Nelson |