INTERVISTA:
Domanda 1
Quali sono gli aspetti emergenti per i "broadcasting"?
Risposta
L'aspetto che credo sia rilevante in questo momento per i "broadcasting", quindi
per le televisioni, è il fatto che per la prima volta nella storia parliamo della
digitalizzazione del segnale, della compressione del segnale per la televisione, in altre
parole per l'immagine in movimento. Se ne è parlato per molto tempo, da vent'anni per le
telecomunicazioni, però la capacità di poter portare questa tecnologia alla televisione
è data da pochissimi anni. Questo evento lo viviamo da protagonisti, perché siamo la
prima televisione digitale europea via satellite, e lo viviamo anche in una maniera
particolare, perché il digitale, in definitiva, oltre ad offrire una grande capacità di
comunicazione, perché moltiplica i canali, infonde proprio la compressione del digitale,
perché senza compressione questo digitale non avrebbe motivo di essere così
particolarmente interessante, soprattutto per i broadcaster. Dicevo, la compressione è un
fatto nato in Italia, anche se oggi è l'aspetto più rilevante della tecnologia mondiale
per le comunicazioni. E devo dire che uno dei padri di questo evento è il Vice Direttore
Generale della R.A.I., Guido Vannucchi. Molte volte noi siamo avanti per quanto riguarda
la ricerca tecnologica, e poi ci perdiamo un po' per strada. Ma questa rivoluzione del
digitale io credo che sia la base di una nuova modellistica per quanto riguarda la
televisione, si stanno creando nuovi modelli. Innanzi tutto perché ha cambiato
l'approccio verso i vettori: i vari network, e quindi il satellite, che evidentemente
assume una valenza diversa con il digitale; sicuramente il cavo, anche se in Italia non
c'è ancora, perché con le fibre ottiche abbiamo una capacità di trasporto estremamente
rapida; lo stesso sistema terrestre, che noi utilizziamo tutti i giorni nel nostro
televisore, con le nostre antenne, perché anche questo può essere digitalizzato. E
proprio lo scorso mese di settembre, il DVB, l'ente preposto a Bruxelles per preparare gli
standard ha definito lo standard anche per il digitale terrestre. Quindi siamo in una fase
ormai avanzata dal punto di vista tecnologico, tutto il mondo si muove in questa
direzione. Dunque, i vettori cambiano radicalmente attraverso proprio il sistema digitale.
Il secondo aspetto importante riguarda i servizi. Il mondo digitale richiede dei servizi
diversi da quelli dell'uso abituale che noi facciamo del segnale video e audio. Perché?
Innanzi tutto noi abbiamo, normalmente, un segnale analogico che va trasformato in
digitale. Una volta trasformato in digitale, il segnale va compresso. In altre parole: noi
non possiamo trasportare aria. E' come se raccogliessimo delle bottiglie vuote di
plastica, di acqua minerale e di altre bibite, e poi pretendessimo di trasportarle alle
fabbriche di plastica con un camion. Se prima non vengono compresse, si ha bisogno di
dieci camion invece di uno. A mio avviso questo è un esempio per spiegare la compressione
digitale. Quindi: nel momento in cui noi comprimiamo questo segnale, c'è un fatto
tecnologico e di servizio che è molto importante, ed è necessario possedere il
"know-how" per poterlo realizzare. Questo segnale, poi, può diventare un
segnale chiaro oppure un segnale criptato. Quindi, esiste un servizio per il criptaggio o
per diffondere il segnale chiaro. Un aspetto ulteriore è che se usiamo un satellite come
vettore dobbiamo operare la "uplink" per mandare il segnale sul satellite. Dal
satellite poi deve scendere in casa attraverso dei ricevitori. Questi ricevitori, o sono a
pagamento, e di conseguenza occorre pagare il servizio, o, se sono liberi si compra il
televisore e si vede la televisione aperta. A questo punto il problema riguarda la
gestione da parte dell'utente. Tutti questi aspetti sono nuovi aspetti di un servizio, che
il digitale comporta nel momento in cui viene utilizzato. Ma l'utenza è in grado di
ricevere tutto quanto noi gli stiamo proponendo? Innanzi tutto possiamo dire che
normalmente l'utenza televisiva è stata abituata nel tempo ad essere un'utenza passiva,
praticamente subisce l'informazione. L'unica attività che può avere è quella di
utilizzare un telecomando per dire: non vedo questo, e vedo quest'altro. Quindi ha una
capacità di scelta, ma sempre in termini passivi. Nel momento in cui può interagire con
il sistema, con uno dei vettori, cui ho accennato prima, da quel momento comincia a
diventare un essere più attivo. E' vero che l'interattività è asimmetrica, nel senso
che l'informazione va verso l'utente, e non dall'utente verso il proponente, però,
sicuramente, dentro tale asimmetria c'è una possibilità dell'utenza di reagire, di dare
un impulso di ritorno. In questa prospettiva l'utenza è molto più partecipativa, poiché
oltre ad operare le scelte, può cominciare anche a comunicare. E questo è il vero
aspetto dell'interattività. Dietro tutti questi comportamenti ci sono non solo delle
scelte dell'utenza e della disponibilità tecnologica, dei mezzi, ma c'è un'abitudine che
va creata, un'abitudine a scegliere, decidendo anche che cosa pagare e no. Insieme a
questa evoluzione tecnologica è necessaria anche una evoluzione della cultura del
pagamento dei servizi. In altre parole: questa utenza dovrà essere cosciente che certi
servizi qualitativi dovranno anche essere pagati. Se noi spostiamo l'analisi verso il
nostro paese, per esempio, di cosa vuol fare l'Italia nel futuro, dobbiamo vedere questo
problema come una capacità del nostro paese di produrre servizi nuovi, perché richiesti
dal paese stesso, i quali servizi possono anche essere poi alienati, venduti all'esterno,
diventando un sistema motore per il paese, creando anche nuove possibilità, nuove
occupazioni. Abbiamo bisogno di molta creatività, ma, a mio avviso, questo non ci manca.
Prova ne è che molte piccole aziende italiane cominciano a produrre CD ROM che poi
vengono venduti all'estero. Tuttavia noi non disponiamo, oggi, della cinghia di
trasmissione per poter vendere direttamente questi prodotti. A nostro avviso la cinghia di
trasmissione più facile, quella più evidente esistente in questo momento è quella del
satellite: noi possiamo vendere, per esempio, con un sattelite che partirà fra un mese
coprendo dalla Sicilia alla Scandinavia con una parabola di sessanta centimetri, in cinque
o sei lingue diverse contemporaneamente, i prodotti italiani. Uso la parola
"vendere" proprio per dare un significato economico al termine: possiamo
"vendere" i nostri prodotti in tutta Europa. L'esempio classico che faccio
sempre è la prima alla Scala, la prima al San Carlo o, quando ci sarà di nuovo, alla
Fenice: la possibilità di fare una "pay per view", per la quale il nostro
utente diventa l'utente europeo. Queste sono due caratteristiche di base, il vettore e
l'utenza, che questi nuovi sistemi mette insieme all'offerta; un'offerta tuttavia ancora
incapace, ma che disponendo, viceversa di molti più canali, può essere variegata e
tematica.
Domanda 2
L'utente, per potere utilizzare questi servizi, ha bisogno di essere in grado di
utilizzarli. E allora c'è più bisogno di creatività rispetto ai contenuti, o rispetto
ai supporti? Come fa, l'utente abituato alla televisione generalista, ad utilizzare il
segnale?
Risposta
Nel breve, medio periodo sicuramente bisogna fornire all'utenza degli strumenti facili di
gestione. Noi ci stiamo lavorando molto. I personal computer sono pochi, i personal
computer collegati sono ancora di meno. Allora, a questo punto, noi abbiamo di fronte un
problema di semplificazione. Il problema di semplificazione è dare, per esempio, il
ricevitore satellitare, oppure può essere il ricevitore via cavo, molto semplice da
usare, insieme con l'EPG, cioè un Electronic Programm Guide, una Guida Elettronica di
Programmi. Il nostro telecomando deve essere molto semplice, ma capace di aiutarci ad
operare delle scelte un po' più sofisticate, nel senso che dobbiamo avere un programma in
televisione che ci dà l'indicazione di quello che noi possiamo scegliere. E lo scegliamo
tramite il telecomando. Ecco: questo per me rappresenta l'essenza della semplificazione,
di quella che chiamiamo, tra virgolette, "l'educazione del consumatore all'uso dello
strumento'". Diamo per scontato che questo ci sia, nel senso che è un problema
tecnologico già risolto. Noi l'EPG lo stiamo preparando per la pay per view per
dicembre-gennaio. Il secondo aspetto che Lei ha posto nella Sua domanda, a mio avviso è
strategicamente realizzabile nel medio e lungo periodo, ed è molto più importante.
Riguarda l'esercizio della creatività per produrre e per essere capaci di proporre una
serie di prodotti talmente innovativi da riuscire a destare la curiosità di un'utenza,
magari ancora un po' sonnolenta, fino a farla partecipare sempre di più. La seconda
variabile, a mio parere in gioco, è che questo è un paese ad altissima capacità
creativa, soprattutto nei giovani. Il problema è come indirizzarla.
Domanda 3
Gli aspetti del mondo elettronico cambiano molto velocemente e hanno a che fare
soprattutto con il materiale. Esiste, a questo proposito, una maniera di controllare tutto
quello che sta succedendo?
Risposta
Se dovessimo misurare i problemi su una scala di valori e di difficoltà, questo problema
di cui Lei parla andrebbe in cima alla scala. Per quanto riguarda l'aspetto normativo,
noi, come Europei -anche se prima di tutto ci sentiamo italiani- dobbiamo cercare di
capire qual è l'evoluzione possibile nel nostro continente per quanto riguarda il sistema
televisivo, perché i satelliti sono senza frontiere -la norma dell'Unione Europea, oggi,
parla di televisione senza frontiere-. Dobbiamo però fare attenzione a due aspetti
importanti: il legislatore europeo dovrà cercare di essere talmente liberale da poter
permettere a tutti gli operatori di competere con gli altri competitori, i quali,
naturalmente, non saranno vicini a casa nostra: saranno gli americani, i giapponesi.
Questo è un compito, a mio avviso, piuttosto difficile. Ma la Comunità Europea sta
lavorando con molta apertura in questa direzione; direi, soprattutto la Commissione di
Bangemann, che ha lanciato per prima, nel '94, il famoso rapporto Bangemann e ha dato
delle indicazioni molto interessanti e liberistiche in questa direzione. Il sistema
italiano dovrebbe essere in grado di adeguarsi, e non ho motivi di pensare il contrario.
Ora siamo in attesa di una discussione, anche parlamentare, su questi argomenti, in grado
non solo di recepire -questo è un compito che hanno le direttive europee, man mano che
vengono emanate-, ma anche soprattutto di interpretare alla luce delle possibilità insite
nel nostro paese, di competere con gli altri paesi europei, almeno con un diritto di
reciprocità. Il sistema legislativo nazionale dovrà essere in grado di recepire tutte le
direttive europee, ma soprattutto di difendere il proprio operatore nazionale da eventuali
sistemi che potrebbero essere più liberali in altri paesi della Comunità Europea, e che
di conseguenza diventerebbero dei forti competitori, coi quali non saremmo capaci noi di
competere. Il concetto di reciprocità è importante, soprattutto quando si ha a che fare
con gli aspetti tecnologici e anche con gli aspetti legati alla creazione del nuovo
prodotto di diffusione. E' necessaria, in questo senso, una grande lungimiranza, una
grande intelligenza strategica da parte del nostro governo. La parte "legale" io
credo che abbia sicuramente una valenza strategica, direi globale, complessiva, molto
rilevante. Io credo che il diritto d'autore vada difeso, e combattuto severamente il
pirataggio, perché, se un giorno verrà meno lo stimolo, la voglia di creare a causa
della mancanza della difesa di ciò che abbiamo creato, cadrà di conseguenza una
capacità creativa notevole per potere sviluppare anche, direi, tutta la nostra società.
Non si tratterà solo della società delle informazioni. Bangemann la chiama
"società delle informazioni", ma io, estendendo, la chiamerei la società
"tout court", perché è il nostro evolversi che conta. In questo senso, a mio
avviso, questo aspetto della difesa legale è un aspetto veramente strategico, che non
possiamo mettere in seconda linea per nessun motivo. E' vero che tutti questi mezzi
elettronici, come Internet, probabilmente dovremmo, sempre di più, portarli alla
capacità di essere forniti a pagamento, in maniera che ci sia una remunerazione che va a
compensare gli sforzi sia del creativo, sia di colui che ha messo in piedi il prodotto.
Domanda 4
Investire a breve termine nel mercato delle comunicazioni o del multimediale in genere, è
ancora un rischio. Questo lo vedete Voi, chiaramente, perché agli inizi, per radio e
televisione, c'è stato bisogno di interventi governativi.
Risposta
Ad altissimo rischio, direi! Ma è un rischio che va corso dai privati, e forse in questo
momento sono più capaci di rischio gli imprenditori, anche quelli italiani; sebbene non
gli sia stata data l'opportunità di poter veramente giocare e partecipare a gioco fino in
fondo. Io credo che sia necessario che sia un mercato ad alto rischio, credo che sia
necessario che ci siano delle capacità competitive all'interno di questo alto rischio,
con uomini sicuramente capaci da un lato di gestire il rischio e di vedere le opportunità
-perché ci sono anche molte opportunità-. Dall'altro lato credo che sia il momento -si
sta verificando- che si creino congiunzioni e alleanze tra coloro i quali vogliono
dividere questo rischio. E queste alleanze, queste congiunzioni possono verificarsi su due
piani: il primo riguarda la collaborazione di due potenziali competitori o parti dello
stesso mercato, che si alleano per ridurre questi rischi sui nuovi mercati e per
accelerare il processo di diffusione; l'altro riguarda anche, direi, l'alleanza tra
soggetti di mondi diversi, per esempio quello dell'"entertainment" e della
telecomunicazione, che, ad un certo punto, uniscono gli sforzi per ridurre anche questi
rischi, e per produrre qualcosa di nuovo. Quindi: sì all'alto rischio, all'alta
opportunità, alla grande esigenza di capacità imprenditoriale, di innovazione, che, in
questo momento, nel mondo, c'è. Pensi che le alleanze, tra il '94 e il '96
dell'"intrattenimento", delle telecomunicazioni e dell'informatica, solo negli
Stati Uniti ammontano a più di centomila miliardi di lire; si chiamano "joint
venture", le fusioni. Solo ABC e Disney vale trentamila miliardi, tanto per fare un
esempio. Ecco: questi sono gli aspetti di questo mondo, di questo scenario che noi abbiamo
davanti; aspetti interessanti, ad alto rischio.
Domanda 5
Ma non costituiscono un rischio anche queste grandi alleanze? Intendo dire che i
"colossi" potrebbero finire per non privilegiare necessariamente l'utenza.
Risposta
Questo rischio esiste, in linea generale; io ho appreso, molti anni fa, nel mondo
universitario, studiando il Manhattan americano, che ogni vincolo ad un mercato libero
deve nascere per evitare l'abuso di posizioni dominanti. Non che queste si creino per
naturali capacità. La naturale capacità porta qualcuno ad essere migliore di altri, e
ciò rappresenta una spinta al progresso. Quindi, queste fusioni, le dobbiamo accettare
come un principio di fondo; viceversa rinunceremmo a tutto quello che in questi ultimi
duecento anni della Rivoluzione Industriale, per non andare troppo indietro, i nostri
progenitori hanno creato, e noi stiamo continuando a creare. Questo è un aspetto
importante, che va tenuto in considerazione. Io credo che oggi ci siano tre categorie di
operatori in questo nuovo mondo che si sta formando: il network "provider"
(proviamo a dirlo in italiano: "chi provvede" ai network, cioè a questi canali:
il satellite, il cavo, eccetera). Poi ci sono i "service provider", quelli che
dovranno provvedere a questi servizi sempre più complessi. Poi ci saranno quelli che
chiamiamo i "content provider", cioè quelli che provvederanno al contenuto, dal
film allo sport. Le aziende di grandissime dimensioni, che hanno la proprietà dei
"network", cioè delle reti, non possono fare liberamente tutto; se questo
avvenisse, sarebbe tale il loro potere tanto da limitare il nascere di nuove iniziative.
Lei come spiega negli Stati Uniti la nascita di Microsoft, la nascita di Netscape,
eccetera? Com'è possibile? Sono nati, nonostante la presenza di colossi come l'IBM.
Eppure son nati e sono cresciuti, e adesso sono aziende che fanno competizione totale in
certi settori. Io credo molto in questo tipo di sistema, e non fermerei nulla per paura di
un cosiddetto monopolio. Lascerei andare avanti; poi, nel caso di abuso da parte di
un'azienda dominante, interverrei, forse anche duramente, ma solo in questo caso.
Domanda 6
Come è possibile difendere gli interessi della collettività? Ed in questo senso, quale
sarà il futuro di Internet: sarà burocratizzato, privatizzato?
Risposta
Questa è una domanda apparentemente semplice, in realtà molto articolata e decisamente
complessa. A mio avviso Internet non è imbrigliabile. Il motivo per cui è stato
costituito -lo sappiamo tutti, per la Difesa americana- era evitare le interferenze e
quindi la coesistenza con altri sistemi, e di sopravvivere anche ad eventuali guerre
atomiche; ciò può spiegare la difficoltà di imbrigliare Internet, anche se in futuro
avremo tecnologie o sistemi più avanzati. Io credo che Internet andrà disciplinato,
andrà organizzato, migliorato. Dovrà essere più codificato, più utile a coloro che se
ne servono. E' questa la ragione per la quale vogliamo portarlo in televisione. Noi lo
porteremo, in breve tempo, in televisione via satellite, ma con una precodificazione, una
possibilità di utilizzo, che sia più semplice. In questo senso vedo una possibilità. Le
altre, ripeto, è molto difficile poterle individuare. La burocratizzazione non la vedo un
fatto possibile, perché a mio avviso, Internet è costruita in termini tali da non poter
essere burocratizzabile. Credo che sia necessario, ripeto, che la rete sia più ordinata
per poter raggiungere veramente degli obiettivi di business interessanti. Per questo
motivo si parla di diritti d'autore. Il giorno che ci sarà la larga banda come faremo a
controllare tutto?
Domanda 7
E per quanto riguarda il network computer? Al di là delle questioni tecniche, di dubbi se
ne esprimono molti.
Risposta
Io non sono un tecnologo e quindi posso permettermi di essere al di fuori delle questioni
prettamente tecnologiche. Lo strumento più diffuso, quello che verrà utilizzato
dall'utenza, è il televisore. Tutti abbiamo il televisore in casa; il computer lo
possiede il 10% delle persone; negli Stati Uniti i computer collegati con Internet sono
molto meno. Il computer oggi, in termini di video, non ha la capacità, evidentemente, di
essere al livello della televisione. Io credo che, alla fine della fiera, in tempi anche
abbastanza rapidi, si arriverà sicuramente ad una diffusione di questo network computer
che io vedo come un apparecchio semplice, che utilizza il televisore, un mezzo,
quest'ultimo familiare, comodo e facile da usare.
Domanda 8
Ma la rete diventerà un canale che si aggiunge agli altri, o sarà il canale all'interno
del quale ce ne sono altri?
Risposta
Noi parliamo sempre di complesso di integrazione di reti: non riesco a pensare ad una rete
unica, standardizzata. Io penso all'insieme, all'integrazione delle reti: satelliti con
cavo, un MDS, l'MDS come terminale per il cavo, dove non è economico arrivare a cablare.
Domanda 9
Lei parla di sistemi integrati; in quali termini?
Risposta
Io credo che sia molto lodevole questo lavoro che si sta facendo, il cablaggio del paese;
sicuramente i tempi sono più lunghi di quelli prevedibili. Da una parte si raggiungerà
un certo tipo di pubblico, quindi un certo numero di famiglie italiane a cui si potranno
fornire tutti i servizi. L'altra parte delle famiglie si potrà raggiungere soltanto con
il satellite, con un satellite che sia sempre più capace di adeguarsi ad
un'interattività, anche se asimmetrica. A questo punto dobbiamo guardare con molta
attenzione qual'é la capacità di integrazione, perché ci sarà una competizione,
comunque, anche laddove arriva il cavo. Ma altrettanto sicuramente ci sarà una capacità
di servizio anche dove il cavo non arriva, attraverso le piattaforme satellitari. In
questo caso cavo e satellite non devono essere necessariamente conflittuali, ma si dovrà
essere capaci di integrare i due servizi.
Domanda 10
Vuole dire che il cavo arriverà in città e il satellite arriverà in campagna?
Risposta
Ne ho parlato con Beppe Richeri di questo argomento, poiché è molto informato a
riguardo. Richeri sostiene che cablare le città sotto i 40.000 mila abitanti non è
facile. E' vero che ci sono i servizi universali, ma bisogna avere delle risorse per
poterli creare e bisogna stabilire delle priorità. Questo sarà il compito dei governi.
In questa prospettiva, noi vediamo il satellite come una risorsa importante, perché offre
nell'immediato l'opportunità di espanderci al di fuori delle nostre frontiere. Questo è
un primo aspetto importante, come progetto o strategia-paese. All'interno del paese è
sicuramente una capacità competitiva da un lato, ma anche una capacità di integrazione.
Domanda 11
Ci può dare una definizione dell'interattività asimmetrica?
Risposta
Partiamo dalla simmetria. La simmetria esiste quando in due punti, per esempio, da punto a
punto del telefono, si ha la stessa probabilità o capacità dell'altro di trasmettere
comunicazione. Una telefonata: io e lei ci telefoniamo, parliamo un minuto: trenta secondi
Lei e trenta secondi io. Questa è la simmetria. La asimmetria è invece la capacità, la
possibilità che un ente divulgatore occupi più spazio e più tempo dell'ente
interlocutore. Facciamo un esempio del "near video on demand", il sistema per
avere la scelta del film alla sera. Io scelgo di avere il film alle otto e trenta anziché
alle otto, e scelgo un certo tipo di film e uso questa opportunità che mi viene offerta
dalla Tv satellitare e digitale. In quel momento io invio un messaggio dove chiedo quel
film, usando semplicemente il mio telecomando. Questa è una interattività asimmetrica,
perché da un lato ricevo un film per due ore e dall'altro ho agito per dieci secondi.
Poi, in questa asimmetria, ci sono molti giochi. Quindi è chiaro che il satellite offre
un "ritorno", perché offre un'interazione, per esempio anche via doppino
telefonico. Non dobbiamo più ragionare per schemi tecnici, molto ristretti e molto
esclusivi, ma invece parlare delle possibili applicazioni e di come si usano certi
strumenti. Io direi che l'interattività asimmetrica sarà molto utilizzata in futuro.
Domanda 12
Il futuro: sarà possibile un computer per ogni cittadino del pianeta entro una quindicina
di anni?
Risposta
Non mi esprimo. Queste cose sono veramente molto difficili da prevedere. Io ho lanciato il
fax in fase digitale nel 1974, quindi in epoche non sospette, siamo stati i primi in
Europa. Quindi siamo partiti, nessuno ci credeva, e per cinque anni abbiamo fatto una
fatica incredibile. E adesso sembra quasi ridicolo parlare del fax. Un domani il fax sarà
superato da altri sistemi multimediali. Però non ho mai fatto previsioni di questo tipo,
perché secondo me ci sono dei limiti. Io dico che devo lavorare per asintoti, a questo
punto, e dire che la tendenza è 'A', ma non pongo né la variabile tempo e neanche la
variabile intensità del finale. Possiamo parlare di differenze esistenti tra diversi
paesi o diversi continenti.
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