INTERVISTA:
Domanda 1
Professor Wolf, sembrerebbe che negli Stati Uniti esistano meno problemi a utilizzare le
tecnologie dei new media, mentre in Europa c'è una sorta di timore, giustificato dalla
paura di perdere l'identità e il corpo della nostra cultura tradizionale. Lei vede
davvero questo pericolo, per esempio in un sistema di reti globali, o vede comunque uno
spazio per la nostra identità?
Risposta
Credo che si possa dire che ci sarà una possibilità ulteriore di costruzione di
identità, che sarà parzialmente diversa dalle tradizionali modalità di costruzione
delle identità culturali, sociali e collettive, e che renderà più complicata la
questione, non più semplice. Faccio un esempio: attraverso la televisione prima e gli
altri media successivamente, si sta creando una sorta di nuova forma di partecipazione e
di identità politica, non più basata sul fatto di condividere un certo tipo di ideologia
o di fare un riferimento comune a certi orientamenti, ma semplicemente sulla difesa,
potremmo dire, della specie umana, attraverso cioè movimenti che hanno come proprio scopo
la difesa dei diritti dell'uomo a qualunque gruppo etnico appartengano, di qualunque
religione siano, di qualunque stato siano parte. Queste nuove forme di partecipazione
politica, questi movimenti tipo "Amnesty International", non cancellano gli
altri tipi di identità, ma si aggiungono ad essi. Ora, attraverso i nuovi media, questo
nuovo livello globale di identità culturale viene molto favorito. Ma, ripeto, è un
livello di identità che si aggiunge agli altri. Che tipo di rapporti si instaureranno -
in quali momenti, su quali problemi, in quali stagioni della vita di ciascuno - fra le
proprie parti di identità globale e le proprie radici di identità molto più spicciola,
è un problema molto interessante. Voglio dire: è molto probabile che si crei un tipo di
cittadino che si attiva tanto per la difesa dei diritti dell'uomo quanto contro la
discarica nel proprio comune, di modo che vengano difesi i diritti della specie ed i
diritti di vivere ciascuno nel proprio orticello in maniera decente. Quindi credo che non
sia corretto vedere una forma di identità globale che cancella e annulla le altre forme
storicamente più vecchie di identità nazionale e locale. Quello che vorrei sottolineare
è che il gioco si fa più complicato, non più semplice.
Domanda 2
L'informazione a contenuto tecnologicamente avanzato può essere anche una soluzione per
la promozione delle realtà locali, delle culture regionali?
Risposta
L'informazione che passa attraverso i nuovi media è in qualche modo una possibilità di
sviluppo e di innovazione che attraversa anche l'ambito locale, non necessariamente
l'ambito globale. Ma lo attraversa con modalità che in qualche modo ridefiniscono, o
forse si può dire anche snaturano, quest'ambito locale, nel senso che, attraverso i nuovi
media, il localismo - quindi il definire e il condividere con alcune persone certi aspetti
della propria identità - non passa più attraverso una definizione dello spazio fisico,
ma passa attraverso la condivisione di alcuni tipi di interesse, magari anche molto
parziali. Dunque il localismo, la cultura locale, attraverso le possibilità legate ai
nuovi media, sostituisce, o forse è meglio dire aggiunge, alla variabile dello spazio,
come aspetto di coesione e di costruzione di questa identità locale, un'altra variabile,
che è quella dell'accessibilità, che non necessariamente è definibile, grazie ai nuovi
media, solamente in termini di vicinanza. Non condivido più una parte della mia identità
sociale con chi è vicino e condivide quella identità perché è vicino, ma la condivido
anche con chi può essere lontanissimo, ma condivide con me il fatto di avere un certo
tipo di interesse tematico, il fatto di avere fatto un certo tipo di esperienza. Dunque lo
spazio diventa secondario rispetto a una legatura sociale.
Domanda 3
Parliamo di politica. La pubblica amministrazione può essere tipicamente il primo utente
di un nuovo sistema informativo basato sui nuovi media, quindi l'efficienza stessa della
pubblica amministrazione può trarne vantaggio. Ma questo significa che è possibile,
attraverso i nuovi media, toccare anche il cuore della politica?
Risposta
E' possibile toccare il rapporto fra cittadino e amministrazione, per quanto riguarda la
correttezza e l'adeguatezza dell'amministrazione pubblica nel rispetto di certi criteri
oggettivi e pubblici e per quanto riguarda la possibilità del singolo cittadino di
accedere a tutto quello che lo riguarda. Diverso, a mio parere, è il discorso per quanto
riguarda il rapporto cittadino-politica, rispetto all'impatto e alle conseguenze possibili
dei nuovi media. E credo che da questo punto di vista si tenda a confondere la
possibilità di un sistema sociale in cui, attraverso una consultazione in tempo reale su
qualunque tema, si può organizzare una sorta di consultazione permanente con un altro
aspetto fondamentale dei sistemi attuali di democrazia: ovvero con il fatto che sono
fondati, storicamente su di un sistema di rappresentanza istituzionale. La politica è
mediazione, la politica si svolge attraverso la rappresentanza. I nuovi media tagliano
alla radice questo aspetto della rappresentanza, perché fanno apparire la possibilità di
una consultazione diretta e costante. Questo ha delle conseguenze numerosissime e con
forti capacità di incidere profondamente sugli assetti normali. Un'immediata
consultazione in tempo reale su qualunque tipo di tema assomiglia a un gioco a somma zero.
Chi vince, la maggioranza, prende tutto, chi perde perde tutto. Ora, questo non è il
meccanismo del sistema tradizionale, basato sulla rappresentanza, sulla mediazione, sulla
negoziazione, sulla conciliazione di interessi. Faccio un unico esempio, forse al quale
non si pensa a sufficienza. L'unico sistema politico di democrazia diretta, anzi
semidiretta, esistente, reale, concreta, è quello svizzero, dove i cittadini sono
chiamati, molto di frequente, a decidere dall'aumento del prezzo della benzina
all'acquisto di un certo tipo di aereo di caccia, alla possibilità di lasciare la
pubblicità dei prodotti alcolici e così via. Quindi decisioni che incidono minutamente
sulla vita di tutti, che non sono politiche in senso tradizionale, partitico. Allora,
questo sistema, che è quello che più si avvicina alla possibilità della teledemocrazia,
sia pure con tecnologie che non sono quelle di cui stiamo parlando, è un sistema che in
realtà, proprio perché è di democrazia semidiretta, prevede un gioco rigorosissimo,
molto complesso, di pesi e di contrappesi, di consultazioni di livelli istituzionali molto
differenziati, che formano il supporto necessario di questa consultazione immediata,
diretta del cittadino. Invece, quando si parla dell'apporto che i nuovi media, la nuova
tecnologia dell'informazione consentono alla politica, spesso si pensa all'aspetto
semplicemente più vistoso, più superficiale: cioè, alla possibilità di dire la propria
in modo vincolante, dimenticando invece tutti gli aspetti di equilibrio di sistema, che
credo siano fondamentali. Il mio suggerimento è di non dimenticare questi aspetti,
perché, in realtà, è lì che si gioca la partita, non sul fatto di poter consultare o
di stabilire in forma permanente dei sondaggi o delle cose simili a un sondaggio. Insomma,
se l'applicazione di queste nuove tecnologie serve a migliorare la capacità di
comunicazione e di rappresentanza fra il sistema politico, le istituzioni, i partiti, i
gruppi e le domande che salgono dal corpo sociale, da quella che si chiama società
civile, indubbiamente la direzione è positiva. Se invece questa problematica viene
nascosta, si porranno una serie di conseguenze, probabilmente non volute, ma che
presumibilmente andranno nella direzione di allargare la forbice, di allargare il solco.
Voglio dire: chi deciderà quali sono i temi da sottoporre a consultazione in tempo reale
e vincolante? Chi deciderà l'agenda politica, sulla quale poi la consultazione sarà
fatta con le modalità consentite dalle nuove tecnologie? Se noi stiamo attenti solamente
al fatto che sarà possibile, pigiando un bottone, dire la propria opinione su un tema,
con un potere vincolante, e non stiamo attenti anche all'altro aspetto della questione,
cioè a come si formeranno queste domande, a chi le presenterà, abbiamo una visione di
puro determinismo tecnologico, che rischia di fare dei guasti.
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