INTERVISTA:
Domanda 1
La multimedialità, la diffusione delle nuove tecnologie sta ormai dando adito ad un
atteggiamento di grande attesa ed euforia. C'è un pericolo dietro a tutto questo?
Risposta
Sì, ho recentemente scritto il saggio 'L'inganno multimediale' proprio per rilevare
questo pericolo. Non per negare l'importanza delle tecnologie e delle reti ma, al
contrario, per segnalare il rischio che, insieme alle nuove tecnologie, si diffonda una
cattiva ideologia: vedere, in tutto questo, un futuro già ben definito e una felicità
raggiunta, un equilibrio perfetto e un'assenza di conflitto, una totale mancanza di
contraddizioni. In realtà non è così. E' un processo tortuoso e complesso: non
dimentichiamoci che si tratta del grande passaggio non solo di fine secolo ma, ormai, di
fine millennio.
Domanda 2
Il titolo che lei ha scelto è provocatorio. Ma allora, se c'è un inganno multimediale,
chi lo ha ordito e perché e chi ne trae vantaggio?
Risposta
Intanto, volendo fare i 'giallisti', c'è anche chi lo ha ordito sotto mentite spoglie.
Chi lo ha ordito è tutto quel mondo conservatore che ha interesse a far sì che
l'evoluzione tecnologica sia un unicum, una sorta di blocco chiuso che mantenga gli stessi
poteri di oggi e cioè un sistema di differenze, molto accentuate, tra chi sa e chi non
sa, tra chi ha e chi non ha accesso alle nuove tecnologie. Si tratta di un sistema che
moltiplica queste differenze. Credo vi sia un colpevole; ma ci sono anche tanti buoni
detective: esistono molti operatori e centri - il caso di Internet è un fenomeno, direi,
esemplare - i quali dimostrano che è possibile usare la tecnologia in modo di diverso.
Domanda 3
Quale può essere, allora, il ruolo della politica nell'indirizzare lo sviluppo
tecnologico?
Risposta
Un ruolo altissimo: sono un assertore del ruolo centrale della politica e so, con questa
affermazione, di inimicarmi tante persone. Da parte di molti si considera, ormai,
l'intervento politico una sorta di evento di altre stagioni. Occorre invece ricostituire
una buona visione della politica, una visione corretta, perché la politica è essenziale.
Per politica intendo quella sfera fondamentale, tra le altre sfere della società, che
permette alla democrazia di espandersi, quell'elemento di diffusione della democrazia che,
altrimenti, il mercato da solo, le tecnologie da sole, l'evoluzione naturale delle cose da
sola, non permettono.
Domanda 4
E' opinione ormai diffusa che la linea migliore da seguire sia quella di un liberismo,
molto accentuato, e che soltanto in un regime liberistico al massimo, si possano
sviluppare al meglio queste tecnologie.
Risposta
Sono un convinto sostenitore del contrario. Il liberismo uccide lo sviluppo, non lo
promuove. Il mercato lasciato alle sue cosiddette forme spontanee - posto che sia
spontanea la concentrazione del potere in pochi grandi gruppi - non dà conto delle
opportunità che offrono le tecnologie, che oggi hanno una straordinaria capacità di
espansione delle forme di espressione, di quelle forme, appunto, di comunicazione
nell'accezione piena del termine, cioè tra paesi diversi, popoli, etnie che riescono a
valorizzare le rispettive differenze. Il liberismo riduce tutto ciò ad un dominio di
pochi. Non vorrei che si pensasse che al liberismo vada contrapposta una obsoleta visione
dello Stato o una obsoleta visione dell'intervento dello Stato nell'economia: il vecchio
interventismo. Io non parlo di questo.
Penso che due grandi conquiste di questa stagione della storia italiana siano l'aver
stabilito che politica e gestione degli apparati sono due cose diverse, per un verso, e,
dall'altro, che lo Stato deve avere un buon ruolo di regolamentazione e non di soffocante
presenza negli apparati. Sono due conquiste da cui non si torna più indietro. Però io mi
spingerei più oltre, nel senso di immaginare delle nuove politiche pubbliche, dove per
pubblico non si intende lo Stato nella sua funzione centralistica, bensì in
un'articolazione più vasta. Penso alle autonomie locali, agli enti locali, a quel
federalismo che anche nella comunicazione può avere un suo spazio; ma penso soprattutto a
politiche pubbliche in grado di attivare momenti importanti di produzione, di cultura, di
software, oltre che di produzione di attività industriale, di consumo. L'Italia può
essere di nuovo protagonista se si mostra capace di coniugare questi livelli, se riesce a
ricostituire un coordinamento nelle proprie iniziative industriali.
E' un impegno che ci stiamo assumendo come ministero delle Comunicazioni, con i diversi
ministeri competenti, nel tentativo di assumere un ruolo nuovo anche rispetto alle
politiche industriali e politiche. Non bisogna più pensare in termini di tradizionale
'grande insediamento della fabbrica' ma in termini di un 'sistema di rete e in rete' che
guardi al mezzogiorno, alle aree meno sviluppate, che guardi in generale all'Italia, paese
che può avere in Europa un peso più significativo di quanto non si immagini.
Domanda 5
Lei ha scritto, in un passaggio del libro, che la situazione italiana del passato può
essere definita con la parola regulation piuttosto che deregulation. A che cosa si
riferiva?
Risposta
Rispetto alla mancanza di norme adeguate, abbiamo recuperato il tempo perduto e con un
regolamento abbiamo inoltre recepito le direttive europee come quella sulla
liberalizzazione. Con una legge abbiamo istituito l'Autorità di Garanzia per le
Comunicazioni, che ha emesso le regole per l'antitrust e che ha dato la base giuridica
fondamentale alla nuova fase della liberalizzazione. Abbiamo un disegno di legge al Senato
che è il completamento della riforma e non è meno importante: al suo interno viene
trattato il tema delle tecnologie digitali e, in particolare, il passaggio dalla vecchia
tv analogica a quella digitale. Oggi infatti ci troviamo di fronte a nuove forme di
tecnologia: penso a tutto ciò che può servire a sviluppare una rete di comunicazioni, a
un concetto di servizio pubblico più moderno, più adeguato. In questo senso introduciamo
una riforma a livello locale. Il locale non è meno importante del nazionale e, persino,
si è coniato il termine glocal, una fusione tra gobale e locale, per dare l'idea dei due
grandi fenomeni in corso.
C'è, poi, la parte sulla deregolamentazione del codice postale che è un po' una
vecchia sopravvivenza: va sicuramente rivisto e ripensato. Dalla aregulation, in un
biennio di governo, siamo passati ad una stagione normativa più adeguata ma, ripeto, c'è
ancora qualche buco aperto e il completamento della riforma richiede l'approvazione di
questo disegno di legge.
Domanda 6
Torniamo al discorso sul servizio pubblico: quale dovrebbe essere quindi il ruolo del
servizio pubblico in questa nuova 'stagione digitale'?
Risposta
Lo sintetizzerei in tre 'quasi slogan': il servizio pubblico moderno deve essere un
servizio pubblico all'avanguardia nelle tecnologie, perché al pubblico spetta di aprire
la strada all'evoluzione tecnologica; un servizio pubblico capace di produrre: film,
audiovisivi, fiction, cultura italiana ed europea, come obbiettivo primario; infine un
servizio pubblico che migliori la sua capacità di espressione della grande cultura di
massa, per poi andare ad indagare sui localismi, per ricostruire forme di identità, per
svolgere il ruolo, nella cosiddetta globalizzazione, di tutela moderna e dinamica delle
diverse identità, in questo caso italiana ed europea. Un servizio pubblico quindi non
residuale. Credo al ruolo del servizio pubblico, paradossalmente, quasi più oggi di ieri.
Nell'epoca dei monopoli era facile optare per il servizio pubblico, poi magari andava come
andava, però era facile; oggi è una sfida politica, una grande sfida.
Domanda 7
Parliamo di Internet che è visto da molti proprio come il luogo della deregulation
totale, nel senso che è definito un po' il regno dell'anarchia. Pensa che si dovrebbe
anche su Internet avviare un intervento in qualche maniera di regolamentazione? Il governo
italiano se ne sta occupando?
Risposta
Capisco la preoccupazione e ci sono stati anche casi, purtroppo, assai gravi ma non
concentrerei il dibattito su questo aspetto. Servono alcuni principi e se ne sta
discutendo: l'Unione europea e anche noi Governo italiano abbiamo già degli indirizzi,
alcuni principi. Servono forme di autoregolamentazione e forme di controllo; ma attenzione
a non sfociare mai nella censura, perché il confine va tenuto ben saldo. Penso che
comunque alcune cose vadano risolte senza lunghi, faticosi e teoretici dibattiti e non è
difficile. Se è impossibile raggiungere il traguardo ottimale, è molto probabile,
invece, ottenere dei buoni obiettivi intermedi, delle forme possibili di regolamentazione
almeno per quanto riguarda i temi essenziali.
Domanda 8
Mettendo un attimo da parte il discorso che riguarda la tv digitale e i canali digitali,
parliamo della diffusione delle nuove tecnologie informatiche e telematiche. Se osserviamo
le statistiche riguardanti quanti usano abitualmente il computer e quanti si connettono
abitualmente con Internet notiamo che le cifre in Italia sono inferiori, non solo rispetto
agli Stati Uniti, ma anche rispetto al resto dell'Europa. Non c'è il pericolo che queste
nuove tecnologie in Italia rimangano per pochi, soprattutto per gli individui appartenenti
ai ceti più alti, e che quindi possano crearsi delle discriminazioni rispetto all'accesso
alla tecnologia?
Risposta
Il problema è serissimo e mi coinvolge molto. C'è stata una misura presa alcuni mesi fa,
sulle tariffe, una misura purtroppo ancora limitata, cioè lo sconto per le telefonate
effettuate a uno specifico numero utilizzato per connettersi a Internet. In realtà si
tratta di fare una politica di incentivi ad ampio raggio per favorire l'accesso al
multimediale. Se ne sta discutendo, ci sono ormai anche delle occasioni concrete in cui
fare queste scelte, ci sono dei traguardi da raggiungere. Non sono operazioni semplici,
perché si entra nel vivo di questioni tariffarie, e nell'epoca della liberalizzazione del
mercato non è così facile operare. Però ci stiamo lavorando, tra l'altro, creando un
buon rapporto con le associazioni di settore.
Domanda 9
Il ministro Berlinguer ha dichiarato che si sta muovendo proprio per facilitare e
incentivare l'accesso delle nuove tecnologie nella scuola. Chiaramente un discorso
tariffario agevolato sarebbe importantissimo per aiutare le scuole. C'è un dialogo in
questo senso?
Risposta
Il dialogo c'è. Come ho detto c'è stata già una manovra tariffaria: quella del 50 per
cento della riduzione del costo delle telefonate, però dopo il primo scatto. Una manovra
non irrilevante, intendiamoci, ma ora si apre una fase nuova della manovra tariffaria.
Proprio con il ministro Berlinguer stiamo seguendo questa importante questione. Il
ministro Berlinguer ha preso molte iniziative e tra ministeri stiamo cercando di
coordinarci maggiormente. Una delle grandi difficoltà è che in Italia c'è un vecchio
deficit di coordinamento. Il vecchio ministero delle Poste e Telecomunicazioni si occupava
di convenzioni, dei suoi concessionari, di licenze. Ora con l'Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni, il Ministero delle comunicazioni è sollevato da molti compiti di
regolamentazione. E' il momento di assumere un ruolo più deciso proprio rispetto a questi
problemi.
Domanda 10
L'ultima domanda riguarda la politica italiana inserita nel contesto europeo. Quali
progetti ci sono a livello europeo riguardo alle nuove tecnologie delle comunicazioni?
Risposta
Devo dire che l'Europa sta assumendo numerose iniziative. Recentemente mi è capitato di
partecipare ad alcuni incontri europei sulla comunicazione. Ci sono in programma progetti
che riguardano la convergenza multimediale, le attività dei nuovi settori, e diversi
libri bianchi in preparazione. Insomma, c'è un momento di risveglio dell'attenzione nei
confronti dell'argomento, come è giusto che sia. Oltre l'euro, che è una fondamentale
conquista, altri importanti traguardi devono essere conseguiti, e uno è l'Europa della
comunicazione o meglio l'Europa come territorio realmente integrato della comunicazione.
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