INTERVISTA:
Domanda 1
Lei utilizza Internet per il Suo lavoro?
Risposta
Più precisamente io lo faccio utilizzare; ormai, molti dipartimenti universitari o
fondazioni, come la Fondazione Feltrinelli, che presiedo, dispongono di Internet. Non è
moltissimo, ma è già una realtà.
Domanda 2
Quando si affronta la questione delle nuove tecnologie si parla anche della possibilità
di avere una democrazia più estesa: attraverso una democrazia cosiddetta
"elettronica" il cittadino ha la possibilità di esprimere il suo parere. Cosa
pensa in proposito?
Risposta
Se andiamo verso una democrazia di questo tipo non dipende dalle tecnologie, ma dai
comportamenti e dalle scelte delle persone, dalle scelte politiche. Quello che, comunque,
si pone come problema nuovo, se si estendono casi o esperimenti o prove di democrazia,
come si usa dire, digitale o elettronica, è la questione dell'informazione o dell'accesso
all'informazione. Il problema riguarda la distribuzione democratica dell'accesso alle
nuove tecnologie, nel senso che si deve disporre dell'informazione per poter valutare. Lo
sviluppo delle tecnologie, dunque, porrà dei nuovi problemi, io credo, come sempre
accade, ad una delle condizioni base di regimi democratici rappresentativi: quello della
possibilità di accesso all'informazione sulle questioni collettive.
Domanda 3
Sarebbe interessante analizzare con Lei il pensiero di Pierre Lévy, del concetto di
intelligenza collettiva, la possibilità della rete di offrire alle persone che vi hanno
accesso di unire il loro pensiero. Cosa ne pensa?
Risposta
Io penso che queste siano forme un poco enfatiche per dire cose abbastanza ovvie. Tutte le
volte che delle persone interagiscono, scambiano l'informazione; nei Dialoghi di
Platone erano persone che parlavano in un seminario scientifico, in un istituto
scientifico sono persone che interagiscono. Come le nuove tecnologie i nuovi tipi di
comunicazione interagiscono in altro modo? Allora, certo che si genera l'intelligenza
collettiva, ma non è una cosa così straordinariamente diversa da quella che abbiamo
provato per molto tempo. Io sono, debbo dire, molto soddisfatto che ci siano altri modi di
comunicare più efficaci, ma non sarei per grandi angelizzazioni né demonizzazioni. Un
esempio calzante di ciò che sostengo è la presenza di siti in cui sono concentrate le
paure ataviche di fine millennio. Questo fenomeno non dipende da Internet, ma dipende dal
fatto che esistono forme di resistenza o ansia o generazione di incertezza rispetto agli
aspetti simbolici del giro di un millennio. E, se un tempo uno le faceva con le lettere al
direttore, oggi le fa in Internet. Questo è tutto.
Domanda 4
E crede che questo tipo di tecnologia potrà portare a una nuova forma di spiritualità?
Risposta
In un senso lo fa già in alcune cerchie molto ristrette; in un altro senso potrebbe
farlo, per cui è interessante capire perché. L'insieme di queste forme di comunicazione
mettono in rapporto molte più persone, ma in rapporto, ciascuno, di isolamento. Se uno
pensa al fenomeno di telelavoro, per esempio: può essere un fenomeno di solitudine la
possibilità di stare in un punto del mondo ed essere in connessione con tutto il mondo.
E' una grande risposta alla solitudine inventarsi compagnie; potranno essere compagnie di
forme di revival religioso, di permanenza religiosa o, come Lei dice, di spiritualità. A
fine millennio, Internet, che è la cosa più recente come utensile, registra ansie
secolari. E qual è il rapporto fra questo mezzo e i vissuti di setta religiosa? Credo che
questa sia la risposta: sono i modi con cui rispondiamo alla idea di essere condannati a
solitudini che non vogliamo.
Domanda 5
Questo poi si può anche collegare al fatto che si parla sempre di più di globalizzazione
della cultura? E' sufficiente aprire Internet per vedere che tutti i siti sono in inglese;
poi, però, proprio su Internet, sono presenti culture minori. Come giudica questo
fenomeno?
Risposta
Di nuovo, è un fenomeno che non dipende da Internet, ma dipende dalla oscillazione, dalla
tensione cui assistiamo, in molti campi diversi, non solo quello culturale che è quello
più significativo, tra universalismo da un lato e tribalismo dall'altro. Internet è un
esempio di universalismo, anche se in linea di principio, di fatto, è usato, come
sappiamo, da frazioni di popolazione del mondo ricco. Questi aspetti della cultura si
mischiano, ed in Internet li ritroviamo.
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