INTERVISTA:
Domanda 1
Come nasce la TV digitale, quali sono state le esperienze europee, in particolare in
Italia, e negli Stati Uniti?
Risposta
La storia della TV digitale è lunga e appassionante; sarebbe più giusto chiamarla
nascita della 'compressione nella televisione', che parte dalla necessità di un segnale
digitalizzato o, con parola che io preferisco, numerizzato, che con successivi
processamenti di carattere numerico viene trasformato in un segnale in cui vengono
eliminate tutte le ridondanze. Infatti, se ritorniamo alle origine storiche, la
numerizzazione della televisione era un concetto molto noto, che faceva riferimento a un
teorema famoso, quello di Shannon, che si applica a tutti i tipi di segnali, dalla
telefonia ai segnali radiofonici, ai segnali televisivi, senza una procedura particolare,
senza un'eliminazione della ridondanza. Il segnale televisivo portava delle occupazioni di
banda, occupazioni di spettro che erano molto superiori a quelle di un segnale analogico,
per cui sembrava che la numerizzazione fosse molto interessante per gli studi ma
difficilmente applicabile alla trasmissione e alla diffusione. La rivoluzione vera avvenne
intorno agli anni '86-87, quando ci fu un accordo fra la RAI e la società TELETTRA per
studiare delle forme di processamento numerico che avrebbero potuto notevolmente ridurre
la "bit rate", o la velocità del segnale televisivo. Questo studio, che iniziò
in previsione di realizzare qualcosa per i campionati del mondo di calcio del 1990, fu
applicato inizialmente come spinta all'alta definizione, perché già la numerizzazione
per i segnali normali arrivava ad un segnale di velocità molto elevata - per gli addetti
ai lavori è intorno ai 120/140 Megabit -; per un segnale di alta definizione si arrivava
a velocità di 1000 Megabit e non c'era nessun sistema trasmissivo allora in grado di
trasmettere una velocità così elevata. In quel periodo si pensò di applicare degli
algoritmi numerici che associavano al segnale televisivo due forme di compressione: una
era l'eliminazione della cosiddetta ridondanza spaziale, l'altra era l'eliminazione della
ridondanza temporale. Spieghiamo questi due concetti: se uno guarda un'immagine
televisiva, il segnale televisivo, per come è concepito, sarebbe in grado di esaminare
punto per punto, i punti della televisione; come forse molti sanno, essi si chiamano
"pixel". Grosso modo, in una televisione ad alta definizione, questo numero è
molto superiore al milione perché avendo 1250 linee è come fare 1250 linee per 1250:
fare una specie di traliccio e moltiplicarlo per il rapporto dei due lati. Nel caso delle
nuove televisioni è di sedici noni; quindi, se si fanno queste moltiplicazioni viene un
numero molto alto: più di due milioni di pixel. Tutti questi pixel possono essere
esaminati punto per punto e se uno di essi fosse bianco, il successivo nero, il successivo
colorato, il segnale televisivo sarebbe in grado di dare tutte le informazioni. Tornando
al nostro problema, noi abbiamo immagini semplici in cui ci sono delle zone abbastanza
uniformi, delle altre che cambiano di colore, delle altre ancora che sono nuovamente
uniformi. Pensiamo un caso semplice: se io avessi uno schermo in cui esistono due strisce
colorate diversamente, a me basterebbe mandare l'informazione che la prima striscia è di
un certo colore, che la seconda striscia è di un certo altro colore e che le larghezze
delle strisce una è 10 centimetri, l'altra 15 centimetri. Da ciò si può applicare un
segnale complesso attraverso una trasformata di Fourier che riesce a "mappare"
un tipo di immagine ad un altro tipo; si tratta di una mappatura complessa che è in grado
di concentrare tutta l'informazione intorno ad una zona più ristretta. Questo primo
movimento è detto algoritmo, e viene applicato al segnale televisivo; esso riduce la
ridondanza spaziale. Per quanto all'epoca si sapesse qualcosa di teorico, non c'era mai
stato nessuno che aveva portato queste idee in termini industriali, pratici. Quindi il
lavoro fu quello di esaminare tutto ciò che si conosceva dalla letteratura esistente e
fare una realizzazione di carattere industriale che all'epoca sembrava impossibile. La
riduzione di carattere temporale è più facile da spiegare, ed è assimilabile al
concetto di compressione: se noi abbiamo un'immagine televisiva con un determinato sfondo
e un oggetto si muove in movimento su uno sfondo che rimane lo stesso, io posso pensare di
immagazzinare una immagine e poi di immagazzinare una seconda immagine, con un oggetto, un
automobile in movimento, per esempio; opero il confronto fra le due immagini e mando non
nuovamente tutta l'informazione ma solo l'informazione-differenza fra i due quadri; questo
processo era reso possibile dal fatto che ormai il costo delle memorie era particolarmente
diminuito e il fatto di immagazzinare un intero quadro televisivo era una cosa
industrialmente fattibile. L'insieme di questi due concetti più altri concetti, come i
codici a lunghezza variabile, portarono a ridurre il segnale televisivo dai 1000 Megabit,
in un primo tempo a 70 Megabit e quasi subito dopo, con qualche mese di differenza, a 35
Megabit. Già il segnale a 70 Megabit era sufficiente per trasmetterlo attraverso un
normale satellite; lo sbocco della ricerca fu la trasmissione tramite satellite, che in
quel caso era un satellite sperimentale della RAI che si chiamava 'Olympus'; riuscimmo a
trasmettere in varie sedi d'Italia e anche fino a Barcellona, per fibra ottica, le partite
del campionato mondiale di calcio del '90 in alta definizione con risultati assolutamente
eccezionali.
Domanda 2
Come si inserisce tutto questo in un ambito europeo?
Risposta
Questo discorso va inserito in una polemica nell'ambito dell'Unione Europea (allora si
chiamava Comunità Europea) e dei progetti finanziati di ricerca. In quel momento, tutto
un gruppo di paesi europei inseguiva uno standard che si chiamava HD-Mac, che era uno
standard di alta definizione in cui l'Europa era abbastanza all'avanguardia anche se
seguiva uno standard giapponese; quest'ultimo era, fondamentalmente, uno standard di
natura analogica. Queste nuove idee si inserirono in una situazione precostituita,
difficile da combattere. (La RAI a quell'epoca già faceva parte anche del gruppo
dell'HD-Mac). Comunque, i nostri partner dissero: "Abbiamo già speso tanti soldi, e
bisogna che noi continuiamo su questa strada". Questo è un grosso errore, perché,
in genere, nei grandi investimenti si guarda il futuro e non si guarda mai il passato,
specialmente se uno ha fatto degli errori; avendo commesso un errore, io dissi una frase
che ricordo ancora: "Avete speso 1500 miliardi, c'è il rischio di spenderne altri
1500 senza avere nessun risultato"; questo perché come RAI e come TELETTRA, (della
quale all'epoca ero direttore generale), eravamo fortemente convinti che solo attraverso
la televisione digitale numerica compressa si sarebbe avuto veramente qualcosa di
fortemente innovativo e qualcosa di vincente. In realtà, la Comunità Europea elargì
anche un finanziamento a un progetto, però molto più piccolo, che si chiamava
"Eureka 625", nel quale si confinò Italia e Spagna per perseguire questo
discorso della televisione digitale. In realtà, gli studi svolti allora furono la base
fondamentale di quello che poi, successivamente, fu lo standard MPEG-1, MPEG-2, perché i
concetti di base della riduzione della ridondanza spaziale e di riduzione della ridondanza
temporale, anche nell'MPEG-2, sono ancora quelli di quell'epoca storica. Per dire
l'importanza che ebbe in quel momento questa introduzione e quanto all'estero furono
rapidi a percepire le novità che portava vorrei ricordare una presentazione del sistema
nel 1989 alla mostra più importante di broadcasting nel mondo, che si chiama il N.A.B. e
che viene appunto effettuata a Las Vegas. In quella mostra, nonostante le dimensioni umili
dello stand dove RAI e TELETTRA presentarono questa novità, in realtà, le persone
veramente esperte capirono la rivoluzione apportata dalla nuova compressione digitale e io
ricordo che il "numero uno" tecnico della SONY passò dicendo: "Vedete?
Questa è la cosa più importante che viene presentata in questa grande mostra". Ciò
fece molto piacere ai ricercatori della TELETTRA che erano lì presenti, e ai ricercatori
della RAI, che erano stati, insieme ad altri, i fautori delle idee che erano state, poi,
realizzate industrialmente. Un altro episodio: la persona che viene considerata ancora
oggi un padre tecnologico della televisione americana, che ha avuto grandi influenze nelle
commissioni tecniche, Flaherty, volle incontrarmi per una discussione su questo metodo; in
realtà la discussione fu molto rapida e lui semplicemente chiese: "Ma quel prodotto
che è stato mostrato e che mi è stato raccontato è un prodotto industriale ?" In
realtà io affermai che era un prodotto industriale, molto più di un prototipo.
"Bene, bene", disse, e poi, trascorso un mese, gli Stati Uniti decisero di
passare dagli studi di standard analogici per l'alta definizione al digitale, recuperando
la prima posizione che invece avevano perso rispetto all'Europa, quando l'Europa aveva
iniziato gli studi dell'HD-Mac. Successivamente, negli Stati Uniti ci fu una grande
attenzione a questo prodotto perché volevano anche operare una distribuzione terrestre di
alta definizione; le vendite - siamo al '91- degli apparati, avvennero per un'applicazione
molto particolare e molto interessante. Le riprese effettuate dalla N.A.S.A. nei lanci
spaziali vengono sempre effettuate in alta definizione; infatti, fu dimostrato che
all'epoca del famoso incidente del Challenger, se si fosse avuta una ripresa ad alta
definizione che avesse potuto far intravedere, come in effetti si dimostrò, che il razzo
cominciava ad avere una fessurazione, avrebbero potuto, da terra, spegnere immediatamente
i razzi vettori e con alta probabilità si sarebbe potuto risparmiare quell'incidente che
costò tante vite umane. Nell'applicazione professionale l'alta definizione ebbe subito un
grande successo: applicazione nella manipolazione, per esempio, di materiali nucleari,
applicazioni spaziali, applicazioni alla ripresa di operazioni in microchirurgia oppure
applicazioni in documentari artistici. Viceversa, l'alta definizione aveva spalancato
tante speranze. Intanto, perché lo spettatore entra, in un certo senso, nell'immagine, in
quanto può avvicinarsi molto più allo schermo e vede lo schermo sotto un angolo, che è
di circa 30°, al di là del quale non è confuso da movimenti che l'occhio potrebbe avere
invece nell'angolo sotto cui normalmente vede la televisione normale. Questa è la ragione
per cui un film appare molto più coinvolgente visto al cinema di quanto non lo sia alla
televisione. Sfortunatamente, in realtà, è mancato all'alta definizione un elemento che
forse oggi sta arrivando, con molti anni di ritardo: il grande schermo piatto. Solo col
grande schermo piatto si può godere di tutti i vantaggi che può offrire l'alta
definizione. Nacque un importante periodo in cui si discusse come utilizzare tutto questo
know-how, tutta questa esperienza e si passò all'applicazione delle metodologie nate
storicamente per l'alta definizione sui segnali televisivi normali; di qui tutta la serie
di applicazioni di satelliti digitali, applicazioni di cavo digitali sulla diffusione
terrestre, che hanno sconvolto completamente il panorama televisivo che in quel momento
esisteva e che era solo ed esclusivamente un panorama di trasmissione analogica su
broadcasting terrestre.
Domanda 3
Ci può parlare dei diversi standard esistenti e delle loro caratteristiche?
Risposta
Gli standard, pure normalmente rallentando l'introduzione delle novità, sono tuttavia
essenziali per un funzionamento allargato, tanto più per la televisione che ricerca
mercati mondiali e non locali. Come forse è ben noto a tutti, nel caso della televisione
a colori per la quale esistono tre standard diversi a livello mondiale, non si riuscì ad
introdurre uno standard unico! Questi standard sono: gli americani, che iniziarono col
cosiddetto NTSC, essendo stati i primi a introdurre il colore; successivamente, in Europa,
si verificò una lotta fra due standard: uno tedesco, il PAL, e l'altro ideato dai
francesi, il SECAM; in particolare in Italia ciò diede luogo, per qualche anno, a una
specie di dead-lock, di stallo. L'Italia decise per il PAL - quasi tutta l'Europa decise
per il PAL- ad eccezione della Francia e della Russia, che, invece, decisero per il SECAM.
I tre sistemi non erano compatibili. In quel momento, avere un televisore che fosse in
grado di ricevere tutti e tre gli standard era impossibile; oggi, con gli integrati, un
televisore ad un prezzo un po' più elevato degli altri è in grado di ricevere tutti e
tre gli standard. A quel tempo il discorso di avere un televisore su un determinato
standard era fondamentale per costruire l'apparecchio, ragione per la quale, fra l'altro,
l'industria di consumer italiana che allora era una delle migliori del mondo, fu bloccata
da questo stallo tra PAL e SECAM; dopo quattro anni uscì dal mercato mondiale! Lo
standard che si cominciò a studiare per la televisione digitale compressa fu accettato
sia dai broadcaster sia dall'industria informatica e dall'industria di consumer. Questo
standard, in un primo tentativo, fu chiamato MPEG-1; quello più usato oggi e più
classico è l'MPEG-2: è uno standard a valenza assolutamente mondiale. Fra l'altro, una
delle caratteristiche di questo standard che ne fa veramente una punta particolarmente
avanzata è che, fermo restando il decoder all'interno del televisore, delle modifiche,
delle idee nuove, dei nuovi brevetti nella parte di codifica, se ne poteva migliorare il
sistema senza variare la parte di decoder che è all'interno del televisore. Ritengo che
l'MPEG-2 vada paragonato a un altro standard: il cosiddetto protocollo TCP/IP impiegato in
Internet. Come molti forse sanno, Internet nacque da studi su rete militari costruite come
un traliccio in cui, in caso di distruzione di un nodo nevralgico della rete,
l'informazione avrebbe dovuto comunque arrivare per altre strade al punto di ricezione. In
questo caso si trattava di organizzare una forma di trasmissione che agisse per pacchetti
all'interno dei quali c'era l'indirizzo del mittente e l'indirizzo del destinatario, e che
potessero essere riorganizzati nell'ordine logico anche se avevano seguito strade diverse
una volta arrivate al destinatario. Questo complesso di regole prende il nome di
protocollo TCP/IP, che è stato sconvolgente in quanto ha permesso a due computer di marca
diversa di potere comunicare fra di loro.
Domanda 4
Esistono altri standard di diffusione del segnale?
Risposta
Oltre lo standard MPEG-2, che è uno standard di codifica, è molto importante
distinguere, negli standard l'applicazione, un altro complesso di standard che sono quelli
studiati per la diffusione del segnale. Per quanto riguarda l'MPEG-2 l'Europa si è
differenziata dagli Stati Uniti, anche se gli standard studiati in Europa sono stati usati
in molti paesi anglosassoni, come l'Australia; quasi sicuramente questi standard saranno
introdotti in tutto il Sud America e probabilmente anche in Giappone. Questo complesso di
standard per la diffusione dei segnali si chiama D.V.B., Digital Video Broadcasting, dal
nome del gruppo che ha studiato questi standard applicandoli a tutti i diversi sistemi di
diffusione che man mano si stavano presentando sul mercato; abbiamo il D.V.B. \S che vuol
dire lo standard di diffusione da satellite, il DVB\C che vuol dire lo standard di
diffusione per il cavo, e abbiamo anche il DVB\T che vuol dire lo standard della
televisione digitale terrestre. Abbiamo anche uno standard che sarà usato per il doppino.
Questi standard hanno una certa coerenza fra di loro. Ad esempio, nel caso della
diffusione da satellite, in cui nell'interno di un transponder, proprio per effetto di
quella compressione cui si è parlato, abbiamo un pacchetto di canali in luogo di un solo
canale, perché dove all'interno di un transponder stava un solo segnale analogico, oggi
siamo in grado di fare stare sette, otto segnali digitali con un vincolo: deve essere
trasmesso un pacchetto di canali tutto assieme, dentro lo stesso transponder. Questo
pacchetto di segnali deve essere trasmesso con una certa modulazione che nel caso del
satellite è la cosiddetta modulazione QAM, Quadrature Amplitude Modulation; deve essere
ricevuto e riconosciuto nell'ambito del pacchetto il canale che io desidero, ma nel caso
del satellite si può usare un tipo di modulazione che è particolarmente adatta per
questa trasmissione e che occupa una banda eventualmente più estesa di quella invece che
si può utilizzare nel cavo. In pratica, una regoletta che si può ricordare è che un
transponder satellitare ha una banda di 36 MHz, che era la banda necessaria a trasmettere
un segnale analogico in modulazione di frequenza. Oggi si riesce a far stare in un
pacchetto, ripeto, circa 32 Megabit, con diversi codici che proteggono il segnale da una
serie di disturbi che potrebbero danneggiarlo. Nel momento in cui questi 32 Megabit
viaggiano, invece, su un cavo coassiale, la banda che normalmente veniva assegnata a un
canale analogico è di 8 MHz e il tentativo, quindi, che si è fatto, è di prendere il
pacchetto del satellite e riuscire, dai 36 MHz del transponder del satellite, a introdurlo
dentro un canale da 8 MHz. Occorreva, ovviamente, aumentare il numero di livelli,
altrimenti quest'operazione sarebbe stata impossibile, e si è riusciti ad utilizzare una
tecnica di modulazione a 64 livelli, 64 QAM, che permette di introdurre la modulazione da
satellite dentro un canale a 8 MHz. Torniamo allo standard MPEG-2. Che risultati ha
ottenuto di compressione? Ulteriormente più spinti di quelli che si erano previsti. In
pratica, se prendiamo un segnale televisivo normale e pensassimo di non applicare alcun
metodo di compressione, la numerizzazione di questo segnale ci porterebbe ad una velocità
tra i 120 e i 140 Megabit al secondo. Attraverso l'MPEG-2 noi possiamo avere una velocità
per un canale di qualità ottima di 8 Megabit, oppure di 6 Megabit fino ad arrivare ad un
rapporto di compressione di 70 in quanto, ad esempio, per teledidattica, si possono avere
ottimi risultati con un 2 Megabit. Abbiamo detto che partivamo da 140 Megabit, ma si può
arrivare a 2 Megabit con ottimi risultati e quindi con un rapporto di compressione fino a
70. Se, invece, si deve vedere una partita di calcio o una scena in forte movimento,
allora, il rapporto di compressione, per avere una buona qualità, deve essere ridotto; si
può ritenere, però, che con 8 Megabit si dà una qualità di diffusione in digitale che
è equivalente al migliore PAL. Naturalmente, qual è il vantaggio del digitale? Che si
possono mettere insieme più canali occupando lo stesso spazio e lo stesso spettro che
occupava un canale analogico. Se si usa un transponder da satellite che ha una larghezza
di banda di 36 MHz, si può introdurre, attraverso la modulazione più adatta per il
satellite che è il QPSK, fino a 32 Megabit di informazione. A questi 32 Megabit al
secondo di informazione con i numeri che prima ho citato, possono corrispondere o quattro
canali di alta qualità o addirittura, al limite estremo, 16 canali a 2 Megabit di
qualità inferiore. Normalmente, un complesso di canali è un mix di canali un po'
difficili da comprimere e canali un po' meno difficili, per cui si può dire che con le
tecniche moderne si è in grado di mettere insieme tra gli 8 ai 9 canali dove prima
esisteva soltanto un canale. Fra l'altro si è anche sviluppata recentemente una tecnica,
la cosiddetta multiplazione statistica, per la quale, quando si mettono insieme questi
canali, in realtà se ne misura, in un certo senso, il grado di velocità di movimento
degli oggetti e si assegnano statisticamente velocità diverse a seconda delle necessità.
Tornando all'esempio della partita di calcio: quando si fischia un fallo, la partita si
arresta; in questo caso il programma non richiede sicuramente gli 8 Megabit a cui prima
avevamo accennato, ma può benissimo scendere a una velocità molto inferiore. In quello
stesso momento, a un altro programma può essere data una maggiore velocità. Abbiamo,
dunque, introdotto un concetto molto diverso da quello analogico: i canali non hanno tutti
necessariamente la stessa qualità, ma si possono dare velocità diverse, e abbiamo
introdotto un secondo concetto per il quale è necessario, per ottimizzare meglio i
sistemi diffusivi, formare un pacchetto, un package, che è l'insieme di un certo numero
di canali. Naturalmente, nel mettere insieme i canali, si possono aggiungere altri tipi di
informazione nello stesso pacchetto di informazioni, come i giochi elettronici. Il
pacchetto ha anche un aspetto svantaggioso, perché si è costretti ad avere un luogo
fisico in cui si deve formare e si deve mandare con un uplink da satellite, attraverso un
transponder affinché sia in grado di essere diffuso. Recentissimamente, però, sono stati
introdotti dei metodi, che si chiamano Skyplex, in cui la formazione di questo pacchetto
viene fatta, in realtà, all'interno del satellite, per cui una stazione televisiva, anche
piccola e isolata, attraverso un uplink di dimensioni modeste, può direttamente andare ad
accedere al pacchetto e poi essere ricevuta a terra.
Domanda 5
Quali sono, allora, le diverse possibilità che oggi esistono di diffusione di sistemi
televisivi o, eventualmente, di sistemi Internet da satellite, di sistemi radiofonici e
così via?
Risposta
Partiamo innanzitutto dal satellite. Il satellite è caratterizzato da standard di
trasmissioni ben precisi; forse è il metodo oggi più usato per le nuove televisioni
tematiche perché nel momento in cui abbiamo aumentato enormemente il numero di canali
anche l'offerta di tipo televisivo è cambiata sostanzialmente. Non è necessario più
fare un canale generalista come le televisioni terrestri con molti generi ma è possibile
associare diversi canali tematici in un unico pacchetto; l'utente può selezionare il
canale che lui preferisce. Naturalmente, anche i metodi di produzione debbono essere tali
che il costo di ciascun canale tematico sia notevolmente inferiore al costo di un canale
generalista. Una regola molto semplice potrebbe essere che un pacchetto di canali tematici
debba costare quanto un intero canale generalista. Sul satellite, la larghezza di banda di
un transponder è 36 MHz, il pacchetto di informazione che si invia, normalmente, è
intorno a 32 Megabit e possiamo dire che abbiamo quasi un ordine di grandezza in più di
canali da trasmettere. Se pensiamo che i satelliti in orbita o già annunciati sono un
numero abbastanza elevato, solo guardando i satelliti del gruppo 'Eutelsat' e quelli del
consorzio 'Astra', noi possiamo considerare che nel 2000 si avrà, potenzialmente, la
capacità di ricevere dai 1000 ai 2000 canali tematici. E' una quantità spaventosa che
soprattutto dovrà essere riempita di buoni contenuti, e anche se non è un problema
tecnico è di fondamentale importanza. Nel caso del cavo le limitazioni sono ancora minori
perché il numero di canali trasmittibili nel cavo è estremamente elevato, anche perché
ogni pacchetto occupa solo una banda di 8 MHz; possiamo dire che un cavo è in grado di
trasmettere 200 slot a 8 MHz o anche di più, per cui il numero di canali diventa, anche
in questo caso, superiore ai 2000. Ci sono però altri metodi di cui vale la pena parlare:
uno è il metodo della diffusione terrestre. Si tratta di un metodo in cui la difficoltà
di diffusione nasce dal fatto che in una situazione come quella italiana si ha difficoltà
a liberare delle frequenze che permettano l'inizio di un circolo virtuoso in cui si
comincia a trasmettere in digitale magari al posto di uno, quattro, cinque canali.
Evidentemente, bisogna tenere conto della coesistenza tra i vecchi televisori analogici e
nuovi televisori digitali. Esistono degli altri sistemi ancora, come la televisione
cellulare. La televisione cellulare è un sistema estremamente interessante in quanto, pur
operando a microonde, a frequenze altissime, 40 GHz, ha la capacità a tutti gli effetti
di equivalere ad una cablatura che, come sappiamo, è piuttosto costosa. In città piccole
o particolarmente distribuite, con edifici piccoli, potrebbe essere estremamente
interessante l'impiego di questa televisione cellulare che, pur essendo un sistema
fortemente direttivo, è comunque di broadcasting; ha frequenze molto alte, che vengono
ricevute da sistemi che assomigliano molto a quelli delle antenne paraboliche, tranne che
in luogo di un'antenna parabolica si ha una trombetta delle dimensioni circa di 10
centimetri, quindi estremamente piccole e anche poco disturbante dal punto di vista
ambientale. Il segnale ricevuto viene successivamente convertito da 40 GHz a 12 GHz e
tutto il resto rimane l'impianto di tipo satellitare. Debbo, anche in questo caso,
introdurre nuovamente un discorso che riguarda i contenuti: una distribuzione di questo
tipo non avrebbe un particolare senso se io interconnettessi il mio sistema di televisione
cellulare con un satellite, perché tanto varrebbe ricevere direttamente dal satellite.
Questo sistema ha, invece, una particolare importanza se io prendo un sistema in parte da
satellite, lo combino con canali di tipo locali o con informazioni di canali locali e do
anche la possibilità, nel mio sistema, di avere delle vie di ritorno che arrivano ad un
centro di servizio di natura locale. Questo processo riguarda, appunto, la televisione
cellulare, che normalmente combina programmi di valenza nazionale con programmi, invece,
di valenza locale.
Domanda 6
E come funziona la televisione cellulare?
Risposta
La televisione cellulare si divide a seconda della gamma di frequenza usata in due grandi
bande: sotto i 10 GHz e sopra i 10 GHz. Sotto i 10 GHz come sistemistica di modulazione
usa quella del cavo: il pacchetto di informazione dei canali tematici deve stare entro 8
MHz; sopra i 10 GHz, invece, impiega quella relativa al satellite. C'è più spazio
disponibile e, quindi, si ha la possibilità di mettere un pacchetto di canali in uno
spazio di 36 MHz. Abbiamo un altro sistema, molto di moda in questo momento in Italia, che
è il sistema che viaggia sul doppino di abbonato e che prende il nome di ADSL, Asymmetric
Digital Subscriber Loop. E' un sistema noto in questo momento perché quando Telecom ha
deciso di interrompere il piano di cablaggio Socrate, ha affermato: "La tecnologia è
matura per un sistema di distribuzione della televisione su doppino". In realtà
questo sistema è nato alcuni anni fa, ed è estremamente promettente; esso impiega lo
stesso tipo di modulazione OFDM usato dalla televisione digitale terrestre e riesce a far
trasmettere per mezzo di un doppino - nato storicamente nel 1800 per trasmettere una
telefonata- un intero canale televisivo di circa 6 Megabit. Poiché il canale televisivo
al massimo ne può arrivare uno alla volta, ovviamente, la sistemistica che è dietro
l'ADSL è sostanzialmente diversa dalla sistemistica di un cablaggio. Nel caso di un
cablaggio il sistema, se vogliamo, assomiglia molto a quello del satellite: si riceve a
casa su un cavo, proprio nell'apparecchio, tutti i possibili canali trasmessi e ci si
sintonizza su quello che si desidera. Nel caso, invece, dell'ADSL è essenziale che si
abbia un comando che va verso la centrale; nella centrale si ha una specie di commutazione
analoga a quella usata per la telefonia che fa la selezione di quello che si desidera.
Naturalmente, il doppino deve essere integrato con due scatole di alta tecnologia ma di
costo ormai abbastanza ridotto: una lato centrale e l'altra lato utente, le quali
permettono di estendere la sua capacità di trasmissione fino a potere trasmettere un
canale televisivo. Si tratta di un sistema molto bello, molto avanzato, straordinario
anche dal punto di vista tecnico, e va considerato, però, un sistema di transizione,
anche se potrà durare 10-15 anni. Il punto di arrivo finale verso l'utente sarà la fibra
che porterà non più bande limitate, ma una banda amplissima nei due sensi che renderà
possibile, per esempio, videoconferenze standosene a casa. Questi sono i metodi di
diffusione: siamo partiti dal satellite, abbiamo illustrato tutti i metodi in cavo, a cui
mi sembra giusto, per completare, aggiungere la diffusione terrestre, sempre di tipo
numerico, che completa il quadro di tutte le possibili forme di diffusione, almeno allo
stato attuale della tecnica.
Domanda 7
Quali sono, allora, le caratteristiche della diffusione terrestre del segnale numerico?
Risposta
Il metodo più classico e tradizionale è la diffusione digitale terrestre, via
broadcasting terrestre, che è stata anch'essa analizzata e standardizzata attraverso un
sistema di modulazione che, guarda caso, è ancora una modulazione OFDM come l'ADSL. E'
una modulazione particolarmente robusta alle riflessioni e alle interferenze e quindi è
indicata, in particolare, per ricezioni anche di televisioni da oggetti in movimento,
sopra un pullman ad esempio, o per televisioni portatili. La televisione digitale
terrestre, tuttavia, in futuro sostituirà totalmente l'attuale televisione analogica
terrestre. Anche se passiamo dal campo televisivo al campo radiofonico, sembra essenziale
citare un sistema moderno che, fra l'altro, la RAI sta installando sperando di raggiungere
il 60% della copertura alla fine di quest'anno; si tratta del sistema radiofonico DAB, che
vuol dire Digital Audio Broadcasting. E' un sistema in cui, oltre ad ottenere le qualità
di un Compact Disc, si hanno delle prestazioni ausiliarie che ne fanno il primo vero
sistema multimediale che andrà in servizio. Infatti il DAB è formato in questa maniera:
in primo luogo non usa la normale banda radiofonica ma usa una banda televisiva
nell'ambito del VHF, suddivisa in quattro sottobande. Ognuna di queste quattro sottobande,
che si chiamano "blocchi" e che sono circa 1,5 MHz, è in grado di avere 2
Megabit di informazioni; 2 Megabit di informazioni sono sufficienti a trasmettere 6 canali
stereofonici di alta qualità; se in luogo dei 6 canali stereofonici di alta qualità, ad
esempio, si vogliono trasmettere 3 canali radiofonici più qualcosa di multimediale a
banda larga, si può combinare nel pacchetto questo particolare tipo di trasmissione. Ad
esempio, si possono benissimo combinare insieme al suono di alta qualità immagini ferme o
immagini in movimento. Il DAB è stato anch'esso standardizzato, usa ancora questa
straordinaria modulazione OFDM resistente alle interferenze, alle riflessioni ed è quindi
particolarmente adatto per l'utenza mobile. Naturalmente, perché possa avere successo
debbono uscire - avverrà fra pochi mesi - delle radio con tutte le prestazioni radio da
automobili, ma con incorporata, oltre la modulazione di frequenza, anche il sistema DAB.
Si pensa che entro la fine dell'anno si possano avere con un prezzo di poco superiore alla
categoria delle autoradio di qualità elevata che attualmente sono disponibili in
commercio.
Domanda 8
Ma come arriva il segnale digitale nelle nostre case?
Risposta
Si è parlato di codifica del segnale televisivo, si è parlato di come diffondere questo
segnale televisivo attraverso i diversi mezzi; a questo punto, è necessario spiegare come
questo segnale sia ricevuto a casa dell'utente. Per molti anni il segnale digitale verrà
ricevuto attraverso degli apparati di costo sempre più limitato e sempre più piccoli che
verranno posti sopra il normale e tradizionale televisore. Credo che proprio per tale
ragione questi apparati abbiano assunto il nome di "Set top box", di scatola
sopra il set televisivo. Questi set top box, o 'decoder', sono quelli che hanno la
funzione di interpretare i segnali digitali e di farli capire al vecchio televisore
analogico. Certamente, tempo qualche anno, i televisori di moderna generazione avranno, al
loro interno, totalmente, anche le funzioni di decodifica dei segnali digitali; esistono,
però, diverse varianti da tenere in considerazione: c'è la variante per il satellite,
c'è la variante per il cavo, c'è la variante per ADSL, c'è la variante da televisione
cellulare. Tutti questi diversi ricevitori che una volta avrebbero spaventato un
costruttore di televisori, certamente in un futuro prossimo saranno degli strumenti ad
alta integrazione e il loro costo sarà limitato; è presumibile che un televisore del
futuro permetta tutte queste possibili varianti in modo che diventi la vera macchina
attraverso cui si potrà ricevere da tutto il mondo e in tutti i modi possibili. Quali
sono le funzioni del decoder? Sono essenzialmente due: il cuore del decoder è costituito
dalla funzione di decodifica dei segnali televisivi attraverso un processo inverso di
quello che era l'MPEG-2. l'MPEG-2 è il processo di codifica; naturalmente esiste anche la
catena di decodifica nello standard MPEG-2 e abbiamo detto che nello standard MPEG-2 si
può avere un decoder fisso, mentre ulteriori progressi possono avvenire nei codificatori
che migliorano le immagini ricevute e che permettono alle aziende che hanno inventiva di
potere anche sfruttare brevetti nuovi. Un'altra parte importante di questo cuore è
costituita dai cosiddetti sistemi di decriptaggio. Se il decoder nelle televisioni
tematiche è usato essenzialmente per la televisione a pagamento, bisogna che ci sia anche
un sistema che sia in grado di interpretare e decriptare i segnali che alla fonte sono
stati criptati per impedire la pirateria e per creare, ovviamente, una televisione a
pagamento. Ancora una sezione importante del decoder è la sezione che differenzia le
macchine, ma che in futuro potranno essere tutte introdotte nello stesso tipo di apparato,
che è il mezzo da cui io ricevo. Se ricevo da satellite, ho un decoder da satellite in
cui c'è una sezione di ricezione che si occupa dell'elaborazione del segnale per estrarre
dalla modulazione che ho usato il pacchetto digitale che deve essere decodificato. Se,
invece, ricevo dal cavo, ho un decoder da cavo, se ricevo da ADSL, ho un decoder da ADSL.
Questo complesso di funzioni è legato anche ai sistemi di criptaggio che vengono
impiegati, i quali si dividono in due grandi categorie. La prima comprende i sistemi,
chiamiamoli così, di tipo "proprietario", in cui il Service Provider tenta di
difendere l'intera catena del valore di tutto il sistema; quindi, nel momento in cui voi
comprate un decoder siete legati al fornitore che vi fornisce anche determinati tipi di
programmi. Esiste, poi, il decoder comprabile in un qualunque negozio, aperto a diversi
possibili Service Provider, che è caratterizzato da una semplice piastrina che uno può
infilare nel proprio set top box. In realtà, i decoder sono normalmente usati con una
piastrina che si infila nel set top box attraverso il cosiddetto connettore, o interfaccia
PCMCIA, la stessa interfaccia che si usa in un computer quando si introduce un modulatore.
Attraverso questa stessa interfaccia io posso, nel mio decoder, introdurre quella
piastrina che caratterizza il tipo di criptaggio che quel particolare Service Provider
impiega. Se sono scontento di quel Service Provider, estraggo la cartolina, gliela
restituisco, e vado da un altro Service Provider che mi darà un'altra piastrina che
caratterizza proprio il suo metodo di criptaggio. Esiste anche la carta intelligente, la
Smart Card, dalle dimensioni identiche ad una carta di credito, che si introduce in
un'altra fessura e che invece caratterizza il profilo di servizio che si richiede a quel
particolare Service Provider. Se, ad esempio, voglio un pacchetto specifico di canali
tematici, che in genere si dicono Basic - c'è il Basic 1, il Basic 2 e così via di
seguito - posso usare la carta intelligente che raccoglie tutte le informazioni sui
canali. Il decoder è un "Gate" fondamentale per il sistema non solo televisivo
ma anche per il sistema delle telecomunicazioni. L'evoluzione dei sistemi sta andando
verso l'uso sempre più massiccio di forme multimediali di comunicazione, intendendo per
multimediali il trasferimento di informazioni caratterizzate da una combinazione di testi,
immagini fisse, immagini in movimento, grafici, da diverse forme espressive con le quali
riesco a esprimere al meglio il contenuto informativo del mio messaggio. Se questa è la
definizione di multimedialità, si ha bisogno di sistemi diffusivi che siano in grado di
trasmettere tutte queste informazioni. Nel passato esistevano reti un po' differenziate;
oggi, poiché tutti questi segnali sono numerizzati, digitalizzati, l'elemento comune che
unifica anche i ricevitori e i metodi di trasmissione è il bit. I bit sono,
evidentemente, alcuni relativi all'immagine televisiva, molto meno relativi a un sonoro,
pochi relativi a una scrittura; tuttavia, sono sempre bit e questo è stato l'elemento
vero e unificante di tutto il sistema.
Domanda 9
Che cosa significa, allora, multimedialità?
Risposta
Attraverso un decoder non solo può passare una semplice immagine televisiva ma può
passare, in realtà, tutto il complesso di informazioni che caratterizzano la
multimedialità. In realtà, una delle forme che maggiormente caratterizza la
multimedialità, anche con i limiti attuali, è Internet. Esso è un sistema che ha avuto
successo mondiale in quanto è caratterizzato dalla possibilità di mandare, attraverso la
linea telefonica, una richiesta e di ricevere sulla stessa linea telefonica un messaggio
multimediale interattivo, in quanto è stato richiesto dall'utente, ed è personalizzato.
Attraverso Internet si accede a un database; questo database risponde ma in quel momento
il messaggio viene indirizzato soltanto all'utente che lo ha richiesto. Questa
possibilità di multimedialità interattiva personalizzata sarà il mercato del futuro.
Nell'ambito di un decoder si ha, quindi, la possibilità di avere un vero e proprio
sistema operativo che governa il sistema, il quale è aperto alla gestione non solo di
segnali di tipo televisivo e non solo del sistema di criptaggio, ma è aperto anche alla
possibilità di gestire la ricezione di Internet. In questo caso il televisore diventa, o
meglio - il decoder - diventa il "Gate" attraverso il quale a casa dell'utente
può entrare della multimedialità. Il decoder è uno strumento che supera l'aspetto
puramente televisivo per diventare quello che viene detto il "Gate keeper" della
futura multimedialità domestica. Per fare questo, in realtà, occorre però che lo
schermo televisivo abbia lo stesso grado di definizione di uno schermo da computer. Questo
processamento, affinché lo schermo televisivo che intrinsecamente non avrebbe quel grado
di definizione possa raggiungere le stesse prestazioni del video di un computer, si ha
attraverso una tecnologia chiamata "Web TV". "Web TV" era il nome
anche di una società comprata dalla Microsoft.
Domanda 10
Parliamo di Internet e TV: come si trasformerà il mezzo televisivo?
Risposta
Combinando i concetti di Web TV, di possibilità di mandare informazioni di tipo Internet
oltre a quelle televisive, si ha un sistema in grado di fornire una serie di servizi
multimediali interattivi di tipo domestico. Si verificò, negli anni passati, tra i
fabbricanti di televisori e quelli di computer una diatriba. Il televisore evolveva sempre
di più verso funzioni da computer, e veniva chiamato "Teleputer", i fabbricanti
di PC che vedevano sempre di più evolvere il computer verso sistemi di televisione lo
chiamavano "Compuvision". In realtà, nel futuro, questo strumento sarà
sicuramente la fusione tra il Teleputer e il Compuvision, con caratteristiche di
interfaccia uomo-macchine sostanzialmente differenti: il Teleputer sarà essenzialmente un
sistema a grande schermo, quindi da multimedialità domestica. Nella casa del futuro avrà
anche prestazioni da computer ma sarà soprattutto curato nel surrounding, in tutta la
parte sonora, in modo da avere un sistema di alta qualità di Home Theatre. Viceversa,
nell'applicazione da ufficio, da tavolo di lavoro, anche nell'ambito domestico, il
Compuvision sarà un sistema sempre a schermo limitato, abbastanza piccolo, molto facile
da accedere come interfaccia uomo-macchina, ma più limitato, o più orientato ai sistemi
d'ingresso attuali tipo computer a finestre.
Domanda 11
Possiamo approfondire la questione del fenomeno di convergenza?
Risposta
Oggi si parla molto di convergenza ma bisognerebbe sempre specificare di che tipo di
convergenza si tratta. La prima è la convergenza tecnologica tra informatica e
telecomunicazioni; la seconda è la convergenza delle infrastrutture, ossia dei mezzi
trasmissivi: il mezzo trasmissivo che prima era adatto solo per la televisione o la
telefonia, oggi, dovendo trasportare dei bit, è adatto a trasmettere tutti i tipi
d'informazione; un'altra convergenza, forse è la più importante di tutte, è quella dei
business che aprono mercati di dimensione nuova. Esiste anche una convergenza dei media,
nel senso che non è più vero, come nel passato, che la radio sia un mezzo totalmente
diverso dalla televisione. Abbiamo visto il DAB che è, fondamentalmente, in grado di
trasmettere anche facilmente delle immagini ferme e in leggero movimento; si tratta,
quindi, di una convergenza di forme espressive che tenderanno ad essere meno differenziate
di quanto lo siano state nel passato. Con il termine 'convergenza', dunque, si intende
questo grandioso fenomeno che è l'insieme di tutte queste diverse forme di comunicazione.
Se questo significato di convergenza lo assimiliamo al mercato, possiamo distinguere
quattro settori fondamentali di esso: il settore dei computer, ossia dell'informatica, il
settore delle telecomunicazioni, il settore dei contenuti o dei 'content' e il settore del
'consumer', ovvero degli apparati domestici a costi particolarmente bassi. Questa
convergenza si chiama delle "4 C", ed è caratterizzata da un immenso mercato
che viene valutato in 3000 miliardi di dollari statunitensi nel 2010. Da studi statistici
si è rilevata la prospettiva di un mercato di dimensioni gigantesche; in questo mercato
è rintracciabile il settore della multimedialità interattiva di tipo personalizzato o,
se si vuole, della multimedialità online. Infatti, noi continueremo ad avere un mercato
puro delle telecomunicazioni, un mercato puro dei contenuti, un mercato puro del consumer,
un mercato del computer; ma i mercati più interessanti si hanno nelle intersezioni: se
mettiamo insieme il consumer e le telecomunicazioni o le comunicazioni, abbiamo il mercato
attuale dei broadcaster; se uniamo il mercato del computer con quello dei content abbiamo
il mercato attuale dei CD ROM, ovvero della multimedialità off-line. Il mercato di gran
lunga più interessante è quello che combinerà computer, comunicazioni e contenuti: il
mercato della multimedialità online, tipo Internet, con sistemi a banda larga che
permettono anche di trasmettere televisione oltre che messaggi di natura scritta o
immagini. Questo immenso mercato si svilupperà all'incrocio di tutte queste 'C' che
abbiamo elencato ed è essenzialmente caratterizzato dalla multimedialità di tipo
personalizzato.
Domanda 12
A questo proposito, può parlarci dell'interattività?
Risposta
L'interattività può essere di tipo simmetrico o asimmetrico. Se io ho necessità di
richiedere un film, quello che si chiama "video on demand", posso mandare
l'informazione anche su linea telefonica, perché è un'informazione a bassa velocità; in
realtà è solo il titolo del film. Quando questa informazione arriva a un centro di
servizio, quest'ultimo riesce, dall'invio di pochi bit, a riconoscere il mio desiderio e
mi manda in senso contrario il film. Il film può durare due ore, va a velocità molto
alta e occupa una porzione di spettro, di risorse, molto importante. Questo tipo di
interattività che alcuni chiamano debole, io preferisco chiamarla assimmetrica perché se
voglio il video on demand il servizio è completo. Per questo tipo d'interattività
occorrono, quindi, velocità molto differenti nei due sensi. Anche un satellite, quindi,
può realizzare un tipo di interattività assimmetrica, però sembrerebbe assurdo che una
frequenza da satellite in grado di coprire tutta l'Europa, la si usi in senso
personalizzato, per un solo utente. Se dal punto di vista tecnico l'interattività sarebbe
possibile, dal punto di vista pratico ed economico sicuramente non viene effettuata.
Diverso è il caso di un cavo, in cui non si sprecano risorse di uso generalizzato e si
può avere a casa un'interattività di tipo personalizzato; ecco perché un punto di
arrivo fra vent'anni sarà sicuramente quello di avere un sistema in cavo, per di più
simmetrico come la fibra ottica, che permette, da un lato, di avere tutte le forme di
multimedialità possibili online, ma nello stesso tempo di non ingombrare risorse dello
spettro che andranno sempre di più verso i servizi mobili. In questo scenario così
complesso sono state dette diverse cose; probabilmente, alcune molto affrettate, quale
può essere la strategia e la politica della RAI: se pensiamo all'incrocio dei due mercati
- contenuti e comunicazioni - che danno luogo al broadcasting e pensiamo invece
all'incrocio più generale dei mercati, compreso il computer, compreso il consumer che
abbiamo denominato multimedialità online, per la RAI si pone il problema di come
spostarsi dall'attuale fornitura di servizi o canali generalizzati, canali generalisti da
servizio pubblico ad una zona, invece, che è più ampia, più ricca, in cui sono comprese
tutte le altre forme di diffusione, quali le televisioni a pagamento, quale la
multimedialità interattiva. Ormai la televisione è già presente in tutte le famiglie, e
se non si affronta per il futuro anche la possibilità di potere fornire servizi
multimediali di tipo interattivo, la RAI come sta percorrendo questo cammino? Si è
interessata molto di televisione da satellite, offrendo anche l'accesso di tre nuovi tipi
di canali satellitari-free; tuttavia, nel prossimo futuro l'azienda affronterà anche il
tema della televisione a pagamento, che è un settore in rapida espansione e attraverso il
quale può arrivare anche la multimedialità domestica. La RAI, ancora, si è interessata
molto dal punto di vista della sperimentazione di televisione cellulare in quanto è un
mezzo interessante; anche come accesso a banda larga verso l'utente si è interessata del
problema Internet, ristrutturando totalmente il proprio sito e dando dei servizi a
particolare valore aggiunto, alcuni dei quali, addirittura, vengono concepiti
contemporaneamente al canale televisivo come RAIsat 1 e RAIsat 2 e RAIsat 3: essi hanno i
corrispondenti canali Internet concepiti con un'unica regia. I canali con particolare
valore aggiunto, fra l'altro, la RAI li offre in tecnologia push, ovvero attraverso una
tecnologia in cui invece di aspettare i lunghi tempi di Internet, mentre la persona è
fuori, essi possono essere caricati automaticamente dal computer: uno arriva a casa e
secondo le sue scelte ha trovato caricato quello che desiderava. Un altro grande campo di
sviluppo della multimedialità è il Digital Audio Broadgasting o DAB che, come è stato
accennato, è più di un sistema di tipo radiofonico, il primo, vero, sistema multimediale
di tipo diffusivo per arrivare alla forma più avanzata di multimedialità. La RAI, oggi,
ha un grande progetto in corso: quello della gestione degli archivi numerici. La RAI,
dunque, possiede un grandissimo patrimonio, che consiste in quattrocentomila ore di
televisione, quattrocentomila ore e forse più di radio e occorre organizzarla al meglio
affinché sia fruibile sia dai ricercatori, sia all'interno del sistema RAI per fare
produzioni nuove, ma anche per poter avere la possibilità di offrire dei servizi
all'esterno, eventualmente anche a pagamento. Il progetto è articolato in diversi
sotto-progetti che contemplano la revisione completa dei metodi di indirizzo per gli
archivi, in modo da avere una larga possibilità di chiavi di accesso che riguardano,
soprattutto, la creazione di un vero e proprio catalogo multimediale che può anche
viaggiare su Internet. Questo catalogo porta un'enorme quantità di informazioni
relativamente ad un programma, riporta tutti i testi scritti e l'audio del programma in
forma particolarmente compressa. Nel caso televisivo, riporta anche dei francobolli di
cambio immagini che danno l'immediata sensazione del tipo di programma a cui io mi debbo
riferire, riporta i cosiddetti time code, e si è quindi in grado di determinare
automaticamente qual è l'intervallo di programma. Un altro sottoprogetto è la cosiddetta
'teca fast'; a velocità facilmente gestibili e facilmente distribuibili si può accedere
a vedere il pezzo televisivo desiderato ad una velocità di cinque o sei megabit. Questo
può essere interessante per un ricercatore e nell'ambito dei vari centri produttivi della
RAI distribuiti sul territorio. Si può pensare, con molta probabilità, che per le news
per le quali è molto più importante la rapidità di quanto non lo sia la qualità
ottimale delle immagini, che attraverso questo sistema si possa riuscire, in un centro di
produzione, a fare dei nuovi montaggi con riferimento a database non di tipo locale. C'è,
inoltre, una teca master di alta qualità, sempre numerizzata, attraverso la quale si
possono realizzare dei montaggi e delle produzioni di alta qualità; in questo caso o si
aspetta un tempo differito per trasmettere l'informazione ad alta velocità o si fa una
prenotazione e poi, nel luogo in cui è il database, si opera il montaggio del pezzo
desiderato in alta qualità. Gli ultimi due sistemi che vorrei citare che fanno parte di
questo grandioso progetto sono la possibilità di avere un Intranet da satellite che
realizza questi trasferimenti del catalogo multimediale a tempi molto brevi senza
aspettare dei noiosi secondi dovuti alla strozzatura della rete su cui oggi viaggia
Internet. Questo servizio sarà disponibile entro pochi mesi: una Intranet che permetta in
tempi molto veloci di individuare il particolare compreso nel catalogo multimediale.
Successivamente all'individuazione del particolare pezzo di interesse, si può attivare
l'invio - via satellite - del pezzo desiderato. Si tratta di un servizio interno al mondo
RAI o esteso a pochi enti: grandi mediateche, grandi biblioteche con la quale la RAI abbia
degli accordi ben precisi. Un ultimissimo progetto molto importante è quello della
'security': occorre proteggere i database Rai da accessi e virus indesiderati e nello
stesso tempo si hanno sistemi di riconoscimento della fonte di informazione; questa
security agisce come una specie di filigrana che non riesce a vedersi sulle immagini, ma
che imprime il database che ha inviato l'informazione; oltre al nome RAI il data base ha
inviato quell'informazione e, nelle macchine terminali presso alcuni utenti o presso i
centri di produzione, imprime una specie di marchio di riconoscimento. Se si hanno
duplicazioni indesiderate si ha la certezza di riconoscere la fonte di provenienza e la
fonte dove realmente è stata estratta questo tipo di informazione. La RAI, insomma, si
proietta verso il futuro, andando incontro anche a delle grandi sfide.
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