INTERVISTA:
Domanda 1
Quali sono i programmi televisivi che hanno avuto maggior successo negli ultimi dieci
anni?
Risposta
Auditel esiste da dieci anni, e quindi si può fare una classifica del decennale; la
classifica del decennale vede il calcio dominare, in assoluto, su tutti gli altri
programmi televisivi. Poi, nel calcio, le partite della nazionale, e fra le partite della
nazionale quelle, ovviamente, legate ai mondiali o alle qualificazioni per i mondiali. In
testa, il programma più visto in assoluto in questi dieci anni trasmesso dalla
televisione è stata Italia-Argentina, la partita del 3 luglio del '90. Il calcio fa da
padrone; in realtà non è un programma televisivo, tuttavia fa parte di quei media-event,
di quegli eventi che i media riportano che hanno la capacità di aggregare il grande
pubblico. Nei primi trenta programmi abbiamo una stragrande maggioranza di partite di
calcio; poi, alcune puntate del Festival di Sanremo ed una puntata di uno sceneggiato
famosissimo che tutti ricorderete: "La piovra".
Domanda 2
Per quanto riguarda le percentuali?
Risposta
Ripartendo tutti i programmi che anno per anno, in questi dieci anni, sono stati nella
classifica dei primi quindici, abbiamo il calcio che continua a dominare: di questi 150
programmi che sono stati nella top 15 dal 1987 al 1996 (altre le vediamo nascere il 7
dicembre dell'86) il 43% sono sport (il calcio, appunto: le partite sia della nazionale
sia delle finali di coppa del Napoli, del Milan, della Juventus). Poi, il 20%, più che
una tipologia è un singolo programma, un singolo evento che è rappresentato dal Festival
di Sanremo, l'unico programma ad essere presente tutti gli anni nella top 15. Un 13% è di
varietà ed è soprattutto "Fantastico" e "Scommettiamo che"; più
recentemente, negli ultimi due anni, "Carramba". I film sono al 13% e gli
sceneggiati al 7%, tra cui ricordiamo "La piovra", "Mino" e "Il
maresciallo Rocca" che è il più recente.
Domanda 3
Si può fare un discorso per tipologie?
Risposta
Precisiamo meglio il discorso dei programmi sui singoli generi di programma: per quanto
riguarda il calcio, abbiamo visto, c'è la partita Italia-Argentina del campionato
mondiale del '90; per i programmi musicali in genere c'è, ovviamente, il festival di
Sanremo: per lo sceneggiato, spicca "La piovra", e, più esattamente, la sesta
puntata de "La piovra 4" che andava in onda nell'89; per il varietà c'è
"Fantastico 7", esattamente quello del 6 gennaio dell'87 che di solito è una
delle puntate più viste del varietà del sabato sera, perché è quella in cui si
distribuiscono i milioni della lotteria di capodanno. Il film più visto è "Il nome
della rosa", tratto dal romanzo di Umberto Eco, con Sean Connery. Il programma di
intrattenimento più visto è un indimenticabile "Portobello" condotto da Enzo
Tortora, del 20 febbraio 1987. Il programma giornalistico più visto, esclusi i
telegiornali, è una puntata de "Il fatto" di Enzo Biagi del '95. Il telefilm
più visto, (c'è un solo telefilm, un solo titolo con 2-3 puntate) ed è "I segreti
di Twin Peaks", un telefilm trasmesso da Canale 5 nel '91 che ha avuto un grande
successo ed è l'unico fra i telefilm entrato in classifica. Come rubrica sportiva c'è
"90° Minuto", e come programma di satira c'è uno show di Beppe Grillo. Poi,
invece, come programma di satira breve c'è "Striscia la notizia" in classifica.
Fra i telegiornali ci sono due curiosità: per quanto riguarda l'edizione regolare abbiamo
il TG1 della sera del 7 febbraio '87, cioè quella legata al Festival di Sanremo, ovvero,
l'attesa per la serata del Festival di Sanremo; considerando, invece, tutte le edizioni,
abbiamo sempre un TG1, ma delle 23.00, ed è un TG collocato fra il primo ed il secondo
tempo della partita di calcio Italia-Bulgaria. Molte di queste trasmissioni
giornalistiche, come, per esempio, "Il fatto" di Enzo Biagi, hanno le loro punte
maggiori di ascolto proprio quando sono collegate, pur non andando in onda tutti i giorni,
al Festival di Sanremo o ad una partita della nazionale; quindi, vengono trainati da
questi grandi eventi pur avendo, poi, normalmente un'audience maggiore. Questa è una
caratteristica dell'evento media: somma al pubblico tradizionale e normale della
televisione un pubblico speciale che è quello che si collega, quello che accende il
televisore apposta per seguire un evento particolare.
Domanda 4
Da questi dati abbiamo visto che i programmi più visti sono soprattutto il calcio, i
varietà ed alcuni sceneggiati. Eppure, da una recente indagine Demoskopea risulta che gli
italiani vorrebbero vedere per il 50% programmi culturali. Come mai? C'è una discrepanza?
Risposta
C'è una discrepanza dovuta alla metodologia di indagine. Auditel non è un questionario,
ma misura il tempo veramente speso dalle persone davanti alla televisione, non misura che
cosa che cosa vorrebbero guardare. Invece, da queste indagini come quelle della Demoskopea
in cui chiedono alla gente che cosa vorrebbero guardare, i risultati sono spesso
contraddittori rispetto a quello che poi la gente fa sul serio. In realtà il pubblico
tende, o tendiamo, di fare bella figura con l'intervistatore, per cui dire che si vuole
guardare un programma culturale anziché un programma di spogliarello fa più
"chic", e ci toglie da un imbarazzo nei confronti di chi ci sta intervistando.
E' ovvio che si dice che si vogliono vedere i programmi culturali, ma è assolutamente
falso. Se la televisione mandasse in onda programmi culturali il suo ascolto crollerebbe
inevitabilmente, ed è abbastanza grave che sia stato diffuso così acriticamente questo
tipo di dato senza capire e senza comunicare come mai c'era un risultato diverso; in
queste ricerche, il risultato si è fatto passare come parola di veritas, senza spiegare
quali sono le metodiche del pubblico e gli atteggiamenti che poi il pubblico mette in atto
automaticamente.
Domanda 5
Sempre secondo questa indagine pare che negli ultimi 2-3 anni ci sia una diminuzione delle
ore spese davanti alla televisione.
Risposta
Sì, si guarda meno televisione, ma solo da parte di alcuni target, di alcune tipologie di
persone. I laureati o i bambini stanno guardando meno televisione adesso di quanto non
facessero 5-6 anni fa; quindi, si sta assistendo ad una diminuzione del tempo televisivo
da parte di alcuni target più evoluti, le classi socioeconomiche più ricche e coloro che
possiedono un livello di istruzione più elevato. E' un processo che probabilmente
continuerà su queste classi di reddito e su questi livelli di istruzione, e continuerà
proprio per l'introduzione anche dei nuovi media, delle nuove tecnologie di cui con
MediaMente si occupa.
Domanda 6
Adesso si parla molto del lancio del satellite Hotbird 2, del fatto che ci sarà una nuova
offerta di canali che aumenteranno. Una gran parte del calcio verrà offerta tramite Pay
TV. Come cambierà il panorama della televisione?
Risposta
In generale, l'idea dell'offerta di calcio e, comunque, l'esistenza delle televisioni a
pagamento diminuirà l'audience delle televisioni generaliste; quindi, si verificherà una
diversa distribuzione del pubblico all'interno dei diversi mezzi. La televisione
generalista, apparentemente gratuita, pagata dalla pubblicità, sarà seguita da classi
sociali di livello più basso che non da coloro che potranno permettersi la televisione a
pagamento. E', forse, la fine della democrazia televisiva. Il pubblico si comincia a
separare per élite, per target o anche per nicchie socio-professionali o di interessi
culturali. Bisogna aggiungere che questo processo non è automatico, ma occorre che ci sia
una maturità economica ed una disponibilità di risorse tali da rendere possibile questo
fenomeno, questa migrazione di target devoluti dalla televisione generalista alla
televisione a pagamento. In qualche modo, la televisione a pagamento se la deve meritare
questa migrazione! Le partite della nazionale di calcio, certo, servono, ma se i ceti
bassi non possiedono le risorse economiche per pagarle, è inutile che vengano offerte a
pagamento! La gran parte del pubblico resterà comunque sulla televisione generalista dove
guarderà un altro programma che non sia la partita di calcio; mentre, chi se lo potrà
permettere passerà alla partita a pagamento.
Domanda 7
Ma cosa dovrà fare la televisione generalista per non perdere il pubblico più ricco? Che
cosa potrà offrire per competere con l'offerta delle Pay TV?
Risposta
Credo che la televisione generalista non debba competere, ma debba lasciare andar via
questo pubblico come missione. Questo pubblico può essere trattenuto reinventando i
format dei programmi televisivi, ovvero, cercando di renderli più qualitativamente
evoluti; non facendo più cultura, perché questa scelta avrebbe, comunque, come
risultato, la fuga del pubblico. Questa innovazione a cui la televisione potrebbe essere
costretta dall'esistenza dei nuovi media o dalla televisione a pagamento, è la scommessa
che la televisione deve giocare in questi anni, senza rinchiudersi, né inseguendo
l'inseguibile.
Domanda 8
Quando, invece, si parla di televisione digitale, di canali digitali, si finisce sempre
per parlare di Pay TV. Ma non è sempre così?
Risposta
Non è sempre così, né è giusto che sia così; c'è una rete televisiva sperimentale
negli Stati Uniti che ha avuto la licenza proprio quest'estate, dove la televisione è
digitale ed è gratuita ed è ad alta definizione. Questa è una posizione ideologica:
legare il digitale al pagamento è un tentativo di convincere il pubblico a pagare per
seguire dei programmi televisivi; non c'è nessuna connessione logico-economica che spinge
il digitale ad essere necessariamente a pagamento; anzi, probabilmente gli enti pubblici
come la RAI dovrebbero essere stimolati a fare il digitale gratuito, a trasformare la loro
TV generalista in televisione digitale anche attraverso la trasmissione degli stessi
programmi. Poi, va da sé che l'applicazione di una tecnologia come quella digitale
probabilmente comporterà ed introdurrà delle variabili nell'interazione fra pubblico e
programma, che si svilupperanno autonomamente; tanto più è interessante la televisione
digitale, quanto più è gratuita, accessibile a tutti. Consentirà un'alfabetizzazione di
massa verso i nuovi media che altrimenti resterà parte convenuta solo fra quel pubblico
di colti e di ricchi che potranno permetterselo, e si verificherebbe, in tal caso, una
separazione forte all'interno della popolazione fra alfabetizzati ed analfabeti del
digitale. A mio avviso ciò sarebbe grave non tanto per la televisione, ma per il sistema
del paese; il paese deve andare avanti il più possibile, e il digitale deve essere anche
gratuito e l'alfabetizzazione di massa.
Domanda 9
Passiamo alla Web TV. Che cosa pensa della Web TV? E più genericamente, dei tentativi di
riportare schemi e aspetti del linguaggio televisivo su Web?
Risposta
La Web Television è una cosa sensata e sostanzialmente quasi inevitabile, nel senso che
gli accordi tra Microsoft, Digital Television e l'esistenza stessa e lo sviluppo della
televisione digitale faranno sì che quest'ultima sarà veicolata anche attraverso il
computer su segnali che possono essere satellitari o di cavo a fibre ottiche. Quindi, è
inevitabile: ci sarà la televisione su Web. All'inizio sarà una televisione uguale a
quella che si vede oggi sugli schermi dei televisori e non sui monitor dei computer; in
seguito cambierà, perché non c'è motivo di guardare la televisione pagando una
telefonata se quella stessa televisione si vede gratuitamente accendendo il televisore.
Quindi, dovrà essere per forza una cosa diversa oppure dovrà offrire la possibilità di
guardare quei canali televisivi a cui non posso arrivare neanche con le parabole via
satellite; dovrà essere un'offerta di televisione per cui l'utente da Milano potrà
guardare la televisione locale di Siracusa.
Domanda 10
Pensa che l'apertura della rete al grande pubblico comporterà lo sviluppo di un tipo di
approccio che è quello di rendere la rete sempre più simile allo schermo televisivo ed
il browser ad un telecomando?
Risposta
Direi, assolutamente, di no. La rete resta la rete, anche se ci sarà dentro la
televisione. Diventa solo sempre più grande; quindi, alla fine, si verificherà una
separazione per cui ci sarà con Intranet, piuttosto che con altre procedure, una
migrazione verso una zona, verso una nicchia della rete di alcuni soggetti e migrazioni
verso altre nicchie di altri soggetti. La rete, quindi, sarà più grande, ci saranno
quelli che si accontenteranno dell'intrattenimento perché è la motivazione che li spinge
al collegamento, e ci saranno quelli che continueranno a cercare di collegarsi con siti
per motivi di studio, per cercare l'ultimo libro, per costruirsi una bibliografia per la
tesi di laurea. Esiste, nella rete, la contemporaneità di presenza e sarà la sua
caratteristica essenziale, o dovrà esserlo.
Domanda 11
Pensa che i fruitori -mi riferisco alle grandi masse, non agli studiosi ed ai
professionisti-, siano destinati a diventare pubblico da intrattenere?
Risposta
Una parte di questi fruitori della rete sarà da attirare attraverso l'intrattenimento
sulla rete; ma questo lo è già dall'inizio. Tutti i siti di natura pornografica,
sessuale o erotica che ci sono sulla rete costituiscono, sicuramente, intrattenimento, e
non credo che siano documentari da studiosi. La rete è nata anche sull'intrattenimento
così come la televisione a pagamento sui programmi più o meno pornografici o erotici;
quindi, comunque, la componente di intrattenimento è presente sulle rete quasi sin dalle
origini, subito dopo quella militare.
Domanda 12
Come si può evitare che la rete diventi solo uno strumento di controllo del cittadino?
Risposta
Tutti i nuovi media rischiano di diventare strumento di controllo, e di questo se ne
rendono conto pochi studiosi perché fingono che i controlli siano soltanto i controlli
industriali; ma il controllo è anche controllo delle persone! Penso ad un libro di
Beninger sulla società dell'informazione che è basato proprio su questo concetto del
controllo. Il telelavoro viene presentato come la possibilità di non doversi spostare per
andare a lavorare e di avere più tempo; in realtà, è una forma attraverso la quale
l'impresa, cioè il datore di lavoro, controlla il lavoratore o chiunque esso sia, dal
professionista alla centralinista, anche nella sua vita domestica. Quindi, dal punto di
vista del controllo i nuovi media possono provocare condizioni di controllo ben maggiori
dei media precedenti; si tratterà, poi, di vedere dove si troverà il punto di equilibrio
all'interno di questo sistema di controllo. Il collegamento interattivo significa che tu
stai partecipando a qualcosa di collettivo oppure di improntato o di preparato da qualcun
altro centralmente. Questo qualcun altro, se non si è all'interno di una chat, è
comunque più forte, più preparato, più alfabetizzato e più potente, per cui può
arrivare ad intervenire sul tuo computer di casa; egli potrebbe, appunto, spegnerlo o
scaricarvi dei file che tu non vuoi. Quindi, esiste una forma di controllo reciproca da
parte del potere; come dire: sì, c'è la democrazia, per cui il voto dovrebbe
rappresentare una forma di controllo del Parlamento da parte del cittadino; in realtà,
come ben sappiamo, è quasi sempre il contrario! E' il Parlamento che controlla il
cittadino, non viceversa.
Domanda 13
Ma anche determinate analisi operate dall'Auditel, che stabiliscono in modo molto preciso
i gusti dello spettatore, in fondo, anche queste, non conducono ad un rischio di questo
tipo?
Risposta
Il controllo, in questo caso, nel mercato di Auditel, è quello di vedere quali programmi
il telespettatore vede rispetto all'offerta. L'errore è quello di considerare ciò legato
ai gusti del pubblico; e non si tratta dei gusti del pubblico, ma delle scelte del
pubblico rispetto ad un'offerta predeterminata, precostituita, preconfezionata; non si
può scegliere un programma che non è in onda. Quindi, non si tratta di selezionare i
gusti del pubblico, ma di vedere, all'interno dell'offerta limitata da parte delle reti,
quale programma, quale genere, quale tipologia il pubblico sta scegliendo in quel momento.
Si tratta di una forma di controllo perché nasce dall'esigenza di vedere che cosa il
pubblico segue per potere, poi, entrare nel mercato pubblicitario, e quindi di poter
vendere questo pubblico a seconda del programma, della rete, della fascia oraria nella
quale si colloca.
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