INTERVISTA:
Domanda 1
"Johnny Mnemonic" ha rappresentato il primo ingresso clamoroso del digitale nel
cinema. Ce ne può parlare?
Risposta
"Johnny Mnemonic" ha rappresentato soprattutto il primo film che si prefigge di
entrare nella scatola cranica del protagonista. Gibson ha fatto una operazione di
svecchiamento. Quello che più ha capito è che la vecchia "fantasy" era morta,
stracotta, medievale, e ha aggiornato i suoi temi, li ha spinti avanti. "Johnny
Mnemonic" è un film che si confronta appunto con la vera materia cerebrale, coi
circuiti. La storia è molto affascinante. Lo spunto è straordinario: la storia di un
cervello che si smagnetizza, che si decerebralizza, perché deve incamerare dei dati,
perché è un contrabbandiere di file. Però, secondo me, il film non è all'altezza dello
spunto di Gibson. E' uno di quei film che sono come un cumulo di macerie fumanti, come
certi film di Kusturica, in cui ad ogni inquadratura ti chiedi che cosa manca, quante
moviole, quanti rulli abbiamo perduto. Però resta un prodotto affascinante.
Domanda 2
In "Johnny Mnemonic" il digitale è l'argomento del film. In altri film, come
per esempio "Toy Stories", appena uscito per la Walt Disney, invece è uno
strumento. Che differenza comporta nella stesura del film, nella sua realizzazione?
Risposta
Partiamo da Disney. Disney è quello che, quando deve fare "Biancaneve" nel '37,
capisce che non rientrerà nel 1938. Capisce cioè che l'animazione è qualche cosa che
implica la banca. Lui ha dichiarato: "Sono stato indebitato con le banche per tutta
la mia vita". Il digitale è solo l'ultimissima fase del cinema del debito, del
cinema del grande investimento, del cinema, voglio dire, che capisce che non si rientrerà
subito, ma che, in compenso, si produrranno prodotti eterni, gli "evergreen",
come i film di Disney, che sono ereditati ogni sette anni, perché ogni generazione ha
diritto e voglia di vederli. Il digitale è solo l'ultimo stadio del cinema
dell'investimento. Chi c'è dietro a queste risorse, forse solo Dio lo sa. Cioè, questo
è il tema della banca, del denaro, del capitale, della tecnologia.
Domanda 3
Con il cinema digitale cambia il modo in cui il cinema presenta il sogno, o no?
Risposta
Io trovo che i film digitali che sono usciti in questa stagione, parlo per esempio di
"Nella rete", siano film con uno scarsissimo materiale onirico. Sono delle
macchinette, delle "americanate", cui manca veramente la dimensione onirica del
"surfing", del navigare in rete. Sono film di azione, in cui il computer è un
nastro trasportatore, al posto di un treno, di un'automobile. Insomma, io credo che il
vero cinema onirico digitale sia ancora tutto da scrivere, da girare.
Domanda 4
Il ruolo dell'attore cambia col cinema digitale?
Risposta
No, e persino film come "Johnny Mnemonic" o "Nella rete" ne sono la
prova. Sandra Bullock o Keanu Reeves sono esattamente l'ultimo aggiornamento del catalogo
dei belli di Hollywood: non sono due corpi, sono due manichini. Questo è un cinema che
mostra ancora dei belli, mentre forse il cinema digitale ha bisogno dei mostri, ha bisogno
dei "freak", ha bisogno dei corpi, delle facce dei provini dei film di Fellini.
La tematica "cyber" è la tematica dell'esplosione dei corpi. Basta pensare a
che cosa fa oggi la "Body Art", cosa fa la "Performance". Io stesso,
che sono veramente un mostro: ho una spalla più alta dell'altra e sono in attesa di farmi
protesizzare all'omero - sono un attore digitale, un "cyber-attore" del domani
migliore di Keanu Reeves e di Sandra Bullock.
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