INTERVISTA:
Domanda 1
Lei ha parlato, nel Suo intervento, di fine del territorio produttivo. Cosa intende con
questa espressione?
Risposta
Mi riferisco al fatto che la produzione prima era concentrata in luoghi, la grande
fabbrica, l'officina, dove erano raccolte decine, centinaia o addirittura migliaia di
lavoratori. Quello che è avvenuto in questi anni è invece la fine di queste grandi
localizzazioni. Pensate al Lingotto della Fiat, a Torino, trasformato in una struttura
sociale, perché quella fabbrica non c'è più. Che cosa accade con il telelavoro? Che
questo processo viene non solo accelerato, ma portato alle estreme conseguenze. Ormai il
lavoratore non va neppure nel luogo di lavoro, non si muove da casa propria. La
delocalizzazione della organizzazione produttiva coincide con il numero di coloro, che
lavorano nell'impresa: tanti luoghi quante sono le abitazioni dei lavoratori. Quindi, il
territorio produttivo, o è finito, oppure si identifica con la città, con le abitazioni.
Domanda 2
La figura del telelavoratore è un ibrido a cui ciascuno attribuisce le caratteristiche
che ha in testa. Lei parlava di diverse figure di telelavoratori. Ce le può descrivere?
Risposta
Il telelavoratore è molto diverso dall'imprenditore, che, dalla piscina della sua villa,
lavora, manda le sue indicazioni, riceve tutte le comunicazioni che sono necessarie, così
come è diversa la condizione del libero professionista che, utilizzando tutta la gamma,
sempre più vasta, di tecnologie della comunicazione, riesce a organizzare la sua
attività lontano dallo studio professionale tradizionale. Per il lavoratore invece è
diverso, perché per il lavoratore singolo, quello che viene staccato dalla fabbrica
tradizionale e collocato nella sua abitazione, ci sono moltissimi problemi, che vanno dal
fatto che perde il legame sociale cogli altri soggetti. Si dice che guadagnerà in tempo,
con la sua famiglia, coi vicini di casa, con la gente del quartiere, se questo tipo di
lavoro non sarà così costrittivo da obbligarlo, in realtà, tutta la giornata o gran
parte della giornata, a questo tipo di comunicazione. Il futuro del lavoro in questo
settore è legato anche a come le garanzie e i diritti di queste varie figure
professionali riusciranno a sopravvivere. La grande fabbrica era anche il luogo della
resistenza, della organizzazione politica, del collegamento tra i lavoratori, che, proprio
dall'essere collegati, per esempio, strappavano condizioni migliori di contratto. Il
sindacato può sopravvivere a questa segmentazione? Queste sono tutte domande e problemi,
che il telelavoro pone, perché cambia radicalmente la figura del lavoratore.
Domanda 3
Lei parlava di diritti dei telelavoratori, che divideva in tre punti. Ce li può,
brevemente, elencare?
Risposta
Il primo diritto è proprio quello di riuscire ad autorganizzarsi, che significa varie
cose: se, utilizzando questa nuova forma di lavoro, si riesce a guadagnare in termini di
organizzazione della vita. Se questo è possibile, ci sono certamente aspetti positivi. Ma
l'autorganizzazione significa anche tenere il collegamento con tutti gli altri lavoratori
che sono indirizzati allo stesso risultato produttivo nell'ambito dell'azienda a cui
appartengono. Che cosa voglio dire? Consultarsi, per esempio, per stabilire se discutere
alcune modalità del lavoro, al limite se si vuole o se si deve scioperare. Tutte queste
cose fanno parte di questo diritto di autorganizzarsi. Poi c'è il diritto alla salute.
Questo tipo di lavoro, magari davanti a un monitor, a uno schermo, ha una serie di
controindicazioni. Se sono in fabbrica io posso avere delle soste, dei controlli, su
quelle che sono le mie reazioni. Se sono a casa io avrò questa possibilità o questa
forza di avere questo autocontrollo? Ci sono problemi dunque della salute. In fabbrica ci
sono strutture che controllano, che vegliano sulla salute dei lavoratori. E' trasferibile
questo tipo di garanzia fuori? Poi c'è la riservatezza, la privacy. Queste sono
tecnologie che consentono un controllo minutissimo, minuto per minuto dei tempi
dell'intensità del lavoro, tutte questioni, che, per esempio, erano state affrontate
dallo Statuto dei Lavoratori italiano, del 1970, che escludeva i controlli a distanza.
Quindi la riservatezza, che può coinvolgere in questi casi anche l'intera famiglia del
lavoratore, diventa un problema importantissimo.
Domanda 4
Il termine solitudine spesso si accompagna, nell'immaginario, all'idea, alla figura
dell'uomo, dell'individuo, che lavora al computer. Il telelavoratore, è più solo o avrà
più tempo per decidere le proprie forme di socializzazione? Poi, seconda questione, la
questione del tempo libero.
Risposta
Queste sono questioni importantissime e che, in molti casi, lasciano ancora aperte le due
possibili risposte. La solitudine. Certo che cresce la solitudine, almeno rispetto al modo
di organizzazione sociale, che noi conosciamo. Andare a lavorare era ed è un modo, non
solo per svolgere un'attività produttiva, ma anche per avere tutta una serie di relazioni
sociali, che arricchiscono la persona. Ci sono molte inchieste sul telelavoro di persone
che, perfino, rimpiangono gli spostamenti, le ore passate su un autobus, su un treno
suburbano, perché erano un modo per muoversi, per vedere altre cose, per incontrare
persone, mentre il non muoversi da casa può diventare una forma di isolamento.
Naturalmente qui c'è sempre il discorso: ma se io passavo due o tre ore al giorno sui
mezzi pubblici, guadagno due ore o tre ore, che posso impiegare utilmente per rafforzare i
miei legami sociali. E qui c'è il tempo libero, ma ci sono altre questioni. Per esempio:
nel momento in cui il lavoro invade lo spazio familiare che cosa accadrà? Ci saranno
nelle nostre case, di ridotte dimensioni, minori spazi proprio per la organizzazione
familiare, ci sarà il rischio di maggiore esposizione di tutta la famiglia ai rischi
dell'attività lavorativa? E quindi tutto questo comporta e comporterà certamente
grandissimi effetti proprio sull'organizzazione della vita sociale al di là dello stretto
rapporto di lavoro.
Domanda 5
Il telelavoro genera nuovi posti di lavoro o li genera là dove già ci sono dei vuoti
d'occupazione?
Risposta
Questo per me è un tema al quale è più difficile dare risposte. Si citano molti casi
nei quali in aree per le quali la riduzione dei posti di lavori era legata al fatto che,
per esempio, le imprese andavano via, non ritenevano più economico continuare ad avere un
settore produttivo in quella zona, questo produceva disoccupazione. Con il telelavoro, si
è detto - e ci sono dei casi, che sono documentati - l'impresa, pur allontanandosi
fisicamente da quel luogo, può mantenere una quota di occupazione. E, per il resto, la
questione più generale di dove e come viene generato il lavoro, beh, queste sono cose che
un po' sfuggono alle mie competenze.
Domanda 6
Ci sono delle legislazioni, a livello internazionale, che tutelano i telelavoratori?
Risposta
Cominciano a esserci forme di accordi e di contratti, che vedono protagonisti i sindacati
in queste materie e ci sono anche abbozzi o casi singoli di legislazione. Naturalmente
sono tentativi di riprodurre quelle che erano le condizioni di tutela collettiva, anche
quando il lavoratore si trova isolato. Non dobbiamo dimenticare che tutto il diritto del
lavoro moderno nasce con il passaggio da una condizione di lavoratore isolato a una
condizione di lavoratore collegato ad altri, e in più che trasforma questo collegamento
in un fortissimo strumento, che è il sindacato. Le legislazioni cercano, per esempio, di
riprodurre forme di garanzia della salute, dei tempi, il diritto di collegarsi agli altri
lavoratori che svolgono lo stesso tipo di attività per decidere, per esempio, uno
sciopero. Questi sono oggi gli aspetti più significativi, affidati ancora molto più al
contratto che alla legge. Questo apre immediatamente un problema, perché laddove c'è un
contratto, c'è un sindacato che si dà carico di questa nuova situazione dei lavoratori,
e quindi organizzazioni produttive, grandi e strutturate. Quali sono gli effetti invece
del telelavoro per le organizzazioni minori, con sindacalizzazione molto bassa o nessun
sindacato? Non ci sarà una esposizione dei lavoratori a maggiori rischi, rispetto a
quelli che già correvano? Questo interrogativo pone il problema di una legislazione che
dia garanzie a tutti, indipendentemente dal fatto che si trovino dietro alle spalle
organizzazioni più o meno forti.
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