INTERVISTA:
Domanda 1
E' recente la notizia che saranno investiti, per il biennio '95-'96, 125 mila miliardi
sulla microelettronica. Corrisponde a tutti gli investimenti degli anni Ottanta. Siamo
quindi di fronte a un grande cambiamento del mercato. Professor Richeri, che cosa
significa tutto questo?
Risposta
Significa che le grandi imprese stanno partendo verso la conquista del grande mercato
della microelettronica, che per il Duemila dovrebbe essere di un ordine di 400 mila
miliardi di lire. Per capire come mai si ipotizza questo forte sviluppo, bisogna rilevare
tre sostanziali elementi. Il primo è che si prevede il decollo e lo sviluppo molto rapido
di un mercato di massa, quindi del mercato familiare dei personal computer: oggi nel mondo
ci sono 200 milioni di personal computer, nel '95 sono stati venduti 50 milioni di
personal computer, e a partire dal Duemila si prevede che ogni anno saranno venduti 100
milioni di personal computer. Il secondo elemento è che ormai la microelettronica è una
componente che si dice "pervasiva", perché entra in moltissimi apparati, in
moltissimi macchinari, in moltissimi oggetti di uso quotidiano e domestico,
dall'automobile al frigorifero, dal forno a micro-onde al motorino, a tutti gli strumenti
di precisione che noi conosciamo. Il terzo elemento è che la microelettronica, la
componentistica, i circuiti integrati sono l'intelligenza, la mente che governerà lo
sviluppo dei servizi multimediali interattivi, a cui è attribuita la prospettiva di
sviluppo di settori come l'informatica, le telecomunicazioni e l'audiovisivo.
Domanda 2
Ci sarà una qualche forma di equilibrio planetario per gli investimenti o si acuirà
ancora di più il gap tecnologico ed economico fra il Nord e il Sud?
Risposta
Così come è stata annunciata la distribuzione degli investimenti, possiamo dire che la
prospettiva è un aumento del gap tra Nord e Sud, perché tutti gli investimenti sono
concentrati nel Nord del mondo, anche se in Paesi che non sono all'avanguardia dello
sviluppo industriale, come l'Irlanda o la Malesia o Israele. Si tratta comunque di Paesi
del Nord.
Domanda 3
Che ne sarà dei Paesi del Sud? In quale maniera agganceranno la loro economia, che sembra
sempre più staccata da quella dei Paesi del Nord, al grande sviluppo economico, alla
grande trasformazione tecnologica del Duemila?
Risposta
Diciamo che anche nel Sud ci sono Paesi più a Sud e Paesi meno a Sud. Ad esempio, i Paesi
dell'Africa per ora non hanno nessuna prospettiva interessante da questo punto di vista.
Basti ricordare un dato, che dà il senso della distanza tra l'Africa e il resto del
mondo. Nell'area metropolitana di Tokyo, all'inizio del '90, c'erano tante linee
telefoniche installate quante in tutta l'Africa. Invece i Paesi dell'America Latina sono
in una situazione intermedia, nel senso che in America Latina alcune delle nuove
tecnologie sono in fase di decollo. Per esempio, possiamo pensare alla televisione via
satellite, alla televisione via cavo e alle tecnologie di telecomunicazione avanzate, tipo
la telefonia cellulare o le trasmissioni dati o le reti cosiddette a larga banda, quelle
reti che hanno una grande capacità di trasporto dell'informazione.
Domanda 4
Per Nicholas Negroponte, nel giro di pochi anni, tutto il mondo sarà cablato e quindi
connesso. Questo, secondo lei, è ragionevolmente possibile in tempi brevi, o stiamo
parlando di qualcosa che avverrà, se avverrà, fra decine di anni?
Risposta
Sicuramente non avverrà in tempi brevi, e neanche tra decine di anni, probabilmente. Per
una semplice considerazione: che cablare, quindi investire in questo tipo di
infrastrutture, richiede grandissimi investimenti, investimenti che hanno un ritorno molto
lento. Quindi è chiaro che nei luoghi a bassa densità abitativa o dove abitano famiglie
a basso reddito, che quindi non consumeranno molti servizi di telecomunicazione, nessuna
impresa ha interesse a fare investimenti in infrastrutture. E quindi non è vero che
stiamo andando verso un mondo globalmente connesso con le reti di telecomunicazione
sofisticate di cui si parla in Italia o in altri Paesi. La realtà è che si va verso un
mondo diviso tra una parte ricca di informazione e di infrastruttura e una parte sempre
più povera di questo tipo di risorse.
Domanda 5
Non si potrebbe utilizzare il satellite, lì dove non arriva il cavo?
Risposta
Certo, con le tecnologie legate al satellite si potrà arricchire la possibilità
d'accesso a nuovi servizi anche in queste aree, ma bisogna ricordare che il satellite non
garantisce tutta la gamma di nuovi servizi interattivi multimediali di cui si parla.
Perché il satellite è una struttura tipicamente di diffusione, da un punto a una massa
di punti, che non permette l'interattività.
Domanda 6
In ultima analisi, possiamo dire che l'Africa, se vogliamo prenderla come esempio, si
staccherà sempre di più dagli altri continenti. Ma si può lasciare fuori da questo tipo
di progresso i Paesi del Sud del mondo, che sono sempre stati molto ricchi sotto il
profilo culturale?
Risposta
Sono tra quelli che ritengono che sarebbe un grave danno per tutta l'umanità lasciar
fuori questo tipo di cultura. Basta soltanto vedere cosa è successo negli ultimi decenni
nel campo della musica, delle arti figurative, per capire il grande contributo che questo
tipo di culture riescono a dare alla cultura di tutta l'umanità. Emarginare un continente
come l'Africa, o altri continenti, sarebbe una perdita gravissima per tutti.
Domanda 7
Questo nostro discorso, secondo lei, commuoverà qualcuna delle grandi multinazionali
della diffusione telematica, o rimarrà una pura riflessione culturale?
Risposta
E' probabile che resti una pura riflessione culturale, perché il problema che si pone
oggi è che anche il tipo di cultura che viene dai cosiddetti Paesi in via di sviluppo
può essere integrato alla cultura del Nord soltanto se è immediatamente monetizzabile.
Noi sappiamo benissimo invece che non tutte le espressioni culturali possono essere
direttamente immesse in un mercato ed essere immediatamente redditizie. Sarebbe
necessario, dunque, creare rapidamente una organizzazione di raccolta di produzione che
tenga conto dell'apporto culturale di questi Paesi per innestarlo sui nostri sistemi di
mercato. Perché ciò che è fuori dalla circolazione del mercato, e quindi fuori dalla
redditività economica, come sappiamo benissimo, non circola o circola con grande
difficoltà.
Domanda 8
Abbiamo avuto molti esempi nella storia delle nazioni di personaggi che in qualche maniera
sono stati dei "liberatori" politici, o economici, o filosofici. Ecco, è
ipotizzabile, in futuro, che qualcuno, a dispetto degli investimenti, a dispetto delle
colonizzazioni economico-culturali, liberi le zone più povere che non sono all'altezza
delle zone più ricche da un punto di vista tecnologico, e ne faccia in qualche modo una
bandiera, magari contro l'interesse delle grandi multinazionali? Sono cioè concepibili
dei "liberatori" del cyberspazio?
Risposta
Sì, credo che questo sia possibile. Credo che questo possa avvenire soprattutto
attraverso degli artisti del Nord che integrino nella loro produzione la cultura del Sud.
Di questo abbiamo grandi esempi nella storia dell'arte, nella storia della pittura, e più
recentemente nella storia della musica. Quindi credo che proprio dagli artisti del Nord
possa e debba venire questo processo di integrazione, di recupero delle culture del Sud
nel consumo culturale mondiale.
Domanda 9
In effetti, gli artisti, ultimamente, ad esempio su temi come l'AIDS., sono riusciti in
operazioni di diffusione, di informazione, che spesso e volentieri i governi hanno
difficoltà a fare.
Risposta
Sì. In realtà, spesso si tende a colpevolizzare gli artisti, dicendo che sono troppo
commerciali, troppo legati ai soldi. Questo, in parte, probabilmente è vero. Però
bisogna riconoscere che ci sono ancora dei margini di produzione artistica che non sono
definitivamente condizionati dalla loro redditività economica, e che poi sono le
attività più genuinamente creative. Ed è importante riuscire a preservare questo
margine di produzione culturale che non è piegato immediatamente alla redditività
economica, se si vuole continuare a sperare in un mondo culturalmente più ricco.
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