INTERVISTA:
Domanda 1
Sappiamo che il progresso tecnologico ha sempre implicato una innovazione nelle forme di
espressione artistica tradizionali. Qual è il futuro dei linguaggi artistici in relazione
alle nuove tecnologie e ai nuovi media?
Risposta
Penso che il primo punto che lei ha menzionato riguardi la nozione dell'espressione. Non
sono sicuro che l'esperienza artistica abbia realmente a che fare, in primo luogo, con
quello che lei chiama espressione. Penso che si debba avere a che fare con una forma di
immagine in cui si articola la propria esperienza, la propria visione del mondo. L'arte
diventa più concettuale, più costruttiva su questo livello tecnico, o tecnologico. Penso
che l'espressione riguardi ciò che si possiede come individuo. Gli artisti sono individui
e saranno sempre degli individui, finché avremo questa istituzione sociale che è l'arte;
ciò significa che gli artisti lavorano con le proprie esperienze. Che utilizzino
apparecchi e media tecnologici o no, media di basso livello o altamente sviluppati, non è
rilevante per giudicare cosa sia arte e cosa non lo sia. Penso che l'espressione artistica
abbia a che fare con qualcosa che chiamiamo "enigma". Si tratta di un aspetto
enigmatico, che le cose sembrano essere strane, e che si debba proporre la propria visione
di questo contesto e dell'ambiente, che sembrano essere strani, a livello sociale,
tecnologico e scientifico. Bisogna, come artista, parlare il proprio linguaggio.
Penso che gli artisti utilizzino certe nuove tecnologie perché sono interessati al
tipo di apparecchio, e al lavoro umano e alla esperienza umana legati ad esso. Gli artisti
sono contrari all'uso egemonico della tecnologia, nel senso che vogliono sovvertire questo
potere in un'ottica anarchica, che consenta loro di parlare il proprio linguaggio, e
devono sviluppare questo linguaggio. Penso, inoltre, che la ragione dell'utilizzo delle
nuove tecnologie sia da cercare nell'importante influenza che queste esercitano sul
linguaggio utilizzato nell'articolazione di se stessi, ed ha a che fare con la crisi delle
immagini tradizionali. E' interessante per alcune nozioni, come il tempo, le immagini
sviluppate nel tempo, le sequenze in cui si possano articolare nuove esperienze. Ma le
esperienze sono individuali, e lo rimangono fino a che gli artisti non utilizzano tale
modo di articolare quel certo linguaggio in società. Ciò significa che l'arte è una
forma di comunicazione sociale, che deve confrontarsi con questo luogo sconosciuto delle
nuove forme di comunicazione, ed anche delle nuove forme di espressione; ma ciò che si
osserva, non è un punto di espressione. E' necessario esprimere ciò che si pensa sulla
possibilità logica offerta dalle macchine e dall'interfaccia tra tali macchine e gli
esseri umani.
Domanda 2
Spesso parliamo dei nuovi mezzi tecnologici come di un'estensione degli esseri umani. Nel
passato, invece, le nuove macchine venivano considerate estensioni del corpo umano. Cosa
ne pensa di questi due modi diversi di considerare la relazione tra l'uomo e la macchina?
Risposta
Penso che, ad un primo approccio, ciò che lei chiama essere umano è il cervello. E' una
metafora per considerare le nuove tecnologie quali estensioni del cervello. Conosco alcune
delle nuove teorie della neurolinguistica e della neuromedicina, ma non c'è nessuno che
possa spiegare come funzioni il cervello individuale. Penso che ci siano buone ragioni per
riconoscere che il cervello individuale sia più complesso e più denso di qualsiasi
simulazione possibile con le nuove tecnologie. Per questa ragione credo che si tratti di
una semplice metafora, di un sogno vicino ad una certa ossessione di trascendenza, la
quale, in un senso logico cristiano, forse, significa che si desidera abbandonare il
proprio corpo. Tutta la discussione sull'estensione del cervello è assimilabile a dei
sentimenti spregevoli rispetto al proprio corpo, che la gente racchiude in sé. Si vuole
essere solo cervello. Che cosa vuol dire? Che gli esseri umani vogliono essere immortali,
non vogliono morire. Il Web, questa rete internazionale, universale o globale, è una
forma di odio verso la morte del corpo. Penso che non esistano degli elementi empirici che
consentano di dire che Internet o i computer possano realmente sostituire o estendere
qualcosa del cervello umano, sapendo che nella scienza nessuno riesce a spiegare cosa sia
realmente un'immagine, come funzioni realmente il linguaggio, come funzionino le sinapsi e
la rete neurale all'interno di un cervello individuale. Le strutture delle teorie
cambiano, ma non si coglie l'essenza della questione quando si dice: "bene, questo è
il cervello, funziona così e noi possiamo simularne il funzionamento". Se si prova a
simulare il funzionamento del cervello, si vede che nell'apparecchio si dispone della
capacità di simulare un aspetto elementare di quello che fa il cervello individuale.
Quello che sto dicendo non è una difesa dell'individualismo o dell'inviolabile
introspezione degli esseri umani, ma penso che i problemi siano molto più grandi di
quanto ci si possa immaginare nell'ambito della comunicazione giornaliera, contemporanea,
sulle nuove scienze, che sono, in un certo senso, poetiche, e non più scienze esatte.
Questo è un altro problema, perché gli scienziati devono guadagnare e cercano il
collegamento più vicino agli artisti: gli artisti fanno delle cose pazze, e anche gli
scienziati vogliono fare delle cose pazze, per cui, farebbero meglio a consultare la
poesia che la scienza esatta.
Domanda 3
Quindi lei pensa che le macchine siano solo un'estensione del corpo umano.
Risposta
Non sono neanche sicuro di questo. L'intelligenza artificiale è stata, per me, sempre
sinonimo di cooperazione sociale. Per la mia intelligenza è artificiale ciò che
producono il mio vicino e la gente con cui lavoro: loro mi inducono a riflettere su
aspetti che non conoscevo prima. Per me, questo è, in un certo senso, artificiale,
perché non lo produco in un modo chimico utilizzando il mio cervello. Non sono sicuro che
le macchine siano una estensione del corpo. Conosco tutta la discussione, comprese le
teorie di Freud, riguardo le protesi, per cui i miei occhiali sono un'estensione dei miei
occhi. Sono degli strumenti di aiuto. Ma non penso che si possa dire che siano
un'estensione del corpo. E' interessante rilevare, nel discorso di Marshal McLuhan, che
tale tipo di estensione, attraverso i media, è una metafora per trasformare la propria
esperienza in una comunicazione di esperienze con altre persone. Penso che questa sia la
possibilità di estendere la comunicazione, non nel senso della migliore comprensione di
quello che dice il proprio vicino. E' una limitazione discutere di argomenti che non si
comprendono. Penso che l'artificiale abbia a che fare con l'estensione delle relazioni
sociali e non del proprio corpo. Si sta creando un'immagine del proprio corpo, ma non si
ha la sensazione di estenderlo. Si ha la sensazione dell'estensione della propria
attività e della possibilità di agire o interagire con gli altri.
Domanda 4
In un saggio del 1936, Walter Benjamin parla di riproducibilità tecnica del
lavoro artistico. Oggi, questa ripetibilità, con i processi digitali, è più alta che
mai. Pensa che ciò implichi una perdita di precisione nel lavoro artistico?
Risposta
Lei ha parlato di Benjamin, ma credo che sia importante menzionare anche André Malraux,
con il suo museo immaginario, dove i concetti sono molto più chiari che in Benjamin.
Benjamin aveva il sogno dell'unicità aurea, il dipinto quale unico oggetto originale
localizzato in un posto concreto. Poi si vive la propria esperienza di meditazione. Egli
pensava che, attraverso la riproduzione dell'immagine, si perde questa dimensione aurea,
ma si ottiene un'altra dimensione di azione con le immagini. Ciò significa che si può
vedere il montaggio e la genesi di tale opera. Penso che Malraux lo abbia ribadito
fortemente quando diceva: "Picasso non dipingeva realmente". Con il suo lavoro
generava immagini per la riproduzione in terra, e alcuni dipinti possono essere
confrontati con una forma di montaggio individuale. Naturalmente, la possibilità di
riprodurre immagini, come il riciclaggio, la copia o il rifacimento, da utilizzare come un
percorso fisso di materiale già generato, è interessante per gli artisti. Ma se si
ripete realmente, se si cerca di ripetere in modo identico qualcosa che è appena stata
creata, è evidente che si produce la differenza, che piaccia o no. Questo vuol dire che
la pura riproduzione che ricerca l'identità non è possibile. Per questo il riciclaggio
permanente non mi spaventa. Ciò che odio è la noia di vedere sempre le stesse cose. Ma
il livello di intelligenza non ha niente a che fare con la possibilità di riprodurre
immagini e di utilizzarle. Penso che il sogno di Benjamin fosse quello di riguadagnare, al
luogo dell'esperienza aurea, quel tipo di conoscenza di apparecchi e di montaggio per
illuminare la conoscenza sociale: questo è il problema. Il nome di Benjamin rappresenta
questo problema. Ma nei nostri giorni, ciò che è realmente interessante sono queste
nuove questioni, la generazione di qualcosa che non si era mai visto prima, non perché
sia nuova in un modo normale, ma perché utilizza una diversità e si apprende molto di
più su ciò che veniva fatto prima. La riproduzione significa costruire una forma di
diversità per vedere sotto nuova veste ciò che sembrava essere vecchio.
Domanda 5
Cosa pensa degli artisti tecnologici? Sono loro gli artisti del futuro?
Risposta
No, non lo direi in questo modo. E' una breve domanda che richiede una grande conoscenza
delle nozioni connesse a tale domanda. Non penso che gli artisti possano essere definiti
in base all'utilizzo della tecnologia. Penso che sia stupido dire che un artista è un
individuo che utilizza dei colori, una matita, una macchina fotografica, una video camera
o un computer. Questo non è mai stato il modo di definire l'arte. Ma quello che lei
intende dire è che gli artisti producono qualcosa di nuovo nel contesto della tecnologia.
Voglio dire: non si tratta di pubblicità. Non si pensa che ogni informazione sia una
comunicazione. Non si è interessati nella standardizzazione di codici, di linguaggi. Il
codice ASCII rappresenta realmente un grande pericolo all'interno di un contesto
multimediale: un medium è uno standard, e bisogna rompere le regole di tale standard.
Penso che gli artisti che sono realmente interessati alle nuove tecnologie, siano
interessati a realizzare il proprio progetto con la possibilità anche di programmarlo.
Questo è il tipo di artista-ingegnere che fu il sogno del Rinascimento. Nel contesto
dell'arte contemporanea, l'artista del futuro è qualcuno che riesce a cooperare con altri
per rompere gli standard tecnologici, per formulare nuove domande interessanti. Questo è,
per me, l'artista del futuro.
Domanda 6
Pensa che la realtà virtuale possa cambiare il modo di fare arte?
Risposta
Non ne sono sicuro, perché la realtà virtuale comporta delle teorie sulla percezione.
Cosa significa realtà virtuale? Noi sappiamo dalla teoria della Gestalt degli anni '20,
che la percezione è organizzata in concetti mentali. Non c'è una possibilità di visione
dall'esterno. Non è possibile osservare se stessi mentre si hanno delle allucinazioni
percettive; per questa ragione penso che, nel contesto della realtà virtuale, diventi
molto più chiaro ciò che è un normale problema della percezione normale: il fatto che
non si possa uscire da se stessi e vedere in tal modo se la semantica sia reale. Tutto
quello che si cerca di fare è virtualmente reale a livello di percezione. Nelle
tecnologie come il cyberspazio o Internet si ha a che fare con una certa forma di
comunicazione e interattività. Penso che sia importante che gli artisti facciano
esperimenti con queste forme e risolvano il proprio modo di vedere. Ma vedo anche il
pericolo che la virtualità diventi una specie di divertimento di massa come il Luna Park,
o qualcosa di simile. Godere significa sempre esperire di qualcosa di reale per se stessi,
anche quando si sa che le allucinazioni sono virtuali. La forza della virtualità è data
da questo tipo di virtualità. Per questo non penso che possiamo definire questa
tecnologia di realtà virtuale una nuova forma di arte. Ma è un nuovo campo su cui gli
artisti sono invitati ad agire.
Domanda 7
Alcune persone credono che quando si visita un museo virtuale, ci si sente poi
motivati alla visita del museo reale. Pensa che questo accadrà realmente, o che invece i
musei "materiali" verranno dimenticati da tutti?
Risposta
No, questo non è possibile. Ma bisogna distinguere tra i diversi tipi di museo. Se si
considera un museo di tecnologia, la questione è molto diversa da un museo d'arte.
Nessuno può dire che i musei d'arte verranno aboliti dall'utilizzo di nuove tecnologie
come i CD ROM, o altre cose simili. Questo tipo di informazione prodotta digitalmente è
utile al livello di ricerca scientifica o di classificazione di ciò che è contenuto nel
museo. Ma non penso che possano prendere il posto della visita del museo, e non penso che
possano preparare meglio alla visita del museo, perché visitare un museo significa che si
ha realmente l'interesse di andare in un particolare posto e di percepire tale particolare
posto con gli oggetti contenuti in esso. Ciò non ha nulla a che fare con la mediazione
dell'informazione di ciò che si trova nel museo. Quello che potrebbe essere utile dal
punto di vista del museo è l'apertura del mondo digitale alla ricerca scientifica,
un'operazione che ha più senso per via di ciò che è nascosto negli archivi del museo o
nel cervello degli scienziati. Andare a visitare un museo corrisponde ad una forma di
interesse antropologico alla nostra cultura, che non significa antropologia naturale ma
antropologia nel senso culturale. Si va a visitare la Villa Borghese per una forma di
prestigio: non è stata restaurata, è sempre in restauro, così si va in altri posti. Non
penso che questo abbia a che fare con un'attitudine culturale o con un modo di venire
informati. Penso che si creerebbe una situazione tipicamente scolastica se si pensasse di
poter preparare la gente con l'utilizzo di CD ROM o schermi interattivi con cui giocare
per comprendere meglio ciò che avviene nei musei. I musei sono istituzioni di
archiviazione e di ricerca scientifica, e ricevono dei soldi per produrre una messa in
scena per il pubblico. Ma questo è tutto.
Domanda 8
Pensa che un CD ROM possa dare qualcosa di più di un libro ad uno studente che voglia,
per esempio, studiare la storia dell'arte?
Risposta
La battuta è facile e, naturalmente, la voglio dire: io preferisco la città di Roma ad
un CD ROM di un museo. Ma parliamone seriamente: non lo so! La maggior parte dei CD ROM
che ho visto erano molto noiosi e non erano altrettanto informativi rispetto ad un libro.
Ma non so se è una questione di CD ROM, o di monitor, o di una combinazione di macchina
da scrivere e di monitor che noi chiamiamo computer, (che è realmente strana, perché ha
questa forma di macchina da scrivere e di monitor). Poi, quando si deve stampare, non si
ha l'impostazione o l'aspetto professionale di un libro. Non so. Se si avesse realmente
del materiale su un CD ROM che non si può ottenere da un libro, potrebbe essere
interessante. Perché con un libro si dispone, per esempio, di un opera che ha a che fare
con l'interpretazione delle cose, e non di una collezione di documenti. Ma, ripeto, è una
questione di ricerca scientifica. Come forma estetica non penso che il CD ROM possa
sostituire un libro. Allo stesso modo un libro non è migliore di un CD ROM. Un CD ROM
viene utilizzato per altri scopi: perché vi si possono utilizzare dei filmati quick-time
e altri tipi di immagini in movimento. Non posso dire che il libro e il CD ROM siano allo
stesso livello.
Domanda 9
Una delle opportunità più interessanti della nuova tecnologia di comunicazione è la
multimedialità. Pensa che in un'opera multimediale sia possibile uno scambio tra
l'artista e il pubblico?
Risposta
Credo che questa sia la parte più importante della multimedialità. Ho avuto anche dei
problemi con questa nozione di multimedialità, perché nel mondo dei computer la
situazione è monomediale e standardizzata, non multimediale. Ma è possibile utilizzare
il computer come parte di un'installazione, così come viene fatto nella ricerca della
robotica. Naturalmente, con un'opera multimediale si crea un'interazione nuova con il
pubblico. Penso che accada come nella descrizione di Umberto Eco nella "Opera
aperta", il suo libro degli anni '60, in cui il pubblico è un elemento nello
sviluppo di una composizione o nella ricezione della percezione di un'immagine. La
multimedialità condivide tale partecipazione; poi, naturalmente, si possono usare diversi
media. Il punto principale della riflessione è quello che Lévi-Strauss chiamava il
bricoleur: la persona che crea degli ibridi con i diversi media -uno spazio, una
proiezione, un testo, suono e musica- che coinvolgono anche la realtà virtuale. Penso che
questa sia una straordinaria esperienza per la gente: ciò che si crea ha un significato
artistico. Oppure, l'espressione dell'arte ha a che fare con le proprie attività, ma non
come arrangiamento formale o ambiente formale, bensì come densità della partecipazione.
Credo che l'arte rimarrà dominio della gente che realmente definisce quello che vuole
fare, e non lascerà che il processo dell'arte venga prodotto da un pubblico. Questi
ultimi vogliono che il pubblico veda o senta quello che hanno prodotto, nient'altro. Ci
sono due possibilità. Ma per gli artisti che sono interessati nell'esperienza legata
all'azione del pubblico, è molto interessante l'utilizzo delle installazioni e
dell'ambiente multimediale, in luoghi concreti, a tempi concreti, coinvolgendo un
computer, un video, e così via. D'altra parte ci saranno artisti come Bruce Naumann: non
è importante che ci sia qualcuno che agisca in queste stanze; non cambia niente. Non è
interattivo. E' un'installazione multimediale, e possiede la propria densità e la propria
espressione. Si dice persino che non sia importante avere un pubblico, come performance
principale dell'opera d'arte.
Domanda 10
Lei è un professore di storia dell'arte nel contesto dei nuovi media. Cosa suggerisce per
migliorare l'insegnamento della storia dell'arte nelle scuole attraverso l'ausilio dei
media?
Risposta
Devo precisare che sono un professore di storia dell'arte nel contesto dei media, non dei
nuovi media. Non ho molta esperienza nell'utilizzo dei nuovi media. Con i nuovi media non
si producono soltanto commenti sopra un'opera d'arte. Ma penso che sia tradizionale
leggere libri, parlare, insegnare, far vedere delle immagini. Io vado in un museo, è
molto più sensato che proiettare delle diapositive, che sono delle specie di citazioni
dei quadri, non sono i quadri stessi. Forse potrebbe essere un progetto quello di creare
una specie di storia dell'arte all'interno di un contesto di media, e utilizzare il CD ROM
per collegare alcuni livelli di complessità; utilizzando, cioè, il parlato, la
spiegazione ed un certo tipo di montaggio all'interno dei diversi livelli. Sfortunatamente
non siamo ancora al punto di poter sviluppare quest'idea, ma credo che sarebbe molto utile
creare qualcosa del genere ad un livello scientifico, o di ricerca.
Domanda 11
Pensa che la cultura artistica in genere sarà capace di creare una nuova relazione tra
l'uomo e il computer, tra uomo e uomo attraverso il computer?
Risposta
Spero di sì, perché l'arte ha sempre prodotto alcune nuove relazioni tra gli esseri
umani e i loro contesti, i loro ambienti: società, tecnologia, scienza, ma anche vita di
ogni giorno. E credo che questo sia l'aspetto principale dell'arte. La necessità
dell'arte è la definizione di alcuni, nuovi, luoghi di migliore comprensione, per
l'utilizzo, per esempio, di tecnologia e scienza ad un livello evoluto. Penso che questo
sia il maggior compito per il futuro.
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