Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Hans Hulrich Reck

Roma, 22-11-1996

"Arte e nuovi media"

SOMMARIO:

  • L'arte, con le nuove tecnologie, sta diventando più concettuale e gli artisti, come individui, non possono non chiedersi come la rivoluzione tecnologica inflisca sulle loro esperienze di ogni genere (1).
  • L'atteggiamento positivo della gente rispetto al Web deriva da un cattivo rapporto che si ha con il proprio corpo che, però, per navigare, non è affatto necessario. Dunque lo si elimina, credendo di eludere la sua morte naturale e si cerca di costruire macchine che funzionino secondo schemi sempre più simili a quelli che regolano il funzionamento del cervello umano (2).
  • Le macchine, più che protesi ed estensioni del corpo umano, sono estensioni delle relazioni con l'esterno e l'altro da sé (3).
  • La ripetibilità dell'opera d'arte, oggi più facile e rapida da realizzare grazie alle tecnologie digitali, non renderà mai possibile giungere ad un risultato identico all'opera di partenza. Dunque l'unicità dell'opera è garantita e, allo stesso tempo, l'artista ha molte possibilità di conoscere il lavoro dei suoi colleghi (4).
  • L'artista del futuro sarà l'artista capace di cooperare con altri sfruttando al meglio i nuovi mezzi (5).
  • La realtà virtuale ripropone gli stessi problemi di teoria della percezione che la realtà semplice ha sempre posto. Non porta ad una nuova forma d'arte ma solo ad un arricchimento degli stimoli e degli spunti che un artista può cogliere in ciò che lo circonda (6).
  • Il museo virtuale non prenderà mai il posto di quello reale. Sarà, certo, utilissimo per la ricerca scientifica e per l'archiviazione (7).
  • Il CD ROM non potrà mai sostituire il libro in quanto i due mezzi offrono, sostanzialmente, contenuti diversi. Inoltre, il CD ROM non ha la capacità di sostituire un testo scritto o un'opera d'arte vista dal vero (8).
  • La multimedialità e l'interattività possono interessare alcuni artisti ma ciò non implica che con il tempo si passerà ad opere aperte, rese significative dal contatto-scambio con il pubblico (9).
  • Nell'insegnamento della storia dell'arte il CD ROM non può sostituire il libro o la visita di un museo reale. Può essere, però, un utile strumento per la ricerca (10).
  • L'arte sarà in grado di ottimizzare il rapporto uomo-computer (11).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Sappiamo che il progresso tecnologico ha sempre implicato una innovazione nelle forme di espressione artistica tradizionali. Qual è il futuro dei linguaggi artistici in relazione alle nuove tecnologie e ai nuovi media?

Risposta
Penso che il primo punto che lei ha menzionato riguardi la nozione dell'espressione. Non sono sicuro che l'esperienza artistica abbia realmente a che fare, in primo luogo, con quello che lei chiama espressione. Penso che si debba avere a che fare con una forma di immagine in cui si articola la propria esperienza, la propria visione del mondo. L'arte diventa più concettuale, più costruttiva su questo livello tecnico, o tecnologico. Penso che l'espressione riguardi ciò che si possiede come individuo. Gli artisti sono individui e saranno sempre degli individui, finché avremo questa istituzione sociale che è l'arte; ciò significa che gli artisti lavorano con le proprie esperienze. Che utilizzino apparecchi e media tecnologici o no, media di basso livello o altamente sviluppati, non è rilevante per giudicare cosa sia arte e cosa non lo sia. Penso che l'espressione artistica abbia a che fare con qualcosa che chiamiamo "enigma". Si tratta di un aspetto enigmatico, che le cose sembrano essere strane, e che si debba proporre la propria visione di questo contesto e dell'ambiente, che sembrano essere strani, a livello sociale, tecnologico e scientifico. Bisogna, come artista, parlare il proprio linguaggio.

Penso che gli artisti utilizzino certe nuove tecnologie perché sono interessati al tipo di apparecchio, e al lavoro umano e alla esperienza umana legati ad esso. Gli artisti sono contrari all'uso egemonico della tecnologia, nel senso che vogliono sovvertire questo potere in un'ottica anarchica, che consenta loro di parlare il proprio linguaggio, e devono sviluppare questo linguaggio. Penso, inoltre, che la ragione dell'utilizzo delle nuove tecnologie sia da cercare nell'importante influenza che queste esercitano sul linguaggio utilizzato nell'articolazione di se stessi, ed ha a che fare con la crisi delle immagini tradizionali. E' interessante per alcune nozioni, come il tempo, le immagini sviluppate nel tempo, le sequenze in cui si possano articolare nuove esperienze. Ma le esperienze sono individuali, e lo rimangono fino a che gli artisti non utilizzano tale modo di articolare quel certo linguaggio in società. Ciò significa che l'arte è una forma di comunicazione sociale, che deve confrontarsi con questo luogo sconosciuto delle nuove forme di comunicazione, ed anche delle nuove forme di espressione; ma ciò che si osserva, non è un punto di espressione. E' necessario esprimere ciò che si pensa sulla possibilità logica offerta dalle macchine e dall'interfaccia tra tali macchine e gli esseri umani.

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Domanda 2
Spesso parliamo dei nuovi mezzi tecnologici come di un'estensione degli esseri umani. Nel passato, invece, le nuove macchine venivano considerate estensioni del corpo umano. Cosa ne pensa di questi due modi diversi di considerare la relazione tra l'uomo e la macchina?

Risposta
Penso che, ad un primo approccio, ciò che lei chiama essere umano è il cervello. E' una metafora per considerare le nuove tecnologie quali estensioni del cervello. Conosco alcune delle nuove teorie della neurolinguistica e della neuromedicina, ma non c'è nessuno che possa spiegare come funzioni il cervello individuale. Penso che ci siano buone ragioni per riconoscere che il cervello individuale sia più complesso e più denso di qualsiasi simulazione possibile con le nuove tecnologie. Per questa ragione credo che si tratti di una semplice metafora, di un sogno vicino ad una certa ossessione di trascendenza, la quale, in un senso logico cristiano, forse, significa che si desidera abbandonare il proprio corpo. Tutta la discussione sull'estensione del cervello è assimilabile a dei sentimenti spregevoli rispetto al proprio corpo, che la gente racchiude in sé. Si vuole essere solo cervello. Che cosa vuol dire? Che gli esseri umani vogliono essere immortali, non vogliono morire. Il Web, questa rete internazionale, universale o globale, è una forma di odio verso la morte del corpo. Penso che non esistano degli elementi empirici che consentano di dire che Internet o i computer possano realmente sostituire o estendere qualcosa del cervello umano, sapendo che nella scienza nessuno riesce a spiegare cosa sia realmente un'immagine, come funzioni realmente il linguaggio, come funzionino le sinapsi e la rete neurale all'interno di un cervello individuale. Le strutture delle teorie cambiano, ma non si coglie l'essenza della questione quando si dice: "bene, questo è il cervello, funziona così e noi possiamo simularne il funzionamento". Se si prova a simulare il funzionamento del cervello, si vede che nell'apparecchio si dispone della capacità di simulare un aspetto elementare di quello che fa il cervello individuale. Quello che sto dicendo non è una difesa dell'individualismo o dell'inviolabile introspezione degli esseri umani, ma penso che i problemi siano molto più grandi di quanto ci si possa immaginare nell'ambito della comunicazione giornaliera, contemporanea, sulle nuove scienze, che sono, in un certo senso, poetiche, e non più scienze esatte. Questo è un altro problema, perché gli scienziati devono guadagnare e cercano il collegamento più vicino agli artisti: gli artisti fanno delle cose pazze, e anche gli scienziati vogliono fare delle cose pazze, per cui, farebbero meglio a consultare la poesia che la scienza esatta.

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Domanda 3
Quindi lei pensa che le macchine siano solo un'estensione del corpo umano.

Risposta
Non sono neanche sicuro di questo. L'intelligenza artificiale è stata, per me, sempre sinonimo di cooperazione sociale. Per la mia intelligenza è artificiale ciò che producono il mio vicino e la gente con cui lavoro: loro mi inducono a riflettere su aspetti che non conoscevo prima. Per me, questo è, in un certo senso, artificiale, perché non lo produco in un modo chimico utilizzando il mio cervello. Non sono sicuro che le macchine siano una estensione del corpo. Conosco tutta la discussione, comprese le teorie di Freud, riguardo le protesi, per cui i miei occhiali sono un'estensione dei miei occhi. Sono degli strumenti di aiuto. Ma non penso che si possa dire che siano un'estensione del corpo. E' interessante rilevare, nel discorso di Marshal McLuhan, che tale tipo di estensione, attraverso i media, è una metafora per trasformare la propria esperienza in una comunicazione di esperienze con altre persone. Penso che questa sia la possibilità di estendere la comunicazione, non nel senso della migliore comprensione di quello che dice il proprio vicino. E' una limitazione discutere di argomenti che non si comprendono. Penso che l'artificiale abbia a che fare con l'estensione delle relazioni sociali e non del proprio corpo. Si sta creando un'immagine del proprio corpo, ma non si ha la sensazione di estenderlo. Si ha la sensazione dell'estensione della propria attività e della possibilità di agire o interagire con gli altri.

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Domanda 4
In un saggio del 1936, Walter Benjamin parla di riproducibilità tecnica del lavoro artistico. Oggi, questa ripetibilità, con i processi digitali, è più alta che mai. Pensa che ciò implichi una perdita di precisione nel lavoro artistico?

Risposta
Lei ha parlato di Benjamin, ma credo che sia importante menzionare anche André Malraux, con il suo museo immaginario, dove i concetti sono molto più chiari che in Benjamin. Benjamin aveva il sogno dell'unicità aurea, il dipinto quale unico oggetto originale localizzato in un posto concreto. Poi si vive la propria esperienza di meditazione. Egli pensava che, attraverso la riproduzione dell'immagine, si perde questa dimensione aurea, ma si ottiene un'altra dimensione di azione con le immagini. Ciò significa che si può vedere il montaggio e la genesi di tale opera. Penso che Malraux lo abbia ribadito fortemente quando diceva: "Picasso non dipingeva realmente". Con il suo lavoro generava immagini per la riproduzione in terra, e alcuni dipinti possono essere confrontati con una forma di montaggio individuale. Naturalmente, la possibilità di riprodurre immagini, come il riciclaggio, la copia o il rifacimento, da utilizzare come un percorso fisso di materiale già generato, è interessante per gli artisti. Ma se si ripete realmente, se si cerca di ripetere in modo identico qualcosa che è appena stata creata, è evidente che si produce la differenza, che piaccia o no. Questo vuol dire che la pura riproduzione che ricerca l'identità non è possibile. Per questo il riciclaggio permanente non mi spaventa. Ciò che odio è la noia di vedere sempre le stesse cose. Ma il livello di intelligenza non ha niente a che fare con la possibilità di riprodurre immagini e di utilizzarle. Penso che il sogno di Benjamin fosse quello di riguadagnare, al luogo dell'esperienza aurea, quel tipo di conoscenza di apparecchi e di montaggio per illuminare la conoscenza sociale: questo è il problema. Il nome di Benjamin rappresenta questo problema. Ma nei nostri giorni, ciò che è realmente interessante sono queste nuove questioni, la generazione di qualcosa che non si era mai visto prima, non perché sia nuova in un modo normale, ma perché utilizza una diversità e si apprende molto di più su ciò che veniva fatto prima. La riproduzione significa costruire una forma di diversità per vedere sotto nuova veste ciò che sembrava essere vecchio.

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Domanda 5
Cosa pensa degli artisti tecnologici? Sono loro gli artisti del futuro?

Risposta
No, non lo direi in questo modo. E' una breve domanda che richiede una grande conoscenza delle nozioni connesse a tale domanda. Non penso che gli artisti possano essere definiti in base all'utilizzo della tecnologia. Penso che sia stupido dire che un artista è un individuo che utilizza dei colori, una matita, una macchina fotografica, una video camera o un computer. Questo non è mai stato il modo di definire l'arte. Ma quello che lei intende dire è che gli artisti producono qualcosa di nuovo nel contesto della tecnologia. Voglio dire: non si tratta di pubblicità. Non si pensa che ogni informazione sia una comunicazione. Non si è interessati nella standardizzazione di codici, di linguaggi. Il codice ASCII rappresenta realmente un grande pericolo all'interno di un contesto multimediale: un medium è uno standard, e bisogna rompere le regole di tale standard. Penso che gli artisti che sono realmente interessati alle nuove tecnologie, siano interessati a realizzare il proprio progetto con la possibilità anche di programmarlo. Questo è il tipo di artista-ingegnere che fu il sogno del Rinascimento. Nel contesto dell'arte contemporanea, l'artista del futuro è qualcuno che riesce a cooperare con altri per rompere gli standard tecnologici, per formulare nuove domande interessanti. Questo è, per me, l'artista del futuro.

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Domanda 6
Pensa che la realtà virtuale possa cambiare il modo di fare arte?

Risposta
Non ne sono sicuro, perché la realtà virtuale comporta delle teorie sulla percezione. Cosa significa realtà virtuale? Noi sappiamo dalla teoria della Gestalt degli anni '20, che la percezione è organizzata in concetti mentali. Non c'è una possibilità di visione dall'esterno. Non è possibile osservare se stessi mentre si hanno delle allucinazioni percettive; per questa ragione penso che, nel contesto della realtà virtuale, diventi molto più chiaro ciò che è un normale problema della percezione normale: il fatto che non si possa uscire da se stessi e vedere in tal modo se la semantica sia reale. Tutto quello che si cerca di fare è virtualmente reale a livello di percezione. Nelle tecnologie come il cyberspazio o Internet si ha a che fare con una certa forma di comunicazione e interattività. Penso che sia importante che gli artisti facciano esperimenti con queste forme e risolvano il proprio modo di vedere. Ma vedo anche il pericolo che la virtualità diventi una specie di divertimento di massa come il Luna Park, o qualcosa di simile. Godere significa sempre esperire di qualcosa di reale per se stessi, anche quando si sa che le allucinazioni sono virtuali. La forza della virtualità è data da questo tipo di virtualità. Per questo non penso che possiamo definire questa tecnologia di realtà virtuale una nuova forma di arte. Ma è un nuovo campo su cui gli artisti sono invitati ad agire.

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Domanda 7
Alcune persone credono che quando si visita un museo virtuale, ci si sente poi motivati alla visita del museo reale. Pensa che questo accadrà realmente, o che invece i musei "materiali" verranno dimenticati da tutti?

Risposta
No, questo non è possibile. Ma bisogna distinguere tra i diversi tipi di museo. Se si considera un museo di tecnologia, la questione è molto diversa da un museo d'arte. Nessuno può dire che i musei d'arte verranno aboliti dall'utilizzo di nuove tecnologie come i CD ROM, o altre cose simili. Questo tipo di informazione prodotta digitalmente è utile al livello di ricerca scientifica o di classificazione di ciò che è contenuto nel museo. Ma non penso che possano prendere il posto della visita del museo, e non penso che possano preparare meglio alla visita del museo, perché visitare un museo significa che si ha realmente l'interesse di andare in un particolare posto e di percepire tale particolare posto con gli oggetti contenuti in esso. Ciò non ha nulla a che fare con la mediazione dell'informazione di ciò che si trova nel museo. Quello che potrebbe essere utile dal punto di vista del museo è l'apertura del mondo digitale alla ricerca scientifica, un'operazione che ha più senso per via di ciò che è nascosto negli archivi del museo o nel cervello degli scienziati. Andare a visitare un museo corrisponde ad una forma di interesse antropologico alla nostra cultura, che non significa antropologia naturale ma antropologia nel senso culturale. Si va a visitare la Villa Borghese per una forma di prestigio: non è stata restaurata, è sempre in restauro, così si va in altri posti. Non penso che questo abbia a che fare con un'attitudine culturale o con un modo di venire informati. Penso che si creerebbe una situazione tipicamente scolastica se si pensasse di poter preparare la gente con l'utilizzo di CD ROM o schermi interattivi con cui giocare per comprendere meglio ciò che avviene nei musei. I musei sono istituzioni di archiviazione e di ricerca scientifica, e ricevono dei soldi per produrre una messa in scena per il pubblico. Ma questo è tutto.

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Domanda 8
Pensa che un CD ROM possa dare qualcosa di più di un libro ad uno studente che voglia, per esempio, studiare la storia dell'arte?

Risposta
La battuta è facile e, naturalmente, la voglio dire: io preferisco la città di Roma ad un CD ROM di un museo. Ma parliamone seriamente: non lo so! La maggior parte dei CD ROM che ho visto erano molto noiosi e non erano altrettanto informativi rispetto ad un libro. Ma non so se è una questione di CD ROM, o di monitor, o di una combinazione di macchina da scrivere e di monitor che noi chiamiamo computer, (che è realmente strana, perché ha questa forma di macchina da scrivere e di monitor). Poi, quando si deve stampare, non si ha l'impostazione o l'aspetto professionale di un libro. Non so. Se si avesse realmente del materiale su un CD ROM che non si può ottenere da un libro, potrebbe essere interessante. Perché con un libro si dispone, per esempio, di un opera che ha a che fare con l'interpretazione delle cose, e non di una collezione di documenti. Ma, ripeto, è una questione di ricerca scientifica. Come forma estetica non penso che il CD ROM possa sostituire un libro. Allo stesso modo un libro non è migliore di un CD ROM. Un CD ROM viene utilizzato per altri scopi: perché vi si possono utilizzare dei filmati quick-time e altri tipi di immagini in movimento. Non posso dire che il libro e il CD ROM siano allo stesso livello.

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Domanda 9
Una delle opportunità più interessanti della nuova tecnologia di comunicazione è la multimedialità. Pensa che in un'opera multimediale sia possibile uno scambio tra l'artista e il pubblico?

Risposta
Credo che questa sia la parte più importante della multimedialità. Ho avuto anche dei problemi con questa nozione di multimedialità, perché nel mondo dei computer la situazione è monomediale e standardizzata, non multimediale. Ma è possibile utilizzare il computer come parte di un'installazione, così come viene fatto nella ricerca della robotica. Naturalmente, con un'opera multimediale si crea un'interazione nuova con il pubblico. Penso che accada come nella descrizione di Umberto Eco nella "Opera aperta", il suo libro degli anni '60, in cui il pubblico è un elemento nello sviluppo di una composizione o nella ricezione della percezione di un'immagine. La multimedialità condivide tale partecipazione; poi, naturalmente, si possono usare diversi media. Il punto principale della riflessione è quello che Lévi-Strauss chiamava il bricoleur: la persona che crea degli ibridi con i diversi media -uno spazio, una proiezione, un testo, suono e musica- che coinvolgono anche la realtà virtuale. Penso che questa sia una straordinaria esperienza per la gente: ciò che si crea ha un significato artistico. Oppure, l'espressione dell'arte ha a che fare con le proprie attività, ma non come arrangiamento formale o ambiente formale, bensì come densità della partecipazione. Credo che l'arte rimarrà dominio della gente che realmente definisce quello che vuole fare, e non lascerà che il processo dell'arte venga prodotto da un pubblico. Questi ultimi vogliono che il pubblico veda o senta quello che hanno prodotto, nient'altro. Ci sono due possibilità. Ma per gli artisti che sono interessati nell'esperienza legata all'azione del pubblico, è molto interessante l'utilizzo delle installazioni e dell'ambiente multimediale, in luoghi concreti, a tempi concreti, coinvolgendo un computer, un video, e così via. D'altra parte ci saranno artisti come Bruce Naumann: non è importante che ci sia qualcuno che agisca in queste stanze; non cambia niente. Non è interattivo. E' un'installazione multimediale, e possiede la propria densità e la propria espressione. Si dice persino che non sia importante avere un pubblico, come performance principale dell'opera d'arte.

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Domanda 10
Lei è un professore di storia dell'arte nel contesto dei nuovi media. Cosa suggerisce per migliorare l'insegnamento della storia dell'arte nelle scuole attraverso l'ausilio dei media?

Risposta
Devo precisare che sono un professore di storia dell'arte nel contesto dei media, non dei nuovi media. Non ho molta esperienza nell'utilizzo dei nuovi media. Con i nuovi media non si producono soltanto commenti sopra un'opera d'arte. Ma penso che sia tradizionale leggere libri, parlare, insegnare, far vedere delle immagini. Io vado in un museo, è molto più sensato che proiettare delle diapositive, che sono delle specie di citazioni dei quadri, non sono i quadri stessi. Forse potrebbe essere un progetto quello di creare una specie di storia dell'arte all'interno di un contesto di media, e utilizzare il CD ROM per collegare alcuni livelli di complessità; utilizzando, cioè, il parlato, la spiegazione ed un certo tipo di montaggio all'interno dei diversi livelli. Sfortunatamente non siamo ancora al punto di poter sviluppare quest'idea, ma credo che sarebbe molto utile creare qualcosa del genere ad un livello scientifico, o di ricerca.

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Domanda 11
Pensa che la cultura artistica in genere sarà capace di creare una nuova relazione tra l'uomo e il computer, tra uomo e uomo attraverso il computer?

Risposta
Spero di sì, perché l'arte ha sempre prodotto alcune nuove relazioni tra gli esseri umani e i loro contesti, i loro ambienti: società, tecnologia, scienza, ma anche vita di ogni giorno. E credo che questo sia l'aspetto principale dell'arte. La necessità dell'arte è la definizione di alcuni, nuovi, luoghi di migliore comprensione, per l'utilizzo, per esempio, di tecnologia e scienza ad un livello evoluto. Penso che questo sia il maggior compito per il futuro.

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