Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Clotilde Pontecorvo

Torino, 10-04-1997

"I computer nella scuola elementare"

SOMMARIO:

  • L'introduzione del computer nella scuola apporta immediatamente significative trasformazioni nel modo di imparare e di comunicare dei bambini. L'uso dell'informatica applicata, poi, alla vita di tutti i giorni, come nel caso del programma Ecolandia, un programma per lo studio dello smaltimento dei rifiuti, dimostra che mezzi tecnologici e contenuti devono sempre progredire di pari passo (1).
  • Il costo dei computer può rappresentare un motivo di discriminazione per i giovani provenienti da famiglie meno ricche, anche se, ormai, sono sempre più numerose le famiglie che decidono, comunque, di affrontare questa spesa per i loro figli. Tra i ragazzi di età diverse si nota una capacità differenziata nell'imparare ad usare il computer: i più piccoli sono molto più veloci ad apprendere dei loro compagni più grandi. Inoltre, lavorando nella scuola elementare con il computer, i ragazzi risultano essere molto più stimolati rispetto al passato (2).
  • Gli insegnanti dovrebbero essere formati all'uso delle nuove tecnologie nell'insegnamento attraverso una sperimentazione sul campo (3).
  • Quello del controllo dei messaggi che giungono via Internet ai navigatori più giovani è un problema di cui dovrebbero occuparsi i ministeri e le istituzioni che agiscono su ampi territori: si dovrebbe trovare una soluzione generale (4),
  • una soluzione che, pur partendo dall'analisi delle situazioni familiari, sappia realizzare un controllo sociale più generalizzato in sintonia con la dimensione tipicamente extrafamiliare dei mezzi di comunicazione di massa (5).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Possiamo notare, dagli studi o dalle sue esperienze, un cambiamento nelle qualità e nelle modalità dell'apprendimento degli allievi che sono in classi informatizzate o che vengono educati con le nuove metodologie?

Risposta
Sicuramente, l'introduzione delle nuove tecnologie, in modo particolare delle tecnologie informatiche e quindi qualsiasi uso di computer, introduce dei cambiamenti notevoli. Noi, già da alcuni anni, abbiamo lavorato con delle scuole elementari e medie che hanno introdotto i computer per le attività di scrittura dei bambini e dei ragazzi. Quello che si vede è che l'introduzione del computer sviluppa molto una attività di collaborazione, di scambio, di comunicazione, e modifica, direi, il modo in cui i bambini e i ragazzi apprendono a scrivere. Quindi, sicuramente ci sono delle modifiche sostanziali. Più recentemente, avendo sviluppato due ipertesti ipermediali, uno relativo all'educazione ambientale e un altro, che è ancora in corso di sviluppo, relativo alla storia, abbiamo potuto osservare che la dinamica dell'apprendimento rispetto ai temi che sono proposti dall'ipertesto, modifica radicalmente, e si modifica, in modo particolare, la motivazione degli allievi. Questi ultimi sono assai più motivati a lavorare con queste tecnologie, e credo perché si tratta di qualcosa che è molto lontano dalla scuola, se vogliamo, o, per lo meno, è molto vicino a quello che si fa nel mondo, nella vita di tutti i giorni, perché, ormai, i computer sono presenti anche nella vita quotidiana di tutti noi. E quindi i ragazzi hanno la sensazione di impadronirsi di qualcosa che serve, di qualcosa che servirà dopo, che potranno utilizzare, che sta nel mondo. Il programma a cui faccio riferimento si chiama "Ecolandia"; è un programma di educazione ambientale. Il problema che viene posto ai ragazzi è quello dello smaltimento dei rifiuti; quindi, un problema poi tecnico perché, ovviamente, c'è una parte di chimica, di fisica, di scienze sociali, di studio delle leggi, c'è tutta una gamma di contenuti di apprendimento rivolta ai ragazzi dai 12 anni in su, ma può essere anche utilizzato dei ragazzi più piccoli. Però, quello che noi vediamo è che attraverso questi strumenti, queste che sarebbero conoscenze, normalmente, non particolarmente appassionanti, acquistano rilievo. Ovviamente, i ragazzi sono motivati non solo perché c'è il computer, ma perché il modo in cui è presentato il problema dal computer ha una rilevanza notevole. E' un problema quello di come risolvere, per esempio, lo smaltimento dei rifiuti in una situazione sociale come quella italiana, anche geografica, in cui non ci sono larghi spazi da utilizzare; quindi, bisogna trovare una soluzione compatibile con delle costrizioni. Per cui io non credo che siano solo le tecnologie, è il modo in cui le tecnologie sono utilizzate nella scuola, sono proposte da chi elabora questi materiali software e il modo in cui gli insegnanti sono capaci di introdurle in una misura motivante, con una modalità che sollecita il lavoro dei ragazzi.

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Domanda 2
Un bambino che ha alle spalle una famiglia che non può comprargli il computer, crescerà in maniera svantaggiata, da un punto di vista educativo, rispetto ad un bambino che può disporre delle moderne tecnologie?

Risposta
Sicuramente ci sono differenze nella disponibilità dei computer nelle famiglie. E' molto più facile che una famiglia compri uno strumento tecnologicamente avanzato, che uno strumento musicale, è più nella cultura di oggi. Però, io credo che la scuola possa veramente compensare notevolmente. Noi abbiamo svolto, per esempio, delle sperimentazioni in istituti professionali in cui i ragazzi non avevano una alta motivazione allo studio. Avere introdotto questo software didattico, questo materiale in cui i contenuti di insegnamento erano presentati attraverso un computer multimediale, quindi con fotografie, animazioni, e così via, è stato estremamente motivante, indipendentemente dalla classe sociale dei ragazzi. Non abbiamo fatto queste esperienze in licei del centro della città, ma in scuole normali, anche periferiche. Quindi, io credo che la rapidità con cui i ragazzi di oggi si impadroniscono di questi strumenti, compensa, sicuramente, un eventuale svantaggio iniziale, cosa che non avviene sempre con gli insegnanti. Vediamo che è molto più facile arrivare, utilizzare questi strumenti da parte dei ragazzi, che farli utilizzare agli insegnanti. E devo dire che, in questo caso, esiste anche una correlazione negativa con l'età: i bambini più piccoli se ne appropriano con molta più facilità. Le scuole elementari sembra che non abbiano fatto altro. Perché? Perché queste tecnologie sono nate con loro. Non c'è nessun elemento di distanza temporale. Invece, i ragazzi più grandi hanno meno familiarità. Credo che il fattore sociale possa essere ampiamente compensato, però è molto importante che la scuola offra del materiale motivante. Quindi non basta lo strumento, ci vuole il materiale: il software, che è oggetto di un grosso lavoro di elaborazione, e poi la capacità, da parte dell'insegnante, di creare la situazione didattica. Noi abbiamo sperimentato, in questo progetto di Telecomunicando, la produzione di un ipertesto ipermediale da parte dei ragazzi per comunicare un cosiddetto bene culturale, una cosa interessante nel loro ambiente di vita. Abbiamo dei ragazzi di Palermo, di Firenze, di Milano: insomma, di vari contesti, molto diversi tra loro. L'aspetto interessante è che dopo la fase di apprendistato, e avendo prodotto questo tipo di ipertesto, sono stati interessati ad entrare in Internet, a trovare in Internet il materiale che poteva nutrire ulteriormente questo loro ipertesto. Poi hanno scambiato con gli altri studenti, usando la video conferenza: sono diventati bravissimi ad usare la lavagna condivisa! Quindi, hanno utilizzato vari strumenti piuttosto sofisticati che molti adulti, molti professori universitari non sanno nemmeno cosa sono.

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Domanda 3
Ma gli insegnanti sono preparati alle nuove tecnologie? Dobbiamo riqualificare una nuova classe insegnanti, o dobbiamo aspettare una futura classe di insegnanti che verrà insieme alle nuove tecnologie?

Risposta
Sarà sicuramente importante introdurre i nuovi insegnanti alle nuove tecnologie e, quindi, inserire massicciamente le nuove tecnologie nell'università, per esempio. Sono, per adesso, molto poco presenti nell'università. Io sono stata colpita dai miei studenti di questo anno, di questo corso: ho chiesto quanti avevano familiarità con l'uso del computer per scrivere, e in una classe di 150 allievi si saranno alzate nemmeno dieci mani. Quindi, in realtà, ancora nell'università c'è molto bisogno di questa introduzione. Però io credo che gli insegnanti possono molto bene essere qualificati sul campo, svolgendo queste attività di ricerca, sperimentazione e imparando ad utilizzarle. E, in qualche modo, non credo che per le nuove tecnologie noi dobbiamo immaginare una sequenza a cascata: prima formiamo gli insegnanti, poi introduciamo il nuovo materiale, e poi insegniamo ai bambini. In realtà questo si può fare nello stesso tempo, a mio avviso, con delle procedure adeguate, dando agli insegnanti dei suggerimenti su come introdurre il lavoro con i bambini, quindi dei suggerimenti operativi. Adesso io mi riferisco in modo particolare all'ipertesto, e una cosa fondamentale per l'ipertesto è il ragionamento analogico e il ragionamento per reti concettuali. Ecco: questa è un tipo di attività che, al di là dell'uso specifico delle tecnologie, gli insegnanti afferrano subito e ne capiscono il valore per l'apprendimento. Quindi, io credo che è più lunga la procedura di familiarizzazione da parte degli insegnanti con le nuove tecnologie, per tutti noi adulti è stato così. Però, poi possono essere immessi nel campo direttamente, senza bisogno di immaginare dei momenti di formazione separati dalla sperimentazione.

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Domanda 4
E' pedagogicamente corretto censurare i siti per difendere i minori, oppure rischiamo, in realtà, di compiere un'azione più dannosa che positiva? Ed eventualmente, chi è che si occupa di decidere cosa far vedere o non far vedere ai bambini su Internet?

Risposta
Onestamente non ci ho pensato, non ho riflettuto su questo tema. In realtà, credo che un po' di controllo ci voglia su quello che viene trasmesso attraverso Internet. Perché per un adulto normale è una autocensura molto facile da attuare, perché, in realtà, sono cose che non interessano, che non hanno nessuna forma di appello. Ma per un bambino può essere molto difficile decidere. Quindi, io credo che qualche forma di controllo ci voglia. Chi possa farlo? E' un discorso che, per esempio, negli Stati Uniti, in questo momento, si sta molto dibattendo. Io vengo dagli Stati Uniti, sono tornata ieri, e sui giornali si discute proprio di questo argomento. Credo che dovrebbero essere coloro che si preoccupano di che cosa insegnare ai bambini -i ministeri, i gruppi regionali, al livello più generale-, ad intervenire su questo problema, perché è difficile intervenire sulle singole scuole, è ovvio. In qualche modo è necessario, a mio avviso, un tipo di controllo, perché è qualche cosa rispetto a cui noi siamo completamente sprovveduti. E, d'altra parte, cose del genere sono già avvenute attraverso le reti telefoniche normali. Ad un certo punto è stato, poi, impedito, l'accesso normale a queste reti telefoniche.

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Domanda 5
La famiglia è importante nel consentire una navigazione completa o parziale?

Risposta
La famiglia è, indubbiamente, importantissima nel costruire le strutture critiche dei soggetti, dei bambini, degli adolescenti, e, quindi, ha un ruolo importantissimo. Non vedo però un ruolo diretto della famiglia nell'impedire l'accesso ad Internet. Lo stesso discorso per la televisione. Anche questa idea di suggerire, di dare alla famiglia una simbologia in modo che escludano certi programmi dalla visione dei bambini, è del tutto utopistica. Io faccio ricerca nell'ambito della famiglia, perché studio l'interazione a tavola tra genitori e figli, e quindi entriamo nelle famiglie con una videocamera. Molto spesso, in queste famiglie medie, non particolarmente facoltose, c'è più di una televisione. Quasi tutti i bambini hanno una televisione autonoma. Non è possibile un controllo diretto. A mio avviso bisogna che ci sia un controllo sociale più generalizzato ed una responsabilità sociale. Non a caso, questi sono mezzi di comunicazione di massa, hanno una dimensione tipicamente extrafamiliare.

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