INTERVISTA:
Domanda 1
Hai messo in rete la prima edizione critica realizzata espressamente per il Web. Puoi
parlare un po' di questa esperienza?
Risposta
E' la prima edizione critica fatta espressamente per il Web. Esistono molti testi in rete,
ma sono in genere riproduzioni di testi a stampa, oppure sono testi non in edizione
critica, prodotti per la fruizione sulla rete. Questa invece è una edizione critica
nuova, fatta su manoscritti, con un apparato di note, varianti, eccetera, proprio come
un'edizione critica a stampa, che, invece di uscire a stampa, esce immediatamente sul Web.
E' possibile se ne faccia una edizione a stampa, ma dovrebbe essere diversa, perché la
versione critica fatta così è una edizione ipertestuale con una struttura non
strettamente riconducibile a stampa. La ragione per cui l'ho fatta è che ritengo
importante dal punto di vista dell'uso di questo genere di mezzi di comunicazione, di
cooperazione, che si mettano a disposizione risorse non necessariamente vincolate nel loro
uso, ma che si mettano a disposizione risorse. Il testo è un'opera di Leibniz, un
filosofo e matematico tedesco vissuto tra il Sei e il Settecento. Durante il suo soggiorno
a Parigi ebbe l'idea di istituire un parco scientifico, divulgativo e scrisse un breve
testo affascinante. Leibniz è una persona importante per la storia delle tecnologie
informatiche e questo ha influenzato la mia scelta. E' importante che questa critica sia
sulle reti, su uno strumento dalle grandi potenzialità, diventando così un mezzo di
cooperazione, di comunicazione, a disposizione di altri che possono usufruire
gratuitamente di materiale in una forma non necessariamente coperta da
"copyright". Credo che la critica al "copyright", la scelta di uno
"shareright", piuttosto che di un "copyright", debba , o possa, almeno
uscire dalle riviste "underground" piuttosto che da certi circuiti politici e
trovare almeno alcuni spazi, anche in altri tipi di produzione, tra cui, per esempio, la
ricerca accademica.
Domanda 2
Quali sono i problemi che pone un'edizione critica realizzata su Web? Sembra che da un
lato ci sia uno strumento potente, quello ipertestuale, dall'altro appaiono anche dei
limiti nella possibilità, nella necessità di dover utilizzare una serie di marcatori
particolari. Come hai lavorato per l'edizione critica, per le varianti?
Risposta
Il problema del testo è il suo doppio apparato di varianti: un apparato di varianti
testuali in senso stretto e un apparato invece di note di tipo tradizionale. Ovviamente il
problema è quello di riuscire a rappresentare i rimandi dal testo, che proprio per il
vantaggio e la struttura ipertestuale si può presentare libero dalle note innanzi tutto,
e poi, possibilmente, di riuscire a costruire una struttura di rimandi interni
nell'apparato di note, in modo da costruire effettivamente uno spazio di informazione
ipertestuale intorno al testo di cui si fa l'edizione. Ho voluto aggiungere per i lettori,
in via sperimentale, la possibilità di una pagina di uso generale, richiamata da tutte le
altre pagine dell'edizione, insieme ad una pagina di cronologia leibniziana, in modo da
inserire delle critiche o delle osservazioni, oppure di proporre elementi della vita di
Leibniz, che i lettori, verosimilmente studiosi leibniziani, riterranno importanti, da
aggiungere alla cronologia proposta; non c'è nessuna idea sul fatto che questo possa
avere una reazione positiva o un riscontro da parte dei fruitori. L'edizione critica è
ospitata dal "server" della "ZNORD" di Torino,
"VV.ZNORD.IT".
Domanda 3
Sempre su Leibniz hai iniziato un progetto che sembra piuttosto interessante per le
possibilità collaborative che implica, vale a dire quello dell'"Online Lebniz
Dictionary", cioè un "Dizionario leibniziano in linea". Puoi dirci un po'
come si sviluppa questo progetto?
Risposta
Il progetto parte dall'idea che, oltre a strumenti come concordanze, indici e così via,
che danno una certa quantità di materiale bruto per l'analisi di testi, possa essere
utile un lessico razionale, organizzato, in cui ci sia un apparato di conoscenza associato
all'apparato tecnologico. Una cosa di questo genere è molto difficile da fare perché il
"corpus" leibniziano è enorme ed avendo l'idea di doverla portare a termine, da
parte di un gruppo ristretto, senza il possibile apporto di interventi sul testo, così
come può essere proposto, ma con l'idea che debba essere perfetta prima di stamparla.
L'idea che si possa fare "online" e che si possano mettere a disposizione, via
via, dei materiali di lavoro su un dizionario di questo tipo, a cui tutti gli studiosi che
si occupano di queste cose possano avere accesso, a cui tutti possano contribuire,
scrivendo delle voci o mettendo a disposizione del materiale per nuove voci, o proprio
scrivendole direttamente nel formato che viene utilizzato che è l"HTML" e
soprattutto intervenendo e dando valutazioni o miglioramenti rispetto al materiale che
viene prodotto via via.
Domanda 4
Prima hai parlato del concetto di "shareright". Puoi spiegarlo?
Risposta
Il concetto di "shareright" uno se lo può immaginare prendendo il simbolino del
"copyright", mettendo al posto della 'c' una 's', con l'idea che apporre una
qualifica di questo genere alla propria produzione, invece di restringere l'uso da parte
di altri serva per consentirlo. L'idea dello "shareright" è che si possa usare
il materiale messo a disposizione, purché venga citata la fonte, ma soprattutto purché
non si impedisca poi ad altri di fare uso del nuovo materiale. Finché si resta in un
circuito aperto c'è la possibilità di condividere il materiale che si produce e
rifiutare la dinamica del "copyright", Un altro modo per distribuire questo
genere di materiale, metodo in parte usato per il progetto del dizionario, è usare,
invece di un "server-Web", un "server-gopher", che permette di
distribuire file di tipo testo, piuttosto che immagini, file binarie, e così via, con un
sistema di "menu" riferibili a dei file o a degli altri "menu" o al
limite ai "menu" di altri "server-gopher". E' una struttura
informatica che è stata definita prima che venisse proposto il Web e che per un certo
periodo ha funzionato davvero egregiamente per la distribuzione materiale in rete, proprio
perché, potendosi richiamare i "server" l'uno con l'altro, si costituisce uno
spazio, che veniva in genere chiamato "gopher's-space", "spazio dei
gopher", in qualche modo navigabile, e che quindi consentiva di percorrere le risorse
di rete, non necessariamente conoscendo in partenza il punto a cui si doveva arrivare.
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