INTERVISTA:
Domanda 1
Come nasce MC-Link?
Risposta
MC-Link è nato nel 1986 come sperimentazione di una rivista telematica, nella convinzione
che il video telematico si sarebbe evoluto come vero e proprio medium a fianco degli altri
media tradizionali. Mi spiego. Tutti conosciamo i mass-media come i quotidiani e la
televisione, che si rivolgono a milioni di lettori o a milioni di spettatori. Poi ci sono
i media specializzati, che si rivolgono a decine o centinaia di migliaia di lettori.
Infine ci sono i media ultraspecializzati, che si rivolgono a piccolissimi gruppi, dal
bollettino di un'associazione di architetti a quello parrocchiale. Ecco, il video
telematico consente contemporaneamente di rivolgersi a milioni di persone, come ben
sapete, attraverso Internet, oppure solo a poche decine di persone, o anche ad una sola
persona e allora si chiama posta elettronica. Dunque, a partire dal 1986, per quattro
anni, in forma gratuita, noi abbiamo cercato di capire come il medium potesse influenzare
la comunicazione tra soggetti. Al termine di questa fase, nel 1990, MC-Link è stato messo
in vendita come rivista telematica, e nel '92 è stato interconnesso ad Internet per dare
posta elettronica e trasferimento di file con altri sistemi collegati alle reti. Dal '94,
infine, gli abbonati ad MC-Link oltre a leggere la loro rivista telematica possono anche
fare "net-surfing" sulle pagine Web di tutta Internet.
Domanda 2
Qual è la sua opinione in materia di tariffe?
Risposta
Il problema dei costi della telematica è veramente spinoso. Dobbiamo spezzarlo in due
parti. Una cosa è il costo della telefonata che l'abbonato a un servizio telematico deve
sostenere per connettersi e un altra è il costo che chi produce la rivista o il servizio
sostiene per poter diffondere questo servizio. Bene, la situazione è diametralmente
opposta a seconda che la si veda da una parte o dall'altra dell'Atlantico. Negli Stati
Uniti il pubblico può scegliere di pagare le telefonate urbane a costo forfetario. E' una
bolletta un po' cara, diciamo di 40-45 dollari al mese, ma forfetaria. In Europa,
viceversa, tutte le società telefoniche fanno pagare a tempo i loro scatti. Quindi chi si
connette a un servizio telematico in Europa è già penalizzato dal costo della
telefonata. D'altro canto in Europa le linee telefoniche dedicate alla trasmissione dati
hanno costi mediamente di dieci volte superiori a quelle degli Stati Uniti. Si viene così
a creare una strana situazione: coloro i quali forniscono in Europa servizi o
comunicazione telematica hanno costi di base dieci volte maggiori dei loro colleghi
statunitensi e vendono questi servizi a forfait ad abbonati che pagano le compagnie
telefoniche a tempo. Alla fine l'utente telematico italiano paga più di un utente
telematico statunitense ed il provider italiano guadagna meno di quello americano. E
questa è una situazione assolutamente distorta, perché la competizione sul mercato di
Internet è una competizione globale, mondiale. Non c'è nessuna differenza tra una pagina
pubblicata in Italia e una pagina pubblicata negli Stati Uniti.
Domanda 3
Che cosa prevede per il futuro del mercato dei provider?
Risposta
Credo che ci sarà un grosso scossone. Attualmente a fianco di 18 Internet-provider,
riuniti nell'Associazione Italiana degli Internet Provider, possiamo calcolare che ci
siano dai quattro ai cinquecento access-provider locali. Il numero di persone che acquista
abbonamenti è purtroppo molto ridotto. A nostro avviso, in questo momento, in Italia,
hanno acquistato un accesso su rete commutata non oltre le 50 mila persone. Possiamo
attenderci un raddoppio, probabilmente una triplicazione di questo numero, nell'arco dei
prossimi dodici mesi. Ma è ancora troppo poco perché 500 operatori commerciali possano
avere un vantaggio dalla vendita degli abbonamenti se non indirettamente - per esempio un
computer shop non vende abbonamenti o non dovrebbe vendere abbonamenti con l'idea di
guadagnare, ma dovrebbe vendere abbonamenti perché collaterali alla vendita del computer
o del modem o dei servizi che l'acquisto di un abbonamento rende poi necessari localmente.
Quindi è probabile che nei prossimi dodici mesi assisteremo a una fuga di una parte degli
attuali access-provider. La situazione, da questo punto di vista, si stabilizzerà. Ma ci
sono altre variabili. Per esempio la concessionaria telefonica nazionale potrebbe decidere
di diventare lei stessa una access-provider. E' poco probabile, perché è già un ottimo
affare vendere gli scatti, non c'è bisogno di andarsi a complicare la vita, però sono
già in fase di sperimentazione nuovi servizi di vendita di accessi aziendali, i quali
competono con i servizi forniti dai privati, pur non essendoci nell'ambito dei bilanci
della concessionaria una chiara distinzione tra quelli che sono i costi dell'uno e
dell'altro servizio. Questa è una situazione che dovrà essere dipanata al più presto
per arrivare a un qualcosa che assomigli a quella che è la situazione della telefonia
mobile, il cui servizio è stato scorporato per consentire poi ai privati di competere su
basi paritarie con la concessionaria pubblica.
Domanda 4
Parliamo del problema della sicurezza in rete.
Risposta
Il problema della sicurezza in rete va visto sotto più aspetti. Innanzi tutto possiamo
valutare i problemi di "hacking". Tutti sappiamo che, ogni tanto, qualche
sistema viene "hackerato", cioè qualche visitatore non gradito entra
all'interno del sistema, magari produce dei danni o semplicemente dà un'occhiata. Bene,
che cosa si può fare per evitare che questo accada?. Da una parte, certamente, è
indispensabile che coloro i quali forniscono servizi connessi alla rete abbiano la cultura
tecnica necessaria per prendere tutte le precauzioni per sbarrare le porte: la stalla va
chiusa prima che i buoi scappino. Dall'altra, però, bisognerebbe poter identificare chi
accede alla rete. Oggi come oggi, accedere a un computer senza averne l'autorizzazione è
illegale, ciò non di meno, se si lascia spazio all'anonimato è ovvio che la legge
rimanga inoperante. Quindi occorre poter essere riconosciuti. Poter essere riconosciuti,
tra l'altro, significa allertare le persone non solo nei confronti di atti di
"hacking", ma anche rispetto alla responsabilità civile e penale che ci si
assume nel momento in cui si passa dal comunicare con una singola persona all'esprimere il
proprio pensiero in pubblico, in un gruppo di persone. Questa è in tutto e per tutto
qualcosa di affine alla stampa. Allora, se per la stampa c'è una legge molto precisa, che
impone un direttore responsabile, la responsabilità dei giornalisti, la responsabilità
del giornale nel pubblicare le opinioni dei lettori, perché il mezzo telematico ne deve
essere esente? Non voglio dire con questo che dobbiamo regolamentare il mezzo telematico
esattamente come è stata regolamentata la stampa, ma certamente non si può pensare, come
molti fanno, che non ci debba essere alcun tipo di regolamentazione.
Domanda 5
Come si può fare per identificare un'autorità competente, in caso di violazioni in rete?
Risposta
Il problema è di difficile soluzione. Non c'è un orientamento internazionale
chiarissimo, in questo senso. Finora c'è solo una responsabilità locale nella diffusione
di informazioni. Speriamo che i legislatori dei singoli paesi accettino il principio che
una conferenza internazionale non è sotto la responsabilità di chi la distribuisce, di
chi la rilancia in quel paese - così come il distributore di un giornale pubblicato negli
Stati Uniti non è responsabile per quello che viene scritto sul giornale pubblicato negli
Stati Uniti - ma di chi ha scritto una certa cosa. La responsabilità, a mio avviso,
dovrebbe ricadere su colui che preme i tasti, e così esprime concetti o genera azioni.
Cioè, premendo gli stessi tasti io posso scrivere un libro molto bello, posso diffamare
un terzo, posso azionare un braccio robotico, posso eseguire un intervento chirurgico. E'
chiarissimo per tutti che premendo quei tasti mi sto assumendo delle responsabilità.
Ecco, questo è il principio che dovrebbe essere accolto.
Domanda 6
Parliamo ora dei problemi dell'evoluzione telematica in Italia. Sono di natura
legislativa, tecnologica o culturale?
Risposta
Io credo che il problema debba essere fatto risalire al piano delle telecomunicazioni del
1979, al libro bianco. In quel piano si ipotizzò che i servizi telematici per i privati
dovessero essere svolti attraverso un contenitore generale detto "Videotel",
mentre quelli per l'utenza "affari" dovessero essere svolti attraverso la rete
"Itapack". Questi servizi, però, sono partiti con molto ritardo, nella prima
metà degli anni Ottanta, cioè in un momento in cui era ormai ben diffuso il personale
computer. A quel punto offrire al pubblico un servizio con una schermata di
"Videotel" a 500 caratteri, assolutamente alfanumerica, pseudografica, nel
momento in cui ormai il personal computer viaggiava con schermata a 2000 caratteri ed era
diventato grafico, ha comportato che "Videotel" apparisse un servizio vecchio,
senza l'"appeal" che viceversa "Minitel" aveva avuto in Francia, dove,
tra l'altro, erano state fatte tutta una serie di azioni, tipo la distribuzione gratuita
dei terminali, che in Italia sono state fatte con molto ritardo. Contemporaneamente, la
struttura tariffaria di "Itapack" era tale da impedire di fatto a qualunque
operatore privato di proporre sul mercato un servizio telematico rivolto al pubblico. Se
poi sommiamo a tutto ciò il fatto che fino a pochi anni fa chi deteneva un modem avrebbe
dovuto pagare un'imposta governativa per "sede di utente telegrafico" - e il
nome stesso dice quanto si fosse perso il contatto con l'evoluzione tecnologica - di 200
mila lire l'anno, abbiamo un quadro abbastanza chiaro per spiegarci l'enorme ritardo che
abbiamo accumulato rispetto alla Francia e soprattutto rispetto agli Stati Uniti.
Domanda 7
Quale spazio ci sarà per i piccoli nella rete?
Risposta
Io credo che l'evoluzione commerciale della rete porterà effettivamente a una coesistenza
tra grandi e piccoli. L'utopia iniziale era che il piccolo negozio potesse comparire e
avere la stessa presenza sulla rete della grande multinazionale. Questo è teoricamente
vero. Nella pratica la grande multinazionale può integrare tra di loro diversi media e
quindi ottenere un effetto globale estremamente più poderoso. Mi spiego meglio. Se io
faccio una pagina Web per fare delle televendite di frutta, se sono un piccolo operatore
indipendente, difficilmente in mezzo a un milione di pagine Web destinate alla vendita la
mia pagina verrà notata. Se sono una multinazionale della frutta, invece, posso
appoggiare questo canale di distribuzione con una pesante campagna pubblicitaria. Ed ecco
qua che il più forte economicamente diventa il più forte sulla rete, fatta salva la
possibilità per tutti di comunicare.
Domanda 8
Internet e la musica. E' un connubio possibile?
Risposta
Internet consente ai singoli di comunicare attraverso la posta elettronica o le estensioni
della posta elettronica, cioè la trasmissione di file. Quindi è possibile creare, con
costi bassissimi, dei gruppi di lavoro, a distanza, per cooperare alla creazione generale
di un'opera. Questo vale nel caso della musica, nel caso della scrittura di un libro o di
una pagina pubblicitaria o anche nella preparazione di una sceneggiatura. Nel caso della
musica però si possono fare anche delle altre cose. Il canale Internet può essere
utilizzato per la distribuzione della musica. Tant'è che si sta creando uno strano
fenomeno: molti gruppi musicali, assolutamente sconosciuti al grande pubblico e alla
catena di distribuzione tradizionale gestita dalle multinazionali del disco, hanno
conosciuto una popolarità imprevedibile, distribuendo le loro opere esclusivamente
attraverso il canale Internet.
Domanda 9
Arriveremo alla moneta elettronica?
Risposta
La moneta digitale su Internet in questo momento è oggetto di una serie di
sperimentazioni molto avanzate. I problemi della sicurezza, in questo campo, però, non
riguardano solo i rischi del furto digitale, ma anche la possibilità di utilizzare un
mezzo anonimo quanto la carta moneta. Le leggi di molti paesi limitano l'uso del contante,
proprio per evitare che sia un facile veicolo per attività criminali. In Italia, per
esempio, c'è un limite alle operazioni bancarie in contanti di 20 milioni. Ora,
introducendo l'equivalente digitale di una moneta totalmente anonima, se da un lato
favoriamo la privacy - perché io posso anche acquistare, senza che nessuno ne sappia
nulla, qualcosa che la morale comune considera poco dignitoso acquistare - d'altro canto
rischiamo di facilitare grossi spostamenti di denaro, altrimenti irrealizzabili attraverso
il sistema bancario. Invece, per ciò che riguarda i rischi di furto, si sta arrivando
molto velocemente a trovare dei metodi di transazione elettronici abbastanza sicuri. Tanto
per darvi un'idea, è di pochi giorni fa l'annuncio che la "Bank of America" nei
prossimi mesi attiverà servizi di "on banking" via Internet. Insomma, si sta
raggiungendo un discreto grado di sicurezza, comparabile a quello del mondo materiale.
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