INTERVISTA:
Domanda 1
A che punto è la ricerca sull'interazione uomo-macchina e sull'interfaccia di facile
utilizzo?
Risposta
Il problema principale della tecnologia odierna è rappresentato dal fatto che è
complicata. E' complicata per tanti motivi, uno dei principali è che viene realizzata da
tecnici e programmatori che non capiscono la gente, quindi fanno le cose che piacciono a
loro e inseriscono comandi misteriosi: bisogna premere dei tasti sulla tastiera: due, tre,
quattro tasti insieme, combinazioni impossibili da ricordare. Ci troviamo in un nuovo
mondo: il mondo dell'informazione, e l'informazione è invisibile. Un tempo, bastava
guardare un dispositivo meccanico per capire come funzionava: se nell'automobile giravi lo
sterzo, vedevi girare le ruote. Con i dispositivi informatici, elettronici, non è così:
non si vede nulla, quindi il modo in cui si utilizzano è completamente arbitrario: viene
stabilito dalla persona che li ha inventati. Nessuno pensa a renderli semplici da usare e
nessuno pensa alle persone normali, per le quali è impossibile utilizzarli. Per questo ho
dedicato la mia vita al senso comune, al tentativo di progettare cose che tutti possano
usare. Per farlo bisogna insegnare ai tecnici e ai programmatori che loro non sono adatti
a progettare cose destinate alle persone, ma che devono occuparsene persone che capiscono
le persone. Nella Apple, per esempio, la maggioranza dei progetti utilizzati dalla gente
viene eseguita da psicologi, antropologi, specialisti di scienze sociali, non da tecnici e
programmatori: credo che questo sia il segreto. Dobbiamo progettare cose per le persone,
tenendo presente ciò che capiamo di loro. Questo è a mio parere un po' il problema della
progettazione italiana: il design italiano è il più bello ed elegante del mondo, tutti
lo conoscono e gli italiani ne vanno giustamente fieri. Gran parte del design italiano
però non si può usare: è fatto per essere bello ed elegante, non per essere usato. Ma
insomma, pensiamo alle persone che devono usarlo.
Domanda 2
Lei ha creato il termine manufatto cognitivo. Di che si tratta?
Risposta
La mente umana è molto sopravvalutata; non siamo tanto intelligenti senza l'aiuto di
altri sistemi, perché è molto difficile pensare senza scrivere: è difficile fare
calcoli o risolvere problemi complessi, a mente. L'uomo è però capace di inventare cose
che lo rendono intelligente, sono le cose a renderci intelligenti. Forse la cosa più
importante in questo senso è la scrittura: con la scrittura su carta possiamo avere una
memoria esterna e più persone possono lavorare insieme, perché possono concentrarsi
sullo scritto. L'uomo è intelligente grazie all'invenzione della scrittura, alle
notazioni come l'alfabeto, i numeri, la notazione matematica, le scienze, la notazione
musicale, la notazione della danza e l'arte. Tutti questi campi richiedono cose fisiche
fatte per renderci intelligenti. Oggi naturalmente stiamo superando queste cose. Abbiamo
oggetti elettronici, come il telefono, che ci danno il potere di agire a distanza:
possiamo parlare a qualcuno anche se è altrove, oppure con la posta possiamo parlare con
qualcuno anche se è altrove e assente in tal momento; abbiamo il fax e naturalmente il
computer, capace di fare più calcoli complessi di quanti noi non ne possiamo fare a
mente. Dunque noi ci mettiamo la creatività, e queste cose ci rendono intelligenti.
L'uomo con queste cose è di intelligenza insuperata; per questo potrei chiamarli
manufatti cognitivi, anche se la definizione non dice poi molto.
Domanda 3
Potrebbe parlarci della teoria dell'attività e della scuola sovietica?
Risposta
All'inizio, la psicologia era una branca della filosofia ed era molto intellettuale;
fondamentalmente, si pensava che tutto quello che era importante avesse luogo nella mente
e che il pensiero, la risoluzione dei problemi, il linguaggio e il ragionamento non
avessero nulla a che fare con il mondo reale. Tutta la storia della filosofia e della
psicologia è quindi consistita nello studio dell'elaborazione delle informazioni che ha
luogo nella mente, della logica e del ragionamento. Questo però lascia da parte una
grossa fetta di vita: la nostra fisicità, la nostra interazione con gli altri,
l'interazione con le cose, le attività a cui partecipiamo. I primi a notare questo
aspetto e a puntualizzarlo sono stati gli psicologi della vecchia Unione Sovietica, quella
che oggi è la Russia, che svilupparono la cosiddetta teoria dell'attività, ripresa
successivamente in Scandinavia e quindi nel resto del mondo. Questo nuovo approccio al
comportamento afferma che facciamo parte del mondo: facciamo delle cose con degli oggetti,
facciamo delle cose in un ambiente, facciamo delle cose in un contesto, facciamo delle
cose con altre persone, e sono queste le attività che dovremmo studiare. Se si studia
solo la mente, si lascia fuori una parte enorme di ciò che accade realmente nella vita.
Questa è una nuova rivoluzione nella parte intellettuale della psicologia, che si estende
alle attività oltre l'intelletto.
Domanda 4
La Apple ha dato in passato un esempio di soluzione intelligente, una specie di alleanza
tra un mondo scientifico e la cultura umanistica. Questo modello ha aiutato la sua
Società a trovare uno spazio in un'industria che era dominata da un mondo molto tecnico,
in cui l'uomo era solo un utente. Oggi lei vede un'esigenza più ampia di questo tipo di
alleanza tra mondo scientifico e mondo umanistico?
Risposta
L'industria del personal computer è alla fine della seconda generazione. I personal
computer della prima erano piccoli, difficili da usare: erano gli Apple II e i PC IBM,
Olivetti e Acorn. Erano macchine molto difficili, complesse; la cosa impressionante era
che un singolo individuo poteva permettersele, ma al contempo erano molto difficili da
usare. I computer della seconda generazione avevano l'interfaccia utente grafica: il primo
prodotto di successo è stato l'Apple Macintosh, che ha davvero rivoluzionato l'uso del
computer; per renderlo più semplice, molto più facile da usare, ci è voluto un
dispositivo complesso. Oggi quasi tutti i sistemi operativi usano l'interfaccia utente
grafica, in realtà si somigliano tutti, e noi tentiamo di rendere il computer più facile
da usare. Ma, in effetti, non è facile da usare. I computer di oggi sono troppo
complicati: sono molto grandi, sono molto potenti, hanno centinaia o anche migliaia di
comandi. Bisogna andare a scuola per imparare ad usarli oppure bisogna leggere tonnellate
di libri; basta entrare in qualunque libreria per vedere centinaia di libri che insegnano
a usare il PC. Se devono esserci tanti libri, il computer non può essere facile da usare:
dunque credo che sia il tempo della terza generazione. La seconda generazione si
differenziava dalla prima perché si cominciava a capire le persone e ad usare psicologi
ed umanisti nella progettazione. Ci siamo avvalsi di artisti, di specialisti in scienze
sociali; passando alla terza generazione, dovremo fare ancora di più. Con la seconda
generazione abbiamo preso una macchina complessa e abbiamo cercato di renderla facile da
usare: questo approccio è sbagliato; dice che abbiamo una macchina complessa. Con la
terza generazione dobbiamo costruire macchine semplici, e per farlo dobbiamo guardare i
compiti che le persone devono svolgere e limitarci a supportare quei compiti. Il personal
computer ideale della terza generazione non sarà un computer. Eccone uno: è un Apple
Newton; non è un computer, lo uso per prendere appunti. Quando sento una cosa che voglio
annotare, non faccio altro che scrivere. Non lo considero un computer, ma un blocco per
appunti, ed è così che devono essere tutte le nostre macchine future. Faccio spesso
questo esempio: in casa abbiamo molti motori elettrici, ma probabilmente non lo sappiamo,
perché sono all'interno degli elettrodomestici. In cucina abbiamo molti motori elettrici.
Un miscelatore elettrico, per sbattere le uova ad esempio, è in effetti un motore
elettrico, eppure non diciamo "vado in cucina a usare il motore elettrico" ma
"vado a fare una torta, dovrò sbattere le uova" e quando lo facciamo, usiamo un
motore. Per il computer dovrebbe essere lo stesso: è assurdo dire "devo andare in
ufficio a lavorare al computer": non è per quello che ci si va, ma per svolgere un
compito, dunque dovremmo tornare a dire "vado a scrivere una lettera" non
"vado a mettermi al computer". Per farlo, è necessario un approccio
assolutamente nuovo alla progettazione di queste macchine. E' tempo di cominciare.
Domanda 5
Gli italiani hanno operato nel design e nella ricerca in passato utilizzando il testo per
comunicare in modo diverso. Vede un ruolo specifico della tradizione italiana di
progettazione e ricerca, per esempio, nella creazione di oggetti virtuali come le
interfacce umane?
Risposta
Gli italiani sono noti per la bellezza del design, della progettazione, nella moda,
nell'arte, nelle automobili, ma non altrettanto per una progettazione utilizzabile: i
vestiti sono anche molto belli, ma non necessariamente facili da usare nella vita
quotidiana. Una Lamborghini è magari una macchina veloce e superiore per prestazioni, ma
non è facile da guidare; non è fatta per questo. Oggi è necessario combinare la
capacità estetica e la capacità tecnica della progettazione italiana, e fondere insieme
questi due elementi con la capacità umanistica di capire le persone utilizzeranno il
prodotto. E' un compito arduo per tutti, ma credo che entrando nel 21° secolo, se
vogliamo che la complessa tecnologia dell'epoca informatica possa essere utilizzata da
tutti, dobbiamo riuscire in questo compito. Non basta fare una cosa facile da usare o che
si adatti al quotidiano: deve anche essere esteticamente valida; in questo gli italiani
sono maestri.
Domanda 6
Pensa che la televisione interattiva avrà un futuro, e se sì, in che modo?
Risposta
Ciò che si intende oggi per TV interattiva è stupido: in realtà ci si limita a un
ulteriore mezzo di vendita, che mi consente pubblicizzare degli abiti, tu mi dici quali
vuoi vedere, poi quale compri con la carta di credito. Questa è la televisione
interattiva di cui si parla oggi. Oppure, la possibilità di scegliere tra 500 canali e
decidere quale si vuole, ma non c'è una reale interazione. In realtà, non mi è chiaro
cosa dovrei fare con la TV interattiva. Posso immaginare un video telefono col quale
parlare con altre persone; in un certo senso è TV interattiva. Ma non vedo nessun futuro
per la TV interattiva: io non voglio interagire con il mio televisore. Su Internet invece,
in questo nuovo mondo informatico, abbiamo realmente una diversa interazione. Internet ha
di bello che non solo consente di ricevere informazioni, ma anche di inviarne. Ognuno può
essere uno scrittore. Posso fare una homepage su cui mostro i miei disegni e quelli dei
miei figli, e descrivo qualcosa di me. La gente di tutto il mondo può venire a vederla. A
mia volta posso vedere le loro homepage e conoscerli: questa è vera interazione: la vera
interazione si ha quando le persone sono alla pari. Quello che si progetta per la TV
interattiva non è tra pari: la stazione televisiva ci manda delle cose e ci è consentito
di scegliere quelle che vogliamo. Questa non è interazione.
Domanda 7
Da dove verrà il grande cambiamento nell'evoluzione dei media: da nuovi modi di
interagire con le persone, ad esempio, da forme diverse di interfaccia utente, oppure dai
prodotti multimediali, da nuove forme strutturali di comunicazione tra le persone?
Risposta
Siamo nel pieno di una rivoluzione tecnica molto interessante. E' la combinazione di
telefono, televisione, computer; non si tratta di uno di questi elementi in particolare,
ma di accesso alla conoscenza, all'iterazione sociale: è un nuovo medium. Con tutte le
nuove tecnologie è praticamente impossibile prevedere esattamente cosa succederà,
perché tante forze diverse si uniscono e premono in direzioni diverse, ed è quasi
casuale lo sviluppo che ne deriverà. La televisione a mio parere si svilupperà nel senso
che avremo un maggiore controllo su ciò che vogliamo vedere e quando: tornando a casa in
qualunque momento devo poter dire: "voglio il notiziario" e vedere le ultime
notizie. Poter leggere le ultime notizie su un giornale diverso da quello odierno, con le
notizie fornite una volta al giorno, con un orario di chiusura della redazione; dovrebbe
poter essere scritto quando si verificano gli eventi e io devo poterlo leggere quando
voglio. Inoltre, sarà possibile scrivere programmi o anche semplici storie brevi per la
TV che potranno essere viste da tutti. Avremo in un certo senso una vera innovazione
interattiva, però si sa, non è facile scrivere ed è ancora meno facile scrivere un buon
testo per la TV o quello che si chiama prodotto multimediale, una combinazione di testi,
video e sonoro. Pochissime persone al mondo lo fanno bene, dunque credo che avremo
pochissime cose buone. Tutti possono provare, ma solo i migliori faranno le cose che tutti
vogliono vedere. Ma siamo in una rivoluzione e accadranno nuove cose. Quello che è più
emozionante è che accadranno cose che oggi nemmeno possiamo immaginare.
Domanda 8
Può dirci qualcosa sulla Commissione Federale per le Comunicazioni (FCC) negli Stati
Uniti e sul modo in cui la FCC oggi considera i nuovi media e la televisione interattiva?
Risposta
Gli americani stanno tentando di passare ad una fase successiva alla televisione. Così il
nostro governo, la FCC, tenta di definire nuovi standard per la televisione. Lasci che
glielo dica, è stato un caos: c'è voluto tanto tempo e siamo ancora in alto mare. C'è
una proposta che consente a una stazione televisiva di emettere il segnale in un formato
scelto tra 14. Oltre ai 14 formati, abbiamo tre principali sistemi televisivi nel mondo:
negli Stati Uniti l'NTSC, in Europa il PAL e il SECAM. Negli Stati Uniti mandiamo 30
immagini al secondo, in Europa 25: sono sistemi incompatibili. Abbiamo poi dei dettagli
tecnici, poco importanti e poco interessanti ma che fanno una grande differenza. Questi
sistemi televisivi sono nati negli anni '30, quasi 60 anni fa: è sorprendente che durino
ancora. Come risultato, abbiamo dovuto fare quello che si chiama
"interallacciamento": prendiamo metà dell'immagine e la trasmettiamo, poi
mostriamo l'altra metà. L'immagine televisiva è fatta di tante righe diverse; prima
mostriamo le dispari, poi le pari, quindi le dispari: è un modo assurdo di inviare
l'immagine. Per il futuro vogliamo segnali digitali, che sono molto più resistenti al
rumore e molto più facili da elaborare per i computer. Poi ci piacerebbe avere i pixel
quadrati: i piccoli elementi che compongono un'immagine dovrebbero essere distinti in
verticale come lo sono in orizzontale; oggi non è così. Non dovrebbe più esistere
l'interallacciamento, ma quella che si chiama scansione progressiva: produrre l'immagine
una sola volta. Infine, non sarebbe bello che tutto il mondo concordasse gli stessi
standard in modo da poter trasmettere film o vedere la TV ovunque? In America ha prevalso
la discussione politica, perché i televisori vengono prodotti solo in Europa e in
Giappone; non esistono più televisori prodotti negli USA. Così, la definizione dello
standard degli Stati Uniti è divenuta un problema internazionale, con tante forze che è
quasi impossibile concordare, e il risultato, di conseguenza, sono 14 standard diversi,
alcuni dei quali assurdi, alcuni dei quali ancora consentono il vecchio interallacciamento
che ne rende quasi impossibile l'uso con il computer, alcuni hanno i pixel quadrati,
alcuni no, alcuni hanno senso, altri no. E' il caos.
Domanda 9
A cosa sta lavorando attualmente?
Risposta
I computer di oggi sono troppo complicati. Anche l'Apple Macintosh, che credo sia il più
facile da usare, è troppo complicato. Richiedono grossi manuali, troppi menu, troppe
selezioni, troppe di quelle cose complicate che chiamiamo applicazioni. E' tempo di
passare a una terza generazione di computer che siano invisibili, che neanche si vedano,
ma che si limitino ad adattarsi al modo in cui si lavora. E' a questo che sto lavorando.
Sono il vicepresidente responsabile del gruppo per la tecnologia avanzata, il gruppo che
si occupa della ricerca per la Apple Computer, e la nostra missione principale consiste
nel passaggio a questa terza generazione di computer. Computer che nemmeno si vedono, ma
che si limitano ad adattarsi con naturalezza alla vita quotidiana. Questo è il mio sogno.
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