INTERVISTA:
Domanda 1
Qual è la sua esperienza con il telelavoro?
Risposta
Ho coniato il termine telelavoro circa 23 anni fa. Prima di cominciare a occuparmi di
questo campo ero un esperto di missilistica: progettavo veicoli spaziali per la NASA e per
il settore militare degli Stati Uniti, e avrei voluto adattare tutta questa tecnologia al
mondo reale, il mondo in cui si vive e si lavora. Un giorno un urbanista mi disse:
"Voi che mandate l'uomo sulla luna, non potete fare qualcosa per il traffico?"
Fu così che cominciai a pensarci. In effetti, se consideravo come si viveva, vedevo che
ci si comportava un po' come se si fosse stati ancora nel pieno della rivoluzione
industriale, cioè dovendo andare a lavorare in fabbrica ogni giorno. Ma sempre più
spesso la fabbrica era una fabbrica informatica, in cui venivano spostate informazioni,
invece che dadi, bulloni e parti da assemblare come in una linea di produzione di massa.
Il lavoro consisteva soprattutto nel comunicare l'uno con l'altro, faccia a faccia o al
telefono o, sempre più con il computer. La domanda a quel punto era ovvia: "Perché
si deve raggiungere un certo luogo per fare queste cose?" Abbiamo tenuto presente
proprio questa idea generale, supponendo di sostituire le strade con i fili del telefono.
In che modo sarebbero cambiate le cose? Nel '73 sono partiti i primi esperimenti negli
Stati Uniti, e abbiamo scoperto che l'idea di sostituire le telecomunicazioni ai trasporti
funzionava. Dovevo trovare un nome per questo nuovo fenomeno, e vennero fuori due parole.
Una, telependolarismo, poneva l'accento sullo spostamento quotidiano per andare al lavoro,
l'altra, il telelavoro, era questo termine più ampio, che include anche il
telependolarismo e forme come il lavoro svolto insieme a persone che non si trovano nella
stessa città, ma magari sono all'altro capo della terra: il termine telelavoro esprime un
concetto molto più ampio. A partire dalla metà degli anni '70 io e la mia compagna Lela
abbiamo sviluppato molti programmi negli Stati Uniti e sempre più in tutto il mondo,
lavorando sia sul perfezionamento della gestione per svolgere efficacemente il telelavoro,
che sullo studio delle sue conseguenze sociologiche e ambientali. Molti degli interventi
che abbiamo sentito oggi, ad esempio, parlano dell'altra faccia della medaglia: come il
senso di isolamento, la perdita dei rapporti sociali e così via. Per oltre 20 anni
abbiamo studiato questi aspetti del telelavoro e abbiamo scoperto che fondamentalmente
ciò non accade, che molti degli effetti collaterali che paventavamo 20 anni fa non si
presentano se lo si gestisce correttamente. Oggi il telelavoro funziona in virtù delle
tecniche che abbiamo elaborato: dai 30 o 40 telelavoratori dell'inizio, nel 1973, i
telependolari sono oggi negli Stati Uniti oltre 10 milioni, e i telelavoratori circa 20
milioni. Questa tendenza è oggi divenuta mondiale, e parleremo tra poco di come si vada
diffondendo non solo negli Stati Uniti ma nel resto del mondo: tra 20 anni questo utilizzo
delle comunicazioni e della tecnologia informatica potrà essere in grado di trasformare
il nostro modo di lavorare e di vivere, riportandoci in un certo senso alla dimensione
precedente alla rivoluzione industriale, in cui le persone potevano vivere e lavorare
nella stessa comunità e nella stessa stringere rapporti; in termini di interazione
sociale, sarà come tornare al diciannovesimo secolo, in termini di rete contestuale
quotidiana passeremo al ventunesimo.
Domanda 2
Lela Nilles, moglie e collega di Jack Nilles, da quanto tempo si occupa di questi quesiti?
Risposta
Lavoriamo insieme sul telelavoro e sul telependolarismo da circa 15 anni. In precedenza,
con il suo lavoro precedente, Jack aveva avuto l'idea e ne aveva elaborato le prime forme
alla Università della California del Sud; lì lavorava al primo progetto con il gruppo in
cui entrai quando lo studio fu esteso al settore pubblico e ai dipendenti dello Stato
della California. Questo lavoro ha riguardato molti gruppi del settore pubblico e privato
e ha assunto un'importanza sempre crescente nella nostra vita; io ho due uffici e sono
telependolare: ha cambiato notevolmente la mia vita che, altrimenti, sarebbe stata molto
diversa. Questo ha influito molto sul mio secondo lavoro, la produzione di registrazioni
di musica da camera e solistica per una piccolissima casa discografica. Ho visto il
progresso tecnologico in relazione a questa attività. Anni fa si ipotizzava la
possibilità di registrare parti di una stessa esecuzione in studi distanti tra loro, e
oggi, con la tecnologia digitale, questo è possibile. Due o tre dischi usciti da poco
sono stati registrati in studio in Spagna in collaborazione con uno studio a Los Angeles e
ora si registra in posti come Kuala Lumpur. Si mandano contemporaneamente le registrazioni
digitali che poi vengono riunite, e la cosa funziona perfettamente. La combinazione della
tecnologia e della sua utilità in vari campi è diventata così sempre più parte
integrate della mia vita.
Domanda 3
Jack Nilles, per chi è possibile utilizzare la forma del telelavoro?
Risposta
E' meglio chiedere quali categorie non possano farlo, perché sono certamente meno. Come
ha appena detto Lela, normalmente non si penserebbe a un musicista come a un
telelavoratore, ma molti musicisti oggi lo sono. Il concetto fondamentale da tenere
presente è che se si esamina il proprio lavoro considerando cosa si fa realmente e quanto
tempo si deve trascorrere fisicamente in un certo posto, perché lì ci sono le persone o
le macchine necessarie, in genere si vede che è più il tempo in cui non fa differenza
dove ci si trovi, e quella è la parte di lavoro che si può eseguire con il telelavoro. I
potenziali telelavoratori rappresentano circa il 60 % della forza lavoro degli Stati Uniti
e più o meno la stessa percentuale in Europa, il che significa che il luogo in cui ci si
trova quando si svolge il proprio lavoro diventa sempre meno importante. E' per questo che
con la maggiore potenza della tecnologia informatica, dei computer e delle
telecomunicazioni, l'idea di telelavoro si va diffondendo; diventa meno costoso lavorare a
case e certamente diminuisce il traffico, si riduce l'inquinamento e si ottengono
risultati ambientali positivi, inoltre vivendo e lavorando nello stesso luogo si tende a
curare di più la comunità locale. Stiamo ora esperimentando a Los Angeles un modo per
migliorare il livello economico delle aree degradate portandovi il telelavoro. Portare il
lavoro dove sono le persone e al contempo dare loro maggiori competenze, in modo che
possano migliorarsi e diventare autosufficienti invece di ricorrere a quella che è una
forma di assistenza finanziaria pubblica. Abbiamo scoperto che questo sta per diventare
uno strumento molto importante per lo sviluppo, in particolare dove le persone hanno un
livello di istruzione molto basso. In questi anni abbiamo studiato varie combinazioni e
abbiamo sempre cercato di rilevare le cose che possono non funzionare, i problemi di
socializzazione, lo sfruttamento dei lavoratori e così via, e finora non ce ne sono
state. Forse siamo stati pessimisti perché abbiamo sempre cercato i problemi che potevano
sorgere, ma diventiamo sempre più ottimisti alla luce dell'esperienza delle migliaia di
telelavoratori oggi nel mondo, poiché è un cambiamento in cui sembra che tutti abbiano
da guadagnare: il lavoratore, il datore di lavoro e la comunità in cui entrambi si
trovano. Insomma io non vedo motivi per i quali si potrebbe non voler fare il telelavoro.
Domanda 4
Non ci sarà un rischio di isolamento culturale o sociale, ma non crede che ci sia un
isolamento fisico in senso stretto?
Risposta
La maggior parte dei telelavoratori non lavora a tempo pieno. In maggioranza, le persone
lavoreranno a casa o in un vicino centro di telelavoro parte del tempo, e il resto del
tempo andranno in un ufficio tradizionale, quindi il contatto tra persone che lavorano
insieme non si perde; questo elemento ci ha preoccupato per un certo tempo. Accade questo:
le persone percepiscono il pericolo della perdita dei rapporti, allora li curano di più,
abbandonano le loro abitudini per rinsaldarli. Questo succede soprattutto quando le
persone risparmiano il tempo necessario per raggiungere il posto di lavoro. A Roma, per
esempio, ieri ho avuto delle stime secondo le quali alcuni dipendenti di una società
impiegano due o tre ore al giorno per andare e tornare dal lavoro. Se ti restituiscono
quelle due o tre ore al giorno, rimani a casa? No, è più probabile che tu esca per
incontrare gli amici che hai nel quartiere, per andare a pranzo fuori: i rapporti sociali
non sembrano finire, ma anzi migliorano. In ufficio, dove sono le persone? Alle riunioni.
Abbiamo anche scoperto che le riunioni diventano più funzionali con i telelavoratori,
perché tollerano meno le lungaggini di alcune riunioni e vogliono andare al sodo per
potersi poi rimettere al lavoro. L'interazione sociale ha luogo ad un altro livello e in
altri momenti.
Domanda 5
Esiste qualche aspetto che possa essere particolarmente interessante per la condizione
femminile, per il lavoro delle donne?
Risposta
Credo che il telelavoro sia decisamente un vantaggio per le donne, in quanto dà loro la
possibilità di proseguire la carriera anche dopo la nascita dei figli. Non voglio dire
con questo che una donna che svolge un lavoro a casa possa anche badare ai bambini, ma
può ad esempio avere qualcuno che stia dietro ai bambini per il tempo in cui le è
necessaria la massima concentrazione, mantenendo così il proprio ruolo e insieme le
proprie competenze. Come è noto, in passato la donna rimaneva a casa ad allevare i figli
dopo avere lasciato il lavoro. Quando il figlio minore aveva 10 o 12 anni e la madre
poteva riprendere a lavorare, non era più aggiornata: le sue conoscenze si erano fermate
a 12 anni prima; così si trovava a dover recuperare il tempo perduto oppure accettare una
posizione inferiore. Il telelavoro consente alla donna di mantenersi al passo con il
progresso e al contempo di conservare il proprio ruolo in casa e in famiglia. E' qualcosa
di molto positivo per le donne, e so che l'apprezzano molto. E' emerso che nei programmi
di telelavoro nelle società, il 50-55% sono donne: personale di medio livello, dirigenti,
professionisti. Fondamentalmente questo vuol dire che la metà sono donne, ma il fatto è
che se si guarda la composizione di questi livelli dell'organizzazione, si vede che le
donne sono meno del 50%. Questo vuol dire che le donne sono più entusiaste del
telelavoro, almeno in questo momento.
Domanda 6
Lei ha scritto un libro sul telependolarismo. Ce ne può parlare?
Risposta
Per il telependolarismo e per telelavoro è fondamentale cambiare il concetto che i
dirigenti hanno del proprio ruolo. Per tradizione, il lavoro del dirigente consiste nel
controllare altre persone. Tom Peter l'ha definita "gestione svolta percorrendo
l'ufficio in lungo e in largo"; nel telelavoro, ovviamente non ha senso, perché non
c'è nessuno da controllare. Per qualche anno abbiamo avuto un manuale che insegnava ai
dirigenti a gestirsi al di fuori del loro ufficio. Questo libro è risultato da quel
manuale, che aveva edizioni personalizzate per ogni cliente fino a un anno fa, quando,
poco dopo il grande terremoto di Los Angeles, abbiamo deciso di metterlo a disposizione di
tutti: il disorientamento era totale, non si poteva raggiungere il posto di lavoro perché
non c'erano più le strade, e all'improvviso era nata la necessità generale di lavorare a
distanza. Il libro è uscito nell'aprile del 1994 e da allora va molto bene. Il mese
prossimo uscirà l'edizione spagnola.
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